martedì 22 dicembre 2009

Copenhagen: la lunga notte dei cervelli

cop15 Dentro e fuori Copehagen, le bugie e le ipocrise sono state vendute e svendute, da quelli ai quali non costavano niente.

A Copenhagen non si è concluso niente, dice qualcuno, perchè quell'accordo infame dei paesi ricchi contro quelli poveri, non risolverà i problemi del clima.

E' vero, l'accordo non prevede limiti di quantità e di tempo da rispettare, per le emissioni di quel "gas malefico e velenoso"
-CO2- che distruggerà la terra, con il suo "effetto serra". L'unica cosa prevista da quell'accordo, così come si legge sulla carta,  è che l'incremento della temperatura globale dovrà essere tenuto al di sotto dei 2° C, pena l'apocalisse.
Ogni paese potrà prendere le iniziative che vuole per abbassare i livelli di CO2 in atmosfera. Inoltre, i "paesi ricchi" dovranno pagare tasse per aiutare i "paesi poveri".

E' strano, però, che qualcuno possa davvero pensare che i 30 miliardi previsti entro il 2012 ed i 100 miliardi previsti entro il 2020, arriveranno ai popoli poveri. Quanto costeranno le burocrazie che avranno il compito di gestire quest'affare? A quale governante disonesto andranno questi soldi e quanti di questi soldi, arriveranno realmente ai popoli? Sappiamo solo che i soldi saranno raccolti da Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale e questo dovrebbe già bastare a fugare ogni dubbio sulla reale destinazione di quei ricchi proventi.

Oltre a far circolare liberamente tante bugie sul falso "riscaldamento globale", a Copenhagen, di più non è stato fatto. Qualcuno ha sperato che il "grande" Obama che, come lui stesso ha detto una volta, scherzando(?), viene da Kripton per salvare il mondo, potesse davvero salvare le inutili trattative all'ultimo momento.

Chi ha sperato ha forse dimenticato che Obama, "premio nobel per la pace", ha mentito già una volta, quando ha vinto le elezioni, lanciando, a destra e a manca, promesse che non ha mai mantenuto.

Quello stesso "uomo di pace" ha dato ordine, all'inizio del suo mandato, di bombardare il Pakistan e ora,  ha intensificato la guerra in Afghanistan inviando altri 30.000 uomini. Dopo aver espresso la pia intenzione di voler eliminare le armi atomiche, una promessa impossibile da mantenere, si è rifiutato di firmare una moratoria per le mine anti-uomo.
Quell'"uomo di pace" che, tra le altre cose, ha rilanciato alla grande il programma "scudo spaziale", ha dichiarato, durante il "discorso a West Point" di voler allargare la guerra. 
E' di due giorni fa la notizia che l'eroe di Kripton, ha dato ordine di bombardare lo Yemen, per colpire i "soliti terroristi"; le bombe hanno ucciso 63 civili, tra i quali anche bambini.

Mi fermo quì perchè coloro che sanno cos'è davvero lo scudo spaziale, all'interno del programma Star Wars, non avrebbe dovuto, fin dall'inizio, sperare che i padroni del mondo (USA-Gran Bretagna-Europa) al servizio dei poteri forti (banche-multinazionali-complesso militare industriale), potessero davvero avere la sia pur minima intenzione di salvare il mondo.

Chi è coinvolto nella preparazione di nuove guerre "esotiche", condotte con l'ausilio di satelliti, reti e robots, e che permette un continuo inquinamento della nostra atmosfera con nanoparticelle di metalli pesanti ed altro,  non puo', neanche lontanamente, preoccuparsi di come finirà la terra, figuriamoci dei paesi poveri. Chi ha usato in guerra le armi sperimentali più nocive, per gli uomini e per l'ambiente, chi ha mandato in guerra gli SWARDS robots o i Droni Predator che, pensando di colpire Osama Bin Laden, hanno colpito solo qualche civile, non puo dichiararsi a favore dell'ambiente, è solo un'ipocrita e un bugiardo.

Non possiamo pensare che il  Dr Rajendra Pachauri, presidente del climate change panel delle Nazioni Unite, accusato di aver fatto una fortuna, per i suoi collegamenti con aziende di "carbon trading", possa davvero avere a cuore il nostro pianeta. Tanto meno possiamo pensarlo di Al Gore, Tony Blair, o di tutti quelli che, fondazione dopo fondazione, si stanno assicurando affari miliardari, con la scusa del pianeta che si scalda.
Saremmo ingenui o, peggio ancora, stupidi.

Tra questi, l'ineffabile Mr. Blair che, tra qualche settimana salirà sul banco degli imputati, nell’ambito dell’inchiesta sull’intervento militare in Iraq attualmente in corso in Gran Bretagna, ha altre "etiche" imprese al suo attivo.
Come dichiara il giornale  UK Daily Mail, il Sig. Blair sostiene una lobby internazionale, The Climate Group, che lavora con 50 compagnie internazionali, tra le quali BP, Coca-Cola e Nestlè.
All'inizio del mese, si è saputo che Mr Blair è stato pagato con parecchie sterline per appoggiare un impianto energetico alimentato da carburante fossile, di proprietà di un oligarca dell'Azerbaijan.
Pare che l'ex PM abbia guadagnato 15 milioni di sterline da quando ha lasciato l'incarico.

Eppure c'è chi, sapendo tutto questo, si è dichiarato deluso, affermando che l'accordo di Copenhagen è inutile. Ma davvero? Inutile per chi? Io penso che, invece, a Copenhagen sia stato fatto quello che "doveva" essere fatto: stabilire le basi per un controllo globale, attraverso strumenti illeciti.

Obama ha dichiarato che saranno utilizzati droni-spia a supporto delle regole per le emissioni di CO2 e Gordon Brown ed il presidente francese Nicholas Sarkozy, come riporta il Telegraph, stanno già lavorando alla proposta di un'"organizzazzione europea di monitoraggio", anche per altri paesi, naturalmente tutto a nostro vantaggio.
A loro non basta imporre altre tasse, a favore dei soliti noti, ci vogliono controllare, anzi, vogliono controllare il mondo.

Grazie a tutti i "cervelli in fuga" che hanno seguito la corrente, senza un minimo di spirito critico, ci riusciranno e, dopo, non avremo più un posto dove andare.

lunedì 14 dicembre 2009

Summit clima a Copenhagen: Il mondo è impazzito

Durante una conferenza stampa, a Copenhagen, un veterano del giornalismo e regista di nome  McAleer, autore del documentario “Not Evil Just Wrong’ ,  ha chiesto al Professor Schneider la sua opinione sul Climategate-lo scandalo delle email scambiate tra alcuni scienziati della CRU (Climatic Research Unit) dell'università East Anglia, dalle quali si deduce che i suddetti scienziati falsificavano i dati, in favore della teoria del riscaldamento globale di origine antropica.

A questo punto, è intervenuta la sicurezza delle Nazioni Unite che ha prima tentato di sottrarre il microfono al giornalista e poi lo ha diffidato dal fare domande.
Il Professor Schneider non ha risposto alla domanda.

