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mercoledì 17 aprile 2013

Le vittime del “terrorismo” sono tutte “uguali”?

di Enrico Galoppini
European Phoenix

Scoppia una bomba a Boston, in mezzo alla maratona: “edizione straordinaria!”, “terribile!”, “disumano!”, “abominevole!”.

Certo, come si deve commentare una cosa del genere?

Mica è una bella cosa saltare in aria, rimanere mutilato, vedere i propri cari ed amici esanimi o sanguinanti mentre ci si sta godendo una giornata di sport… Chi attenta alla vita di persone qualunque, come tutti noi, in situazioni del genere, quale che sia il suo palese o recondito obiettivo, è indubbiamente un criminale.

Detto questo, al di là di ogni sviluppo che avrà la faccenda (indagini, strumentalizzazioni, depistaggi ecc.), e considerato che si possono fare solo congetture sul “chi” e “perché” ha architettato questo spregevole atto, sono da dire essenzialmente due cose.

La prima è che questo “terrorismo”, questa entità indefinita che assume, nell’immaginario della massa ben indottrinata, sembianze “islamiche”, “di estrema destra” o “anarchiche” (con la variante più recente del “pazzo isolato”), colpisce sempre individui comuni, intenti nelle loro ordinarie attività, lavorative o ricreative. Chiaro che lo sdegno non può che essere unanime, perché tutti, me compreso, percepiamo che, in luoghi affollati, “ogni momento è buono”, e “potrebbe capitare anche a noi”.

Guarda caso, questo “terrorismo” col quale il “mondo civile” sarebbe in guerra non colpisce mai “il potere” nelle sue persone e nei suoi luoghi simbolici. L’attacco al Pentagono, che non può esser definito un posto in cui s’aggirano “persone innocenti”, s’inserisce nella più ampia vicenda dell’11/9, pervasa di illogicità, stranezze, incongruenze e “misteri” irrisolti ed irrisolvibili.

Da questi “terroristi” non ci si può dunque ragionevolmente attendere un qualcosa che abbia a che vedere col classico regicidio o tirannicidio.

domenica 14 aprile 2013

La conferenza dell'UE sulla modificazione del clima e la geoingegneria ribadisce le richieste di trasparenza e controllo democratico del 1999

di Christof Lehmann
nsnbc

Christof Lehmann (nsnbc) -Nei giorni 8 e 9 Aprile si è tenuta presso il Parlamento europeo una conferenza, dal titolo "Oltre le teorie della modificazione climatica- la società civile contro la geoingegneria". La conferenza ha rivalutato una risoluzione del 1999 e ha ribadito la mancanza sia di legislatori che di militari per salvaguardare la trasparenza e il controllo democratico su programmi riservati, che colpiscono intere popolazioni senza consenso, l'azione democratica, o l'accesso a dati e informazioni verificabili.

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I governi degli Stati membri dell'UE nascondono quello che è ovvio con una complicità silenziosa

La conferenza è iniziata l'8 aprile, con una proiezione ufficiale del documentario "Perché stanno spruzzando nel mondo?"del regista americano Michael Murphy.

La conferenza si è svolta sotto l'egida del gruppo parlamentare "Verdi/ Alleanza libera europea", che è un'alleanza di partiti verdi europei e partiti liberali.

Tra i relatori alla conferenza UE, i parlamentari Tatjana Ždanoka da Lativia, che è membro della commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni, Werner Schulz dalla Germania, che è membro della commissione per gli affari esteri, François Alfonsi, che è un membro della commissione per lo sviluppo regionale, il consigliere comunale Linda Leblanc, che è il segretario del Partito verde di Cipro, l'ex ambasciatore dell'Ucraina in Grecia e vice presidente del Partito dei Verdi di Ucraina, Valerie Tsybukh, Giulietto Chiesa, che è un ex parlamentare europeo e il presidente dell'Alleanza "Alternativa", Wayne Hall dalla Grecia, che è il coordinatore del sito web " Enouranois", Josefina Fraile dalla Spagna, che è un libero responsabile per la ricerca sull'ambiente della Piattaforma Internazionale contro la Modificazione del Clima " Skyguards", così come Claire Henrion dalla Francia, che è il presidente dell'associazione ACSEIPICA, e altri.

La conferenza si è tenuta grazie alla collaborazione tra le organizzazioni della società civile, riunite sotto la piattaforma internazionale "Skyguards", in collaborazione con l'alleanza "Alternative".

L'obiettivo principale della conferenza è stato quello di continuare il lavoro che era stato avviato nel 1998 dalla commissione del Parlamento europeo per gli affari esteri, la sicurezza e la politica di difesa, che ha portato all'adozione della "Risoluzione per l'ambiente, la sicurezza e la politica estera" il 14 gennaio 1999, con Theorin come relatore.

giovedì 11 aprile 2013

Il popolo dei tunnel che vive sotto le strade d'America

di Michael Snyder
The Economic Collapse

tunnel people

Sapevate che ci sono migliaia e migliaia di persone senza fissa dimora che vivono sottoterra sotto le strade delle principali città degli Stati Uniti? Sta accadendo a Las Vegas, sta accadendo a New York City e anche a Kansas City. Mentre l'economia crolla, la povertà negli Stati Uniti sta letteralmente esplodendo e così i senza fissa dimora. Oltre alle migliaia di persone del "popolo dei tunnel" che vivono sotto le strade d'America, ci sono anche migliaia di persone che vivono nelle tendopoli, ci sono decine di migliaia di persone che vivono nei loro veicoli e ci sono più di un milione di bambini della scuola pubblica che non hanno una casa nella quale tornare di notte. Il governo federale ci dice che la recessione "è finita" e che "le cose stanno migliorando", eppure la povertà e i senza fissa dimora in questo paese continuano ad aumentare senza una fine in vista. Cosa succederà quando arriverà la prossima crisi economica?

