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venerdì 15 marzo 2013

La democrazia sostituita dal "pilota automatico"

Draghi ai disorientati giornalisti che cercavano di condividere con lui la propria confusione: «Dovete considerare che gran parte delle misure italiane di consolidamento dei conti continueranno a procedere con il pilota automatico».

di  Dante Barontini
Contropiano

pilota automaticoMario Draghi dice quel che nessuno vuol sentire: "non contano i risultati elettorali, né in Italia né altrove; abbiamo creato un pilota automatico per imporre il consolidamento di bilancio". Chiunque vinca.

Quando la verità è agghiacciante, c'è sempre un tecnico che ha l'obbligo di dirla. Un po' come la “lettera scomparsa”, che sta davanti agli occhi di tutti. La questione del vero “programma di governo” che da Palazzo Chigi o altrove sarà calato su questo paese è stata “rivelata” ancora una volta da Mario Draghi, presidente della Bce, quella banca centrale politicamente irresponsabile (in senso tecnico, perché non ha nessun governo o parlamento continentali in grado di “condizionarla”) che ordina “riforme strutturali” ai singoli governi nazionali dimentica di avere – unica al mondo – uno statuto illogico che la obbliga a tener conto solo del tasso d'inflazione. La quale, perciò, non possiede strumenti ordinari di intervento sui mercati oltre il banale e ormai spuntato gioco sui tassi di interesse. E che, inoltre, quando ha reso iniziative “non convenzionali” (ovvero non previste dallo statuto) è stata duramente bacchettata dalla vera banca centrale europea: Bundesbank.

La lunga premessa serve solo a ricordare l'assetto squilibrato del pulpito da cui Mario Draghi ha parlato negli ultimi giorni per mostrare la “grande tranquillità” sua e dei mercati (spesso anche lui sembra confondere i due ambiti) davanti ai risultati imprevisti delle elezioni italiane.

In sintesi: «questa è la democrazia», specie in un sistema monetario con 17 paesi (18 da luglio, entra la Croazia) all'interno dei quali si vota più volte nell'arco di quattro o cinque anni. Ma la democrazia, per l'appunto, è quel regime politico in cui le elezioni determinano cambiamenti nelle figure di governo, mutamenti orientati da valori anche ideali o ideologici, e quindi mutamenti anche notevoli nell'ordine delle priorità. Potenzialmente un caos, insomma, tra popoli differenti, sistemi industriali disomogenei, culture e sistemi legislativi e fiscali anche molto diversi.

Come fa, dunque, Draghi a rimanere calmo e a presentare “i mercati” sulla sua stessa lunghezza d'onda?

lunedì 28 gennaio 2013

L’Unione europea, una congerie di tecnocrati liberticidi

In un discorso tenuto all’Assemblea di Strasburgo, il presidente Martin Schulz condanna le ingiustizie sociali e il dominio di Bruxelles sui parlamenti nazionali e su tutti i popoli del Vecchio Continente

ue-shulz

di Andrea Perrone
Rinascita

Euroscetticismo, poteri forti e diseguaglianze sociali sono i frutti avvelenati che mettono a rischio il futuro dell’Unione europea per colpa delle ricette tecnocratiche e iperliberiste imposte da Bruxelles. A farsi portavoce di queste critiche è stato l’attuale presidente dell’Europarlamento, il socialdemocratico tedesco Martin Schulz (nella foto), che ha ammesso come alcune delle preoccupazioni di Londra sul futuro dell’Ue sono valide e che non è più accettabile respingere in maniera critica assoluta coloro che sono critici nei confronti di questa Unione europea come se fossero semplicemente ed esclusivamente degli euroscettici.

In una conferenza stampa per celebrare il nuovo anno Schulz ha dichiarato senza timore di condividere alcuni “disagi” espressi dal  premier britannico David Cameron, delineati nel suo discorso tenuto all’inizio della settimana scorsa. “Questo disagio nei confronti dell’Ue come è ora, è una cosa che condivido. Penso che vi siano anche molte persone in Europa che hanno questo disagio”, ha sottolineato Schulz, ribadendo il concetto. “Ed è per questo che consiglio davvero di non etichettare tutti coloro che criticano l’Unione europea come euroscettici”, ha proseguito.

Ma oltre a questi segnali di crisi generale e strutturale dell’Ue, il presidente dell’Europarlamento è intervenuto sottolineando anche altri problemi legati alle disuguaglianze sociali. “L’Unione europea – ha dichiarato Schulz – non se la passa bene. Dobbiamo fare di meglio”. Per quanto riguarda i difetti – ma sarebbe meglio definirle piaghe – il presidente ha puntato il dito contro gli sviluppi economici che hanno portato a più “ingiustizia sociale” e a un deficit di democrazia che - a suo dire - non ha tanto a che fare con le istituzioni europee stesse, ma piuttosto con “un’opaca capacità decisionale dell’Ue”.
E questo perché, ha proseguito il presidente dell’Assemblea di Strasburgo, le istituzioni dell’Unione si riuniscono a porte chiuse. “Tutto quello che accade a porte chiuse è anonimo e lascia ampio spazio alle interpretazioni”, ha voluto precisare Schulz.

Insomma il politico socialdemocratico tedesco è stato piuttosto esplicito e chiaro nel sottolineare che le scelte decisionali europee sono prese all’insaputa dei popoli europei che invece subiscono passivamente il potere dei tecnocrati di Bruxelles, legati mani e piedi a lobby, multinazionali, banche e poteri forti dell’Occidente euro-atlantico, e a cui devono spesso la loro nomina quali commissari o presidenti alle più alte cariche nelle istituzioni europee.

mercoledì 10 ottobre 2012

Václav Klaus: “La distruzione della democrazia in Europa potrebbe essere nella sua fase finale”

Pubblicato su ARS da AlbaKan                        

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“I politici ‘con due facce‘ hanno aperto la porta ad un superstato dell’UE rinunciando alla democrazia”, ha detto il veterano statista ceco Václav Klaus, a Bruno Waterfield.

La nuova spinta verso una federazione dell’Unione europea, completa di un proprio capo di Stato e dell’esercito, è la “fase finale” della distruzione della democrazia e dello Stato-nazione, ha messo in guardia il presidente della Repubblica Ceca.

In un’intervista con il Sunday Telegraph, Václav Klaus avverte che i politici “con due facce”, compresi i Conservatori, hanno aperto la porta ad un superstato UE cedendo democrazia, in quella che è una fugadalla credibilità e dalla responsabilità verso i loro elettori.

“Dobbiamo pensare a come ripristinare la nostra indipendenza e la nostra sovranità. Questo è impossibile all’interno di una federazione. L’UE dovrebbe muoversi in una direzione opposta”, ha detto.

La settimana scorsa, la Germania, la Francia e altri nove dei più grandi paesi d’Europa hanno chiesto di mettere fine ai veti delle nazioni in materia di politica di difesa mentre Guido Westerwelle, ministro degli Esteri tedesco, ha sollecitato la creazione di un presidente europeo  eletto direttamente “che nomina personalmente i membri del suo governo europeo”.

Il signor Westerwelle, facendo riferimento all’opposizione britannica, ha chiesto che gli Stati nazionali siano privati del diritto di veto in materia di difesa per “impedire che un singolo Stato membro possa essere in grado di ostacolare le iniziative”, che “potrebbero eventualmente coinvolgere un esercito europeo”.

lunedì 8 ottobre 2012

Aggredire la Democrazia: Chavez, gli Stati Uniti e la destabilizzazione del Venezuela

Bollettino Aurora

Eric Draitser, StopImperialism.com, 5 ottobre 2012

chavez

Il Venezuela va alle urne questa domenica, in un’elezione che molti vedono quale referendum sul presidente Chavez e le sue politiche. Anche se vi è sicuramente una tale dimensione, il significato delle elezioni va ben al di là delle opinioni politiche e dei litigi partigiani, andando al cuore dello Stato venezuelano. Questo perché le elezioni saranno utilizzate come copertura per un tentativo di rovesciare, con la forza bruta se necessario, il governo democraticamente eletto, mettendo al suo posto un governo più sensibile agli interessi degli Stati Uniti. Ciò dovrebbe suonare familiare. È esattamente la stessa tattica provata nel 2002, con un colpo di stato istigato dagli USA che, anche se per breve tempo, depose Chavez, ma che in ultima analisi non riuscì. Ora, dieci anni dopo, la classe dominante imperialista degli Stati Uniti è pronta a cimentarsi ancora una volta in un cambiamento di regime in Venezuela.

