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venerdì 12 aprile 2013

Nuova eugenetica: la troika sa bene quello che fa

L'austerità ci ammala e ci uccide
di  Sergio Cararo
Contropiano 

austerityDalle previsioni del Fmi alla prestigiosa rivista scientifica "The Lancet" giungono conferme inquietanti: vogliono che moriamo prima e adottano misure economiche per raggiungere tale obiettivo.

Qualcuno lo dice più brutalmente qualcuno meno, ma la sostanza coincide. L'Oulook pubblicato esattamente un anno fa dal Fondo Monetario Internazionale scriveva esplicitamente: "I rischi connessi a un aumento dell'aspettativa di vita sono molto alti: se entro il 2050 la vita media dovesse aumentare di tre anni più delle stime attuali, aumenterebbero del 50% i già elevati costi dei sistemi di welfare”. Gli anziani malati? “Se lo vogliono, dovremmo consentirgli di morire in fretta” ha dichiarato tre mesi fa Taro Aso, ministro delle Finanze del Giappone, costretto poi a scusarsi pubblicamente dopo la gaffe sui giapponesi che “peserebbero” in modo eccessivo sulle finanze del paese, a causa delle spese ingenti per le cure mediche.

Si tratta di due indicatori – inquietanti ma chiarissimi – sul come la ristrutturazione complessiva dell'economia capitalista preveda anche morti e feriti, tanti, come in una guerra.

Quando la crisi è determinata dalla sovrapproduzione – innanzitutto di capitali e poi di merci – la regola di monsieur le capital punta esplicitamente alla distruzione degli eccessi di capitale. Non si chiudono solo le fabbriche ma si elimina anche il “capitale umano” in eccesso. Si tengono e mantengono solo i settori di popolazione funzionali alla produzione. Sul resto gli Stati devono “de-responsabilizzarsi” per ridurre i costi. Il capitale umano in eccesso e non più produttivo o funzionale (anziani, poveri, esclusi strutturali dal mercato del lavoro , popolazioni marginali) possono e debbono essere abbandonati a se stessi. La morte perde così ogni fatalità per diventare un fattore di razionalizzazione dei costi e di “igiene sociale”.

In passato a fare il lavoro sporco ci avevano pensato le guerre. Distruzione di capitali in eccesso in quantità notevoli: città e fabbriche distrutte, ponti, strade, ferrovie da ricostruire, popolazione decimata dai bombardamenti e dagli stenti.

Nell'epoca delle armi nucleari praticare questo terreno appare un po' più difficile. I rischi e le incognite sono troppo elevati anche per le classi dominanti. Meglio procedere con una guerra di classe condotta dall'alto e perseguita attraverso misure economiche che, magari più lentamente, producano lo stesso effetto.

sabato 23 marzo 2013

Una cassaforte e un fucile, oppure una banca pubblica? La battaglia di Cipro

Voci dall'estero

Ellen Brown su Seeking alpha punta all'aspetto più cruciale della battaglia di Cipro: il tentativo di far passare i depositanti come dei creditori che devono sostenere le perdite, mentre i veri creditori la fanno franca.

cassaforte

"Se questi problemi diventano davvero gravi ... i piccoli risparmiatori porteranno via i loro soldi dalle banche e si procureranno una cassaforte e un fucile" - Martin Hutchinson a proposito del tentativo di incursione sui depositi bancari a Cipro della UE.

La confisca dei depositi è in preparazione da tempo. I depositanti degli Stati Uniti potrebbero essere i prossimi ...

Martedì scorso, 19 marzo, il Parlamento di Cipro ha respinto all'unanimità la proposta di un prelievo sui depositi bancari posta come condizione per un piano di salvataggio europeo. Reuters l'ha definita "una scioccante battuta d'arresto per il gruppo dei 17 paesi della moneta unica", ma potrebbe essere una splendida vittoria per la democrazia. Come ha detto Reuters, citando un pensionato di 65 anni, "La voce del popolo è stata ascoltata."

L'Unione europea ha avvertito che non avrebbe versato i €10 miliardi di prestiti del salvataggio, e la Banca Centrale Europea (BCE) ha minacciato di porre fine all'emergency lending assistance per le banche cipriote in difficoltà, a meno che i depositanti - compresi i piccoli risparmiatori – non condividano il costo del salvataggio.