Quando ho sentito che ci sono persone senza fissa dimora che vivono in una rete di tunnel sotterranei sotto le strade di Kansas City, sono rimasto assolutamente sbalordito. Ho dei parenti che vivono in quella zona. Non ho mai pensato a Kansas City come ad una delle città più difficili negli Stati Uniti.

Ma secondo il Daily Mail, la polizia ha recentemente scoperto una rete di tunnel sotto la città dove vivevano delle persone ..

Sotto le strade di Kansas City, ci sono profonde gallerie sotterranee dove un gruppo di vagabondi senza tetto viveva accampata.

Questi cosiddetti accampamenti per i senza tetto sono stati scoperti dalla polizia di Kansas City, che ha  sfrattato i residenti a causa dell'ambiente insicuro.

Le autorità hanno detto che queste persone vivevano nello squallore, con mucchi di immondizia e pannolini sporchi lasciati nelle zone boschive dei dintorni.

La parte più triste è il fatto che le autorità hanno trovato pannolini sporchi nelle zone vicino a questi tunnel. Questo deve significare che i bambini erano stati allevati in quel tipo di ambiente.

Purtroppo, questo  sta accadendo in tutto il paese. Negli ultimi anni, il popolo dei tunnel di Las Vegas ha ricevuto un bel po' di pubblicità in tutto il mondo. E' stato stimato che più di 1.000 persone vivono nella massiccia rete di gallerie inondate sotto la città ...

Nelle profondità sotto le luci scintillanti di Las Vegas si trova un sinistro labirinto abitato da ragni velenosi e da un uomo soprannominato The Troll che brandisce una sbarra di ferro.

Ma, sorprendentemente, i 200 chilometri di gallerie inondate sono anche la dimora di 1.000 persone che sbarcano il lunario in quel lungo ventre buio.

Alcuni, come Steven e la sua fidanzata Kathryn, hanno arredato la loro casa con notevole attenzione - il loro 'bungalow' di 400 piedi quadrati  vanta un letto matrimoniale, un armadio e persino una libreria.

Riuscireste ad immaginare di vivere in quel modo? Purtroppo, per un numero crescente di americani una "vita normale" non è più un'opzione. O sono costretti ad andare nei rifugi per senzatetto o devono cercare di guadagnarsi un'esistenza in proprio in qualunque modo possibile.

giovedì 4 aprile 2013

Quelle strane “maledizioni” che colpiscono i testimoni scomodi

di Enrico Galoppini
European Phoenix

tutankhamon

Erano in venticinque ma ne son rimasti solo due vivi e vegeti. Stiamo parlando dei membri del “Team 6”, la crème de la crème dei Navy Seals, che già sono un corpo scelto dei Marines.

Una specie di Rambo in carne ed ossa che però, dopo aver accoppato Osama bin Laden, stanno morendo per qualche “mistero” uno dopo l’altro, in una sequenza di “incidenti” che ha dello sbalorditivo.

La prima volta è toccata a ventidue elementi della squadra protagonista del blitz di Abbottabad, precipitati col loro elicottero in missione in Afganistan nel “più grave lutto” che ha colpito le forze Usa/Nato nel “Paese delle montagne”.

Che strano, l’America che si fa tirare giù un paio di decine di soldati super scelti (con tutto quel che costa, in mezzi e tempo, la loro formazione) dai trogloditi talebani armati di schioppo, tipico oggetto di tiro al bersaglio con le armi più sofisticate come i droni.

Ed ora tocca ad un altro testimone dell’eliminazione del “genio del male”, sulla quale un suo commilitone ha scritto un libro, mentre l’ultimo dei venticinque verserebbe in una difficile situazione economica (un classico dell’America, come il “reduce del Vietnam” che una volta tornato a casa trova un muro d’ingratitudine, su cui sono stati girati molti film).

Si può dunque facilmente profetizzare che anche gli ultimi due super-testimoni-commando non avranno vita lunga, portandosi definitivamente con sé, nella tomba, il segreto dell’ultima puntata della saga dello “sceicco del terrore”, che puzza di bufala lontano un miglio, a partire dalla fine della storia, quando il suo cadavere, invece d’essere ostentato come una preda sui (loro) “media”, venne scaraventato in mare secondo i precetti d’un inesistente “funerale islamico”!

