di Maria Rita D’Orsogna
dal Blog No all’Italia Petrolizzata
People want not only fresh air and clean water, they want a stronger voice about what’s happening around them
Sono tornata a casa, a Los Angeles dopo un mese di incontri, avventure di vario genere, persone, storie, stanchezza, petrolieri infiltrati, mucche, laghi, città d'arte e mani da stringere.
Delle tante cose di cui parlare, una che mi colpisce accade in Cina.
Ci sono stata l'anno scorso a Pechino, e prima ancora a Shangai. Il cielo di Novembre un anno fa era pesante, grigio anche quando si intravedeva un pallido sole, e l'aria si sentiva che era sporca. Ricordo un grande senso di affollamento, di martellamento mediatico, nel metrò, per strada e in generale si vedevano proprio le due facce della nazione: la voglia di progresso, di parlare e confrontarsi con gli occidentali, ma anche un disordine urbano, sociale, senza ordine. Al paragone le città americane sembrano bastioni di eleganza e di grazia.
Ricordo anche che quando feci il mio talk sul petrolio d'Abruzzo e d'Italia all'Università di Pechino, proprio un anno fa, gli studenti mi dissero che cose del genere non sarebbero mai potute succedere lì: il governo centrale è troppo forte, arrivano, decidono, e chi si è visto si è visto, incuranti del popolo e che per questo la gente neanche si scomoda a porseli certi problemi.
E invece… invece la protesta popolare riesce a smuovere le montagne anche in Cina.