La mossa del Parlamento Cipriota è audace, ma la battaglia non è ancora finita. Ora l'UE ha dato tempo a Cipro fino a lunedi per trovare i miliardi di euro necessari per aggiudicarsi un piano di salvataggio internazionale - o affrontare il minacciato collasso del suo sistema finanziario e la probabile uscita dalla zona dell'euro.

Lo schema di confisca pianificato da tempo

L'accordo sostenuto dalla "troika" - UE, BCE e FMI – è stato presentato come un evento unico, concepito come una misura di emergenza apposita per  questo caso estremo. Ma il piano di confisca è in gestazione da molto tempo, e non si limita a Cipro.

In un articolo del settembre 2011 pubblicato nel Bollettino della Reserve Bank della Nuova Zelanda dal titolo A Primer on Open Bank Resolution”, Kevin Hoskin e Ian Woolford hanno discusso di un piano molto simile di haircut, che, hanno detto, era nelle ipotesi già dalla crisi finanziaria asiatica del 1997. L'articolo fa riferimento alle raccomandazioni formulate nel 2010 e 2011 dal Comitato di Basilea della Banca dei Regolamenti Internazionali, la banca centrale delle "banche centrali" con sede in Svizzera.

L'obiettivo del piano, chiamato Open Bank Resolution (OBR) è quello di affrontare i fallimenti bancari quando sono così costosi che i governi non sono più disponibili a tirare fuori dai guai gli istituti finanziari. Gli autori hanno scritto che gli obiettivi primari dell'OBR sono i seguenti:

garantire che, per quanto possibile, le eventuali perdite siano in definitiva sostenute dagli azionisti della banca e dai suoi creditori ...

venerdì 15 marzo 2013

La democrazia sostituita dal "pilota automatico"

Draghi ai disorientati giornalisti che cercavano di condividere con lui la propria confusione: «Dovete considerare che gran parte delle misure italiane di consolidamento dei conti continueranno a procedere con il pilota automatico».

di  Dante Barontini
Contropiano

pilota automaticoMario Draghi dice quel che nessuno vuol sentire: "non contano i risultati elettorali, né in Italia né altrove; abbiamo creato un pilota automatico per imporre il consolidamento di bilancio". Chiunque vinca.

Quando la verità è agghiacciante, c'è sempre un tecnico che ha l'obbligo di dirla. Un po' come la “lettera scomparsa”, che sta davanti agli occhi di tutti. La questione del vero “programma di governo” che da Palazzo Chigi o altrove sarà calato su questo paese è stata “rivelata” ancora una volta da Mario Draghi, presidente della Bce, quella banca centrale politicamente irresponsabile (in senso tecnico, perché non ha nessun governo o parlamento continentali in grado di “condizionarla”) che ordina “riforme strutturali” ai singoli governi nazionali dimentica di avere – unica al mondo – uno statuto illogico che la obbliga a tener conto solo del tasso d'inflazione. La quale, perciò, non possiede strumenti ordinari di intervento sui mercati oltre il banale e ormai spuntato gioco sui tassi di interesse. E che, inoltre, quando ha reso iniziative “non convenzionali” (ovvero non previste dallo statuto) è stata duramente bacchettata dalla vera banca centrale europea: Bundesbank.

La lunga premessa serve solo a ricordare l'assetto squilibrato del pulpito da cui Mario Draghi ha parlato negli ultimi giorni per mostrare la “grande tranquillità” sua e dei mercati (spesso anche lui sembra confondere i due ambiti) davanti ai risultati imprevisti delle elezioni italiane.

In sintesi: «questa è la democrazia», specie in un sistema monetario con 17 paesi (18 da luglio, entra la Croazia) all'interno dei quali si vota più volte nell'arco di quattro o cinque anni. Ma la democrazia, per l'appunto, è quel regime politico in cui le elezioni determinano cambiamenti nelle figure di governo, mutamenti orientati da valori anche ideali o ideologici, e quindi mutamenti anche notevoli nell'ordine delle priorità. Potenzialmente un caos, insomma, tra popoli differenti, sistemi industriali disomogenei, culture e sistemi legislativi e fiscali anche molto diversi.

Come fa, dunque, Draghi a rimanere calmo e a presentare “i mercati” sulla sua stessa lunghezza d'onda?

sabato 15 dicembre 2012

Dal Britannia alla Goldman Sachs: Draghi svelato in Germania

goldman sachs draghi

13 dicembre 2012 (MoviSol) - Il secondo canale della televisione pubblica tedesca, ZDF, ha trasmesso un servizio che svela il vero Mario Draghi al pubblico tedesco, finora imbonito dai vari tabloid che attizzavano odio verso l'artefice della politica inflazionistica dell'Euro, vestendolo però nei panni dell'Arlecchino che è arrivato per "lirizzare" o "italianizzare" la moneta unica.