Poi l’America su tutta questa bella storia ci ha fatto ovviamente un film, l’ennesimo dell’industria del rimbambimento mondiale. Tutto nel suo tipico stile, con fantasie (i film) che sorgono da altre fantasie (la cosiddetta “realtà” di cui riferiscono tramite i “media”), in un gioco a catena di travisamenti e manipolazioni al quale finiscono per credere anche loro stessi.

E adesso c’è chi parla di “Maledizione di Bin Laden”.

sabato 30 marzo 2013

Onu. Trattato sulle armi e uso politico dei “diritti umani”

armi
Iran, Siria e Corea del Nord hanno bloccato il nuovo documento, che consente ai Paesi esportatori eccessiva discrezionalità

di Ferdinando Calda
Rinascita

Finalmente sembra essere giunta in dirittura d’arrivo la travagliata approvazione all’Onu di un trattato internazionale per regolamentare il commercio delle armi. Tuttavia, dopo oltre sette anni di discussioni, il testo appare confezionato su misura per non intaccare gli interessi economici dei grandi esportatori (primi fra tutti gli Stati Uniti, ma anche Russia e Cina) e, soprattutto, per favorire alcune politiche internazionali di Washington. Anche per questo motivo giovedì sera – al termine di dieci giorni di negoziati all’Assemblea generale delle Nazioni Unite – Iran, Siria e Nord Corea hanno espresso il loro parere contrario alla bozza del Trattato sul commercio delle armi, bloccando così il raggiungimento di un accordo unanime e l’approvazione “per consenso”. Una coalizione di Paesi ha già annunciato che la prossima settimana porterà il testo davanti all’Assemblea generale – nonostante la delegazione di Mosca abbia già detto di non voler sostenere un trattato che non tiene conto della voce della minoranza – dove dovrebbe ottenere la maggioranza dei due terzi dei 193 membri per la sua approvazione.

Il trattato definisce per la prima volta gli standard internazionali per la compravendita di armi, vincolandoli al rispetto dei diritti umani da parte degli Stati importatori. In particolare – oltre a vietare la vendita in caso di violazione di un embargo, atti di genocidio, crimini contro l’umanità – il testo prevede che, per approvare o meno l’esportazione, siano i Paesi esportatori a valutare di volta in volta se le armi vendute potrebbero essere usate per violare i diritti umani o utilizzate da terroristi o membri della criminalità organizzata.

Un’ampia discrezionalità che, insieme alle molte lacune sulla tipologia di armamenti compresi nel Trattato, è stata criticata sia dalle associazioni per il controllo delle armi sia dagli iraniani. Da Teheran, infatti, hanno più volte denunciato la strumentalizzazione per fini politici dei diritti umani da parte di Usa e alleati.

domenica 27 gennaio 2013

La più grande bolla della storia: la frode

Washington’s Blog

Dimenticate la bolla immobiliare, le obbligazioni o i derivati ​​... La frode è la più grande bolla di tutti i tempi

fraud bubbleLa bolla immobiliare, che è scoppiata più o meno nel 2007  è stata la più grande bolla di tutti i tempi .

Molti sostengono che la bolla delle obbligazioni degli Stati Uniti ha superato la bolla immobiliare essendo la più grande di tutti i tempi.

Naturalmente, poiché il mercato dei derivati ​​vale più di mille miliardi di dollari, e questi sono garantiti da beni reali  migliaia di volte inferiori, si può sostenere che i derivati ​​sono la più grande bolla.

Ma se ci pensate sul serio, la più grande bolla della storia è la frode, perché comprende tutto quello che è stato citato sopra e anche di più.

In particolare, la crisi degli alloggi è stata causata dalla frode. Il governo ha incoraggiato la frode, e ha contribuito a nasconderla.

Vasti settori del mercato dei derivati ​​sono manipolati dalla frode. Vedi questo, questo, questo e questo . Ma invece di reprimere la frode, il governo la sta sostenendo.

E la bolla delle obbligazioni è stata causata da tassi di interesse super-bassi. Vedi questo, questo e questo.

I bassi tassi di interesse - a loro volta - sono causati dalla politica di tasso d'interesse zero del governo e dal quantitative easing (alleggerimento quantitativo).

E come ha fatto il governo a vendere questi programmi? Dicendo che erano necessari per aiutare l'economia e creare nuovi posti di lavoro.

sabato 12 gennaio 2013

La Francia mostra una sfacciata ipocrisia mentre bombarda il Mali

La NATO finanzia e arma, e nello stesso tempo combatte al-Qaida dal Mali alla Siria

Landdestroyer

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11 gennaio 2013 (LD) – Un diluvio di articoli è stato rapidamente messo in circolazione per difendere l’intervento militare della Francia nella nazione africana del Mali. L’articolo del Time,La crisi in Mali: l’intervento francese fermerà l’avanzata islamista?” decide che i vecchi trucchi sono i migliori trucchi, ed sceglie la noiosa narrativa della “Guerra al Terrore”. Time sostiene che l’intervento cerca di impedire ai terroristi “islamisti” di impadronirsi dell’Africa e dell’Europa. Nello specifico, l’articolo afferma: “…è una (probabilmente ben fondata) paura della Francia che un Mali islamista radicale minacci la Francia soprattutto, dal momento che la maggior parte degli islamisti sono francofoni ed hanno parenti in Francia. (Fonti dell’intelligence di Parigi hanno detto a Time di aver identificato degli aspiranti jihadisti in partenza dalla Francia per il nord del Mali, per addestrarsi e combattere.) Al-Qaida nel Maghreb Islamico (AQIM), uno dei tre gruppi che compongono l’alleanza islamista del Mali e che ne costituisce gran parte della leadership, ha anche designato la Francia, la potenza rappresentante l’occidente nella regione, come obiettivo primario degli attacchi“.