La destabilizzazione strategica

Le elezioni di domenica rappresentano l’occasione ideale per l’intelligence USA di avviare una sorta di colpo di stato o rivoluzione “colorata” in Venezuela. Tuttavia, al fine di raggiungere questo obiettivo insidioso, vi sono strategie e tattiche molto specifiche, e rischi che devono essere compresi. Nel suo articolo, pubblicato dal Council on Foreign Relations, l’ex ambasciatore degli Stati Uniti in Venezuela Patrick Duddy presenta una serie di scenari dove l’elezione diventa il fulcro di una campagna di destabilizzazione. Forse il più importante di questi scenari, che sarebbe in linea con la tradizione delle “rivoluzioni colorate” in tutto il mondo, è l’esplosione di violenze nelle prime ore dalla proclamazione del vincitore.

sabato 12 maggio 2012

LA CASSAZIONE SALVA I BLOG: "non sono stampa clandestina"

nocensura.com

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La Corte Suprema di Cassazione ha salvato i blog, stabilendo che "I blog non sono soggetti alla legge sull'editoria, quindi non hanno obbligo di registrazione e ancora meno possono essere considerati stampa clandestina." Se fosse stata confermata la condanna a carico del blogger-giornalista Carlo Ruta - condannato per stampa clandestina perché titolare di un blog non registrato come previsto per le testate giornalistiche - QUANTO STABILITO AVREBBE INFATTI "CREATO UN PRECEDENTE" RIGUARDANDO COSI' TUTTI I BLOG!

La Cassazione ha quindi tutelato il DIRITTO DI ESISTERE dei BLOG e con essi la LIBERTA' DI PENSIERO e di ESPRESSIONE DEI CITTADINI...

Il 29 Aprile, commentando la sentenza della Cassazione che ha sancito che la retta delle R.S.A. per i malati di Alzheimer dovesse essere a carico dei Comuni e non delle famiglie, avevamo elogiato questa Istituzione, rilevando come spesso essa si esprima A FAVORE DEI CITTADINI: anche questa volta non ci ha deluso!

I blog sono salvi (per ora...) ma la vera minaccia è rappresentata dai partiti e dal governo, tecnici compresi (vedi "La Ministra Severino contro i blog con motivazioni degne di un bambino")

Lo staff del BLOG nocensura.com

mercoledì 25 aprile 2012

USA: "Piani d'Emergenza" per uccidere la Democrazia

Voci dalla Strada

Hitler_manifesto_obamaC'è una notizia preoccupante che è passata del tutto inosservata sui media internazionali e che riguarda gli Stati Uniti d'America. Lo scorso 16 marzo il presidente Barak Obama ha firmato il "National Defense Resources Preparedness", un ordine esecutivo che gli consente di assumere il controllo assoluto delle risorse nazionali in caso di emergenza. L'Ordine Esecutivo si basa sulla legge Defense Production del 1950, come modificato (50 USC App. 2061 e segg.). In molti, fra le voci più indipendenti della stampa americana, vedono in questo atto del presidente il chiaro segnale di una guerra imminente. Decisioni del genere infatti, sono già state prese nel passato dai presidenti americani, ma solo nell'occasione di una guerra.

Di Andrea Degl'Innocenti
Il Cambiamento

Bastino i due esempi riportati da Kenneth Schortgen Jr in un articolo dell'Examiner: “Durante la Guerra Civile americana, l'allora presidente Abraham Lincoln sospese le libertà di parola e di stampa, revocò l’habeas corpus e il diritto a un processo giusto tutelato dal Sesto Emendamento. In occasione della Prima Guerra Mondiale il Congresso si rifiutò di dare al presidente Woodrow Wilson nuovi e più estesi poteri su risorse di vario tipo per collaborare con gli sforzi della guerra. Wilson, in risposta, emise un Ordine esecutivo che gli permise l’accesso a un controllo completo sugli affari, l’industria, il trasporto, l’alimentazione così come pure facoltà discrezionali per progettare e attuare politiche economiche”.

martedì 3 aprile 2012

Noi, “plebaglia europea” ingannata dai trattati-capestro

Libre

Jacques-Attali«Ma cosa crede, la plebaglia europea: che l’euro l’abbiamo creato per la loro felicità?». Parole, testuali, dell’economista francese Jacques Attali, gran maestro – insieme a Jacques Délors – di leader storici del centrosinistra italiano, come Massimo D’Alema. A raccontare lo sconcertante aneddoto è Alain Parguez, già consigliere di François Mitterrand. Il professor Parguez era presente al summit organizzato lo scorso febbraio a Rimini da Paolo Barnard con gli economisti neo-keynesiani della Modern Money Theory, gli uomini che hanno “resuscitato” l’Argentina. Tesi: chi è dotato di moneta sovrana non può temere il debito pubblico, che invece diventa un’autentica tragedia se gli Stati non possono più stampare moneta, ma sono costretti a prenderla in prestito, a caro prezzo. L’Europa? Praticamente, un caso unico al mondo di suicidio finanziario organizzato, pianificato all’insaputa di mezzo miliardo di persone, cioè noi.

mercoledì 7 marzo 2012

No-Tav. Val di Susa, un esempio da imitare…

di Umberto Bianchi
minorenzaglia

no-tav_fondo-magazineIn un’Italia sempre più narcotizzata e lobotomizzata da grandi fratelli, da ipocriti solidarismi in salsa buonista e da un continuo martellamento catastrofista per cui, “o si fa così o si muore” ovvero, o si accettano passivamente e codinamente tagli, gabelle, degrado, miseria e sfruttamento o “si muore”, ovverosia i grandi centri del potere economico finanziario, via via interpretati da vari attori e comparse( quali Francia, Germania, Gran Bretagna, Usa, Israele, FMI, Nazioni Unite e via via tanti altri ancora…), non realizzano i propri profitti e puntano i piedini ed allora sono guai grossi per tutti. Guai che vanno dagli ostracismi davanti ad una pubblica opinione ammaestrata al politically correct, sino alle sanzioni, ai sabotaggi, arrivando alla vera e propria eliminazione fisica del dissenziente, attraverso la detenzione, se di singoli trattasi o, se parliamo di nazioni o intere comunità, attraverso “bombardamenti umanitari”.

