Il processo che prometteva verità e giustizia in tempi rapidi sembra impantanarsi. Nuovi particolari emergono dalle confessioni degli imputati Vittorio è stato pedinato per due mesi. A ucciderlo sono stati in tre.
MICHELE GIORGIO
Gaza, 06 gennaio 2012, Nena News – Ha un limite la comprensione per i problemi e le difficoltà che a Gaza attraversa il sistema giudiziario. Non è accettabile quanto è accaduto ieri alla Corte militare della Striscia dove da quattro mesi è in corso il processo agli imputati per il sequestro e l’assassinio di Vittorio Arrigoni compiuti lo scorso aprile a Gaza da una sedicente cellula salafita.
Le indiscrezioni annunciavano un’udienza di particolare importanza. Speravamo perciò di assistere ad un dibattimento concreto, sui motivi di un sequestro e di un assassinio che hanno generato forte sdegno a Gaza e in Italia. Vittorio era un amico dei palestinesi, era impegnato a diffondere informazioni dettagliate e continue sulla condizione di Gaza e a cercare di proteggere, con la sua presenza nelle aree a rischio, contadini e pescatori (i più danneggiati dalle misure nei confronti di Gaza che attuano le autorità militari israeliane). Ma ieri le cose sono andate nella direzione opposta a quella sperata. L’ultima udienza è stata la più breve delle nove che si sono svolte dallo scorso 8 settembre ad oggi ed anche la più inutile e, per certi versi, paradossale.