Quello che segue è il filmato relativo all'accaduto

Ma questa non è la prima, e forse neanche la più grave, delle insopportabili prese di posizione di coloro che, senza alcun fondamento scientifico, dicono di credere all'AGW (Anthropogenic global warming - Riscaldamento Globale di origine Antropica)

Questo, tanto per citarne una, è il video shock di apertura del summit di Copenhagen:

Ma non sono bastati i bambini utilizzati, in modo a dir poco improprio, per spot terrificanti.
L'attivista radicale Clive Hamilton  in una lettera pubblicata su abcNews  scrive, rivolgendosi ad un generico bambino

"Ehi la,
C'è qualcosa che devi sapere di tuo padre. 
Il lavoro di tuo padre è quello di cercare di impedire al governo di fare leggi per ridurre l'inquinamento da carbonio in Australia. Per fare questo tuo padre riceve un sacco di soldi dalle grandi aziende che non vogliono ammettere che l'inquinamento sta cambiando il clima del mondo in modo molto pericoloso.
A causa del loro inquinamento, un sacco di gente, persone per lo più povere, rischiano di morire. Moriranno per le inondazioni, per malattie come la dengue, e per fame, quando le loro coltivazioni non cresceranno più.
Le grandi aziende stanno mettendo i loro profitti prima della vita delle persone. E tuo padre li sta aiutando.
La tua vita sarà anche peggiore, a  causa di ciò che tuo padre sta facendo quando va a lavorare ogni mattina. Quando diventerai vecchio come i tuoi genitori, l'Australia avrà molte più ondate di calore, come quella di Melbourne all'inizio di quest'anno, e ci saranno anche più incendi boschivi.
La siccità sarà più grave, e tu non potrai più divertirti  ad esplorare la Grande Barriera Corallina, perché non ci sarà più.
In fondo tuo padre sa tutto questo, anche se finge di non saperlo. Se gli hai fatto domande a questo proposito probabilmente ti ha detto che gli scienziati non sono sicuri di quello che succederà, che l'inquinamento da carbonio in Australia non è molto grande, o che gli affari sono affari....."

La lettera continua, fino alla fine,  su questo tono

Ma c'è di più:

Non solo, durante il summit di Copenhagen, come ormai molti sanno, è  spuntato a sorpresa un  documento segreto che segnerebbe un accordo dei paesi sviluppati ai danni dei più poveri, con buona pace delle dichiarazioni ufficiali, tutte di grande solidarietà, ma, addirittura, a far parte della discussione a Copenhagen, è entrata l'eugenetica

Un editoriale del Canada’s Financial Post, di Diane Francesco afferma che, "Una legge planetaria, per una politica del figlio unico come quella applicata in Cina, è l'unico modo per invertire il disastroso tasso di natalità a livello mondiale."

Pochi giorni dopo, la Delegazione del governo cinese alla conferenza sui cambiamenti climatici di Copenaghen ha sostenuto che la dittatura della politica comunista del figlio unico deve "servire da modello per l'integrazione dei programmi sulla popolazione nel quadro di adattamento ai cambiamenti climatici".

Com'è possibile che tali idee vengano discusse al vertice delle Nazioni Unite a Copenhagen, sapendo che in Cina le donne possono anche essere rapite per le strade, drogate e costrette a subire aborti, contro tutti i diritti civili?

Nel mondo,  l'editiale del Canada’s Financial Post è stato accolto da reazioni furiose ma i "grandi" vertici del governo mondiale stanno prendendo sul serio la proposta. Questo è inconcepibile, anche se siamo abituati, ormai da molto tempo, a sentir parlare di abbattimento della popolazione. Purtroppo, aprire la porta all'eugenetica, è un piano di lunga data

Nel bel mezzo di tutto questo gran parlare, la criminalità organizzata approfitta dell'occasione e fa grandi guadagni con il carbon trading (commercio di emissioni di carbonio)

La triste realtà è che tutto questo "marchingegno" serve ad avviare un nuovo tipo di colonialismo; a gestire i soldi saranno i soliti noti che provocheranno ancora più debito nei paesi poveri e poco importa se si tratterà di debito "verde"

Solo ora, molti scoprono che la legge cosiddetta del cap&trade che è, in pratica, una sorta di vendita delle indulgenze (non è forse la teoria del global warming la nuova religione alla quale si deve credere, senza alcuna prova?) per cui chi paga puo continuare tranquillamente ad "inquinare", non è la soluzione per limitare le emissioni di CO2.  
Su questo commercio si arricchiranno in tanti, senza alcun risultato per l'ambiente, eppure, chi lo va dicendo da molto tempo è restato inascoltato.

Il punto è che il discorso sul clima è viziato in partenza perchè, contrariamente a quello che molti pensano, quando si parla di emissioni nocive, si fa riferimento all'anidride carbonica (CO2) che, come tutti sanno, è un gas innocuo, fa naturalmente parte dell'aria che respiriamo ed è presente in atmosfera in tracce, circa lo 0,032%

Dunque le emissioni veramente nocive e tutti i veleni sparsi sul nostro pianeta, resteranno intatti. Quello che fuoriesce dalle marmitte delle auto e che fa male davvero non è il biossido di carbonio o anidride carbonica (CO2) che dir si voglia, ma è monossido di carbonio (CO) che, combinandosi poi con l'ossigeno dell'aria esterna forma anidride carbonica (CO2)

Oltre al monossido di carbonio, le auto producono anche altre sostanze nocive ma di queste non si parla. La comunissima ed innocua anidride carbonica che respiriamo regolarmente ed emettiamo durante la fase dell'espirazione, viene demonizzata al solo scopo di creare un affare colossale, la cosiddetta economia "verde" che arricchirà solo le banche e le multinazionali e, temo, molti politici, come ad esempio Al Gore che ha già creato le sue aziende pret a porter per il commercio di carbon credits ed altro.
Che la CO2 possa procurare altri effetti indiretti sull'ambiente, è tutto da stabilire ma, di certo non è velenosa nè inquinante, anzi è indispensabile per la vita di tutti gli organismi viventi della terra.

Poco importa, ai vertici di Copenhagen,  se i veri veleni continueranno ad uccidere animali, a distruggere ecosistemi e paesi poveri.

Intanto, il povero Al Gore, a bordo del suo jet privato, ha lasciato il conforto delle sue 20 stanze che consumano come una caserma, per un reggimento intero, per andare a Copenhagen a spaventare la gente, a dire le solite bugie sulla pericolosità dell'anidride carbonica ed altre amenità.

La cosa più disgustosa è che le politiche portate avanti fino ad ora per il riscaldamento globale, hanno già colpito le comunità più indifese e più povere. Su questo argomento si puo leggere la relazione di Survival  International ‘The most inconvenient truth of all: climate change and indigenous people’. Anche il  National Geographics ha pubblicato un articolo nel quale conferma :


“With food prices rising, Haiti’s poorest can’t afford even a daily plate of rice, and some must take desperate measures to fill their bellies,” by “eating mud,” partly as a consequence of “increasing global demand for biofuels.”

"Con l'aumento dei prezzi dei prodotti alimentari, i più poveri di Haiti non possono permettersi nemmeno un piatto di riso al giorno, e alcuni devono prendere misure disperate per riempire la pancia", come  "mangiare fango",  in parte come conseguenza della "crescente domanda mondiale di biocarburanti. "

Il mondo non si sta riscaldando, è solo impazzito

mercoledì 9 dicembre 2009

Un segreto da nascondere: Governo Mondiale a Copenhagen

onu-nwo Gran confusione a Copenhagen, al summit per il clima, a causa di un documento segreto, venuto fuori a sorpresa.
Secondo il Guardian di Londra questo documento dovrebbe essere firmato, la prossima settimana, dai leaders di tutto il  mondo.

Il documento ha suscitato le ire dei paesi in via di sviluppo poichè sarebbe alla base di un accordo mondiale, in virtù del quale i paesi ricchi avrebbero più potere rispetto a quelli più poveri, in tutte le iniziative che riguardano il clima.
I paesi ricchi potranno, entro il 2050, secondo l'accordo, emettere il doppio della CO2 pro capite rispetto ai paesi poveri, anche se questi inquinano meno

Inoltre, l'ONU accentrerebbe nelle sue mani tutta la gestione della faccenda "cambiamenti climatici"

Il documento, che è stato già  battezzato come  testo Danese è la bozza di un futuro accordo mondiale e prevede che a detenere il controllo di tutti i fondi del riscaldamento globale, sia la Banca Mondiale.