Ma, anche nell’Italietta dei Vespa, dei Fede, dei Celentano e delle farfallette di Belèn, della dabbenaggine elevata a criterio di pensiero dominante, bene, anche in questa Italia c’è qualcuno che ha il coraggio di dire “NO”. No ad inquinamento, degrado, miseria, sporcizia, profitti (per gli altri), privatizzazioni di utili a vantaggio di pochi, condivisione di perdite per un’intera comunità…

I folli progetti degli eurocrati che dell’Italia e dell’Europa vorrebbero fare un’unica, immensa, pista asfaltata e chiodata di binari, un lurido cantiere, una nuova discarica a cielo aperto (come ahimè è avvenuto nel Meridione della nostra penisola, vedi “Gomorra”, sic!) alla faccia di bellezze naturali, tradizioni, salute degli abitanti che ci vivono, perché a Bruxelles così han deciso, per far contente le cosiddette “imprese” a cui oramai tutto deve essere indiscutibilmente consentito, quei folli progetti, dicevamo, si sono una volta tanto arenati dinnanzi alla pugnace volontà degli abitanti della Val di Susa, il cui unico, imperdonabile peccato è aver detto di “NO”. E allora urla, botte, lacrimogeni e tante, troppe polemiche.

mercoledì 1 febbraio 2012

The Economist: l'Europa sta sgretolando le sovranità nazionali

Postato da andrea
su Quinto Potere

freedom

Arriva dall'Economist l'ennesima conferma del grave attentato alla democrazia da parte dell'Europa nei confronti degli Stati membri: Corea del Sud, Costa Rica, Uruguay e Isole Mauritius sono tutti Paesi con un indice democratico maggiore del nostro. Ed il Botswana sta peggio di noi per molto poco. Per la precisione siamo al trentunesimo posto, con un peggioramento di 3 posizioni rispetto al 2010 e con una tendenza negativa consolidata negli ultimi anni.

L'Economist Intelligent Unit è una costola del "The Economist" e fornisce periodicamente una guida alla comprensione degli affari a livello mondiale, con analisi e previsioni sugli orientamenti politici, economici e di mercato di circa duecento nazioni, ed alla cui realizzazione collaborano alcune centinaia di esperti. La quarta edizione del report misura il livello di democrazia di oltre 165 Stati alla data di Dicembre 2011, attraverso l'esame di 5 categorie: processo elettorale e pluralismo, libertà civili, funzionamento del governo politico, partecipazione e cultura politica.

domenica 22 gennaio 2012

Privatizzazioni:le carceri nelle mani delle Banche

postato da andrea su Quinto Potere

Prison-LifeIl provvedimento si chiama Project financing per la realizzazione di infrastrutture carcerarie, ed ha lo scopo di affidare le carceri ai privati con una partecipazione obbligatoria e rilevante delle banche.  Il decreto riconosce al concessionario, a titolo di prezzo, una tariffa per la gestione dell'infrastruttura e per i servizi connessi, ad esclusione della custodia (ovvero delle guardie carcerarie). In altre parole, lo Stato corrisponderà a soggetti privati una quota per ogni detenuto ospitato in apposite strutture ed obbliga i suddetti a coinvolgere le banche nel business.

Se da un lato questa pratica autorizza la mercificazione (o business fate voi) dei detenuti, dall'altro genera gravissime criticità inerenti la sicurezza nazionale:

venerdì 18 novembre 2011

Ci difende Nigel Farage

di Simone Bressan
The Right Nation

Vi proponiamo video e trascrizione in italiano del discorso tenuto ieri da Nigel Farage all'Europarlamento. Tre minuti per ribadire che qualsiasi democrazia è migliore della tecnocrazia che stanno cercando di farci passere come governo dei migliori. Grazie a Irene Selbmann per la traduzione. 

Eccoci qui, sull'orlo del disastro economico e sociale, e in questa stanza oggi abbiamo quattro uomini che dovrebbero essere responsabili. Eppure abbiamo ascoltato i discorsi più insipidi e tecnocratici di sempre: state tutti negando.

L'euro è un fallimento sotto tutti i punti di vista. Di chi è la colpa? Chi è che ha in mano il vostro destino? Ovviamente la risposta è: nessuno di voi. Perché nessuno di voi è stato eletto. Nessuno di voi ha avuto la legittimazione democratica necessaria per arrivare ai ruoli che state attualmente ricoprendo. E in questo vuoto è arrivata Angela Merkel.

Viviamo in un'Europa dominata dalla Germania, qualcosa che il progetto di Europa unita avrebbe dovuto effettivamente impedire. Qualcosa che chi venne prima di noi ha impedito, pagando con il suo sangue. Io non voglio vivere in un'Europa dominata dalla Germania e neanche i cittadini europei lo vogliono. Ma ragazzi, siete voi che lo avete permesso. Perché quando Papandreou decise di chiedere un referendum, lei signor Rehn parlò di 'violazione della fiducia', e i suoi amici si sono riuniti qui come un branco di iene, hanno circondato Papandreou, lo hanno cacciato via e rimpiazzato con un governo fantoccio. Che spettacolo disgustoso.

E non ancora soddisfatti, avete deciso che Berlusconi se ne doveva andare. Quindi fu cacciato e rimpiazzato con il signor Monti, ex commissario europeo, anch'esso architetto di questo euro-disastro. Un uomo che non era neanche membro del Parlamento. Sta diventando come un romanzo di Agatha Crhistie, dove cerchiamo di indovinare chi sarà il prossimo ad essere fatto fuori. La differenza è che sappiamo benissimo chi sono gli assassini: dovreste essere ritenuti responsabili per ciò che avete fatto. Dovreste essere tutti licenziati.

E devo dire, signor Van Rompuy, che 18 mesi fa, quando la incontrai per la prima volta, mi sbagliai sul suo conto. Dissi che avrebbe ucciso silenziosamente la democrazia degli stati-nazione, ma non è più così, lo sta facendo molto rumorosamente.

Lei, un uomo non eletto, è andato in Italia a dire: "non è il momento di votare, è il momento di agire". Cosa, in nome di Dio, le dà il diritto di dire al popolo italiano cosa fare?

Fonte: The Right Nation 17 Novembre 2011

sabato 11 giugno 2011

Le bugie dietro la guerra dell'Occidente alla Libia

Quelli che vogliono esportare la democrazia sono essi stessi Democratici?

di Jean-Paul Pougala
Global Research
pambazuka.org

Gli africani dovrebbero pensare ai motivi reali per cui i paesi occidentali stanno combattendo la guerra in Libia, scrive Jean-Paul Pougala, in un'analisi che traccia il ruolo del paese nel plasmare l'Unione africana e lo sviluppo del continente.

E 'stata la Libia di Gheddafi, che ha offerto a tutta l'Africa la sua prima rivoluzione in tempi moderni - collegando tutto il continente attraverso telefono, televisione, radiodiffusione e diverse altre applicazioni tecnologiche come la telemedicina e l'insegnamento a distanza. E grazie al ponte radio WMAX, una connessione a basso costo è stata resa disponibile in tutto il continente, anche nelle zone rurali.

E' iniziato nel 1992, quando 45 nazioni africane hanno instaurato la Rascom (Regional African Satellite Communication Organization), in modo che l'Africa avesse il suo satellite, per abbattere i costi di comunicazione nel continente. Quello era un momento in cui le telefonate da e verso l'Africa erano le più costose del mondo, a causa della tassa di 500 milioni di dollari all'anno intascata dall'Europa per l'utilizzo dei suoi satelliti come Intelsat per conversazioni telefoniche, comprese quelle all'interno dello stesso paese.

Un satellite africano richiede un unico pagamento di 400 milioni di dollari USA  e il continente non è più tenuto a pagare un affitto annuale di 500 milioni di dollari. Quale banchiere non finanzierebbe un progetto del genere? Ma il problema è rimasto - come possono degli schiavi, che cercano di liberarsi dallo sfruttamento del loro padrone, chiedere aiuto al padrone per conseguire tale libertà? Non sorprende che la Banca Mondiale, il Fondo monetario internazionale, gli Stati Uniti,  l'Europa abbiano fatto solo promesse vaghe per 14 anni.

Gheddafi ha posto fine a queste inutili scuse dei "benefattori" occidentali per i loro tassi di interesse esorbitanti. Il consigliere libico ha messo 300 milioni di dollari sul tavolo, la African Development Bank ha aggiunto altri 50 milioni di dollari US e la West African Development Bank ulteriori 27 milioni di dollari US - ed è così che l'Africa ha avuto il suo primo satellite per le comunicazioni, il 26 dicembre 2007.

