di Filippo Ghira
Rinascita
L’ex Goldman Sachs esalta l’acquisto di titoli pubblici triennali da parte della Bce e i prestiti fatti alle banche
L’uomo della Goldman Sachs si considera il salvatore dell’Euro e quindi dell’Unione Europea.
Continua ad insistere con questa lagna Mario Draghi, arrivato alla presidenza della Banca centrale europea, soltanto perché si era ritirato il presidente annunciato, il tedesco Axel Weber, allora capo della Bundesbank. La Bce ha evitato il disastro, ha insistito l’ex direttore generale del Tesoro ed ex governatore della Banca d’Italia.
A suo dire, è bastato annunciare che la Bce avrebbe acquistato titoli di Stato triennali dei Paesi a rischio a causa dell’entità dei loro debiti pubblici perché le pressioni (le speculazioni) sugli stessi si fermassero e riportassero a livelli accettabili lo spread con i Bund tedeschi.
Un intervento, diciamo noi, che calmiererà i rendimenti dei nostri Btp e degli spagnoli Btp ma semplicemente perché la speculazione troverà subito i soggetti (appunto la Bce) pronti a comprare i titoli sui quali avranno speculato.
Così, invece di spingere unitamente ai governi europei e alla Commissione di Bruxelles per un accordo internazionale che imponga un definitivo stop alle speculazioni e alle operazioni allo scoperto che ne sono la premessa, Draghi e compagnia sanno soltanto arrivare a cose fatte, quando la malattia ha già fatto sentire i suoi effetti e con gli speculatori pronti a guadagnarci sopra.
Del resto questa è la filosofia che gente come Draghi ha fatto passare in Europa e nel mondo. La finanza, specie se anglofona, rappresenta la misura della salute dell’economia. Essa deve quindi dettare la linea sulla quale l’economia reale deve incamminarsi. Gli stessi 1.000 miliardi di euro in prestiti triennali al tasso dell’1% che la Bce ha versato alle banche europee sono lì a dimostrare come la finanza sia la padrona del mondo. Quei soldi infatti, versati in due tranches tra novembre 2011 e marzo 2012 sarebbero infatti dovuti servire per sostenere l’economia reale, quindi le imprese e le famiglie. Ma purtroppo per queste categorie che sostengono la domanda interna di beni e servizi, quei soldi sono stati utilizzati dalle banche soprattutto per ricapitalizzarsi. Per rifarsi delle perdite conseguenza di investimenti andati a male e di speculazioni vere e proprie nel periodo 2007-2008 quando scoppiò la crisi finanziaria in America.
Sono state le stesse imprese europee a denunciare questo comportamento anomalo delle banche che hanno utilizzato quei soldi anche per comprare titoli di Stato da mettere in portafoglio e andare sul sicuro per i prossimi mesi. Nel primo e nel secondo caso la Bce a guida Draghi ha confermato di essere il cane da guardia dell’Alta Finanza internazionale e di avere più a cuore le progressive sorti delle banche che dei cittadini e delle imprese. Del resto, cosa ci si può aspettare da un banchiere di scuola anglofona come Mario Draghi che, nonostante questa sua impostazione che avrebbe dovuto costituire un handicap, è arrivato al vertice dell’istituto di Francoforte pensato invece per essere messo al servizio dell’economia continentale? La Bce, infatti, era stata creata frenare le pressioni della finanza americana e di quella britannica e creare in Europa un’oasi di tranquillità. Draghi ha più volte ricordato che il primo compito della Bce è quello di garantire la stabilità dei prezzi nell’area dell’euro. Un’area nella quale non è compresa la Gran Bretagna che non ha mai mostrato la minima intenzione di rinunciare alla sterlina. Come si possa quindi nominare capo della Bce l’ex vicepresidente per l’Europa della Goldman Sachs, uno che ragiona secondo le logiche di Wall Street e della City, rappresenta uno di quelli assurdi che soltanto politici imbecilli e criminali, o autolesionisti, possono aver compiuto.
Eravamo di fronte ad uno scenario disastroso, ha affermato Draghi, al convegno dell'European Banking Congress a Francoforte. Abbiamo calmato le tensioni immediate sullo spread ed evitato la stretta creditizia che altrimenti avrebbe avuto gravi conseguenze per l'economia della zona euro, l'occupazione e la stabilità dei prezzi. La stretta creditizia è invece una realtà con la quale imprese e cittadini devono fare giornalmente i conti. Quindi, cosa millanta Draghi?
Il capo della Bce, dopo aver sostenuto che la fiducia (ma quale, ma dove?) sta tornando nell’Eurozona, ha lamentato che i programmi dei governi per risanare i conti pubblici sono sempre più penalizzati dai mercati finanziari a causa del perso aggiuntivo che devono sopportare per sostenere le banche. Si deve rompere quindi il “circolo vizioso” tra banche e debito pubblico che ha effetti negativi anche sugli sforzi per riportare la sostenibilità delle finanze pubbliche. Pare di capire che, secondo Draghi, si dovrebbero obbligare i cittadini a comprare Btp e Bonos e lasciare che le banche trovino altri campi sui quali speculare grazie ai soldi della Bce.
Fonte: Rinascita 23 Novembre 2012
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