Draghi è un esponente dei circoli finanziari internazionali, ha spiegato la ZDF nel suo servizio, mandato in onda il 6 dicembre nel corso del seguito programma di approfondimento politico Heute Journal, come commento alla riunione del Consiglio e della conferenza stampa della BCE di quel giorno.

Alla conferenza stampa, Draghi ha dovuto rispondere ad un numero insolitamente alto di domande scomode provenienti non solo dal reporter della ZDF, ma anche da altri giornalisti tedeschi, francesi e inglesi che gli hanno chiesto conto dell'intenzione della BCE di assumere poteri assoluti e antidemocratici sul sistema bancario europeo, della disoccupazione record in Europa e della "medicina-killer" applicata in Grecia (cfr. Sotto). Nel suo solito stile sofistico, Draghi ha giustificato ogni devastazione economica e sociale causata dalle ricette della BCE, addossandone la responsabilità ai governi che non avrebbero seguito la disciplina di bilancio prima della crisi, ignorando il fatto che i bilanci pubblici sono saltati a causa dei salvataggi bancari – la cui indisciplina di bilancio era non solo nota, ma favorita dalla BCE!

sabato 24 novembre 2012

Draghi si rivende come il salvatore dell’Europa

di Filippo Ghira
Rinascita

draghi
L’ex Goldman Sachs esalta l’acquisto di titoli pubblici triennali da parte della Bce e i prestiti fatti alle banche

L’uomo della Goldman Sachs si considera il salvatore dell’Euro e quindi dell’Unione Europea.

Continua ad insistere con questa lagna Mario Draghi, arrivato alla presidenza della Banca centrale europea, soltanto perché si era ritirato il presidente annunciato, il tedesco Axel Weber, allora capo della Bundesbank. La Bce ha evitato il disastro, ha insistito l’ex direttore generale del Tesoro ed ex governatore della Banca d’Italia.

A suo dire, è bastato annunciare che la Bce avrebbe acquistato titoli di Stato triennali dei Paesi a rischio a causa dell’entità dei loro debiti pubblici perché le pressioni (le speculazioni) sugli stessi si fermassero e riportassero a livelli accettabili lo spread con i Bund tedeschi.

Un intervento, diciamo noi, che calmiererà i rendimenti dei nostri Btp e degli spagnoli Btp ma semplicemente perché la speculazione troverà subito i soggetti (appunto la Bce) pronti a comprare i titoli sui quali avranno speculato.

Così, invece di spingere unitamente ai governi europei e alla Commissione di Bruxelles per un accordo internazionale che imponga un definitivo stop alle speculazioni e alle operazioni allo scoperto che ne sono la premessa, Draghi e compagnia sanno soltanto arrivare a cose fatte, quando la malattia ha già fatto sentire i suoi effetti e con gli speculatori pronti a guadagnarci sopra.

venerdì 3 agosto 2012

Draghi sotto accusa: lasci la Bce o la “Setta dei Trenta”

Libre

Mario Draghi si dimetta dalla Bce o lasci il “Gruppo dei Trenta”, la super-lobby mondiale che tende a “infiltrare” Stati e governi per condizionare le leggi nazionali ed europee, a cominciare dall’international banking, a favore degli interessi esclusivi della grande finanza. A lanciare l’allarme stavolta è il comitato di sorveglianza dell’Unione Europea, che avrebbe avviato un’indagine – per conflitto di interessi – sul presidente della banca centrale di Francoforte.

Draghi, salito alla guida della Bce col sostegno decisivo della Germania, è attualmente impegnato per tentare di “salvare l’euro”. Obiettivo: trasformare di fatto la banca centrale europea in “prestatore di ultima istanza”, in grado cioè di assorbire – acquistando titoli tramite il Mes, il nuovo “meccanismo europeo di stabilità” – il debito sovrano dei paesi come Spagna e Italia, messi in pericolo dalla speculazione internazionale e ormai in balia dei “mercati”, in quanto pericolosamente indeboliti dalla catastrofica perdita della sovranità monetaria e costretti a farsi prestare a caro prezzo la moneta comune.