Ciò che Time evita di raccontare ai lettori è che al-Qaida nel Maghreb Islamico (AQIM) è strettamente collegata al Gruppo combattente islamico libico (LIFG, che la Francia ha supportato  durante l’invasione per procura della NATO della Libia, nel 2011, fornendo armi, addestramento, forze speciali e anche aerei per sostenerlo nel rovesciamento del governo della Libia. Già nell’agosto del 2011, Bruce Riedel, del think-tank della grande finanza Brookings Institution, ha scritto “L’Algeria sarà la prossima a cadere“, dove aveva allegramente predetto che il successo in Libia avrebbe incoraggiato gli elementi radicali in Algeria, AQIM in particolare. Tra le violenze estremiste e la prospettiva di attacchi aerei francesi, Riedel sperava di vedere la caduta del governo algerino. Ironia della sorte, Riedel osservava: “L’Algeria ha espresso particolare preoccupazione che i disordini in Libia possano portare alla creazione di un rifugio sicuro e importante santuario per al-Qaida e altri estremisti jihadisti.” E grazie alla NATO che la Libia è diventata esattamente ciò, un santuario per al-Qaida sponsorizzata dall’occidente. Con l’avanzata di AQIM nel nord del Mali e il coinvolgimento francese, ora si vedrà il conflitto sconfinare inevitabilmente in Algeria.

venerdì 7 dicembre 2012

Il balzo dell’ADM: Il governo siriano non userà le armi chimiche contro i suoi stessi cittadini

Mahdi Darius Nazemroaya, Global Research, 5 dicembre 2012

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La Siria non userà armi chimiche o biologiche contro il proprio popolo. L’amministrazione Obama e compagnia stanno solo riciclando gli stessi pretesti utilizzati mesi prima contro Damasco. Queste dichiarazioni sono false e vacue. Possono facilmente essere smontate quale retorica. Tutto quello che dobbiamo fare è guardare ai fatti recenti. Nel 2011 non furono formulate accuse simili contro un altro paese arabo? Non sostenevano che Muammar Gheddafi avesse usato armi chimiche contro la sua stessa popolazione? Non affermavano prima anche che Gheddafi e l’esercito libico arruolavano mercenari africani neri per uccidere i cittadini libici? O che i jet libici uccidevano manifestanti libici? Cosa è successo del genocidio a Bengasi? Ora non c’è altro che silenzio e ricordi perduti. Furono fatte dichiarazioni, moralità e responsabilità furono invocate, e poi un paese arabo in ascesa è stato bombardato. Un motore del progresso economico dell’Africa è stato spento e in una notte un’intera società è stata saccheggiata.

C’è stato anche il caso da manuale dell’Iraq, prima ancora delle bugie sulla Jamahiriya libica. Non furono l’amministrazione Bush, Tony Blair e la loro cerchia di criminali di guerra al comando, a mentire a tutta la comunità internazionale dicendo che l’Iraq aveva un programma di armi nucleari e armi di distruzione di massa nel 2003? Che cosa è successo di quelle ADM? Non si tratta di qualcosa che possa essere facilmente derisa. Più di un milione di iracheni è morto a causa delle menzogne spacciate dalla coppia anglo-statunitense. Per non parlare del danno ecologico e del genocidio intellettuale perpetrato contro l’intellighenzia e le classi professionali dell’Iraq.

Cerchiamo di essere chiari, la Siria ha minacciato di usare armi chimiche contro qualsiasi forza d’invasione il 23 luglio 2012. In primo luogo, la dichiarazione è stata fatta in un contesto difensivo. In secondo luogo, era diretta contro minacce militari. È molto diverso dal pensare di usare armi chimiche contro i propri cittadini, in particolare i civili.

giovedì 1 novembre 2012

Sulle ultime accuse all’Iran: ma quali sono le “fonti” del giornalismo occidentale?

di Enrico Galoppini
European Phoenix

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Bisogna ammettere che non gli manca la fantasia. Da mesi, anzi da anni, ci si attende quale scusa definitiva, o “pistola fumante” (come piace dire ai “cowboy”), salterà fuori per giustificare una guerra all’Iran (quanto al “dichiarare”, la guerra ormai non la si dichiara ufficialmente più a nessuno, altrimenti gli si dovrebbe riconoscere almeno la dignità del “nemico” stabilita dal diritto internazionale, il quale recepisce a sua volta una “etica della guerra”).

Ne abbiamo già sentite di tutti i colori, dalle “armi di distruzione di massa” al “nucleare iraniano” (di per sé “terrificante”), dal sostegno al “terrorismo” (o a Chavez, il che è lo stesso) ai “diritti umani violati”. E questo mentre fior di (giovani) scienziati iraniani – sull’esempio iracheno - vengono uccisi da sicari armati dall’occidente. Ma di questo non si deve parlare, mentre si elevano lodi alla “scienza” come una sorta di divinità laica.