Lord Christopher Monckton che ha dovuto minacciare ritorsioni per ottenere il documento, avverte che la versione segreta del progetto rappresenta una presa di potere globale su scala "inimmaginabile", e dà mandato alla creazione di 700 nuove burocrazie nonché ad una serie colossale di nuove tasse, di cui il 2 per cento prelevato dal  PIL, su tutte le transazioni finanziarie internazionali.

Copenhagen, insomma, sarebbe il passo finale per arrivare al Nuovo Ordine Mondiale, del quale si è parlato molto negli ultimi anni.

Monckton afferma: "Ancora una volta stanno cercando disperatamente di nascondere a tutti la grandezza di ciò che stanno cercando di fare quì - in realtà stanno cercando di creare un governo mondiale".

Anche secondo quanto ha riportato dal Guardian: "La bozza mette l'effettivo controllo dei fondi per il riscaldamento globale nelle mani della Banca Mondiale..."

Qualcuno vede in tutto questo una diminuzione dei poteri dell'ONU a favore della Banca Mondiale ma, a dire il vero io mi chiedo:

Che differenza fa se la Banca Mondiale è un'agenzia speciale dell'ONU? Così come lo è il Fondo Monetario Internazionale che ha combinato tanti disastri con i prestiti ai paesi poveri, in cambio di concessioni e delle loro ricchezze.
Tutta questa storia del riscaldamento globale sta diventando insopportabilmente "nascosta"
Fatto sta che tutte le volte che si annunciano iniziative, in questi ultimi tempi, per aiutare i paesi poveri e, neanche a dirlo, anche  i paesi sviluppati, in direzione di una vita migliore (?), mi imbatto nell'ONU.
E' successo con la storia della FAO (altra agenzia ONU) che, candidamente, ha ammesso di aver fallito nel suo compito di azzerare la fame nel mondo, dando modo ora, all'ONU, di dire che gli accordi sul clima dovranno tener conto dei paesi poveri (bontà loro).
Adesso ci si è messa anche l'OMS (altra agenzia ONU), con notizie a dir poco strane sulla "pandemia" di influenza suina.
E' sempre l'ONU che, con la scusa del riscaldamento globale, si è detto preoccupato per la  "sovrappopolazione". Ma noi sappiamo che, da anni, l'ONU porta avanti campagne per la cosiddetta "genitorialità responsabile" che, a mio parere, nascondono un piano di abbattimento della popolazione.

Ma qualcuno ha pensato di chiedere all'ONU in quali corridoi dei suoi palazzi dorati, dove lavorano tanti burocrati, e di quelli delle sue infinite agenzie ordinarie e straordinarie si sono persi tanti miliardi, mentre il mondo andava a rotoli?

Aggiungiamo anche l'OMM (Organizzazione Meteorologica Mondiale), altra agenzia ONU, che ha tanto premuto sull'acceleratore del riscaldamento globale ma tace su tutti i progetti di modificazione del tempo meteo, in corso da molti anni.

Non dimentichiamo, inoltre, che l'ONU ha firmato un trattato segreto con la NATO che è un’alleanza militare su base nucleare,  contro la sua stessa costituzione

L'ONU prenderà il comando del nuovo governo mondiale, con la collaborazione di tutte le sue agenzie, ordinarie e speciali, più quelle che si formeranno grazie all'accordo di Copenhagen. In questo modo, basterà a se stesso per imporsi in tutte le direzioni, finanziaria, sanitaria, agro-alimentare e via discorrendo. Naturalmente, avrà l'appoggio di corporazioni, multinazionali, ambientalisti, media e di tutti quelli che, in tutto questo tempo, hanno trovato conveniente parlare del cosiddetto "riscaldamento globale".

Ho una sola domanda: a che gioco stiamo giocando, con la scusa del clima che cambia?

domenica 6 dicembre 2009

Il discorso di guerra di Obama

obama-westpoint Quello che segue è il discorso integrale di Obama alla West Point, dedicato a quelli che hanno pensato, anche solo per un momento, che Obama fosse un uomo di pace. Questo è un discorso di guerra e l'America, secondo Obama, deve allargare i suoi sforzi al Pakistan e, se occorre, anche in Somalia e nello Yemen...o altrove. Obama ci tiene molto, all'inizio del discorso, a spiegare ai cadetti come l'America ed i suoi alleati "siano stati costretti"  ad entrare in guerra e lo fa in maniera retorica, a volte meccanica, senza distaccarsi mai dalla versione ufficiale, buona per le anime semplici.

E' chiaro, da questo discorso, che Obama era d'accordo con la guerra già dall'inizio; a tratti, sembra quasi di sentire Bush. Viene quasi da chiedersi a chi fossero dirette le parole di Obama, a chi la sua dichiarazione di fedeltà.

Avrei molte considerazioni da fare sulle sue parole ma ne risulterebbe un trattato lunghissimo. 
Pubblico il discorso integrale perchè ognuno, in base alle sue conoscenze, possa farsi un'idea personale.
 

Buona sera. Al Corpo dei Cadetti degli Stati Uniti, agli uomini e alle donne delle nostre Forze Armate, e ai miei compatrioti americani: io voglio parlare con voi questa sera del nostro sforzo in Afghanistan - la natura del nostro impegno, la portata dei nostri interessi , e la strategia che la mia amministrazione metterà in atto per portare questa guerra ad una conclusione positiva. E 'un onore straordinario per me farlo qui a West Point - dove tanti uomini e donne sono disposti a battersi per la nostra sicurezza, ed a rappresentare il meglio del  nostro paese.

Per affrontare questi importanti temi, in primo luogo è importante ricordare perché l'America ed i suoi alleati sono stati costretti a combattere una guerra in Afghanistan. Non abbiamo voluto questa guerra. L'11 settembre 2001, 19 uomini hanno dirottato quattro aerei e li hanno usati per uccidere circa 3000 persone. Hanno colpito i nostri centri nevralgici  militari ed economici. Hanno preso la vita di uomini innocenti, donne e bambini senza riguardo alla loro fede o razza o condizione sociale. Se non fosse stato per le azioni eroiche dei passeggeri a bordo di uno di quei voli, avrebbero potuto anche colpire  uno dei grandi simboli della nostra democrazia, a Washington, e uccidere molte più persone.

Come sappiamo, questi uomini appartenevano ad Al Qaeda - un gruppo di estremisti che hanno distorto e contaminato l'Islam, una delle grandi religioni del mondo, per giustificare il massacro di innocenti. La base operativa di Al Qaeda era  in Afghanistan, ospitata dai talebani - un movimento senza scrupoli, repressivo e radicale che aveva preso il controllo del paese dopo che era stato devastato da anni di occupazione sovietica e guerra civile, e dopo che l'attenzione dell'America e dei  nostri amici era stata rivolta altrove.

Pochi giorni dopo il 9 / 11, il Congresso ha autorizzato l'uso della forza contro al Qaeda e coloro che la ospitavano - un 'autorizzazione che continua fino ad oggi. Il voto al Senato è stato di 98 a zero. Il voto della Camera è stato 420-1. Per la prima volta nella sua storia, il North Atlantic Treaty Organization (NATO) ha invocato l'articolo 5 - l'impegno secondo cui l'attacco a uno stato membro è un attacco a tutti. E il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato l'uso di tutte le misure necessarie per rispondere alle attacchi dell'11 / 9. L'America, i nostri alleati e il mondo hanno agito come un'unica forza per distruggere la rete terroristica di al Qaeda e  proteggere la nostra sicurezza comune.