Se la Reuters annuncia il procedimento contro Draghi, interviene Gundi Gadesman, la portavoce del “mediatore europeo” Nikiforos Diamantoros, Draghi-2che deplora la “drammatizzazione” del caso. L’accusa a Draghi giunge dal Ceo, l’Osservatorio dell’Europa industriale (“Corporate Europe Observatory”), che in realtà è una campagna indipendente che monitorizza l’influenza dei “poteri forti” sulle decisioni di Strasburgo e Bruxelles. Secondo il Ceo, Draghi non sarebbe totalmente indipendente, nella sua veste di super-banchiere europeo e “signore dell’euro”, a causa della sua appartenenza al G30, il forum internazionale ultra-esclusivo che riunisce industriali e banchieri. «Abbiamo ricevuto una denuncia e abbiamo inviato una lettera alla Bce: ora stiamo aspettando una risposta», ammette il “mediatore”. L’Eurotower ha tempo fino alla fine di ottobre per rispondere. A quel punto, Diamantoros formulerà “raccomandazioni non vincolanti”. «Non abbiamo il potere di imporre sanzioni», spiega la Gadesman: «Cerchiamo di trovare una soluzione amichevole».

mercoledì 1 agosto 2012

La Bce è divisa sull’acquisto di titoli pubblici

di Filippo Ghira
Rinascita

merkel-draghi
Le pressioni tedesche frenano Draghi su un intervento del fondo salva Stati. Per la Germania devono agire i governi

Voci insistenti provenienti dal direttivo della Banca centrale europea affermano che alla riunione di domani a Francoforte non è stata posta all’ordine del giorno alcuna discussione sull’acquisto di titoli di Stato di Paesi in difficoltà, come potrebbero essere Spagna e Italia. Paesi i cui governi fanno fatica a tenere sotto controllo la spesa pubblica e ad abbassare il livello del debito e del disavanzo.

Non a caso a riferire tali voci è stato il quotidiano tedesco Die Welt che si è fatto interprete del malumore dei cittadini tedeschi, sempre più restii ad investire soldi per pagare i debiti dei Paesi cicale dell’area Sud. E poca differenza fa che questo avvenga attraverso l’acquisto di Bonos e di Btp da parte della Bce o in alternativa da parte dei fondi salva Stati. Quello provvisorio (Efsf) che dovrebbe presto essere messo in liquidazione e quello permanente (Esm) che doveva essere operativo dal 1 luglio ma che è stato bloccato dal ricorso della Linke alla Corte Costituzionale che ha rinviato al 12 settembre il verdetto e posticipato a tale data il necessario voto del Bundestag.

Angela Merkel che pure aveva dato il via libera all’acquisto di titoli pubblici da parte dell’Esm al fine di calmierare il rialzo dello spread tra i Bund tedeschi e i Bonos e i Btp, sta incontrando sempre maggiori difficoltà in patria con gli alleati di governo, i liberali della Fdp e i democristiani bavaresi della Csu, che hanno alzato le barricate. La spiegazione è  duplice. Da un lato la crisi si sta facendo sentire anche in Germania. Il Pil quest’anno crescerà “soltanto” dell’1% e i tedeschi incominciano a temere per il proprio livello di vita. Dall’altro si deve tenere presente che nel 2013 si vota per il Bundestag e la Cdu della Merkel, più volte sconfitte alle ultime regionali, teme di perdere la maggioranza e quindi la guida del governo. E non ha alcuna intenzione di rafforzare tale tendenza avallando soluzioni a favore di Spagna e Italia che non verrebbero capite ed apprezzate dai cittadini.

giovedì 28 giugno 2012

Unità Europea: che bella cosa, però…

di Aldo Giannuli
aldogiannuli.it

european unionLa panacea di tutti i mali d’Europa sembra finalmente trovata: fare subito l’unità politica, dopo quella monetaria, e così unificheremo il fisco, il diritto commerciale e quello penale, il sistema universitario, ecc. Antiche ferite saranno sanate di incanto, le economie dei singoli paesi convergeranno in magica armonia, vecchi dissidi troveranno la loro composizione e tutti vivremo felici e contenti. Che bello! Mi avete convinto: quando si parte? Naturalmente, non stiamo parlando dell’ennesimo pastrocchio per cui unifichiamo il fisco, magari creando una Cassa Centrale Europea sul modello della Bce, che diventa un altro apparato tecnocratico a sé stante, stiamo parlando proprio dii uno Stato federale, che ha un suo governo che diventa titolare esclusivo di moneta, politica estera, forze armate e giustizia penale federale (quantomeno).  Insomma stiamo parlando di uno stato vero. Però prima ci sarebbero alcune piccole questioni da mettere a posto: quisquilie, pinzillacchere, avrebbe detto il Principe De Curtis, ma, insomma, occorre pure pensarci un attimo:

