di Alessandro Lattanzio
Stato&Potenza
La NATO terrà il 20-21 maggio 2012, il suo 25.mo vertice nella città natale del presidente Obama, Chicago, negli Stati Uniti. Il vertice si concentrerà principalmente su tre temi principali: l’impegno dell’Alleanza in Afghanistan, durante e dopo la transizione, garantendo all’Alleanza una presenza nel territorio afgano; affrontare le sfide del 21° secolo; e il rafforzamento della rete dei partner della NATO in tutto il mondo.
In un periodo di austerità, la NATO inoltre cerca di garantirsi un migliore rapporto qualità-prezzo nella spesa per la difesa. Con la crisi finanziaria che minaccia i bilanci della difesa, la NATO spingerà i paesi aderenti a cooperare maggiormente.
A Chicago, la politica della “difesa intelligente”, ovvero la priorità alla specializzazione e alla cooperazione, sarà trasformata in una strategia a lungo termine. Questa strategia si fonda su alcuni elementi principali: programmi multinazionali per affrontare le carenze critiche, i progetti multinazionali a lungo termine sulla difesa missilistica, la sorveglianza del territorio dell’alleanza e il controllo della spazio aereo, e infine i programmi strategici per il 2020 riguardanti l’area congiunta dell’intelligence, della sorveglianza e della ricognizione, e il rifornimento aria-aria.
Chicago sarà l’occasione per la NATO di ampliare le reti delle partnership e di approfondirne le relazioni, in un momento in cui la cooperazione non è più considerata un lusso, ma una necessità.
Il vertice dovrà trasformare le decisioni prese al vertice di Lisbona, nel novembre 2010, in iniziative concrete. Ciò implica che gli alleati dovranno continuare ad investire capitale politico, militare ed economico per mantenere la forza della NATO.
In tale ambito, la base aeronavale di Sigonella acquisirà un preminente ruolo strategico, come spiega il Capitano di Vascello T. J. Quinn, Comandante della NAS, “essa continuerà a fornire supporto logistico ed operativo all’EUCOM, al CENTCOM, alla NATO, alla Sesta ed alla Quinta Flotta dell’US Navy. Tale supporto viene fornito non solo grazie alle infrastrutture aeroportuali della base, che condividiamo con il 41° Stormo dell’AMI…, ma anche grazie alle risorse presenti sulla Maribase di Augusta, dove sono di servizio le nostre forze navali di superficie”. Nell’ambito della NAS Sigonella, opera l’Operations Department che supervisiona vari reparti dedicati al controllo del traffico aereo, alla gestione delle apparecchiature elettroniche della base AGS (sorveglianza e spionaggio elettronico), alla movimentazione degli equipaggi, dei carichi e dei velivoli, alla gestione del MEDEX, la squadriglia dei servizi di collegamento e, infine, il centro operativo globale della flotta di droni o UAV (Velivoli Senza Equipaggio), velivoli-robot teleguidati da terra da squadre di operatori.
Il nuovo sistema di controllo, l’Alliance Ground Surveillance, comprende quindici paesi aderenti alla NATO: Italia, Bulgaria, Repubblica ceca, Estonia, Germania, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Norvegia, Romania, Slovacchia, Slovenia, Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia. Il segretario generale della NATO, Anders Fogh Rasmussen, aveva salutato il programma AGS come primo esempio dell’Alleanza nel condividere le risorse in un momento di crisi economica.
Sigonella, così, sarà la base operativa di cinque velivoli-robot Global Hawk. Già durante l’aggressione alla Libia, la base di Sigonella aveva ospitato due UAV Global Hawk e diversi MQ-1 Predator. Quei Global Hawk furono i primi ad essere usati in guerra, quando furono impiegati in missioni di combattimento per valutare i danni inflitti alla Libia. Il 21 aprile 2011, il presidente Barack Obama aveva autorizzato il Dipartimento della Difesa statunitense ad utilizzare i Predator e gli MQ-1 armati, attaccando le aree di Tripoli e Misurata. Durante la campagna aerea, i Predator statunitensi lanciarono 145 attacchi, sparando centinaia di missili AGM-114 Hellfire.
La NATO spenderà 3 miliardi di euro per acquistare e gestire altri cinque Global Hawk della Northrop Grumman, che verranno costruiti per colmare le lacune svelatesi durante la guerra aerea alla Libia. Il costo comprende 1 miliardo di euro per le stazioni di supporto, le tecnologie delle immagini e l’addestramento degli operatori, e due miliardi per la base che da Sigonella gestirà i velivoli nei prossimi venti anni. “La Libia ha mostrato l’importanza di avere una tale capacità“, dichiarava un ufficiale della NATO.
Al centro controllo AGS di Sigonella faranno riferimento le basi per gli UAV statunitensi di Kirkuk, Baquba, Balad, Tallil e al-Asad in Iraq; le basi di Jalalabad, Kandahar, Bagram, Camp Leatherneck, Camp Dwyer, Combat Outpost Payne, le Forward operative base (FOB) Edimburgh e Delaram II, in Afghanistan. A questa rete si aggiunge la base di al-Dhafra negli Emirati Arabi Uniti, utilizzata anche dalla CIA, e la base al-Udeid in Qatar, da cui l’US Air Force conduce operazioni di comando e controllo degli UAV impiegati in Afghanistan e Pakistan. Infine vi è la nuova base segreta per i droni della CIA, in Arabia Saudita, che opera sullo Yemen.
Nel 2009, il New York Times aveva riferito che la Xe Services (Blackwater), gestiva gli UAV Predator della CIA, da “basi segrete in Pakistan e in Afghanistan.”
In Africa, l’esercito statunitense impiega Camp Lemonier, ex base della legione straniera francese a Gibuti, come base per gli UAV Predator che conducono missioni sulla Somalia. Vi è un’altra base nelle Seychelles, nell’Oceano Indiano, da cui operano tre o quattro UAV Reapers, e circa 100 tra militari e contractor statunitensi, che sorvegliano le attività dei pirati nelle acque della regione. Gli Stati Uniti, inoltre, hanno inviato quattro piccoli droni tattici in Uganda e nel Burundi, destinati ad essere impiegati dalle forze armate di questi paesi.
Alessandro Lattanzio
Fonte: Stato&Potenza 20 Aprile 2012
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