Sull’onda di simili “infamanti” accuse, uno poteva immaginarsi chissà quali altri ‘conigli’ sarebbero saltati fuori dal cilindro dello Zio Sam, notoriamente ricco di trovate ad effetto.

Ma quest’accusa davvero le supera tutte o quasi, perché peggio ci potrebbe essere solo quella di aver diffuso nel mondo la lebbra o il colera.

Così, nientemeno che il “Washington Post” ci fa sapere che l’uragano Sandy, spettacolarizzato a dovere dai “media” di tutta la parte di mondo sottomessa all’America, sarebbe stato creato da unità delle Forze armate iraniane, in combutta con quelle siriane, per sferrare un grave colpo agli Stati Uniti, colpevoli di alimentare e sostenere l’insurrezione dei “ribelli” in Siria.

martedì 23 ottobre 2012

L’Unione Europea e i “diritti umani”: la farsa continua

di Enrico Galoppini
European Phoenix

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L’Unione Europea comincia a fare sul serio. In ossequio alla nuova pseudo-religione dei “diritti umani”, della cui “violazione” accusa chi, a turno, finisce nel mirino della Nato[1], a Bruxelles hanno nominato un “rappresentante speciale” per i diritti umani, il greco Lambrinidis, nominato dall’inglese Lady Ashton, “Alto Rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza dell’UE”[2].

Si parte con un “piatto forte”, la Siria, sulla quale egli dovrà lavorare a braccetto con Human Rights Watch per convincere i recalcitranti in sede Onu (quelli contro cui certi “sceicchi” lanciano anatemi) a deferire presso la Corte Penale Internazionale gli autori di “crimini” nel paese vicino-orientale. Ovviamente è già stabilito in anticipo chi sono i “criminali”. Le vicende dell’ex Jugoslavia stanno a dimostrarlo ampiamente.

Ad esempio ieri è esplosa una bomba in pieno centro a Damasco, nel quartiere di Bab Touma (“La porta di Tommaso”, a maggioranza cristiana), facendo una strage, la solita carneficina per la quale nessun “tribunale internazionale” incriminerà mai nessuno.

Ammesso che a questi “diritti umani” corrisponda qualcosa di concreto e di veramente universale, hanno poco da insegnare gli inglesi in materia di “diritti umani”.

Vogliamo parlare dell’Irlanda del Nord? Cito volutamente questo caso, perché sarebbe troppo facile tirare in ballo l’Iraq (che gli inglesi hanno invaso dal sud), o altri tristi precedenti, quali la totale rovina dell’India operata due secoli or sono o le “Guerre dell’oppio”, autentico caso da manuale di devastazione di una nazione con la scusa di “diritti umani” ante litteram[3] e del “libero mercato”.

giovedì 18 ottobre 2012

I “moderati”, il male del secolo XXI

di Enrico Galoppini
European Phoenix

moderati-sfilataAlcuni giorni fa, l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, nell’ambito delle “manovre” che condurranno alle elezioni del 2013, ha affermato, che per quanto riguarda il suo schieramento, il suo successore Monti può essere il riferimento, il candidato dei “moderati”.

È una vita che sento parlare di “moderati” e ancora non si capisce bene che razza d’individui siano.

Nella mente della maggioranza delle persone, “moderato” è il contrario di “estremista”, e questo basta a rendere il concetto positivo, senza porsi troppe questioni. L’estremismo, a pelle, non piace. Dà l’idea di gente pazzoide e pericolosa. E con questo si può anche comprendere la tranquillità che infonde pensare di essere governati da dei “moderati” piuttosto che da “estremisti”.

“Moderato”, di per sé, significa che “ha il senso del limite”, “è incline alla misura” e alla “temperanza” (che è una gran virtù, infatti tutte le religioni l’hanno incoraggiata).

Allora c’è qualcosa che non torna, se si pensa alle facce, alle parole, e in particolare alle azioni di certi “moderati”.

sabato 13 ottobre 2012

28 buone domande che i media mainstream dovrebbero farsi

The Economic Collapse

28-Good-QuestionsPerché oggi c'è così poca fiducia nei media mainstream? La stima per la CNN si è ridotta ai minimi storici nel corso degli ultimi mesi. Un recente sondaggio Gallup ha rivelato che il 60 per cento degli americani “ha poca o nessuna fiducia" nei media mainstream. Si tratta di un livello record secondo la Gallup.

Allora, perché sta succedendo questo? Purtroppo, la verità è che i media mainstream hanno smesso di dire la verità molto tempo fa. I media mainstream hanno un'agenda, e gli americani  cominciano a capirlo. C'era un tempo in cui il controllo delle notizie negli Stati Uniti era almeno in parte decentrato. Ma ora ci sono solo sei gigantesche corporazioni dei media che controllano quasi tutto ciò che vediamo, sentiamo e guardiamo.

