Qualche visita ai vecchi amici, qualche stretta di mano ai vecchi sodali, qualche foto con i nuovi padroni: l’attivismo montiano si riduce a fare comparire la parola crescita nei titoli di giornali stracolmi di tasse, diritti negati, cialtronerie da neofiti, minacce alla libertà, cachinni contro l’antipolitica da parte di chi si rifiuta di fare politica, moniti vibranti dai reparti di geriatria. Crescita va sempre bene, rassicura, promette, illude e dopotutto è solo una parola che ognuno può interpretare come gli pare e che dunque si può spendere facilmente, soprattutto ora che uno dei complici dell’Europa tradita, rischia seriamente la poltrona. Che Hollande batte alla chiusa imposta.
Ma noi sappiamo che cosa intendono Monti, Merkel, Barroso e i liberisti di lungo corso con questa parola: privatizzazioni e liberalizzazione totale del lavoro. Poco importa che questo non serva a far crescere l’occupazione, che faccia carta straccia del modello europeo di sviluppo, che umili i diritti e crei una sempre più netta divaricazione sociale. Nel verbo liberista la crescita s’intende come aumento dei profitti i quali – per puro atto di fede che sfida i misteri più tetragoni delle fedi tradizionali e travalica nel magico- dovrebbero far aumentare la ricchezza globale.