Cina e Russia hanno seguito l'esempio e condiviso la loro tecnologia e hanno contribuito a lanciare satelliti per il Sud Africa, Nigeria, Angola, Algeria e un secondo satellite africano è stato lanciato nel luglio 2010. Il primo satellite costruito interamente dagli indigeni e realizzato sul suolo africano, in Algeria, è fissato per il 2020. Questo satellite è destinato a competere con i migliori del mondo, ma ad un costo dieci volte minore, una vera sfida.

E' così che un gesto simbolico di soli 300 milioni di dollari ha cambiato la vita di un intero continente. La Libia di  Gheddafi ha un costo per l'Occidente, non solo perchè lo priva di 500 milioni  di dollari all'anno, ma  anche dei miliardi di dollari di debito e  interessi che il prestito iniziale avrebbe comportato per gli anni a venire e in maniera esponenziale, contribuendo in tal modo a mantenere un sistema occulto, al fine di saccheggiare il continente.

FONDO MONETARIO AFRICANO, BANCA CENTRALE AFRICANA, BANCA D'INVESTIMENTO AFRICANA


I 30 miliardi di dollari congelati da Mr.Obama appartengono alla Banca Centrale  Libica ed erano stati stanziati come contributo libico a tre progetti chiave che avrebbero aggiunto il tocco finale alla federazione Africana - la Banca d'Investimento Africana  a Sirte, in Libia, l'istituzione nel 2011 del Fondo Monetario Africano con sede a Yaounde, con 42 miliardi di dollari di fondo di capitale, e la  Banca Centrale Africana con sede Abuja in Nigeria, che quando inizierà a stampare denaro africano suonerà la campana a morto per il franco CFA attraverso il quale Parigi è stata in grado di mantenere la sua influenza su alcuni paesi africani negli ultimi cinquant'anni. E' facile capire l'ira francese contro Gheddafi.

Il Fondo Monetario Africano dovrebbe soppiantare completamente l'attività in Africa del Fondo Monetario Internazionale che, con soli 25 miliardi di dollari, è stato in grado di portare un intero continente in ginocchio e  fargli ingoiare discutibili privatizzazioni come costringere i paesi africani a passare dal settore pubblico a monopoli privati. Non sorprende quindi che il 16-17 Dicembre 2010, gli africani hanno respinto all'unanimità i tentativi dei paesi Occidentali di aderire al Fondo Monetario Africano, dicendo che era aperto solo alle nazioni africane.

E' sempre più evidente che dopo la Libia, la coalizione occidentale farà la corte all'Algeria, perché a parte le sue enormi risorse energetiche, il Paese ha riserve di liquidità di circa 150 miliardi di Euro. Questo è ciò che attira i paesi che stanno bombardando la Libia e tutti hanno una cosa in comune - sono praticamente in bancarotta. Solo gli Stati Uniti, hanno un debito impressionante di 14, 000 miliardi di dollari, Francia, Gran Bretagna e Italia hanno ciascuna 2.000 miliardi di dollari di deficit pubblico, rispetto a meno di 400 miliardi di dollari del debito pubblico per 46 paesi africani messi insieme.

Istigare guerre illegittime in Africa, nella speranza che ciò possa rivitalizzare le loro economie che stanno sprofondando sempre più nella depressione, finirà per accelerare il declino occidentale che in realtà è iniziato nel 1884 durante la famigerata conferenza di Berlino. Come predisse l'economista americano Adam Smith nel 1865 quando sostenne pubblicamente  Abraham Lincoln per l'abolizione della schiavitù, 'l'economia di ogni paese che si basa sulla schiavitù dei neri è destinata a scendere negli inferi nel giorno in cui questi paesi si risveglieranno'.

UNITA' REGIONALE COME OSTACOLO ALLA CREAZIONE DEGLI STATI UNITI D'AFRICA

Per destabilizzare e distruggere l'Unione africana che stava virando pericolosamente (per l'Occidente) verso gli Stati Uniti d'Africa sotto la guida di Gheddafi, l'Unione europea ha prima provato, senza successo, di creare l'Unione per il Mediterraneo (UPM). Il Nord Africa in qualche modo doveva essere tagliato fuori dal resto dell'Africa, utilizzando il vecchio stanco cliché razzista del 18.mo e 19.mo secolo, secondo il quale  gli africani di origine araba erano più evoluti e civilizzati rispetto al resto del continente. Questo non è riuscito perché Gheddafi ha rifiutato di abboccare. Ben presto ha capito a che gioco si stava giocando, quando solo una manciata di paesi africani sono stati invitati ad aderire al gruppo del Mediterraneo senza informare l'Unione africana, mentre tutti i 27 Stati membri dell'Unione europea erano stati invitati.

Senza la forza trainante della Federazione africana, l'UPM è fallito ancora prima di iniziare, nato già morto con Sarkozy come presidente e Mubarak come vice presidente. Il ministro degli Esteri francese, Alain Juppé ora sta tentando di rilanciare l'idea, non avanzando dubbi sulla caduta di Gheddafi. Ciò che i leaders africani non riescono a capire è che, fintanto che l'Unione europea continuerà a finanziare l'Unione africana, lo status quo rimarrà, perché non ci sarà alcuna vera indipendenza. Per questo motivo l'Unione europea ha promosso e finanziato raggruppamenti regionali in Africa.

E' ovvio che la Comunità Economica dell'Africa occidentale (ECOWAS), che ha un'ambasciata a Bruxelles e dipende per la maggior parte dei suoi finanziamenti dall'Unione europea, è un avversario che si oppone a gran voce alla federazione africana. Ecco perché Lincoln ha combattuto nella guerra di secessione degli Stati Uniti, perché nel momento  in cui un gruppo di paesi si riuniscono in una organizzazione politica regionale, indeboliscono il gruppo principale. Questo è ciò che l'Europa voleva e gli africani non hanno mai capito il piano di gioco, creando una pletora di gruppi regionali, il COMESA, l'UDEAC, il SADC, e il Grande Maghreb, che non ha mai visto la luce del giorno grazie a Gheddafi che ha capito cosa stava succedendo.

GHEDDAFI, L'AFRICANO CHE HA RIPULITO IL CONTINENTE DALL'UMILIAZIONE DELL'APARTHEID

Per la maggior parte degli africani, Gheddafi è un uomo generoso, un filantropo, noto per il suo sostegno disinteressato alla lotta contro il regime razzista in Sud Africa. Se fosse stato un egoista, lui non avrebbe rischiato l'ira dell'Occidente per aiutare l'ANC, sia militarmente che finanziariamente, nella lotta contro l'apartheid. Questo è il motivo per cui Mandela, subito dopo la sua liberazione da 27 anni di carcere, decise di rompere l'embargo delle Nazioni Unite e di viaggiare verso la Libia il 23 ottobre 1997. Per cinque lunghi anni, nessun aereo ha potuto atterrare in Libia a causa dell'embargo. Occorreva  prendere un aereo per la città tunisina di Jerba e proseguire su strada per cinque ore per arrivare a Ben Gardane, attraversare il confine e proseguire su una strada nel deserto per tre ore, prima di raggiungere Tripoli. L'altra soluzione era quella di passare per Malta, e prendere un traghetto notturno sul barche mal mantenute fino alla costa libica. Un viaggio infernale per un intero popolo, semplicemente per punire un uomo.

Mandela non misurò le sue parole quando l'ex presidente degli Stati Uniti Bill Clinton disse che la visita era stata 'sgradita'  - 'Nessun paese può pretendere di essere il poliziotto del mondo e nessuno Stato può dettare all'altro ciò che deve fare'. Aggiunse - 'Quelli che ieri erano amici dei nostri nemici hanno la faccia tosta di dirmi oggi di non fare visita a mio fratello Gheddafi, ci stanno incitando ad essere ingrati e a dimenticare i nostri amici del passato.'

