venerdì 1 febbraio 2013

Unione europea: la Nato bussa a quattrini

Il segretario generale dell’Alleanza Atlantica Rasmussen, nonostante la crisi che attanaglia il Vecchio Continente, chiede altri danari all’Unione europea per sostenere i costi della difesa comune e potenziarla
rasmussen

di Andrea Perrone
Rinascita

L’Alleanza Atlantica pretende altri soldi dall’Ue per sostenere i costi della difesa. Il segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen (nella foto) nella sua relazione annuale ha chiesto agli Stati membri Ue di spendere di più per la difesa nonostante la crisi economica e  non ha mancato di lanciare una chiara minaccia all’Unione europea sottolineando che altrimenti rischia di perdere la “solidarietà” degli Stati Uniti. “Se le attuali tendenze alla spesa per la difesa dovessero continuare, queste limiterebbero le capacità pratiche delle nazioni europee nella Nato di lavorare insieme con i loro alleati del Nord America. Ma si rischierebbe anche di indebolire il sostegno politico per la nostra alleanza con gli Stati Uniti”. Ma ha voluto precisare che nonostante tutto la Nato è ancora “la potenza militare più importante del mondo”. Tuttavia, ha proseguito Rasmussen, la situazione a livello mondiale desta preoccupazione. “Le sfide alla sicurezza del XXIesimo secolo – il terrorismo, la proliferazione, la pirateria, la guerra informatica, Paesi instabili – non se ne andrà come ci concentriamo, che fissa le nostre economie”, ha commentato il segretario.

A questo punto l’ex premier danese ha chiarito quali sono le vere preoccupazioni della Nato nei confronti dei suoi nemici. “L’ascesa delle potenze emergenti – ha chiosato il segretario generale – potrebbe creare un crescente divario tra la loro capacità di agire e di esercitare influenza sulla scena internazionale e la nostra capacità di farlo”. Sempre nel rapporto presentato da Rasmussen si afferma che gli Stati Uniti hanno contribuito nel 2012 con il 72 per cento della spesa per la difesa dei Paesi membri dell’Alleanza, rispetto al 68% del 2007. Francia, Germania, Italia e Regno Unito concorrevano per il resto della somma, ma di recente il contributo francese è sceso vertiginosamente.

“Tutto ciò ha il potenziale di minare la solidarietà dell’Alleanza e mette a rischio la capacità degli alleati europei di agire senza il coinvolgimento degli Stati Uniti”, è scritto nel rapporto. E aggiunge che il contributo della Nato, in proporzione alle spese militari mondiali sceso al 60 per cento nel 2011 dal 69 per cento del 2003, è quello di raggiungere il 56 per cento nel 2014.

La “preoccupazione” di potenziare le capacità di difesa dell’Unione europea non è nuova, ovvero per rassicurare l’impero a stelle e strisce che qualora vi sia una crisi in giro per il mondo l’Europa-colonia possa intervenire militarmente utilizzando le sue forze senza il bisogno di contare su quelle degli Usa, le cui casse sono ormai vuote per le spese sostenute nelle “guerre infinite” in ogni dove nel mondo. D’altronde già due anni fa, l’ex segretario alla Difesa Robert Gates in un discorso tenuto a Bruxelles aveva lanciato l’allarme sui conti della difesa Ue. La necessità di investire di più sulla creazione di un esercito comune europeo nasce dalla crisi economica che grava anche sugli Stati Uniti, ma in questo caso proprio sulla Nato, che possiede un debito di 400 miliardi di dollari. Gli Usa per questo stanno tentando di smarcarsi il più possibile dalle imprese che può compiere autonomamente l’Unione europea con la creazione di un comando generale unificato e un esercito comune in ambito Ue.

“La realtà schietta è che vi sarà un venir meno della volontà e della pazienza da parte del Congresso degli Stati Uniti”, ha minacciato Rasmussen, nel voler “spendere fondi sempre più preziosi a favore di nazioni che sono solo apparentemente disposte a dedicare le risorse necessarie e in grado di apportare delle modifiche necessarie alla loro difesa”.

Le preoccupazioni di Gates e di Rasmussen non sono confinate soltanto alla Nato. Parlando a Bruxelles al margine del vertice dei ministri degli Esteri Ue infatti il polacco Radek Sikorski, ha sottolineato che il blocco dei Ventisette ha bisogno di una difesa propria. “Ritengo - ha dichiarato il ministro di Varsavia alla stampa - che la crisi del Mali mostri quanto sia necessario perché la prossima crisi potrebbe avvenire ancora più velocemente e abbiamo bisogno di essere in grado di reagire istantaneamente”. Un tema costante questo per la Polonia che si prodiga insieme ad altri Stati membri dell’Unione europea a creare una difesa comune europea che sia capace di intervenire tempestivamente in ogni angolo del mondo su mandato dell’Occidente euro-atlantico e seguendo le linee guida del think-tank denominato Weimar Plus che nel dicembre scorso ha tenuto un vertice dei Paesi Ue nella capitale francese. Un summit importante a cui hanno preso parte i ministri degli Esteri e della Difesa Ue per parlare del futuro dell’Unione europea sul piano militare e della sua stessa difesa da qualsiasi minaccia esterna con la volontà di migliorare l’industria bellica al fine di competere in modo equanime con gli Stati Uniti. Sono questi alcuni dei punti affrontati nella capitale francese dall’organizzazione politico-militare denominata Weimar plus, da alcuni definita una vera e propria lobby, che non vede però la partecipazione del Regno Unito, e del quale i Paesi membri del Weimar plus hanno richiesto la presenza. L’accordo di Weimar, tenutosi per la prima volta nell’aprile 1992 a Bergerac, ha rappresentato un’intesa inizialmente a tre e comprendeva Francia, Germania e Polonia. Si è rafforzata solo di recente con l’ingresso di altri Stati dell’Unione come l’Italia e la Spagna: e per questo si è trasformata in Weimar plus.

Nel corso del summit i ministri di Francia, Germania, Italia, Polonia e Spagna hanno avanzato la richiesta della creazione di un esercito Ue per tenersi pronti a realizzare operazioni e missioni all’estero puntando ad un intervento comune. Alla fine del vertice il documento pubblicato ha sottolineato l’importanza dell’armamento o i settori sui quali è necessario mantenere gli occhi aperti, per cui non devono essere sottovalutati, ovvero “spazio, missili balistici di difesa, droni, rifornimento di aerei in volo, capacità di trasporto aereo, supporto medico alle operazioni e la cosiddetta Software Defined Radio”. Il quotidiano britannico Telegraph dopo il summit parlando della vicenda ha ricordato “una fonte di alto livello francese” che sostiene l’idea di creare un comando operativo, in grado di diventare un “frutto maturo” nel lungo termine, quando le operazioni militari e di peacekeeping dell’Unione europea si moltiplicheranno notevolmente. Il tutto naturalmente al servizio dell’Occidente euro-atlantico per esportare la “democrazia” e mantenere il controllo su popoli e risorse energetiche.

Fonte: Rinascita 1 Febbraio 2013

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