giovedì 26 luglio 2012

Il mercato non si autoregola mai, compete e basta

di Roberto Marchesi
Rinascita

mercatiAltro che “interesse dei consumatori”, altro che “libero”: è una gabbia per aumentare i profitti dei pochi

I mercati, per funzionare bene, devono essere lasciati assolutamente liberi di muoversi, perché è solo con una competizione completamente libera che i prezzi scendono e le popolazioni possono acquistare prodotti di ogni tipo a prezzi accessibili.”

Questa favola, ad uso della gente comune che non ha né tempo né voglia di occuparsi più a fondo dei segreti che muovono i mercati, viene usata quotidianamente in forma di bombardamento mediatico per far credere una verità che è vera solo in parte, quindi falsa.

E’ vero che una sana competizione nei mercati interviene a deprimere i prezzi, ma è ancor più vero che occorrono regole molto severe ad evitare che la competizione, lasciata troppo libera, si spinga a fare cose che non sono assolutamente nell’interesse della popolazione.

Un esempio (persino banale) è quello delle sofisticazioni sui generi alimentari. In un mercato completamente libero la competizione sul prezzo porta alcuni produttori senza scrupoli a immettere sul mercato generi alimentari che possono essere dannosi per la salute di chi li consuma. E’ vero che in questo caso molti organi di informazione provvedono a informare il consumatore sul pericolo presente, ma e’ vero anche che, finché tali prodotti hanno libertà di circolare, finiscono per essere comunque acquistati da qualcuno. E sono ovviamente le fasce più povere della popolazione che, per diverse ragioni, li acquistano diventandone le vittime. E’ per questa ragione che ogni paese evoluto ha istituito organismi di controllo e regole per contenere l’eccessiva libertà dei mercati quando questa va a scapito della salute.

Ho detto subito che è un esempio banale, perché sappiamo che in campo sanitario esistono già moltissime regole e limitazioni in difesa dei consumatori. Infatti i produttori se ne lamentano in continuazione, dicendo che esse esercitano troppo freno alla loro capacità di competere. Quindi mettono in atto tutto ciò che è in loro potere, organizzando e finanziando potentissime lobbies, allo scopo di intervenire sulle istituzioni per limitare il più possibile queste regole.

Dicono sempre che il libero mercato è nell’interesse dei consumatori, ma quando il lavoro delle lobbies consente ai produttori di vincere la battaglia sulle regole, non e’ certo che ciò si trasformi in un minor prezzo del prodotto. Se il produttore è un leader del mercato spesso si trasforma semplicemente in un maggiore guadagno per lui.

Questa equazione e questo risultato sono palesi nel settore dei prodotti petroliferi, dove il differenziale tra il costo del prodotto all’origine e quello finale di vendita, lasciato alla inefficace discrezione del “libero mercato”, si traduce quasi sempre in strepitosi guadagni per le imprese del settore e rarissimi guadagni per i consumatori, che vedono il prezzo scendere solo in presenza di gravissime crisi.

In linea generale è pertanto vero l’opposto di quello che la martellante propaganda “pro mercati” vuole farci credere, e cioè è vero che i mercati, nell’interesse della gente, devono essere severamente regolati, non l’inverso.

Soprattutto nella fascia del mercato finanziario, relativamente nuova nei mercati ma in crescita vertiginosa, si pretende che essa sia lasciata completamente libera perché, dicono, ogni regola farebbe scappare gli investitori da un altra parte. Effettivamente, nel mercato globale oggi esistente, con computers che tengono allacciati i mercati di tutto il mondo in tempo reale, questo è possibile ed avviene sistematicamente. Ma questa è proprio la prova che il mercato ha bisogno di essere regolato seriamente e severamente, non il contrario.

Sappiamo benissimo che non è facile mettere regole in un mercato che è già globalizzato. Se però è vero che non è facile, è vero anche che non è impossibile.

Quello che è successo nel 2008 è il risultato della troppa libertà lasciata al mercato finanziario. La crisi che si è innescata non è ancora terminata. Anzi, si puo’ dire senza paura di essere smentiti che, specialmente in Europa, la crisi è appena iniziata e deve ancora produrre gli effetti più nefasti. A farne le spese sarà, come sempre, la popolazione, lasciata dai propri governi indifesa.

Sembra incredibile, ma dopo quattro anni dall’inizio di quella terribile crisi ancora non si è fatto praticamente nulla di importante per regolare il mercato finanziario.

Se oggi non avvengono le stesse cose che abbiamo visto nel 2008 non è perché il mercato ha imparato ad autoregolarsi, ma perché non ha ancora potuto ricostruire una qualunque bolla arrivata al punto di scoppiare.

Nonostante gli immensi sacrifici imposti alle popolazioni per uscire dalla crisi, se ci sarà una ripresa e il mercato finanziario sarà rimasto libero di fare ciò che gli aggrada, basteranno pochi anni e saremo di nuovo da capo con un altra terribile crisi.

Il mercato non si autoregola mai, compete e basta. Quando non ci sono regole le vittime della competizione sono sempre i più deboli, questa, in linea generale, è l’unica regola certa.

Nel caso del campo finanziario le sicure vittime sacrificali di questo perverso sistema sono perciò i meno ricchi. E’ una equazione semplicissima. Anche i ricchi ovviamente possono perdere soldi, ma solo con quelli più ricchi e più potenti di loro. In una competizione senza regole chi è più forte e determinato vince sempre, perciò chi ha più soldi si difende meglio e chi ha meno soldi è sempre predestinato a perdere.

Eppure, grazie alla propaganda e alla troppa informazione ignorante o compiacente, continuano a farci credere che i mercati finanziari devono restare assolutamente liberi, con il minimo indispensabile dei controlli.

Ecco, questo è proprio il punto critico. Nell’attuale mercato finanziario, ancora praticamente completamente libero, sono gli speculatori a comandare, e per loro le uniche regole che vanno bene sono solo quelle che impediscono di rubarsi soldi tra di loro. Ovvero, tutto il contrario di quello che converrebbe invece a noi semplice popolazione e comuni risparmiatori. A noi infatti, tutto sommato, interessa poco se loro si rubano soldi tra di loro, interessa molto di più invece che non riescano a mettere impunemente le

mani sui nostri risparmi e a farceli sparire, come hanno fatto nel decennio trascorso e continuano tranquillamente a fare grazie all’assenza di regole.

Vista la quasi totale inazione delle istituzioni, non è molto quello che il comune cittadino puo’ fare per fermare questa tendenza perversa, ma chi ha la fortuna di vivere in una seria democrazia ha un arma efficacissima per difendersi da questi abusi: il voto. Presto sia in Italia che negli Stati Uniti d’America saremo chiamati al voto. Facciamolo valere dando la preferenza a quei candidati che promettono di agire per regolare di più e meglio i mercati, non a quelli che falsamente vagheggiano la libertà dei mercati come fonte di crescita e di ricchezza o come ricetta sicura per creare milioni di posti di lavoro, che forse vengono in parte creati, ma altrove.

La verità è che un mercato finanziario completamente libero farà solo gli interessi di alcune banche e degli speculatori, mai della gente comune e dei semplici risparmiatori.

Fonte: Rinascita 23 Luglio 2012

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