Sotto la bandiera di questa unità nazionale e  legittimità internazionale - e solo dopo che i talebani si sono rifiutati di consegnare Osama bin Laden - abbiamo inviato le nostre truppe in Afghanistan. Nel giro di pochi mesi, al Qaeda è stata dispersa e molti dei suoi operatori sono stati uccisi. I talebani sono stati spinti con la forza a fare marcia indietro. Un luogo che aveva conosciuto decenni di paura ora aveva un motivo di speranza. Nel corso di una conferenza convocata dalle Nazioni Unite, è stato affermato un governo provvisorio, sotto la presidenza di Hamid Karzai. E una International Security Assistance Force è stata istituita per contribuire a realizzare una pace duratura in un paese lacerato dalla guerra.

Poi, all'inizio del 2003, fu presa la decisione di intraprendere una seconda guerra, in Iraq. Il lacerante dibattito sulla guerra in Iraq è ben noto e non è necessario ripeterlo qui. Basta dire che per i successivi sei anni, la guerra in Iraq ha impegnato gran parte delle nostre truppe, delle nostre risorse, della nostra diplomazia, e della nostra attenzione nazionale - e che la decisione di andare in Iraq ha causato divisioni sostanziali tra l'America e gran parte del mondo.

Oggi, dopo costi straordinari, stiamo portando la guerra in Iraq verso una conclusione responsabile. Provvederemo a rimuovere le nostre brigate di combattimento dall'Iraq entro la fine della prossima estate, e tutte le nostre truppe entro la fine del 2011. Quella che  stiamo dando è una testimonianza del carattere degli uomini e delle donne in uniforme. (Applausi) Grazie al loro coraggio, alla grinta e alla perseveranza, abbiamo dato agli iracheni la possibilità di plasmare il proprio futuro, e noi stiamo per lasciare con successo l'Iraq al suo popolo.

Ma, mentre abbiamo faticosamente guadagnato tappe in Iraq, la situazione in Afghanistan è peggiorata. Dopo la fuga oltre confine, nel 2001 e nel 2002, la leadership di Al Qaeda ha stabilito in Pakistan un rifugio sicuro. Nonostante un governo legittimo sia stato eletto dal popolo afghano, è stato ostacolato dalla corruzione, dal traffico di droga, da un'economia sotto-sviluppata, e forze di sicurezza insufficienti.

Nel corso degli ultimi anni, i talebani hanno mantenuto una causa comune con Al Qaeda, in quanto entrambi vogliono il rovesciamento del governo afgano. A poco a poco, i talebani hanno iniziato a controllare sempre più strisce di territorio in Afghanistan, mentre sono impegnati in attacchi terroristici  sempre più sfacciati e devastanti contro il popolo pakistano.

Ora, in tutto questo tempo, i nostri livelli di truppe in Afghanistan sono stati una minima parte di ciò che erano in Iraq. Quando ho assunto l'incarico, avevamo poco più di 32.000 americani in servizio in Afghanistan, rispetto ai 160.000 in Iraq, alla fine della guerra. Gli Ufficiali in Afghanistan hanno più volte chiesto sostegno per affrontare il riemergere dei talebani, ma i rinforzi non sono arrivati. Ed è per questo che, poco dopo il mio insediamento, ho approvato la richiesta di lunga data di più truppe. Dopo le consultazioni con i nostri alleati, ho poi annunciato una strategia nella consapevolezza del legame fondamentale tra il nostro sforzo bellico in Afghanistan e il rifugio degli estremisti in Pakistan. Ho impostato un obiettivo che è stato accuratamente definito, come disgregazione, smantellamento, e sconfitta di Al Qaeda e dei suoi alleati estremisti, e mi sono impegnato a coordinare meglio i nostri sforzi militari e civili.

Da allora, abbiamo fatto progressi su alcuni obiettivi importanti. Componenti di alto rango di Al Qaeda e capi talebani sono stati uccisi, e abbiamo intensificato la pressione su Al Qaeda in tutto il mondo . In Pakistan, dove l'esercito nazionale ha sferrato la sua più grande offensiva nel corso degli anni. In Afghanistan, noi e i nostri alleati abbiamo impedito ai talebani di fermare le elezioni presidenziali, e - anche se è stata segnata dalla frode - l'elezione ha prodotto un governo coerente con le leggi e la costituzione dell'Afghanistan.

Restano ancora  enormi sfide. L'Afghanistan non è perduto, ma per diversi anni ha subito una regressione. Non c'è alcuna minaccia imminente che il governo venga rovesciato, ma i talebani hanno preso slancio. Al Qaeda non è riemerso in Afghanistan con gli stessi numeri che aveva prima del 9 / 11, ma mantiene i suoi rifugi sicuri lungo la frontiera. E le nostre forze mancano del pieno sostegno di cui hanno bisogno per addestrare e guidare in modo efficace le forze di sicurezza afgane per garantire meglio la sicurezza della popolazione. Il nostro nuovo comandante in Afghanistan - Generale McChrystal - ha riferito che la situazione della sicurezza è più grave di quanto previsto. In breve: Lo status attuale non è sostenibile.

Come cadetti, avete prestato servizio volontario, in questo momento di pericolo. Alcuni di voi hanno combattuto in Afghanistan. Alcuni di voi saranno schierati lì. Come comandante in capo, vi devo una missione chiaramente definita, e degna del vostro servizio. Ed è per questo che, dopo che il voto afghano è stato completato, ho insistito per una revisione approfondita della nostra strategia. Ora, vorrei essere chiaro: prima di me non è stata mai avanzata un'ipotesi che prevedesse dispiegamenti di truppe prima del 2010, per cui non vi è stato alcun ritardo o la negazione delle risorse necessarie per condurre la guerra durante questo periodo di revisione. Invece, la revisione mi ha permesso di porre domande difficili, e di esplorare tutte le varie opzioni, insieme alla mia squadra di sicurezza nazionale, alla nostra leadership militare e civile in Afghanistan, ed ai nostri partners principali. E data la posta in gioco, lo dovevo al popolo americano - e alle nostre truppe - non meno.

Questa revisione è ora completa. E come Comandante in Capo, ho deciso che è nel nostro vitale interesse nazionale l'invio di ulteriori 30.000 soldati Usa in Afghanistan. Dopo 18 mesi, i nostri soldati cominceranno a tornare a casa. Queste sono le risorse di cui abbiamo bisogno per prendere l'iniziativa, fin tanto che non sarà completata la costruzione delle capacità afgane che possano permettere un'uscita responsabile delle nostre forze dall'Afghanistan. 

Non prendo questa decisione alla leggera. Mi sono opposto alla guerra in Iraq, proprio perché credo che si debba dar prova di moderazione nell'uso della forza militare, e considerare sempre le conseguenze a lungo termine delle nostre azioni. Siamo in guerra ormai da otto anni, a costi enormi in vite umane e risorse. Anni di dibattito sull'Iraq e sul terrorismo hanno ridotto a brandelli  la nostra unità sulle questioni di sicurezza nazionale,e hanno creato un contesto altamente polarizzato e di parte per questo sforzo. E avendo appena vissuto la peggiore crisi economica dalla Grande Depressione, il popolo americano è comprensibilmente concentrato sulla ricostruzione della nostra economia e sulla creazione di posti di lavoro per le  persone qui a casa.