La versione delle "notizie" che ci danno è progettata per servire gli interessi di quei giganti aziendali e di altri giganti aziendali che spendono miliardi di dollari per pubblicizzare i loro prodotti attraverso i media. Guardare le notizie in televisione può essere un'esperienza estremamente frustrante in questi giorni. Sì, contengono piccoli pezzi e bocconi di verità, ma bisogna guardare un sacco di "infotainment" per arrivare a quei pezzi e bocconi. Questo è uno dei motivi per cui i "media alternativi" sono totalmente esplosi negli ultimi anni. Il popolo americano ha fame di verità, e si rivolge sempre più spesso a fonti alternative di notizie su Internet, nel tentativo di trovarla.

Viviamo in un'epoca in cui il mondo sta cambiando più rapidamente che mai. Quasi tutto ciò che può essere stravolto è stato stravolto, e chiunque abbia un briciolo di cervello si rende conto che stiamo per affrontare sfide che le generazioni precedenti non avrebbero nemmeno potuto immaginare.

Non vi è certamente carenza di notizie, ma invece di concentrarsi sulle questioni terribilmente importanti che abbiamo di fronte, i media mainstream ci forniscono un flusso infinito di fuffa, scandali e celebrità.

Basta controllare alcuni dei titoli che ho trovato sulle prime pagine di oggi  dei principali siti web di notizie ....

lunedì 8 ottobre 2012

Aggredire la Democrazia: Chavez, gli Stati Uniti e la destabilizzazione del Venezuela

Bollettino Aurora

Eric Draitser, StopImperialism.com, 5 ottobre 2012

chavez

Il Venezuela va alle urne questa domenica, in un’elezione che molti vedono quale referendum sul presidente Chavez e le sue politiche. Anche se vi è sicuramente una tale dimensione, il significato delle elezioni va ben al di là delle opinioni politiche e dei litigi partigiani, andando al cuore dello Stato venezuelano. Questo perché le elezioni saranno utilizzate come copertura per un tentativo di rovesciare, con la forza bruta se necessario, il governo democraticamente eletto, mettendo al suo posto un governo più sensibile agli interessi degli Stati Uniti. Ciò dovrebbe suonare familiare. È esattamente la stessa tattica provata nel 2002, con un colpo di stato istigato dagli USA che, anche se per breve tempo, depose Chavez, ma che in ultima analisi non riuscì. Ora, dieci anni dopo, la classe dominante imperialista degli Stati Uniti è pronta a cimentarsi ancora una volta in un cambiamento di regime in Venezuela.

La destabilizzazione strategica

Le elezioni di domenica rappresentano l’occasione ideale per l’intelligence USA di avviare una sorta di colpo di stato o rivoluzione “colorata” in Venezuela. Tuttavia, al fine di raggiungere questo obiettivo insidioso, vi sono strategie e tattiche molto specifiche, e rischi che devono essere compresi. Nel suo articolo, pubblicato dal Council on Foreign Relations, l’ex ambasciatore degli Stati Uniti in Venezuela Patrick Duddy presenta una serie di scenari dove l’elezione diventa il fulcro di una campagna di destabilizzazione. Forse il più importante di questi scenari, che sarebbe in linea con la tradizione delle “rivoluzioni colorate” in tutto il mondo, è l’esplosione di violenze nelle prime ore dalla proclamazione del vincitore.

venerdì 5 ottobre 2012

La Turchia tenta di provocare una guerra contro la Siria

Bollettino Aurora

La Turchia spara sulla Siria dopo che degli sconosciuti hanno attaccato una città di confine turca
Tony Cartalucci, Land Destroyer, 3 ottobre 2012

Dopo aver ospitato terroristi stranieri e sostenuto le loro operazioni lungo tutto il confine siriano-turco per oltre un anno, la Turchia, membro della NATO, ha sostenuto di aver risposto militarmente contro “obiettivi” in Siria, per un presunto attacco al territorio turco che essa attribuisce al governo siriano. Nonostante le organizzazioni terroristiche pesantemente armate che operano in gran numero su entrambi i lati del confine turco, con l’esplicita approvazione e il supporto logistico della Turchia, il governo di Ankara sembra aver escluso la possibilità che queste forze terroristiche, non l’esercito siriano, siano responsabili dell’attacco con dei colpi di mortaio, che i militanti armati sono noti usare ampiamente.

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Immagine: i terroristi che operano in Siria posano accanto a un grande mortaio. I mortai di ogni calibro sono i favoriti dai terroristi, che operano in Siria per attuare, per conto della NATO, un cambiamento violento del regime. I mortai che hanno sparato in territorio turco probabilmente potrebbero provenire dalla Turchia, che finanzia, arma e accoglie i terroristi per conto delle a lungo pianificate macchinazioni della NATO. A differenza del governo siriano, i terroristi, la Turchia, e di conseguenza la NATO, hanno una motivazione reale per lanciare l’attacco iniziale che giustificherebbe la Turchia nel reagire e prevedibilmente nel chiedere alla NATO di intervenire.

martedì 7 agosto 2012

La “guerra all’umanità” dell’occidente

AuroraSito

La libertà è schiavitù, il sostegno popolare è autoritarismo
La neolingua del Washington Post
Lizzie Phelan Information Clearing House 26 luglio 2012

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Un recente articolo sul Washington Post di Juan Forero, intitolato ‘I nuovi autoritari dell’America Latina‘, è solo l’ultimo esempio di come la macchina mediatica degli imperialisti sia costantemente impegnata nella guerra mediatica contro le nazioni sovrane nel Sud, al fine di fertilizzare il terreno per una nuova o maggiore aggressività economica e militare contro di esse. Tali campagne di psy-op cercano anche d’influenzare gli eventi sul campo nei paesi presi di mira, in questo caso nel Venezuela in vista delle elezioni di ottobre, in cui tutti i segni puntano a un’altra clamorosa vittoria dell’attuale presidente Hugo Chávez Frías.