Infatti, l'Occidente considerava ancora i razzisti sudafricani suoi fratelli che avevano bisogno di essere protetti. Ecco perché i membri dell'ANC, tra cui Nelson Mandela, sono stati considerati pericolosi terroristi. E' stato solo il 2 luglio 2008, che il Congresso degli Stati Uniti ha votato finalmente una legge per rimuovere il nome di Nelson Mandela e dei suoi compagni dell'ANC dalla loro lista nera, non perché si erano resi conto di quanto stupido fosse stato un tale elenco, ma perché volevano sottolineare il 90 ° compleanno di Mandela. Se l'Occidente è veramente dispiaciuto per il suo passato sostegno ai nemici di Mandela e veramente sincero, quando gli intitola strade e luoghi, come può continuare a fare la guerra contro qualcuno che ha aiutato Mandela e il suo popolo ad essere vittorioso, e cioè Gheddafi?

QUELLI CHE VOGLIONO ESPORTARE LA DEMOCRAZIA SONO ESSI STESSI DEMOCRATICI?

E se la Libia di Gheddafi fosse più democratica degli Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna e altri paesi che fanno la guerra per esportare la democrazia in Libia? Il 19 marzo 2003, il presidente George Bush ha iniziato a bombardare l'Iraq con il pretesto di portare la democrazia. Il 19 marzo 2011, esattamente otto anni dopo, è stato il turno del presidente francese a  far piovere bombe sulla Libia, sostenendo, ancora una volta,  che era per portare la democrazia. Il Presidente degli Stati Uniti d'America Obama, premio Nobel per la pace, dice che lanciare missili da crociera da sottomarini serve a spodestare il dittatore e ad introdurre la democrazia.

La domanda che chiunque abbia anche solo un minimo d'intelligenza non può non fare è la seguente: paesi come Francia, Inghilterra, USA, Italia, Norvegia, Danimarca, Polonia, che difendono il loro diritto a bombardare la Libia, forti del loro status di auto-proclamata democrazia, sono davvero democratici? Se sì, sono più democratici della Libia di Gheddafi? La risposta in realtà è un clamoroso NO, per la ragione pura e semplice che la democrazia non esiste. Questo non è un parere personale, ma una citazione di qualcuno la cui città natale di Ginevra, ospita la maggior parte delle istituzioni delle Nazioni Unite. La citazione è di Jean Jacques Rousseau, nato a Ginevra nel 1712 e che scrisse,  nel quarto capitolo del terzo libro del famoso 'contratto sociale' che 'non c'è mai stata una vera democrazia e non ci sarà mai.'

Rousseau definisce le seguenti quattro condizioni perchè un paese possa essere considerato una democrazia e, secondo queste, la Libia di Gheddafi è molto più democratica degli Stati Uniti, della Francia e degli altri che hanno la pretesa di esportare la democrazia:

1. Lo Stato: Più grande è un paese, tanto meno può essere democratico. Secondo Rousseau, lo stato deve essere estremamente piccolo in modo che le persone possano incontrarsi e conoscersi. Prima di chiedere alla gente di votare, si deve garantire che tutti conoscano tutti, altrimenti il voto sarà un atto senza alcuna base democratica, un simulacro di democrazia, per eleggere un dittatore.

Lo stato libico si basa su un sistema di alleanze tribali, che per definizione raggruppano insieme persone in piccole entità. Lo spirito democratico è molto più presente in una tribù,  in un villaggio, che in un grande paese, semplicemente perché le persone si conoscono, condividono un comune ritmo di vita che comporta una sorta di auto-regolamentazione o addirittura un'auto-censura, visto che reazioni e contro reazioni di altri membri hanno un impatto sul gruppo.

Da questa prospettiva, sembrerebbe che la Libia si adatta meglio alle condizioni di Rousseau rispetto a Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna, tutte società altamente urbanizzate dove la maggior parte dei vicini di casa non si dicono nemmeno ciao  l'un  l'altro, e quindi non si conoscono, anche se hanno vissuto fianco a fianco per 20 anni. Questi paesi sono saltati alla fase successiva - 'il voto' - che è stato abilmente santificato per offuscare il fatto che il voto sul futuro del paese è inutile, se l'elettore non conosce gli altri cittadini. Questo è stato spinto ai limiti del ridicolo dando diritto di voto a persone che vivono all'estero. Comunicare con gli altri e l'uno con l'altro è una condizione preliminare per qualsiasi dibattito democratico prima delle elezioni.

2. La semplicità dei costumi e dei modelli di comportamento è inoltre essenziale, se si vuole evitare di spendere la maggior parte del tempo a discutere procedure legali e giudiziarie, al fine di far fronte alla moltitudine di conflitti di interesse, inevitabili in una società grande e complessa. I paesi occidentali si definiscono nazioni civili con una struttura sociale più complessa mentre la Libia è descritta come un paese primitivo con un semplice insieme di costumi. Anche questo aspetto indica che la Libia risponde meglio ai criteri democratici di Rousseau, rispetto a tutti coloro che cercano di dare lezioni di democrazia. Nei conflitti nelle società complesse, hanno la meglio più frequentemente quelli che hanno più potere, motivo per cui i ricchi riescono ad evitare la prigione perché possono permettersi di assumere avvocati importanti e,  invece, la repressione di stato viene diretta contro una persona che ha rubato una banana in un supermercato, piuttosto che una finanziaria criminale che ha rovinato una banca. Nella città di New York, per esempio, dove il 75 per cento della popolazione è bianca, l'80 per cento dei posti di comando sono occupati dai bianchi che rappresentano solo il 20 per cento delle persone incarcerate.

3. Parità di status e di benessere: Uno sguardo alla lista 2010 di Forbes rivela chi sono le persone più ricche in ciascuno dei paesi che attualmente stanno bombardando la Libia  e la differenza tra loro e quelli che guadagnano salari più bassi in quelle nazioni; un esame simile sulla Libia rivelerà che in termini di distribuzione della ricchezza, la Libia ha molto di più da insegnare a coloro che ora la stanno combattendo, e non il contrario. Quindi anche qui, utilizzando i criteri di Rousseau, la Libia è più democratica delle nazioni che pomposamente pretendono di portare la democrazia. Negli Stati Uniti, il 5 per cento della popolazione possiede il 60 per cento della ricchezza nazionale, il che la rende la società più ineguale e squilibrata nel mondo.

4. Niente lussi: secondo Rousseau non ci può essere alcun lusso se ci deve essere la democrazia. Il lusso, egli dice, rende la ricchezza una necessità che diventa poi una virtù in sé, e il benessere del popolo non diventa l'obiettivo da raggiungere a tutti i costi  'Il lusso corrompe sia il ricco che il povero, l'uno attraverso il possesso e l'altro per invidia; rende la nazione fiacca e preda della vanità; allontana le persone  dallo Stato e le schiavizza, rendendole schiave dell'opinione'.

C'è più lusso  in Francia che in Libia? I rapporti sui lavoratori dipendenti che commettono suicidio a causa di stressanti condizioni di lavoro, anche in aziende pubbliche o semi-pubbliche, tutto per massimizzare il profitto e mantenere nel lusso  una minoranza, si leggono in Occidente, non in Libia.