Più di tutti, so che questa decisione chiede ancora di più da voi - una forza militare che, insieme alle vostre famiglie, ha già portato il più pesante di tutti gli oneri. Come Presidente, ho firmato una lettera di condoglianze alle famiglie di ogni americano che ha dato la sua vita in queste guerre. Ho letto le lettere di genitori e sposi di coloro che sono stati impegnati. Ho visitato i nostri coraggiosi guerrieri feriti al Walter Reed. Sono stato  a Dover per incontrare le bare ricoperte dalla bandiera di 18 americani tornati a casa alla loro ultima dimora. Vedo in prima persona i salari terribili della guerra. Se non pensassi che la sicurezza degli Stati Uniti e la sicurezza del popolo americano è in gioco in Afghanistan, avrei volentieri dato l'ordine di ritorno a casa per ogni singolo soldato delle nostre truppe.

Quindi, no, io non prendo questa decisione alla leggera. Prendo questa decisione, perché sono convinto che la nostra sicurezza è in gioco in Afghanistan e in Pakistan. Questo è l'epicentro di un estremismo violento praticato da Al Qaeda. E 'da qui che siamo stati attaccati l'11 / 9, ed è da qui che nuovi attacchi vengono pianificati mentre parlo. Questo non è un pericolo senza fondamento; non un'ipotetica minaccia. Nei mesi scorsi, abbiamo fermato estremisti  all'interno delle nostre frontiere, inviati qui dalle regioni di confine tra Afghanistan e Pakistan a commettere nuovi atti di terrore. E questo pericolo non potrà che aumentare se il paese indietreggia, permettendo ad  Al-Qaeda  di operare impunemente. Dobbiamo mantenere la pressione su al Qaeda, e per fare ciò, dobbiamo aumentare la stabilità e la capacità dei nostri partners nella regione.

Naturalmente, non siamo solo noi a sopportare questo peso. Questa non è solo la guerra dell'America. Dal 9 / 11, santuari di Al Qaeda sono stati  fonte di attacchi contro Londra e Bali e Amman. Persone e governi di  Afghanistan e Pakistan sono in pericolo. E la posta in gioco è ancora più elevata all'interno di un Pakistan  dotato di armi nucleari , perché sappiamo che Al Qaeda ed altri estremisti cercano armi nucleari, e abbiamo tutte le ragioni per credere che le userebbero.

Questi fatti ci spingono ad agire insieme  ai nostri amici e alleati. Il nostro obiettivo primario rimane lo stesso: distruggere, smantellare, e sconfiggere Al Qaeda in Afghanistan e Pakistan, per prevenire la sua capacità di minacciare l'America ed i nostri alleati in futuro.

Per raggiungere tale traguardo, inseguiremo i seguenti obiettivi in Afghanistan. Dobbiamo negare ad Al Qaeda un rifugio sicuro. Dobbiamo invertire lo slancio dei talebani e  impedire che rovescino il governo. Dobbiamo rafforzare la capacità delle forze di sicurezza afghane e di governo in modo che possano assumersi la principale responsabilità per il futuro dell'Afghanistan.
 
Raggiungeremo questi obiettivi in tre modi. In primo luogo, porteremo avanti una strategia militare che fermerà lo slancio dei talebani  e aumenterà la capacità dell'Afghanistan nei prossimi 18 mesi.

I 30.000 soldati supplementari che ho annunciato stasera entreranno in azione nella prima parte del 2010 - al ritmo più veloce possibile - in modo che possano colpire l'insurrezione e rendere sicuri i centri chiave della popolazione. Faranno aumentare la nostra capacità di formare competenti forze di sicurezza afgane, e di collaborare con loro in modo che gli afgani si uniscano alla battaglia il più possibile. E contribuiranno a creare le condizioni per gli Stati Uniti di trasferire la responsabilità agli afgani. 

Poichè questo è uno sforzo internazionale, ho chiesto che il nostro impegno sia affiancato dai contributi dei nostri alleati. Alcuni hanno già fornito ulteriori truppe e siamo certi che ci saranno ulteriori contributi nei giorni e nelle settimane a venire. I nostri amici hanno combattuto, versato il proprio sangue e sono morti al nostro fianco in Afghanistan. Ora, dobbiamo unirci per porre fine a questa guerra con successo. Perchè quello che è in gioco non è semplicemente una prova di credibilità della NATO - ciò che è in gioco è la sicurezza dei nostri alleati, e la sicurezza di tutto il mondo.

Ma nel loro insieme, queste truppe supplementari americane ed internazionali ci permetteranno di accelerare il passaggio della responsabilità alle forze afgane, e ci permetteranno di iniziare il ritiro delle nostre forze dall'Afghanistan nel luglio del 2011. Proprio come abbiamo fatto in Iraq, effettueremo questa transizione in modo responsabile, tenendo conto delle condizioni sul terreno. Noi continueremo a consigliare ed assistere le forze di sicurezza in Afghanistan al fine di garantire che possano avere successo nel lungo periodo. Ma sarà chiaro per il governo afgano - e, cosa più importante, per il popolo afgano - che in ultima analisi, sono loro responsabili per il loro paese.

In secondo luogo, lavoreremo con i nostri partners, le Nazioni Unite, e il popolo afghano per ricercare una strategia civile più efficace, in modo che il governo possa trarre vantaggio da una maggiore sicurezza.

Questo sforzo deve essere basato sul rendimento. I giorni di fornire un assegno in bianco sono finiti. Il discorso inaugurale del Presidente Karzai ha inviato il giusto messaggio sullo spostamento in una nuova direzione. E andando avanti, ci sarà chiaro ciò che ci aspettiamo da coloro che ricevono la nostra assistenza. Sosterremo i ministeri afgani, i governatori ed i leaders locali per vincere la corruzione e liberare il popolo. Ci aspettiamo che coloro che sono inefficienti o corrotti diventino responsabili. Anche noi concentreremo la nostra assistenza in settori - come l'agricoltura - che possono avere un impatto immediato nella vita del popolo afgano.

Il popolo Afghano ha sopportato la violenza per decenni. Hanno dovuto affrontare l'occupazione - da parte dell'Unione Sovietica, e poi da stranieri combattenti di Al Qaeda che hanno usato la terra afgana per i loro scopi. Così stasera, voglio che il popolo afghano capisca - l'America vuole porre fine a questa epoca di guerra e di sofferenza. Non abbiamo alcun interesse ad occupare il paese. Sosterremo gli sforzi del governo afghano per aprire la porta a quei talebani che abbandoneranno la violenza e rispetteranno i diritti umani dei loro concittadini. Chiederemo un'alleanza con l'Afghanistan fondata sul rispetto reciproco - per isolare chi vuole distruggere;  rafforzare coloro che vogliono costruire, per affrettare il giorno in cui le nostre truppe lasceranno il campo, e stringere un'amicizia duratura in cui l'America è il vostro partner, e mai il vostro padrone.

In terzo luogo, agiremo con la piena consapevolezza che il nostro successo in Afghanistan è indissolubilmente legato alla nostra partnership con il Pakistan.

Siamo in Afghanistan per impedire che un cancro, si diffonda ancora una volta attraverso quel paese. Ma questo stesso tipo di tumore ha messo radici anche nella regione di confine del Pakistan. È per questo che abbiamo bisogno di una strategia che funzioni su entrambi i lati del confine.

In passato, ci sono stati  in Pakistan quelli che hanno sostenuto che la lotta contro l'estremismo non è la loro lotta, e che per il Pakistan è meglio fare poco o cercare una sistemazione a coloro che usano la violenza. Ma negli ultimi anni, visto  che alcuni  innocenti sono stati uccisi da Karachi a Islamabad, è diventato chiaro che  il popolo pakistano è il più esposto al rischio di estremismo. L'opinione pubblica si è trasformata. L'esercito pakistano ha intrapreso un'offensiva a Swat e nel Sud Waziristan. E non c'è dubbio che gli Stati Uniti abbiano un nemico comune con il Pakistan.