L’articolo fa parte dell’ala psicologica di ciò che il sito web nicaraguense ‘Tortilla con sal’ definisce “guerra all’umanità” dell’Occidente, al fine di convincere il mondo della superiorità morale di una minoranza (l’élite occidentale/imperialista) sulla maggioranza, in modo da ridurre al minimo la minaccia di uno sforzo di massa organizzato per contestare i tentativi della minoranza, sempre più volti a raggiungere una totale egemonia globale.

Nella sua morale, la minoranza sostiene attraverso la sua vasta rete di propaganda, che mentre bombarda la maggioranza, è superiore in quanto universale e quindi deve difendersi e vincere a qualsiasi costo, compresa la distruzione di intere nazioni, per non parlare dei milioni e milioni di vite, i cui governi si mettono di traverso, come il caso della Libia ha dimostrato ultimamente. Fatti scomodi, come l’impareggiabile record di crimini delle potenze  NATO/imperialiste che sostengono la loro superiorità morale, deve inesorabilmente essere legittimato attraverso i media imperialisti (compreso il Washington Post) e la rappresentazione dello spettacolo dei crimini della NATO come atti di libertà, mentre gli atti di resistenza e l’autodifesa dei loro avversari che mettono a repentaglio le pretese sulla superiorità morale e l’obiettivo dell’egemonia totale, sono presentati come crimini contro l’umanità. E così guardando attraverso la lente di Forero, le nazioni sovrane dell’America Latina, che stanno consolidando la loro libertà dal dominio occidentale attraverso l’unificazione crescente del continente, sono il male emergente contro cui il governo degli Stati Uniti dovrebbe fare qualcosa.

sabato 9 giugno 2012

Dopo la strage di Brindisi

di Ferdinando Imposimato
La Voce delle voci

brindisiGia' in passato e' accaduto molte volte che atti di terrorismo commessi dalla destra siano stati attribuiti agli anarchici, i quali non sono in condizione di difendersi e replicare, perche' nessuno e' disposto ad ascoltarli. A partire dal 1969, i capri espiatori sono stati per anni gli anarchici, il bersaglio piu' comodo di ogni parte politica. L'attacco inizio' con la strage di Piazza Fontana della quale fu accusato ingiustamente Pietro Valpreda. Della sua colpevolezza sono stato convinto per decenni, intossicato dai giornali di ogni colore che riuscirono a colpevolizzare lo sfortunato ballerino con accuse di ogni genere. Valpreda dopo dieci anni fu assolto per insufficienza di prove, mentre vennero condannati i fascisti Franco Freda e Giovanni Ventura con l'agente del Sid Guido Giannettini. Dopo un infinito balletto di processi, anche i neofascisti e il loro sodale Giannettini furono assolti, con l'aiuto di Giulio Andreotti che rilascio' un'intervista in favore di Giannettini, rivelando che era un agente del Sid e che collaborava con i servizi. Ma Andreotti non fu in grado di indicare alcun episodio di collaborazione con lo Stato da parte di Giannettini: perche' non esisteva. In realta' questi era amico dei terroristi veneti, che aiutava a fuggire in Spagna.

lunedì 14 maggio 2012

L'americanizzazione totale non può attendere. L'Italia tra nuovi "scandali", "antipolitica" e saccheggio dello Stato

di Enrico Galoppini
European Phoenix

Gli italiani sono un popolo dalla memoria corta. Nel bene e nel male: dimostrano ingratitudine verso chi ha fatto loro sostanzialmente del bene (o meno male di altri…) e dimenticano alla svelta le “lezioni” ricevute.

Per carità, scordarsele per poter poi meglio tirare avanti senza deprimersi collettivamente, sarebbe di per sé un buon segno, ma in questo popolo vi è la radicata abitudine a non far tesoro di quanto ha già dovuto patire. Il problema è che spesso e volentieri dalle batoste del passato non ha imparato proprio nulla; anzi, poiché le ha interpretate così come ha voluto chi gliele ha date, ha finito per introiettarle proprio al contrario di come andava fatto.

mani pulite

È il caso, ad esempio, della stagione “moralizzatrice” andata sotto il nome di “Mani pulite”. Uno spettacolo dato in pasto al peggior popolino – compreso quello che si ritiene “acculturato” perché legge un quotidiano “progressista” - per inscenare un repulisti da cima a fondo che nella sostanza ha lasciato il sistema inalterato, peggiorandolo addirittura per molti aspetti che incidono nella vita di tutti noi.