1-uno Stato deve avere una forma istituzionale precisa: monarchia o repubblica (e poi occorre precisare se repubblica parlamentare o presidenziale ecc.). Il primo problema è definire la natura della federazione europea: siamo sicuri che i paesi monarchici (Spagna, Belenux, Svezia, Danimarca, Norvegia ed Inghilterra) accetterebbero di federarsi in una unione repubblicana? Oppure, nel caso meno probabile di una soluzione monarchica dell’Unione, che gli stati repubblicani (Portogallo, Francia, Irlanda, Italia, Germania, Polonia, Repubblica Ceca, ecc.) siano disposti ad accettare questa soluzione? Si è mai vista una repubblica con enclaves monarchiche al suo interno? Anche ignorando il problema, evitando di definire la natura del nuovo stato, resterebbero problemi non secondari di convivenza fra monarchie e repubbliche, quantomeno sui principi del diritto costituzionale. E lasciamo da parte se il nuovo stato debba avere una impronta parlamentare o presidenziale.

venerdì 15 giugno 2012

Siamo Colonie

ByoBlu – Il video blog di Claudio Messora

La svendita programmata delle sovranità nazionali è iniziata molto tempo fa. Già nei primi anni '90 gli economisti sapevano che la creazione di una moneta comune slegata da una politica fiscale complementare e senza una banca centrale che potesse sopperire all'impossibilità di giocare con i tassi di cambio, innesacando una svalutazione competitiva, avrebbe condotto a una crisi la cui unica soluzione contemplava la cessione totale delle prerogative dei popoli, ovvero la loro autonomia e indipendenza rispetto alle politiche macroeconomiche.

Un progetto che avrebbe consentito alla Germania di avvantaggiarsi sul piano delle esportazioni verso i paesi meno forti, ai quali non sarebbe rimasta che la diminuzione dei salari per riequilibrare il deficit. Ma anche e soprattutto un progetto che, attraverso la crisi, doveva risolversi con l'imposizione di una unione europea totale sul piano politico, costringendo i cittadini privati di ogni altra possibilità residua a rinunciare all'atto costitutivo più importante che uno Stato conosca: le loro costituzioni nazionali. Quando uno Stato rinuncia alla propria sovranità sulle politiche monetarie, diventa automaticamente una regione, nella migliore delle ipotesi, o peggio: una colonia, con la sola autonomia decisionale residua, rispetto al potere centrale, di stabilire con quale frequenza tagliare le aiuole.

Era questo ciò che volevamo, entrando nell'euro? Certamente no. Ma era questo che voleva chi ci ha portato dentro e chi, dopo avere impresso la grande accelerazione che viviamo sulla nostra pelle di questi tempi, sta facendo di tutto per precipitare una crisi che non è economica, ma sommamente politica (in quanto è una precisa volontà politica rinunciare a tutti quei correttivi monetari che privilegerebbero immediatamente il benessere dei popoli rispetto a quello degli istituti di credito). Qualcuno che ancora ieri, in Parlamento, sosteneva incredibilmente che sarebbe tradizione italiana auspicare parziali cessioni di sovranità nazionali, e che del resto sapeva bene che certe crisi servono precisamente a quello.

Ho incontrato per voi l'economista del Levy Economics Institute e dell'Università di Cassino Gennaro Zezza, al Workshop per la democrazia diretta organizzato dal Partito Umanista. La sua storia racconta di come il progetto neomercantile ha prodotto una crisi che a qualcuno conviene non risolvere.

mercoledì 13 giugno 2012

Eurosadici allo sbaraglio

selvasorg.blogspot.it

La finanza, senza il lavoro socialmente utile degli altri, non riesce a trasformare le cifre in beni tangibili

Tito Pulsinelli

387598La filastrocca del Palazzo è mutevole come il clima, però più inattendibile dei vaticini dei metereologi. Questi predicono il futuro immediato, i globalisti tentano di giustificare il presente trasfigurando la carestia con esorcismi insulsi. Tranquilli, il sol dell’avvenire brillerà sul miraggio della “+Europa” in arrivo sul binario morto. Involontaria e maldestra comicità, sempre più provocatoria. Dopo la teologia-delle-liberizzazioni, spacciano la terapia  dell’anoressia come un manuale dell’obesità. In nome e per conto della pirateria che ingrassa con la socializzazione del passivo delle sue bancarotte, recidive e continuate.