Il sociologo americano C. Wright Mills scrisse nel 1956 che la democrazia americana era una 'dittatura dell'elite'. Secondo Mills, gli Stati Uniti non sono una democrazia perché è il denaro che parla durante le elezioni e non il popolo. I risultati di ogni elezione sono l'espressione della voce dei soldi e non della voce del popolo. Dopo Bush senior e Bush junior, stanno già parlando di un più giovane Bush per le primarie repubblicane del 2012. Inoltre, come ha sottolineato Max Weber, da quando  il potere politico dipende dalla burocrazia, gli Usa hanno 43 milioni di burocrati e personale militare che effettivamente governa il paese, ma senza essere eletti e senza essere responsabili, verso il popolo, delle loro azioni. Una singola persona (un singolo ricco) è eletta, ma il potere reale è nelle mani di tutta la casta dei ricchi che poi vengono nominati  ambasciatori, generali, ecc

Quante persone in queste sedicenti democrazie sanno che la Costituzione del Perù vieta al presidente uscente di ottenere un secondo mandato consecutivo? Quanti sanno che in Guatemala, non solo un presidente uscente non può chiedere la rielezione per lo stesso posto, ma nessun'altro della famiglia di quella persona può aspirare a quel prestigioso lavoro? O che il Ruanda è l'unico paese al mondo che ha il 56 per cento di  parlamentari donne? Quante persone sanno che nella lista della CIA del 2007, quattro dei paesi meglio governati al mondo sono in Africa? Che il primo premio va alla Guinea Equatoriale, il cui debito pubblico rappresenta solo l'1,14 per cento del PIL?

Rousseau sostiene che le guerre civili, rivolte e ribellioni sono i componenti dell'inizio della democrazia. Perché la democrazia non è un fine, ma un processo permanente di riaffermazione dei diritti naturali degli esseri umani che, nei paesi di tutto il mondo (senza eccezioni), sono calpestati da una manciata di uomini e donne che hanno dirottato il potere del popolo per perpetuare la loro supremazia. Ci sono qua e là gruppi di persone che hanno usurpato il termine 'democrazia' - invece di essere un ideale al quale si aspira, è diventata un'etichetta da assegnare o uno slogan che viene utilizzato da persone che hanno la possibilità di gridare più forte di altri. Se un paese è calmo, come la Francia o gli Stati Uniti, vale a dire senza ribellioni, significa solo, dal punto di vista di Rousseau, che il sistema dittatoriale è sufficientemente repressivo da prevenire qualsiasi rivolta.

Non sarebbe male se i libici si ribellassero. Ciò che è male è pretendere che la gente accetti stoicamente un sistema che li reprime in tutto il mondo, senza reagire. E  Rousseau conclude: 'Malo periculosam libertatem quam quietum servitium - traduzione - Se gli dei fossero persone si darebbero un governo democratico. Un tale governo perfetto non è applicabile agli esseri umani.' Dichiarare che si stanno uccidendo i libici per il loro bene è un inganno.

QUALI INSEGNAMENTI PER L'AFRICA?

Dopo 500 anni di un rapporto profondamente iniquo con l'Occidente, è chiaro che non abbiamo gli stessi criteri di ciò che è buono e di ciò che è cattivo. Abbiamo interessi profondamente divergenti. Come si può non deplorare il voto  'sì'  di tre paesi sub-sahariani (Nigeria, Sud Africa e Gabon) alla risoluzione 1973 che ha inaugurato l'ultima forma di colonizzazione battezzata come 'la protezione dei popoli', che legittima le teorie razziste che hanno permeato gli europei dal 18 ° secolo e secondo le quali il Nord Africa non ha nulla a che fare con l'Africa sub-sahariana, che il Nord Africa è più evoluto, colto e civilizzato rispetto al resto dell'Africa?

E' come se Tunisia, Egitto, Libia e Algeria non facessero parte dell'Africa. Anche le Nazioni Unite sembrano ignorare il ruolo dell'Unione africana negli affari degli stati membri. L'obiettivo è quello di isolare i paesi sub sahariani per isolarli e controllarli meglio. Infatti, l' Algeria (16 miliardi di dollari) e la Libia (10 miliardi di dollari) insieme contribuiscono al 62 per cento dei 42 miliardi di dollari che costituiscono il capitale del Fondo Monetario Africano (AMF). Il paese più grande e popoloso dell'Africa sub sahariana, la Nigeria, seguìta dal Sud Africa, sono molto più indietro con solo 3 miliardi di dollari ciascuno.

E' sconcertante, per non dire altro, che per la prima volta nella storia delle Nazioni Unite, la guerra è stata dichiarata contro un popolo senza avere esplorato la minima possibilità di una soluzione pacifica della crisi. L'Africa appartiene ancora davvero a questa organizzazione? La  Nigeria e il Sud Africa sono disposti a votare 'sì' a tutto quello che l'Occidente chiede perché ingenuamente credono alle vaghe promesse di un seggio permanente al Consiglio di Sicurezza, con uguali diritti di veto.  Entrambi dimenticano che la Francia non ha alcun potere di offrire qualcosa. Se così fosse, Mitterand da lungo tempo avrebbe fatto il necessario per la Germania di Helmut Kohl.

Una riforma delle Nazioni Unite non è all'ordine del giorno. L'unico modo per segnare un punto è utilizzare il metodo cinese - tutte e 50 le nazioni africane dovrebbero lasciare le Nazioni Unite e ritornare solo se sarà soddisfatta la loro richiesta di lunga data, un seggio per l'intera federazione africana o niente. Questo metodo non-violento è l'unica arma  di giustizia a disposizione dei poveri e deboli quali siamo. Dovremmo semplicemente lasciare le Nazioni Unite, perché questa organizzazione, per la sua stessa struttura e gerarchia, è al servizio dei più potenti.

Dobbiamo manifestare alle Nazioni Unite il nostro rifiuto di una visione del mondo basata sulla distruzione di coloro che sono più deboli. Sono liberi di continuare come prima, ma almeno non ne faremo parte, e dire che siamo d'accordo quando non ci hanno mai chiesto il nostro parere. E anche quando abbiamo espresso il nostro punto di vista, come abbiamo fatto  Sabato 19 marzo a Nouakchott, quando ci siamo opposti all'azione militare, il nostro parere è stato semplicemente ignorato e le bombe hanno cominciato a cadere sul popolo africano.

Gli eventi di oggi ricordano quello che è successo in passato con la Cina. Oggi, si riconosce il governo Ouattara, il governo ribelle in Libia, come è stato fatto alla fine della seconda guerra mondiale con la Cina. La cosiddetta comunità internazionale ha scelto Taiwan come unico rappresentante del popolo cinese, invece della Cina di Mao. Ci sono voluti 26 anni prima che,  il 25 ottobre 1971, le Nazioni Unite approvassero la risoluzione 2758 che tutti gli africani dovrebbero leggere per porre fine alla follia umana. La Cina è stata ammessa e alle sue condizioni - ha rifiutato di essere un membro se non avevesse avuto un diritto di veto.

Quando la domanda è stata soddisfatta e la risoluzione presentata, il ministro degli esteri cinese  ha impiegato un altro anno per rispondere per iscritto al Segretario Generale delle Nazioni Unite, il 29 settembre 1972, una lettera che non diceva sì o grazie, ma precisava le garanzie richieste da rispettare  per la dignità della Cina.

Cosa spera di ottenere l'Africa dalle Nazioni Unite senza giocare duro? Abbiamo visto come in Costa d'Avorio un burocrate delle Nazioni Unite si considera al di sopra della costituzione del paese. Siamo entrati in questa organizzazione, accettare di essere schiavi e di credere che saremo invitati a cenare allo stesso tavolo e a mangiare dai piatti che noi stessi abbiamo lavato non è solo da creduloni, è stupido.

Quando l'Unione africana ha appoggiato la vittoria di Ouattara e ha ignorato le relazioni contrarie dei suoi osservatori elettorali, proprio per soddisfare i nostri ex padroni, come possiamo pretendere di essere rispettati? Quando il presidente sudafricano Zuma dichiara che Ouattara non ha vinto le elezioni e poi dice l'esatto contrario durante un viaggio a Parigi, siamo autorizzati a mettere in dubbio la credibilità di questi leaders che pretendono di rappresentare e di parlare a nome di un miliardo di africani.

