di Margherita D’Amico (Biologa Patologa vegetale)
“Non si può risolvere un problema con la stessa mentalità che lo ha generato” A. Einstein
Da qualche decennio stiamo vivendo un paradosso. Assistiamo all’evoluzione della scienza e delle tecniche e contemporaneamente all’involuzione della democrazia e del benessere sociale. Una nuova guerra, subdola e silenziosa, sta sconvolgendo quei principi universali, duramente conquistati, che hanno portato le popolazioni umane a essere sovrane del proprio paese e della propria vita.
E’ difficile ricondurre tutto ad un’unica causa. Credo siano state decisive, in questa guerra, la disinformazione, la cattiva informazione e la manipolazione della stessa attraverso le armi della persuasione di massa. Le armi per combattere la cattiva informazione andrebbero rinvenute nello sviluppo del senso critico necessario a comprendere cosa ci accade attorno, per dare un reale contributo al recupero della sovranità popolare. Dobbiamo quindi porci delle domande.
Una delle ultime frontiere dell’evoluzione scientifica sono le biotecnologie, a proposito delle quali gli interrogativi da porsi sono:
- Chi è il beneficiario delle biotecnologie?
- Chi paga le conseguenze dei rischi di questi prodotti?
- Chi si arricchisce sfruttando, minacciando le risorse naturali (materia prima delle biotecnologie) come se fossero un bene privato?
La risposta alle prime due domande è l’umanità nel suo complesso, cioè l’insieme di tutti gli esseri umani e la qualità della condizione umana. Vista in termini di sopravvivenza, la condizione umana è notevolmente migliorata negli ultimi cento anni, soprattutto nei paesi economicamente sviluppati. In questi stessi paesi il concetto filosofico della condizione umana credo sia molto ben espresso da alcuni versi di Leopardi contenuti ne “La quiete dopo la tempesta”:
Piacer figlio d’affanno;
Gioia vana ch’è frutto
Del passato timore […].
… …
Uscir di pena È diletto fra noi.
Pene tu spargi a larga mano; il duolo
Spontaneo sorge: e di piacer, quel tanto
Che per mostro e miracolo talvolta
Nasce d’affanno, è gran guadagno.
In questo senso la ricerca del piacere, che dovrebbe scaturire dall’amor proprio, spesso si limita alla sua forma egoistica senza portare alcun beneficio all’umanità. Ecco, forse, da dove deriva il pessimismo di fondo di questi versi riguardo la condizione umana. Lì dove prende il sopravvento la ricerca sola ed esclusiva del piacere effimero e solitario non può esserci democrazia e condivisione. La condizione umana non può per definizione prescindere dalla totalità degli esseri umani. Non è di pertinenza solo di alcune popolazioni ma è la condizione dell’essere umano inserito nell’unico contesto possibile: la Natura.
Sappiamo che la storia dell’uomo, per quanto lunga possa apparire, è solo un battito d’ali rispetto alla storia della natura, e non bisogna tralasciare il fatto che anche l’uomo è un suo prodotto, probabilmente con una caratteristica in più: la consapevolezza della propria condizione.
La natura, con le sue leggi, impone dei limiti che alcuni uomini affannosamente cercano di superare, ma è una mera e triste illusione. Per quanto la natura possa essere turbata dalle “sorti umane e progressive”, riprenderà il suo equilibrio con o senza l’uomo.
Oggi, chi ha l’ardire di dichiarare guerra alla natura in nome dell’umanità? La risposta è sotto gli occhi di tutti. Sono quelle società di uomini che traggono enormi benefici economici a scapito di tutti gli altri esseri viventi e che spesso si nascondono dietro le multinazionali. Queste, nell’arco di pochi decenni, hanno costituito un vero e proprio potere economico mondiale dal quale oggi dipende la sopravvivenza di tutte le popolazioni, ormai strette nella morsa della globalizzazione. In questo scenario, le multinazionali, come quelle dei settori agroindustriale, farmaceutico e della finanza, hanno acquisito il potere di mettere a repentaglio il progresso economico e sociale conquistati nel corso dell’intera evoluzione umana.
Da sempre l’uomo ha cercato di adattare l’ambiente al proprio modo di vivere, ma fino ad oggi non si era mai sostituito alla selezione naturale, neanche quando ha cominciato a coltivare la terra, scegliendo le colture più adatte alla propria alimentazione. Fino ad oggi si sono migliorate le varietà colturali seguendo le leggi della natura (per esempio la compatibilità sessuale degli incroci). Cosa ben diversa è, invece, creare organismi nuovi mescolando genomi naturalmente incompatibili.
Le multinazionali, in accordo con i poteri politici, hanno fatto intendere, attraverso l’uso demagogico e strumentale del “principio di equivalenza sostanziale”, che i prodotti OGM siano la stessa cosa dei prodotti ottenuti attraverso il miglioramento genetico classico. Nel maggio 2002 la Food and Drug Administration ha pubblicato un articolo dal titolo “Alimenti derivanti da nuove varietà di piante”, in cui si legge chiaramente che gli alimenti ottenuti dagli OGM devono essere regolati dalle stesse leggi che regolano gli alimenti ottenuti dai tradizionali incroci delle piante. Il responsabile per le biotecnologie della FDA, James Maryanski, ha dichiarato che non ci sono nuove leggi che regolamentano gli OGM per pura e semplice volontà politica senza il supporto di dati scientifici.