Trionfa la mentalità da basso impero, nepotismo, malcostume esibito e sfrontato, psicosi da ultima spiaggia: ultimo giro, ultimi regali? Come quei Romani che alla quinta invasione dei barbari -mentre saccheggiavano  l'erario- continuavano a ribadire che ci voleva più espansionismo. Crescita? Siamo all’auto-amputazione, alla liquidazione degli ultimi scampoli di beni pubblici strategici: l’ENI all'asta per la gioia degli anglosassoni. Un toccasana, dopo la seconda guerra di Libia combattuta per perdere le concessioni petrolifere e l’export.

martedì 17 aprile 2012

ABOLIRE LE BANCONOTE PER FAR FELICI LE BANCHE!

Voci dalla Strada

milena-gabanelli

L’altra sera ho appreso in TV che la Sig.a Gabanelli intende procedere imperterrita nella sua crociata contro il contante. Ed è in buona compagnia. In Svezia stanno studiando come eliminarlo del tutto. Ho detto e ripeto che il progresso non si ferma. Se in passato le banconote hanno sostituito le monete metalliche e queste hanno sostituito le pecore, non c’è ragione per frenare questa evoluzione. Ci sono anche buone motivazioni, quale quella della lotta all’evasione fiscale, anche se – ai livelli attuali della pressione fiscale – in alcuni casi parlerei di legittima difesa o di diritto alla sopravvivenza. Ma diamo per buono tutto.

Di Massimo Costa
SiciliaInformazioni.com

Quello che trovo irritante è che una trasmissione che si accredita come quella che “scopre gli altarini” dei poteri forti si asserva poi agli stessi senza dare diritto di replica a chi la pensa diversamente. Questo articolo lo spedirò alla redazione di Report, ma – vedrete – sarà completamente ignorato.

Se mi facessero parlare a Report direi soltanto le seguenti cose.

Prima alcuni dettagli, poi il pezzo forte.

sabato 10 marzo 2012

Il Fondo europeo di stabilità finanziaria (FESF) e il Meccanismo europeo di stabilità (MES) contro i popoli di Europa

Damien Millet - Éric Toussaint - François Sana
Tradotto da 
Curzio Bettio

In reazione alla crisi greca e di fronte al rischio rappresentato dal contagio delle crisi del debito sovrano, gli Stati membri dell’Eurozona, invece di aggredire il problema alle sue radici, nel maggio 2010 hanno istituito con grande urgenza il Fondo europeo di stabilità finanziaria(FESF).

Costituito in Lussemburgo, questo Fondo temporaneo (era previsto che doveva vedere la sua fine nel luglio 2013) [1], è stato concepito per rassicurare i mercati finanziari.

Il Fondo ha come obiettivo quello di assicurare la stabilità finanziaria dell’Eurozona, fornendo l’aiuto di urgenza a quei paesi della zona euro in preda a difficoltà finanziarie.

In buona sostanza, il FESF può fornire capitali freschi ai paesi che si rivolgono al Fondo per ottenere aiuto. Inoltre, ha la possibilità di acquistare i nuovi titoli del debito pubblico emessi sul mercato primario, a condizione che il paese in oggetto metta in opera un programma di austerità molto rigoroso e severo, che fa ricordare il sapore amaro della “salsa Fondo Monetario Internazionale” servita ai paesi del terzo mondo dopo gli anni ’80. [2]

giovedì 23 febbraio 2012

Grazie all'Europa, la Grecia non ha più bisogno di colonnelli per imporre la Dittatura

Voci dalla Strada

Nella notte tra il 12 e il 13 gennaio il parlamento greco, contro la sua strada, contro il suo popolo e contro un’incredibile maggioranza, ha adottato un ennesimo “piano di austerità” imposto dalla troika UE, BCE e FMI.

merkel-greeceDa “sinistra” come da “destra” alla stregua di bravi soldatini al servizio di un’Europa tecnocratica ormai resa completamente folle e strisciante dinnanzi al vitello d’oro chiamato €uro, sordi alle proteste del popolo che però sono tenuti a rappresentare, difendere e pietosamente proteggere dalla sua collera e dalla disperazione da migliaia di poliziotti che hanno inondato le strade di Atene sotto i lacrimogeni, in un’atmosfera da guerra civile, i deputati greci hanno riconosciuto dunque l’ennesimo piano di austerità imposto dai loro creditori ma anche, e forse soprattutto, dalla Germania di Angela Merkel, ormai apertamente diventata la tiranna dell’Europa di Bruxelles.