In passato, abbiamo troppo spesso definito il nostro rapporto con il Pakistan in modo restrittivo. Quei giorni sono finiti. Andando avanti, ci siamo impegnati in un'alleanza con il Pakistan che si basa su un fondamento di reciproco interesse, sul rispetto reciproco, e sulla fiducia reciproca. È nostra intenzione potenziare la capacità del Pakistan di colpire quei gruppi che minacciano i nostri paesi, e abbiamo messo in chiaro che non possiamo tollerare un rifugio sicuro per i terroristi, la cui posizione è nota e le cui intenzioni sono chiare. L'America è anche a disposizione per risorse consistenti a sostegno della democrazia e dello sviluppo del Pakistan. Noi siamo i più grandi sostenitori internazionali per i pakistani sfollati a causa dei combattimenti. E andando avanti, il popolo pakistano deve sapere che l'America continuerà ad essere un forte sostenitore della sicurezza e della prosperità del Pakistan per un lungo tempo dopo che le armi saranno deposte, in modo che le grandi potenzialità del suo popolo possano essere liberate.

Questi sono i tre elementi fondamentali della nostra strategia: uno sforzo militare per creare le condizioni per una transizione, una sollevazione civile che rafforzi l'azione positiva, e una cooperazione efficace con il Pakistan.

Riconosco che ci sono una serie di preoccupazioni circa il nostro approccio. Così lasciatemi citare brevemente alcuni degli argomenti più importanti che ho sentito, e che prendo molto sul serio.

In primo luogo, ci sono quelli che suggeriscono che l'Afghanistan è un altro Vietnam. Essi sostengono che non può essere stabilizzato, e che noi faremmo meglio a contenere le nostre perdite e a ritirarci rapidamente. Credo che questo argomento dipenda da una falsa lettura della storia. A differenza del Vietnam, abbiamo messo insieme una vasta coalizione di 43 nazioni che riconosce la legittimità della nostra azione. A differenza del Vietnam, non siamo di fronte a una rivolta su larga base popolare. E, soprattutto, a differenza del Vietnam, gli americani sono stati brutalmente attaccati dall'Afghanistan, e restano un obiettivo per gli stessi estremisti che stanno tramando lungo il suo confine. Abbandonare l'area adesso - e fare affidamento solo sulle iniziative a distanza contro Al Qaeda  - ostacolerebbe in modo significativo  la nostra capacità di mantenere la pressione su al Qaeda, e crerebbe un rischio inaccettabile di ulteriori attacchi alla nostra patria e ai nostri alleati.

In secondo luogo, vi sono coloro che riconoscono che non possiamo lasciare l'Afghanistan nel suo stato attuale, ma suggeriscono di proseguire con le truppe che abbiamo già. Ma questo non farebbe che mantenere uno status quo in cui ci perderemmo, e permetterebbe un lento deterioramento delle condizioni. Questo renderebbe più costoso per noi prolungare la nostra permanenza in Afghanistan, perché non saremmo mai in grado di generare le condizioni necessarie per addestrare le forze di sicurezza afgane e dare loro il modo di prendere il sopravvento.

Infine, ci sono quelli che si oppongono alla definizione di un arco di tempo per il passaggio delle responsabilità agli  afgani. Infatti, alcuni vorrebbero una escalation drammatica e più aperta del nostro sforzo di guerra - cosa che ci impegnerebbe in una ricostruzione della nazione per almeno un decennio. Respingo questo percorso perché si pone obiettivi che vanno oltre ciò che può essere realizzato ad un costo ragionevole, che è quello che dobbiamo fare per garantire i nostri interessi. Inoltre, l'assenza di definizione di un arco di tempo per la transizione potrebbe indurci a negare qualunque giudizio di urgenza nella collaborazione con il governo afgano. Deve essere chiaro che gli afgani dovranno assumersi la responsabilità della loro sicurezza, e che l'America non ha alcun interesse a combattere una guerra senza fine in Afghanistan.

Come Presidente, mi rifiuto di fissare obiettivi che vanno oltre le nostre responsabilità, i nostri mezzi, oppure i nostri interessi. E devo valutare tutte le sfide che il nostro paese deve affrontare. Non posso permettermi il lusso di commettere neanche un solo errore. Anzi, sono memore delle parole del presidente Eisenhower, che - parlando della nostra sicurezza nazionale - ha detto, "Ogni proposta deve essere valutata alla luce di una considerazione più ampia: la necessità di mantenere l'equilibrio all'interno e tra i programmi nazionali."

Nel corso degli ultimi anni, abbiamo perso l'equilibrio. Abbiamo omesso di apprezzare la connessione tra la nostra sicurezza nazionale e la nostra economia. A seguito di una crisi economica, anche molti dei nostri vicini ed  amici hanno perso il lavoro e lottano per pagare le bollette. Anche molti americani sono preoccupati per il futuro dei loro figli. Nel frattempo, la competizione all'interno dell'economia globale è diventata più feroce. Sicchè non ci possiamo permettere di ignorare semplicemente  il prezzo di queste guerre.

Tutto sommato, da quando ho assunto l'incarico il costo delle guerre in Iraq e in Afghanistan si è avvicinata ad  un trilione di dollari. Andando avanti, mi impegno a far fronte a tali costi apertamente e onestamente. E' probabile che il nostro nuovo approccio in Afghanistan  che quest'anno ci costerà circa 30 miliardi di dollari per le forze militari, e io lavorerò a stretto contatto con il Congresso per affrontare queste spese, come lavoriamo per ridurre il nostro deficit.

Ma appena finirà la guerra in Iraq e sarà avvenuta la transizione in Afghanistan, dobbiamo ricostruire la nostra forza qui a casa. La nostra prosperità fornisce la base per la nostra energia. Paga  i nostri militari. Assicura la nostra diplomazia. Sviluppa le potenzialità del nostro popolo, e permette investimenti in nuove industrie. E ci permetterà di competere in questo secolo, con successo come abbiamo fatto nel secolo scorso. È per questo che il nostro impegno di truppe in Afghanistan non può essere a tempo indeterminato -, perché la nazione che sono più interessato a costruire è la nostra.

Ora, vorrei essere chiaro: Nulla di tutto questo sarà facile. La lotta contro l'estremismo violento non finirà presto, e si estende ben oltre l'Afghanistan e il Pakistan. Sarà una lunga prova della nostra società libera, e della nostra leadership nel mondo. E a differenza dei grandi conflitti di potere e di chiare linee di divisione che hanno definito il 20 ° secolo, il nostro sforzo coinvolgerà regioni turbolente, stati falliti, nemici diffusi.

Di conseguenza, l'America dovrà mostrare la sua forza nel modo in cui mette fine alle guerre e previene i conflitti - non solo nel modo in cui intraprende guerre. Dovremo essere agili e precisi nel nostro uso della forza militare. Nel caso in cui Al Qaeda e i suoi alleati dovessero tentare di stabilire un punto d'appoggio - in Somalia e nello Yemen o altrove - si dovrà trovare di fronte a pressioni sempre più forti e a solide alleanze.

E non possiamo contare solo sulla forza militare. Dobbiamo investire nella sicurezza nazionale, perché non possiamo catturare o uccidere tutti gli estremisti violenti all'estero. Dobbiamo migliorare e coordinare meglio i nostri servizi di intelligence, in modo da essere sempre un passo avanti alle reti nascoste.