La forza e la vera libertà dell'Africa si realizzeranno solo se intraprenderà azioni ben ponderate e se ne assumerà le conseguenze. Dignità e rispetto sono dotati di un cartellino del prezzo. Siamo pronti a pagarlo? In caso contrario, il nostro posto è in cucina e nei bagni, al fine di far stare comodi gli altri.

Questo articolo è stato pubblicato prima da Pambazuka News

Jean-Paul Pougala è uno scrittore camerunense.
Tradotto dal francese da Sputnik Kilambi. 

Per  commentare
editor@pambazuka.org o online su Pambazuka News

Fonte:
Global Research  10 Giugno 2011
Traduzione: Dakota Jones

sabato 21 novembre 2009

Acqua privatizzata: ''Maledetti voi...!''

inviato da Anna M.P.

di Alex Zanotelli.
19 novembre 2009

acqua Non posso usare altra espressione per coloro che hanno votato per la privatizzazione dell'acqua, che quella usata da Gesù nel Vangelo di Luca, nei confronti dei ricchi : "Maledetti voi ricchi....!"
Maledetti coloro che hanno votato per la mercificazione dell'acqua.

Noi continueremo a gridare che l'acqua è vita, l'acqua è sacra, l'acqua è diritto fondamentale umano.
E' la più clamorosa sconfitta della politica. E' la stravittoria dei potentati economico-finanziari, delle lobby internazionali. E' la vittoria della politica delle privatizzazioni, degli affari, del business.
A farne le spese è ‘sorella acqua', oggi il bene più prezioso dell'umanità, che andrà sempre più scarseggiando, sia per i cambiamenti climatici, sia per l'aumento demografico. Quella della privatizzazione dell'acqua è una scelta che sarà pagata a caro prezzo dalle classi deboli di questo paese (bollette del 30-40% in più, come minimo), ma soprattutto dagli impoveriti del mondo. Se oggi 50 milioni all'anno muoiono per fame e malattie connesse, domani 100 milioni moriranno di sete. Chi dei tre miliardi che vivono oggi con meno di due dollari al giorno, potrà pagarsi l'acqua?"
Noi siamo per la vita, per l'acqua che è vita, fonte di vita. E siamo sicuri che la loro è solo una vittoria di Pirro. Per questo chiediamo a tutti di trasformare questa ‘sconfitta' in un rinnovato impegno per l'acqua, per la vita, per la democrazia. Siamo sicuri che questo voto parlamentare sarà un "boomerang" per chi l'ha votato.
Il nostro è un appello prima di tutto ai cittadini, a ogni uomo e donna di buona volontà. Dobbiamo ripartire dal basso, dalla gente comune, dai Comuni.
Per questo chiediamo:
AI CITTADINI di
* protestare contro il decreto Ronchi, inviando e-mail ai propri parlamentari;
* creare gruppi in difesa dell'acqua localmente come a livello regionale;
* costituirsi in cooperative per la gestione della propria acqua.
AI COMUNI di
* indire consigli comunali monotematici in difesa dell'acqua;
* dichiarare l'acqua bene comune, 'privo di rilevanza economica';
* fare la scelta dell'AZIENDA PUBBLICA SPECIALE.
LA NUOVA LEGGE NON IMPEDISCE CHE I COMUNI SCELGANO LA VIA DEL TOTALMENTE PUBBLICO, DELL'AZIENDA SPECIALE, DELLE COSIDETTE MUNICIPALIZZATE.
AGLI ATO
* ai 64 ATO (Ambiti territoriali ottimali), oggi affidati a Spa a totale capitale pubblico, di trasformarsi in Aziende Speciali, gestite con la partecipazione dei cittadini.
ALLE REGIONI di
* impugnare la costituzionalità della nuova legge come ha fatto la Regione Puglia;
* varare leggi regionali sulla gestione pubblica dell'acqua.
AI SINDACATI di
* pronunciarsi sulla privatizzazione dell'acqua;
* mobilitarsi e mobilitare i cittadini contro la mercificazione dell'acqua.
AI VESCOVI ITALIANI di
* proclamare l'acqua un diritto fondamentale umano sulla scia della recente enciclica di Benedetto XVI, dove si parla dell'"accesso all'acqua come diritto universale di tutti gli esseri umani, senza distinzioni o discriminazioni" (27);
* protestare come CEI (Conferenza Episcopale Italiana) contro il decreto Ronchi.
ALLE COMUNITA' CRISTIANE di
* informare i propri fedeli sulla questione acqua;
* organizzarsi in difesa dell'acqua.
AI Partiti di
* esprimere a chiare lettere la propria posizione sulla gestione dell'acqua;
* farsi promotori di una discussione parlamentare sulla Legge di iniziativa popolare contro la privatizzazione dell'acqua, firmata da oltre 400.000 cittadini.
L'acqua è l'oro blu del XXI secolo. Insieme all'aria, l'acqua è il bene più prezioso dell'umanità. Vogliamo gridare oggi più che mai quello che abbiamo urlato in tante piazze e teatri di questo paese: "L'aria e l'acqua sono in assoluto i beni fondamentali ed indispensabili per la vita di tutti gli esseri viventi e ne diventano fin dalla nascita diritti naturali intoccabili - sono parole dell'arcivescovo emerito di Messina, G. Marra. L'acqua appartiene a tutti e a nessuno può essere concesso di appropriarsene per trarne illecito profitto, e pertanto si chiede che rimanga gestita esclusivamente dai Comuni organizzati in società pubbliche, che hanno da sempre il dovere di garantirne la distribuzione al costo più basso possibile."
Note:
Chi vuole aderire alla Lettera di Zanotelli scriva un'email all'indirizzo:
beni_comuni@libero.it
con la scritta aderisco

Fonte:peacelink.it.

sabato 17 ottobre 2009

Crisi politica italiana: Berlusconi è la principale minaccia per la democrazia italiana?

di Angela Corrias

globalresearch.ca

berlusconi Il 7 ottobre, La Corte costituzionale italiana ha dichiarato incostituzionale il cosiddetto Lodo Alfano, un disegno di legge che il governo Berlusconi aveva portato in Parlamento. Avrebbe concesso alle quattro cariche più alte dello Stato (Primo Ministro, Presidente della Repubblica e i presidenti delle due Camere del Parlamento), l'immunità totale durante il loro incarico. Sebbene il Lodo Alfano non sia ammirevole a causa dei processi nei quali il signor Berlusconi è attualmente coinvolto, e la possibilità che egli avrebbe di allungare i termini fino alla prescrizione, la verità è che il dibattito pubblico su questo disegno di legge è un chiaro messaggio al premier che il suo attuale momento politico si avvicina alla fine.

La stampa internazionale sta letteralmente distruggendo la reputazione già traballante di Berlusconi, l'ultimo esempio è il Newsweek: "Perché l'Italia dovrebbe scaricare Berlusconi." Sebbene sia lusinghiero che la comunità internazionale si preoccupi così tanto del destino dell'Italia, molti inevitabilmente cominciano ad interrogarsi sulle vere ragioni alla base di questa processo. Certo, le origini politiche del premier italiano non sono molto ortodosse, visto che mafia e Loggia massonica P2 sono fortemente coinvolte, ma ciò che è maggiormnente evidente in tutte le cronache internazionali è l'importanza che viene data alle feste selvagge di Berlusconi in Sardegna, al punto tale che Christofer Dickey del Newsweek si spinge fino a menzionare la "corruzione" e la "dissolutezza" di Nerone o dei Borgia

Vero, Berlusconi (e la sua coalizione) non è affatto il migliore esempio di politico onesto, con la sua ossessione per il controllo dei media, dei magistrati e della mente del pubblico, cosa che inevitabilmente puzza di totalitarismo. Ma i toni esagerati della stampa inglese di solito moderata e professionale (The Times lo ha definito come "squallido" e "un buffone") dà da pensare. Perché Berlusconi ha improvvisamente acquisito tanti nemici? Perché i media internazionali sono così preoccupati per il futuro dell'Italia? Potrebbe essere una coincidenza, ma ci sono molti segnali che il governo Berlusconi non si sta adeguando al comportamento internazionale comunemente accettato.