La Plume a Gratter

Questo nuovo piano di una brutalità indicibile si aggiunge a tutti gli altri piani di austerità che si sono succeduti dal maggio 2010 in Grecia, ogni volta presentati come “quello buono”, l’ultimo e che hanno accumulato aumenti fiscali fino alla nausea, tagli ai salari e alle pensioni, licenziamenti e privatizzazioni forzate, in nome di una opinione economica distruttrice che precipita la Grecia, culla storica della democrazia, in una disperazione senza fondo e in una regressione sociale senza precedenti.

domenica 29 gennaio 2012

La Grecia e noi: dalla speculazione finanziaria al protettorato atlantico

Appello al popolo 
Rivista.Indipendenza

financial crisisCirca due anni fa (maggio/giugno 2010) pubblicammo sulla rivista cartacea "Indipendenza" lo scritto che segue. Ci sembra utile riproporlo ai lettori di "Appello al Popolo" per la sua attualità e la necessità di non perdere di vista i termini (cause e finalità) essenziali della situazione di fase che stiamo vivendo e che riteniamo sia appena agli inizi.

*** 
LA GRECIA E NOI: DALLA SPECULAZIONE FINANZIARIA AL PROTETTORATO ATLANTICO

– i “come” e i “perché” di una crisi indotta –

«Le premesse di una lunga stabilità ora ci sono, diamo il benvenuto alla nuova moneta, un'idea straordinaria divenuta realtà». Così Romano Prodi, ex consulente della banca d'affari USA Goldman Sachs e presidente della Commissione Europea, alla presentazione della moneta unica europea con Berlusconi e Ciampi (26 novembre 2001). L'euro è stato per anni e anni propagandato e foraggiato dagli amerikani Prodi, Amato, Ciampi e D'Alema non solo come l'ingresso in un meraviglioso e splendente altro mondo possibile, ma anche come alternativa al possibile “default” (insolvenza). Per l'Italia, sotto attacco nel 1992 delle speculazioni di Soros & Co. –una significativa analogia con la tragedia greca odierna?–, l'appartenenza all'Eurozona avrebbe rappresentato il paracadute dal “rischio crack all'Argentina”, paventato come il peggiore dei disastri. Di qui manovre “lacrime e sangue”, tagli alla spesa, inasprimenti fiscali, ed ancora sacrifici, rigore ed austerità in nome del rispetto dei parametri europei di Maastricht, vero e proprio cappio al collo per qualsiasi velleità di politica economica autonoma: il tutto per “proteggere” lo Stato dal rischio insolvenza, e questo attraverso l'integrazione in un'economia più forte che avrebbe, secondo le promesse degli euroimbonitori, addirittura insidiato il predominio globale degli Stati Uniti.

giovedì 15 dicembre 2011

Bilderberg riabilitato e dichiarato idoneo a governare il mondo

di Richard Cottrell
End The Lie

“Here we are, born to be kings          “Eccoci qua, nati per essere re
We’re the princes of the universe.”     Siamo i signori dell’universo.”

- Freddie Mercury

bilderberg Una delle società più segrete al mondo sta venendo allo scoperto, sbattendo le palpebre alla lampeggiante e violenta luce del giorno, come Dracula che inaspettatamente decidesse di sentirsi più al sicuro emergendo dalla sua cripta fredda e umida al sorgere del sole.

“Sorgere del sole”, è la parola giusta. Mai le prospettive di un unico ordine mondiale sono sembrate più rosee, o più a portata di mano.

Così, non può essere affatto una coincidenza che il Gruppo Bilderberg, e la sua conventicola sorella, la Commissione Trilaterale, stiano improvvisamente a crogiolarsi sulle sedie a sdraio sui prati della rispettabilità pubblica.

È mia sincera convinzione che stiamo assistendo ad azioni di “riscaldamento” idonee a preparare noi tutti ad un unico ordine mondiale, nel momento in cui l’orchestrato smantellamento dell’intera economia globale comincia a mordere e a lasciare i segni.

venerdì 2 dicembre 2011

Allarme sanitario: la Sindrome di Stoccolma ha contagiato il Mondo intero!

di Liberarchia

statusquo

Secondo recenti studi dell' OMS (Organizzazione Militanti Sovversivi) una strana epidemia si sta diffondendo a macchia d' olio in tutto il pianeta, e credo ti convenga leggere attentamente questo testo, perchè molto probabilmente SEI GIA' STATO CONTAGIATO PURE TU!