Dovremo eliminare gli strumenti di distruzione di massa. Ed è per questo che considero un pilastro centrale della mia politica estera garantire che i terroristi stiano lontani da materiali nucleari, per arrestare la diffusione delle armi nucleari, e perseguire l'obiettivo di un mondo senza di esse - perché ogni popolo deve capire che la vera sicurezza non potrà mai venire da una corsa infinita ad armi sempre più distruttive; la vera sicurezza verrà per coloro che le respingeranno.

Dovremo usare la diplomazia, perché nessuna nazione può affrontare le sfide di un mondo interconnesso se agisce da sola. Ho trascorso quest'anno ripristinando vecchie alleanze e costruendone di nuove. Abbiamo avviato un nuovo inizio tra America e mondo musulmano - che riconosce il nostro reciproco interesse nel chiudere un ciclo di conflitti, e promette un futuro in cui quelli che uccidono innocenti saranno isolati da coloro che si battono per la pace e la prosperità e per la dignità umana.

E, infine, dobbiamo attingere la forza dai nostri valori - le sfide che abbiamo di fronte possono cambiare, ma le cose in cui crediamo non devono cambiare. È per questo che dobbiamo promuovere i nostri valori, vivendoli in patria - è per questo che abbiamo vietato la tortura e chiuso il carcere di Guantanamo Bay. E dobbiamo far capire ad ogni uomo, donna e bambino del mondo che vive sotto la nube scura della tirannia che l'America parlerà a nome dei loro diritti umani, e tende alla luce della libertà, giustizia ed opportunità e al rispetto per la dignità di tutti i popoli. Questo è quello che siamo. Questa è la fonte, la sorgente morale, del potere dell'America.

Fin dai tempi di Franklin Roosevelt, e del servizio e sacrificio dei nostri nonni e bisnonni, il nostro paese ha dato un peso particolare alle vicende mondiali. Abbiamo versato sangue americano in molti paesi in vari continenti. Abbiamo speso le nostre entrate per aiutare gli altri a ricostruire dalle macerie e a sviluppare le loro economie. Ci siamo uniti con altri per sviluppare un'architettura di istituzioni - dalle Nazioni Unite alla NATO alla Banca Mondiale - che provvedono alla sicurezza comune e alla prosperità degli esseri umani.

Non siamo sempre stati ringraziati per questi sforzi, e a volte abbiamo commesso errori. Ma più di ogni altra nazione, gli Stati Uniti d'America, hanno garantito la sicurezza a livello mondiale per oltre sei decenni - un periodo che, malgrado tutti i problemi, ha visto crollare muri, l'apertura di mercati, e miliardi di persone sollevate dalla povertà, un progresso scientifico senza precedenti e l'avanzamento delle frontiere della libertà umana.

A differenza delle grandi potenze del passato, non abbiamo cercato di dominare il mondo. La nostra unione è stata fondata sulla resistenza all'oppressione. Noi non cerchiamo di occupare altre nazioni. Noi non pretendiamo le risorse di altre nazioni o colpiamo altri popoli, perché la loro fede o etnia è diversa dalla nostra. Quello per cui abbiamo lottato  - quello per cui noi continueremo a batterci  - è un futuro migliore per i nostri figli e nipoti. E crediamo che la loro vita sarà migliore se i bambini e nipoti di altri popoli  potranno vivere in libertà e avranno più opportunità. (Applauso)

Come  paese, non siamo così giovani - e forse neanche tanto innocenti - come eravamo quando era presidente Roosevelt. Eppure siamo ancora eredi di una nobile lotta per la libertà. E ora dobbiamo convocare tutte le nostre forze  di "moral suasion" per far fronte alle sfide di una nuova era.

Alla fine, la nostra sicurezza e la nostra leadership non proviene esclusivamente dalla forza delle nostre armi. Essa deriva dalla nostra gente - dai  lavoratori e dalle imprese che ricostruiranno la nostra economia, da imprenditori e ricercatori, che saranno pionieri di nuove industrie, dagli insegnanti che educano i nostri figli, e dal servizio di coloro che lavorano nelle nostre comunità a casa ; da diplomatici e volontari dei Corpi di Pace che diffondono la speranza all'estero, e da uomini e donne in uniforme, che fanno parte di una linea ininterrotta di sacrificio che ha reso il governo del popolo, dal popolo, e per il popolo una realtà su questo terra. (Applauso)
Questa cittadinanza vasta e diversificata, non sempre sarà d'accordo su ogni questione - non dobbiamo esserlo. Ma so anche che noi, come paese, non possiamo sostenere la nostra leadership, né attraversare le sfide epocali del nostro tempo, se permettiamo a noi stessi di farci lacerare dallo stesso rancore e cinismo e  faziosità che in tempi recenti hanno avvelenato il nostro dialogo nazionale .

E' facile dimenticare che quando è iniziata questa guerra, eravamo uniti - legati dal ricordo recente di un terribile attacco, e con la determinazione a difendere la nostra patria e i valori che ci stanno a cuore. Mi rifiuto di accettare l'idea che non possiamo invocare di nuovo l'unità. (Applausi) Credo con ogni fibra del mio essere che noi - come americani - possiamo ancora inseguire insieme uno scopo comune. Perchè i nostri valori non sono solo parole scritte su una pergamena - sono un credo che ci richiama all'unità, e che ci ha portato attraverso la più oscura delle tempeste, come una sola nazione, come un solo popolo.

America - stiamo attraversando un momento di grande prova. E il messaggio che inviamo in mezzo a  queste tempeste deve essere chiaro: che la nostra causa è giusta, la nostra determinazione incrollabile. Noi andremo avanti con la fiducia che  il giusto rende forti, e con l'impegno di creare un America  più sicura, un mondo  più sicuro, e un futuro che non rappresenta la più profonda delle paure, ma la più alta delle speranze. (Applauso)

Grazie. Dio vi benedica. Dio benedica gli Stati Uniti d'America. (Applausi) Grazie infinite. (Applauso)

Fonte della trascrizione:CBSNews

Traduzione a cura di Dakota Jones

venerdì 4 dicembre 2009

Il Fondo dell'ONU sulla Popolazione: riduzione demografica per salvare il clima

depopulation 25 novembre 2009 (MoviSol) - Il modo più efficace per combattere i cambiamenti climatici è ridurre la popolazione, sostiene il rapporto annuale del Fondo ONU sulla Popolazione (UNFPA), pubblicato il 18 novembre. Come da copione, il ministro dello Sviluppo danese ha annunciato che il suo governo intende includere il tema del controllo demografico nell'accordo da sottoscrivere al vertice sul clima di Copenhagen.

L'UNFPA ha sempre perseguito una politica maltusiana, ma è la prima volta che lega la crescita demografica ai cambiamenti climatici. Facendo così, esso segue le prescrizioni degli enti controllati dalla famiglia reale britannica, come l'Optimum Population Trust.

"La crescita demografica è tra i fattori che influenzano le emissioni totali nei paesi industrializzati e in via di sviluppo", afferma il rapporto dell'UNFPA. "Ogni persona, in ogni popolo, consumerà cibo, avrà bisogno di alloggio, e idealmente la maggior parte usufruirà di trasporti che consumano energia, e consumerà combustibile per il riscaldamento ed elettricità". Riducendo la popolazione mondiale si ridurrà l'emissione di gas-serra e aiuterà i paesi – specialmente le nazioni povere, con alta crescita demografica – ad adattarsi all'impatto dei cambiamenti climatici.