Il tanto lodato rigetto del Lodo Alfano è servito solo a distogliere l'attenzione pubblica da ciò che potrebbero eventualmente essere le cause alla base di una condanna internazionale verso le politiche più recenti di Berlusconi. La sua amicizia sempre più stretta con la Russia di Putin, il mondo arabo ed i mercati dell'est in generale, in un momento in cui le relazioni degli Stati Uniti con l'Iran sono sempre più difficili, è comprensibilmente non apprezzato dalla Casa Bianca. Inoltre, l'invito di Berlusconi a riconsiderare un graduale ritiro delle truppe italiane dall'Afghanistan, dopo che sei soldati sono morti in un attentato a Kabul il 17 settembre, non è stato accolto positivamente dagli Stati Uniti, date le intenzioni di Obama di aumentare il numero delle truppe Usa e Nato in quella terra devastata.

Anche se la recente decisione della Corte costituzionale di rifiutare l'immunità dai procedimenti giudiziari a Berlusconi può avere l'effetto di far sentire i politici meno protetti in caso di corruzione, questo ci richiama inevitabilmente al maxi-caso di Mani Pulite dei primi anni '90 che fu avviato dal tribunale di Milano e si concluse con l'espulsione della vecchia classe politica che aveva offerto un consistente sostegno ad operazioni segrete della CIA ai tempi della Guerra Fredda. Tuttavia, dopo la caduta del muro di Berlino, la vecchia classe politica italiana era diventata troppo fuori moda e non abbastanza aperta ai nuovi interessi del mondo moderno. Le migliaia di processi degli anni '90 si conclusero con la fine ufficiale della Prima Repubblica e l'inizio della Seconda Repubblica. In realtà questo ha significato il congedo della vecchia classe e l'introduzione di personaggi nuovi e riciclati, con la conseguenza che nulla è cambiato nella scena politica: le coalizioni di governo sono ancora instabili ed i livelli di corruzione sono elevati.

Mentre si teneva impegnata l'attenzione pubblica con le notizie dei casi giudiziari di Mani Pulite, dietro le quinte stava accadendo qualcosa di più importante, che avrebbe fortemente influenzato il futuro dell'Italia. Il 2 giugno 1992, sullo yacht reale inglese Britannia, leaders italiani di centro-sinistra, insieme all'élite finanziaria italiana, incontravano i maggiori protagonisti della scena finanziaria internazionale. Questo fu l'inizio di ciò che avrebbe portato l'Italia sull'orlo del collasso. Le grandi aziende e la Banca Centrale d'Italia (Bankitalia), furono vendute a banche anglo-americane per quasi niente. Nel corso di tale riunione fu deciso che gli istituti finanziari stranieri potevano controllare il 48 per cento delle imprese italiane, tra le quali Buitoni, Locatelli, Negroni, Ferrarelle, Perugina e Galbani. Mentre i dibattiti sui casi di mani Pulite imperversavano in tutto il paese, élites finanziarie nazionali ed internazionali decidevano come sostituire la vecchia classe politica con una nuova, completamente manipolata dai nuovi proprietari. Quando è diventato Presidente del Consiglio, Giuliano Amato, nel giugno 1992, ha iniziato un processo di privatizzazione sconsiderata, previa consultazione con le ammiraglie di Wall Street: Merrill Lynch, Goldman Sachs e Salomon Brothers. [1]

Sotto il controllo politico ed economico, e militarmente occupata, l'Italia è stata una colonia degli Stati Uniti fin dalla fine della seconda guerra mondiale quando, con il crollo del regime fascista, l'OSS (precursore della CIA) reintrodusse ex gerarchi fascisti, che avrebbero dovuto essere perseguiti. Invece, furono ingaggiati per aiutare la CIA nella creazione di Gladio, la versione italiana di Stay-Behind presente in tutta l'Europa occidentale, e nella creazione del cosiddetto Anello della Repubblica, un servizio segreto parallelo con collaboratori in tutte le principali forze armate dello Stato. Questa organizzazione avrebbe controllato e manipolato molti aspetti della vita all'interno del paese, e organizzato gli attacchi terroristici durante la "strategia della tensione", non ultimo dei quali è stato il rapimento e l'uccisione dell'ex primo ministro Aldo Moro. [2]

In seguito al rigetto del Lodo Alfano, Berlusconi ha un'idea ancora più chiara che la sua carriera politica è finita, ma, a differenza dei leaders della Prima Repubblica, non sembra arrendersi. I suoi ex alleati (come Gianfranco Fini, ex fascista e attuale portavoce della Camera del Parlamento) lo hanno abbandonato e hanno stretto strane alleanze con ex rivali. Il suo ministro dell'economia, Giulio Tremonti, che sembrava disposto a proteggere le decisioni politiche dagli interessi bancari (specialmente contro i sottili suggerimenti di Mario Draghi, attuale presidente della Banca Centrale d'Italia e uno dei principali animatori delle trame dello yacht Britannia nel 1992), ha tuttavia organizzato una riunione strategica l'8 Ottobre (il giorno dopo la decisione della Corte), all'interno dell'Aspen Institute Italia, di cui è il Presidente. Partecipanti insieme ad una vasta gamma di nomi importanti: Massimo D'Alema, ex primo ministro della coalizione di centro-sinistra, Ignazio Marino, candidato alla segreteria del PD (di centro-sinistra), Umberto Veronesi, ex Ministro della Salute di un governo di centro sinistra, Franco De Benedetti (fratello di Carlo, presidente del gruppo editoriale L'Espresso, Proprietario de La Repubblica, giornale mainstream, vicino ai partiti di centro-sinistra e tra i critici più severi del governo Berlusconi), Renato Brunetta, attuale ministro dell'amministrazione Berlusconi e Roberto Castelli, attuale vice ministro e membro del partito della Lega Nord nella coalizione di governo.

Lo scopo di tale riunione, secondo la lettera di invito, era quello di lavorare per "una nuova leadership", in grado non solo di "affrontare la crisi, ma piuttosto di immaginare e costruire il «dopo» [...] con una rinnovata e forte responsabilità, non solo sul piano socio-economico, ma anche sul piano politico". In poche parole, un gruppo eterogeneo di ordine finanziario e politico sta già programmando il post-Berlusconi, e il mix esplosivo che vede membri di entrambe le coalizioni in affari con i capi delle grandi aziende è ben lungi dall'essere la "cospirazione comunista" di cui Berlusconi continua a parlare, ma somiglia fortemente al "complotto capitalista", di cui lui pensava di avere il pieno controllo.

La nuova classe politica sembra disposta a compromettere ulteriormente l'indipendenza d'Italia, che soffre ancora per il saccheggio dei primi anni '90. La politica estera di Berlusconi è una minaccia per il forte legame che l'Italia ha sempre avuto con gli Stati Uniti. Berlusconi è forse squallido e controlla gran parte dei media italiani, ma i continui attacchi della stampa internazionale, nascosti dietro un falso "prendersi cura della democrazia italiana", sono responsabili di confondere ulteriormente l'opinione pubblica e concentrare le energie delle persone intorno a questioni secondarie, deviandole da quella che è veramente una minaccia per il benessere dell'Italia.

Traduzione : Dakota Jones

Note:

[1] Antonella Randazzo, Come è stata svenduta l’Italia, March 12th, 2007, http://www.disinformazione.it/svendita_italia2.htm

[2] Sergio Flamini, Trame Atlantiche, Kaos Edizioni, 2005; e Stefania Limiti, L’Anello della Repubblica, Chiarelettere, 2009

Angela Corrias è una giornalista freelance italiana con sede a Londra

Fonte: www.globalresearch.ca