Per chi come me è del tutto ignorante in materia medica, la Sindrome di Stoccolma è una condizione psicologica nella quale una persona vittima di un sequestro può manifestare sentimenti positivi (talvolta giungendo all'innamoramento) nei confronti del proprio sequestratore. E per quanto possa sembrare incredibile questa patologia è stata riscontrata in intere masse di individui che collettivamente manifestano simili sintomi. In tutto il Mondo infatti sono state messe in atto complesse pratiche sociali ed economiche tali da non consentire ad alcun individuo di poter guadagnare da vivere senza partecipare a processi di alienazione all' interno di fabbriche nauseabonde o dentro uffici grandi come scatole dei fiammiferi, spesso in condizioni di sicurezza non idonee, causando più di una morte.

Quello che pare insomma come l' unico mezzo di sostentamento è a tutti gli effetti una morte a piccole dosi, e nonostante l' innaturelezza della situazione la maggior parte degli individui continua a considerare tutto ciò come lo stato normale delle cose, come se in realtà tutto ciò non fosse l' effetto di un processo artificiale costruito in lunghi tempi, determinando quello che possiamo considerare il più grande sequestro di massa della Storia dell' Uomo. Per di più, agli occhi dei giovani laureati o dei nuovi sequestrati il mondo lavorativo è quello che può offrire una vera emancipazione, è quello (e il solo) all' interno del quale un Uomo può diventare un individuo di significato, accettando così come assodato quell' assioma campeggiante l' ingresso di uno dei luoghi peggiori del Mondo di sempre.

"Arbeit Macht Frei".

Che il lavoro renda liberi ormai lo credono tutti, tanto che quando troviamo qualcuno disposto a rubarci i nostri giorni in cambio di pezzi di carta lo ringraziamo e lo veneriamo, mostrando così i sintomi veri e propri della Sindrome.

La situazione sta però ultimamente degenerando. In Europa per esempio pare che interi Paesi siano stati presi in ostaggio da emissari di un noto gruppo terroristico, la cosiddetta Banda Canaglie Erudite, meglio conosciuta come BCE. I terroristi hanno inizialmente derubato e saccheggiato i cittadini di ogni avere, sottraendogli ogni tipo di bene e servizio, dopodichè hanno inviato esponenti per compiere un vero e proprio sequestro di massa, durante il quale le vittime continueranno a subire maltrattamenti di vario tipo e a perdere ulteriormente i loro averi. Tuttavia, inspiegabilmente questo atto di inaudita violenza è stato acclamato dalla moltitudine come una vera e propria salvezza, tanto da arrivare all' estremo sintomo della Sindrome considerando il loro sequestratore come un liberatore. Altri invece giustificano l' accaduto definendolo un normale e legittimo sequestro tecnico. Insomma, un vero caso di demenza collettiva!

Per quanto riguarda la cura, medici autorevoli quali Noam Chomsky, Slavoj Zizek e David Graeber hanno messo in luce come molti miglioramenti possano avvenire tramite la terapia di gruppo. E' stato riscontrato infatti che grazie all'organizzazione di movimenti, eventi largamente partecipati e con l'aiuto del confronto reciproco la moltitudine può riuscire a realizzare un percorso di emancipazione e di maturazione nel quale grazie ad una presa di coscienza maggiore risulta poi in grado di riconoscere la drammatica situazione di sequestro nella quale sta vivendo. Altri esperti suggeriscono l'assunzione di medicinali, quali Senso Critico Spray o Informazione Libera in pillole; tuttavia tali prodotti non vengono distribuiti nelle normali farmacie, in quanto un uso massivo potrebbe spingere il paziente in atti di boicottaggio che danneggerebbero tutte le multinazionali, incluse quelle farmaceutiche. Utili farmaci di origine erboristica si possono comunque trovare occasionalmente nelle piazze delle città, all' interno delle Università o in qualche centro sociale, dove appunto vengono fornite indicazioni utili per reagire insieme a questo disturbo psicollettivo.

E' dunque necessario che ognuno inizi sin da oggi ad auto-diagnosticarsi tale disturbo, la cui cura può avvenire senza l' intervento di alcun guru o psichiatra. Si avvisa però il gentile paziente che i metodi curativi qui descritti possono provocare inaspettati stati di consapevolezza, che di effetti collaterali ne ha tanti assai.

FONTE: Liberarchia 25 Novembre 2011