Che poi a reclamare “pulizia” siano, esasperati a dovere da una pletora di “giustizieri”, proprio gli strati più infimi della popolazione, sia per censo che per cultura, è cosa sinceramente preoccupante, poiché con la “modernità” anche la proverbiale “onestà” dell’altrettanto proverbiale “persona umile” è andata a farsi friggere. Oggi, il “popolo” è quanto di più greve ed abbrutito si possa concepire, infarcito com’è di messaggi ed abitudini capaci di traviare anche un beato. E senza il classico e sempre valido “timor di Dio”, anche la “morale” di cui molti si riempiono la bocca diventa un puro vaniloquio.

sabato 14 aprile 2012

NASA 1986: Razza Umana estinta "in pochi decenni" a causa del riscaldamento globale

di Paul Joseph Watson
Prison Planet

E' stato scoperto negli archivi della NASA un rapporto dell'Associated Press del 1986 che prediceva che il riscaldamento globale avrebbe causato l'estinzione della razza umana "in pochi decenni", dimostrando ancora una volta che la stessa cricca che ora chiede l'imposizione della carbon tax per salvare il pianeta è stata colta in flagrante a mentire e ingigantire dati scientifici per giustificare la loro crociata politica.

giovedì 22 marzo 2012

“Diritti umani”: cade anche l’ultima maschera

di Enrico Galoppini
European Phoenix

amnesty_international

Una cosa che non s’era ancora mai vista, ma che prima o poi doveva accadere.

La più celebre ed “autorevole” organizzazione occidentale per la “difesa dei diritti umani nel mondo”, Amnesty International, sul suo sito internet ha pubblicato un appello a scrivere direttamente al ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov: “La Russia deve collaborare nel fermare lo spargimento di sangue in Siria”.

I sottoscrittori dell’appello vengono sollecitati a richiedere (ordinare? si noti il “deve collaborare”) principalmente due cose alla Russia: 1) “la sospensione dei trasferimenti di armi” al governo siriano; 2) l’esercizio di pressioni sul medesimo governo affinché cessi “l’uso eccessivo della forza”, consenta le “proteste pacifiche” e permetta “immediatamente” (!) ad “osservatori internazionali sui diritti umani” e ad “agenzie umanitarie” di poter circolare in tutte (!) le parti del Paese.

Nel preambolo al testo che Amnesty International esorta a spedire al ministro degli Esteri russo si esprime l’idea che “la comunità internazionale” non s’è finora impegnata molto: il che non è vero, perché la comunità internazionale”, che corrisponde al solo Occidente, s’è adoperata non poco per… far salire la tensione in Siria e, ad un certo punto, ha tentato di forzare la mano in sede Onu per produrre una “risoluzione”, purché fosse una, in modo da strumentalizzarla in maniera da giustificare un intervento militare nel Paese arabo del Levante mediterraneo. Ma la Russia e la Cina questa volta non si sono astenute come occorso in occasione del voto sulla Libia, quindi l’operazione “copertura dell’Onu” non è andata in porto. Così come non era andata “a buon fine” la missione di “osservatori della Lega Araba”, la cui Relazione, evidentemente non in linea coi desiderata di chi aveva giocato quella carta, è stata debitamente ‘occultata[1].

domenica 18 marzo 2012

George Clooney chiede ai guerrafondai 'umanitari' di salvare il Sudan

Aaron Dykes
Prison Planet

Abbiamo a che fare con l'epoca della guerra in nome della pace. La Dottrina della Responsabilità di Proteggere (discussa di seguito) è un deliberato appello alla  guerra preventiva. Questo problema è stato attentamente creato dalle stesse persone maggiormente responsabili per la guerra in Libia, che ha contribuito a mettere al Qaeda al potere e ha portato ad un genocidio dei neri e alla pulizia etnica. E' ora che ci rendiamo conto dell'agenda nascosta dietro le crisi "umanitarie"  orchestrate ad arte.

Samantha Power, aiutante di Obama, ha sollecitato un'azione in Libia
I ribelli libici accusati di "pulizia etnica" Genocidio Nero
Libia: l'Occidente e al-Qaeda dalla stessa parte
Ron Paul ha detto che la no-fly zone sulla Libia è un 'atto di guerra'

L'attore George Clooney presta il suo volto celebre per mettere in luce la crisi in Sudan, aggiungendo un’altra copertura alle richieste "umanitarie" per un intervento in Africa, in coincidenza con l'esperimento sociale KONY 2012 per inviare le truppe in Uganda. Clooney ha appena finito di mettere in scena un arresto davanti all'ambasciata sudanese.

Guardando dietro questa propaganda strappalacrime, è estremamente significativo che il compagno di corsa di Clooney in questa missione sudanese è John Prendergast, che non è solo un "attivista per i diritti umani", come capo della ONG Enough Project, ma è anche un ex membro del Consiglio di Sicurezza Nazionale e Dipartimento di Stato. E’ stato assistente dell'attuale ambasciatore alle Nazioni Unite Susan Rice, compagno di letto dell'attuale 'addetta ai diritti umani' del National Security Council  Samantha Power e membro dell' International Crisis Group, guidato da George Soros e Zbigniew Brzezinski.