domenica 21 aprile 2013

Perché il FMI non può affrontare la verità sul fallimento dell'euro?

Voci dall’estero

Sul Telegraph ci si interroga sul perché  il  FMI, invece di inchiodare i leader UE alle loro responsabilità,  continui a rassettare il ponte del Titanic mentre la nave affonda...

imf

di Jeremy Warner - Sono stato a Washington questa settimana per la riunione di primavera del Fondo Monetario Internazionale. Vorrei poter dire che si è vista la luce in fondo al tunnel, ma la realtà oggettiva è che siamo ancora in una depressione profonda. Mi dispiace usare luoghi comuni, ma mi vengono alla mente due espressioni: giocherellare mentre Roma brucia, e risistemare le sedie sul ponte del Titanic.

In "Le conseguenze economiche della pace", l'economista britannico John Maynard Keynes ha scritto che la sua scelta in qualsiasi negoziato o arbitrato era "dire la verità violenta e spietata", ma nelle discussioni di questa settimana non c'è stata nessuna dimostrazione in questo senso. Invece di affrontare le cause alla base del disastro economico attuale - il fallimento dell'euro - il dibattito si è incentrato su questioni marginali di bilancio e monetarie, come il ritmo troppo veloce del consolidamento fiscale nel Regno Unito e negli Stati Uniti.

Che il chief economist del FMI, Olivier Blanchard, e il suo direttore generale, Christine Lagarde, possano pensare che qualche allentamento dei cordoni della borsa fiscale nel Regno Unito siano misure adeguate e in grado di riportare alla crescita, quando in Europa è in corso una crisi così profonda, non è solo strano, è patetico. Ho già scritto sulle gravi carenze del FMI nell'affrontare la peggiore crisi economica dalla seconda guerra mondiale nell'edizione cartacea odierna del Daily Telegraph, ma c'è ancora molto da dire in proposito.

Invece di costringere i leader della zona euro ad affrontare la verità - che il loro progetto nella sua forma attuale sta facendo fallire non solo loro, ma l'intera economia mondiale - lo stesso FMI si affanna su questioni irrilevanti, come quella se nel Regno Unito ci sia lo spazio fiscale per un po' più di indebitamento al fine di alimentare la domanda. Peggio ancora, va avanti nel tentativo di sostenere ciò che chiaramente, nella sua forma attuale, rappresenta uno sforzo insostenibile.

Uno dei grande "puzzle" in discussione questa settimana al FMI è il motivo per cui il massiccio stimolo monetario applicato alle economie avanzate nel corso degli ultimi quattro anni ha avuto così poco effetto. Avrei pensato che la risposta fosse ovvia. Si può avere gestione della domanda quanto si vuole, ma finché i sottostanti squilibri nell'economia mondiale non sono affrontati e restano irrisolti, imprese e famiglie non avranno la fiducia necessaria per spendere e investire.

Il più grande esempio di questi problemi è nella zona euro. E' evidente da lungo tempo che ci sono solo due soluzioni definitive al malessere della moneta unica. O si rompe, consentendo alla magia delle valute fluttuanti di ripristinare l'equilibrio economico dell'Europa, oppure si deve rapidamente passare ad un'unione di trasferimento su larga scala, con le nazioni surplus che sovvenzionano le economie deficitarie. Invece di costringere i leader della zona euro ad affrontare questa scelta, il FMI acconsente a soluzioni tampone che non riescono ad affrontare i problemi di fondo.

Se si impedisce ai prezzi relativi di muoversi per ristabilire l'equilibrio nell'economia europea, che è ciò che in effetti fa la moneta unica, allora l'intero processo di aggiustamento economico diventa praticamente impossibile. Perché al FMI queste cose non vengono dette, apertamente e onestamente? Perché si permette ai leader politici della zona euro di sfuggire a un problema che provoca miseria e povertà non solo all'interno dei suoi confini, ma in tutto il mondo industrializzato?

Nel corso di una conferenza stampa tenuta questo venerdì, Olli Rehn, vice presidente della Commissione europea, ha detto che la strategia dell'austerità fiscale stava funzionando, che il deficit della zona euro si sarebbe dimezzato dal 6 al 3 per cento quest'anno, consentendo al ritmo del consolidamento fiscale di rallentare dal 1,5 per cento dello scorso anno allo 0,75 per cento del prossimo anno. Questo ritmo è più lento che negli Stati Uniti, e lui non accetta di prendere lezioni da nessuno sulla inutile asprezza della medicina fiscale che viene dispensata.

Purtroppo, è proprio questo il problema. Questi sono dei dati aggregati, sostanzialmente influenzati dal fatto che la Germania, di nuovo tornata a qualcosa di simile a un bilancio in pareggio, quest'anno sta terminando il consolidamento fiscale. Lo stesso non vale per le nazioni più deboli della zona euro, dove c'è ben poca tregua. La zona euro è ancora un insieme di 17 nazioni sovrane, alcune in surplus e alcune in deficit, ma Rehn parla come se si trattasse di un solo paese. La sua analisi è quindi ridicola. Se si dovesse aggregare l'intera economia mondiale, ci troveremmo in uno stato di perfetto equilibrio. Eppure, come sappiamo, al suo interno ci sono enormi surplus ed enormi deficit.

La situazione attuale è senza speranza. C'è troppo capitale politico, troppi ego e troppe carriere che cavalcano la continuazione dell'unione monetaria per poter ammettere il fallimento. Il FMI è stato istituito per affrontare le crisi economiche internazionali proprio di questo genere. Eppure trovandosi di fronte alla più grande crisi dalla seconda guerra mondiale, il fondo si è dimostrato inadeguato al compito.

La crisi, temo, diventerà molto più grave prima che la volontà collettiva si risolva ad affrontarne le cause più profonde. Come è triste che per farsi ricoverare in ospedale occorra prima spararsi su un piede!

Fonte: Voci dall’estero 20 Aprile 2013

1 commento:

  1. se si vive nel mondo delle favole e quindi si vede l'fmi come un'ente "buono", la domanda - titolo ha un senso...

    se invece si è realisti la risposta è più che scontata...

    lelamedispadaccinonero.blogspot.it

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