Il “principio di equivalenza sostanziale”, enunciato per la prima volta negli Stati Uniti negli anni ’90, è ormai accettato anche in Europa. Questo è il risultato della cattiva fede e, soprattutto, della pessima informazione. I sostenitori dei grossi vantaggi derivanti dalla produzione degli OGM, involontariamente, e, quindi, per ignoranza, non tengono conto del fatto che è possibile creare OGM grazie all’ampia biodiversità presente sul nostro pianeta. Allo stesso tempo, trascurano il fatto che la diffusione degli OGM potrebbe costituire la principale minaccia della biodiversità. Attualmente non ci sono dati scientifici sufficienti che dimostrino né la pericolosità, né quale sia il reale rapporto costo/beneficio. Quindi, diffondendo la cultura e le colture degli OGM andiamo verso l’ignoto. Non sappiamo quale sarà il reale impatto sui già delicati equilibri dei vari ecosistemi e delle biocenosi (uomo compreso).
Da chi è pilotata questa pessima informazione? Sempre dalle stesse multinazionali che grazie al potere economico, furbescamente conquistato e consolidato, assoldano, come fossero mercenari, intelligenze in tutti gli ambiti (politico, informativo, scientifico, culturale). E’ difficile per i singoli resistere a una buona offerta economica e non vendere, a volte inconsapevolmente, l’anima al diavolo di turno. Dipende solo dal proprio grado di consapevolezza.
L’impatto delle biotecnologie e dei loro prodotti è su scala mondiale e quindi interessa l’intero genere umano. Per questo motivo tutti abbiamo l’obbligo di informarci per condividere o contrastare determinate decisioni come quella della diffusione e commercializzazione degli OGM. Dobbiamo sforzarci di capire quali sono i vantaggi e i rischi della diffusione dei prodotti che derivano dalle biotecnologie.
D’altro canto è impossibile recuperare informazioni se il mondo scientifico-accademico, che meglio di ogni altro conosce le problematiche legate alle biotecnologie, resta un mondo “d’élite”, staccato dalla realtà sociale, incapace di comunicare se non all’interno di congressi internazionali, dove, sempre più spesso, sembra si parli solo per se stessi. Non c’è la volontà di presentare alla società civile i risultati delle ricerche, soprattutto quelle finanziate con fondi pubblici, per cui i non addetti ai lavori, pur volendo, non sanno come informarsi. Visto quindi che il mondo accademico, in maniera autonoma, ha difficoltà a comprende l’importanza della divulgazione scientifica anche ai non addetti ai lavori, deve essere la società civile a pretendere l’instaurarsi di una corretta e comprensibile comunicazione scientifica che mostri i risultati delle biotecnologie e le implicazioni dei suoi prodotti nella vita di tutti.
Decisioni come quelle della Monsanto, di commercializzare semi OGM di mais, appellandosi al principio di sostanziale equivalenza ai prodotti non OGM, creano enormi problemi economici e culturali. Un esempio è quanto è accaduto alle popolazioni messicane, dal momento in cui si è messo a rischio, a causa della presenza molto ravvicinata di colture di mais OGM, la sopravvivenza di antiche e preziose varietà di mais. Cosa che non sarebbe accaduta se ci fosse stata una chiara e corretta informazione pubblica.
E’ bene ricordare che importanti multinazionali come la Monsanto, che adesso opera nel settore agro-industriale ed è leader mondiale nell’ambito delle biotecnologie (il 90% degli OGM commercializzati nel mondo sono Monsanto), sono nate come imprese chimiche. In particolare la Monsanto produceva PCBs (policlorobifenili) utilizzati nei condensatori, trasformatori, vernici, adesivi, sigillanti e pesticidi. I PCBs sono stati vietati negli anni ’80 perché ritenuti molto inquinanti e persistenti nell’ambiente. Essendo stati commercializzati in tutto il mondo hanno contaminato l’aria e l’acqua di tutto il pianeta. Perfino nel sangue degli orsi polari sono state ritrovate alte dosi di PCBs.
E’ evidente che queste multinazionali agiscono al limite (e oltre, per esempio utilizzando semi terminatori, cioè sterili) della legalità con il benestare dei governi che, pressati o attirati dall’enorme giro di affari, enunciano principi come quello dell’equivalenza sostanziale tra prodotti OGM e prodotti naturali non OGM, evitando così di emanare delle nuove leggi che possano regolamentare questi nuovi prodotti. Per leggere in modo critico e quindi corretto quelli che sono oggi gli obiettivi di queste multinazionali è necessario considerare anche la loro storia, non come strumento pregiudizievole ma per prestare il corretto grado di attenzione all’enorme impatto che ha il loro comportamento nella vita di tutti.
Così come la democrazia prevede la partecipazione di tutti, è necessario che anche la scienza e le sue conquiste siano partecipate, poiché riguardano tutto il genere umano. Quindi informiamoci e chiediamo un’informazione chiara, per sviluppare il nostro senso critico e riportare la democrazia nei nostri paesi, senza la quale perderemo la consapevolezza della nostra condizione e metteremo nelle mani di pochi uomini il destino di tutti.
Di questo siamo consapevoli?
Fonte: http://www.fondazionedirittigenetici.org/fondazione/new/index.php
http://www.trameindivenire.it/2012/07/09/riflessioni-su-scienza-e-democrazia/
Tratto da: Riflessioni su scienza e democrazia | Informare per Resistere 16 Luglio 2012
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti sono moderati e quindi non saranno visibili immediatamente