Naturalmente, la crescita demografica va giudicata in una luce completamente diversa: ogni individuo è fonte potenziale di ricchezza per tutta la società, grazie ai contributi creativi che egli o ella può arrecare e che ogni governo dovrebbe promuovere. Le vite non possono essere misurate in termini di emissioni di CO2 o di energia consumata, o dei costi della sanità, contrariamente a quanto sostiene la scuola inumana della medicina "evidence-based".

Ma il rapporto dell'ONU sostiene che i cambiamenti climatici possono diventare "ancor più estremi e verosimilmente catastrofici" poiché la crescita demografica "supera la capacità di aggiustamento della terra".

Il principale ricercatore ed estensore del rapporto UNFPA è un certo Robert Engelman, vicepresidente del World Watch Institute il cui fondatore Lester Brown è uno degli alti sacerdoti del movimento della crescita zero.

La proposta di ridurre la popolazione per "salvare il clima" è stata per prima formulata dall'Optimum Population Trust, una fondazione britannica tra i cui direttori figura il consigliere per l'ambiente del Principe Carlo. Come abbiamo scritto in precedenza (cfr. Strategic Alert 39/09), l'OPT aveva commissionato il rapporto alla London School of Economics, e sostiene che impedire la nascita di nuovi inquinatori è un rimedio molto più economico ai cambiamenti climatici che non i mulini a vento o l'energia solare.

Il rapporto dell'OPT fece seguito ad una riunione segreta di "filantropi" miliardari tenutasi il maggio scorso a New York City, i quali giunsero alla conclusione che la migliore attività di beneficenza nel mezzo dell'attuale crollo economico sia promuovere la causa della riduzione demografica (cfr. Strategic Alert 23/09). Quella riunione fu organizzata da Bill Gates, David Rockefeller e Warren Buffett (vedi su questo sito "La strana passione di Bill Gates per le grandi pandemie").

 

La strana passione di Bill Gates per le grandi pandemie

14 giugno 2009 (MoviSol) - L'uomo più ricco del mondo (40 miliardi di dollari), che vanta il titolo di Cavaliere dell'Impero Britannico, ha il nome di Bill Gates.

Chi vuole imperare, si sa, ricorre spesso a imbrogli e ambiguità, in attesa di poter palesare più tranquillamente il proprio potere. In che modo Gates rende servigi degni di un vero cavaliere? A quali sotterfugi si presta? Vuol far notizia, in questi giorni, con quanto detto alla conferenza stampa di "One", una delle sue organizzazioni "sovrannazionali". In collaborazione con il Sig. Bob Geldof, pedina culturale della fazione fabiana di Tony Blair, il fondatore della Microsoft ha cercato di screditare l'operato dell'Italia come governo presidente di turno del G8.

Ma certi privati, si sa, sono più efficienti dei governi. Se, da una parte, Bill Gates si dimostra molto generoso nel finanziare la lotta contro l'AIDS, coltiva nel profondo una certa predilezione per le grandi pandemie e la loro capacità di "stabilizzare" la popolazione mondiale.

Ricordiamo, infatti, che secondo il Sunday Times, fu su iniziativa di Gates che il 5 maggio scorso si riunì a New York il "club dei miliardari" che tanto si spende perché la frode del "riscaldamento climatico" venga accettata, e impiegata in modo pretestuoso per imporre una considerevole riduzione della popolazione mondiale.

Leggiamo, per esempio, un estratto dell’intervista del febbraio 2008 di uno dei "segreti" partecipanti all'incontro di Gates, il magnate della stampa Ted Turner, fondatore del canale televisivo CNN che tanto ha fatto, in termini di propaganda per la guerra. Parlando per un'ora con Charlie Rose, arrivò a dire, a proposito delle omissioni nel combattere il riscaldamento climatico: "la temperatura crescerà di otto gradi nei prossimi trenta-quarant'anni, provocando la scomparsa della maggiorparte produzioni agricole; […] La maggiorparte delle persone saranno morte e i sopravvissuti praticheranno il cannibalismo", poiché "la civiltà risulterà spaccata. I pochi sopravvissuti vivranno organizzati in Stati falliti, come la Somalia e il Sudan, in condizioni intollerabili". Secondo lui, un modo di combattere il riscaldamento climatico, è quello di stabilizzare la popolazione. Semplicemente "siamo troppo numerosi, ecco perché c'è un riscaldamento globale. […] Troppa gente usa troppe cose". Turner suggerì infine che "su base volontaria, tutti gli abitanti della terra si impegnino a non mettere al mondo più di due bambini. È una misura ampiamente sufficiente".

Attraverso la sua fondazione Bill e Melinda Gates Foundation, Bill Gates si presenta come un benefattore dell’umanità, dedito a promuovere l’uso ottimale dei fondi assegnati alle spese sanitarie, soprattutto nei Paesi in via di distruzione.

Nel luglio 2007, la sua fondazione destinò 105 milioni di dollari alla creazione, presso l'Università dello Stato di Washington, dell’Istituto per la Valutazione delle Metriche della Sanità (IHME). Concepito come una specie privata di "Organizzazione Mondiale della Sanità", l'IHME pretende di "valutare le condizioni globali della sanità e dei programmi sanitari, disseminando delle informazioni utili in questo campo. L'Istituto ritiene di avere un ruolo chiave in questa battaglia, in vista degli obiettivi di sviluppo del millennio che esigono delle riforme dei regimi sanitari entro il 2015".

L'uomo scelto da Bill Gates per presiedere al "suo" IHME è il professore di Harvard Chris Murray, un luminare della medicina. Ciononostante, nel 2006 Murray, prima di accettare l'incarico, assieme a Neil Ferguson dell'Imperial College di Londra simulò al calcolatore l'impatto che l'emergere di una "pandemia influenzale simile alla spagnola" avrebbe avuto ai giorni nostri. Nell'articolo "Povertà, morte e prossima epidemia influenzale" pubblicato lo stesso anno nella famosa rivista britannica The Lancet¸ Murray e Ferguson stimarono la morte di almeno 62 milioni di persone come conseguenza di una tale evenienza. Naturalmente, il 96% delle vittime si avrebbe nei Paesi in via di sviluppo (per gli autori si tratta dei Paesi non aderenti all'OSCE, compresi il Brasile, la Cina e la Russia), in cui è compreso l'82% della popolazione umana globale, nelle fasce d'età più basse.

Il Consiglio Europeo per il Controllo delle Malattie (ECDC) notava, sempre nel 2006, che "le previsioni dello studio (che ha fatto uso delle statistiche del 1918), potrebbero essere troppo ottimistiche poiché non tiene conto dell'impatto della pandemia sui 35 milioni di persone infettate dal virus HIV". Ferguson stima che, sulla scala globale, l'effetto dei vaccini sarebbe irrisorio. Anche se un vaccino pandemico fosse reso rapidamente disponibile, ne profitterebbero soltanto i Paesi più attrezzati, tenuto conto dei costi elevati e dei limiti della produzione annua mondiale di 350 milioni di dosi.

Nello stesso periodo il professor Murray aggiungeva: "Non lasciate che la perfezione sia il nemico del bene. Dobbiamo immaginare delle strategie che possano funzionare nelle situazioni di povertà. Non sembra nemmeno probabile che le strategie di vaccinazione raggiungano le destinazioni più povere in tempo utile per essere benefiche".

Da questi dettagli possiamo ben capire perché Bill Gates e il Club dei miliardari maltusiani abbiano selezionato una tale équipe.

Lo stesso fanatico sostenitore dei videogiochi violenti (salvo limitare fortemente l'esposizione dei propri figli ad ogni eccesso informatico) dopo essersi rivelato pericoloso per la vostra salute mentale ora minaccia gravemente quella fisica.

Fonte: http://www.movisol.org/