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sabato 30 marzo 2013

Onu. Trattato sulle armi e uso politico dei “diritti umani”

armi
Iran, Siria e Corea del Nord hanno bloccato il nuovo documento, che consente ai Paesi esportatori eccessiva discrezionalità

di Ferdinando Calda
Rinascita

Finalmente sembra essere giunta in dirittura d’arrivo la travagliata approvazione all’Onu di un trattato internazionale per regolamentare il commercio delle armi. Tuttavia, dopo oltre sette anni di discussioni, il testo appare confezionato su misura per non intaccare gli interessi economici dei grandi esportatori (primi fra tutti gli Stati Uniti, ma anche Russia e Cina) e, soprattutto, per favorire alcune politiche internazionali di Washington. Anche per questo motivo giovedì sera – al termine di dieci giorni di negoziati all’Assemblea generale delle Nazioni Unite – Iran, Siria e Nord Corea hanno espresso il loro parere contrario alla bozza del Trattato sul commercio delle armi, bloccando così il raggiungimento di un accordo unanime e l’approvazione “per consenso”. Una coalizione di Paesi ha già annunciato che la prossima settimana porterà il testo davanti all’Assemblea generale – nonostante la delegazione di Mosca abbia già detto di non voler sostenere un trattato che non tiene conto della voce della minoranza – dove dovrebbe ottenere la maggioranza dei due terzi dei 193 membri per la sua approvazione.

Il trattato definisce per la prima volta gli standard internazionali per la compravendita di armi, vincolandoli al rispetto dei diritti umani da parte degli Stati importatori. In particolare – oltre a vietare la vendita in caso di violazione di un embargo, atti di genocidio, crimini contro l’umanità – il testo prevede che, per approvare o meno l’esportazione, siano i Paesi esportatori a valutare di volta in volta se le armi vendute potrebbero essere usate per violare i diritti umani o utilizzate da terroristi o membri della criminalità organizzata.

Un’ampia discrezionalità che, insieme alle molte lacune sulla tipologia di armamenti compresi nel Trattato, è stata criticata sia dalle associazioni per il controllo delle armi sia dagli iraniani. Da Teheran, infatti, hanno più volte denunciato la strumentalizzazione per fini politici dei diritti umani da parte di Usa e alleati.

venerdì 22 febbraio 2013

Droni Usa. Il killer globale vicino a quota 5.000 "tacche"

di  Redazione Contropiano

droniL'arma più vile che sia mai stata inventata, dopo l'atomica, al centro della "rivendicazione" di un senatore repubblicano. Ma per il governo Obama il numero degli assassinati è un "segreto di stato". I droni americani hanno ucciso 4.700 persone nel mondo. Il senatore americano Lindsey Graham ha affermato che gli attacchi compiuti dai droni della Cia in Pakistan e altrove nel mondo hanno ucciso 4.700 persone, una cifra finora mai confermata dalle autorità americane.

Il portavoce di Lindsey Graham ha affermato che il bilancio deriva semplicemente da un calcolo delle vittime fornite da una ong spesso citata dai media americani. Lindsey Graham è un convinto difensore di questo tipo di interventi, e non aveva nessuna intenzione di “scandalizzare”. Semmai quella di rivendicare l'efficacia letale di questi strumenti di killeraggio a distanza.

Basta leggere come ha risposto a chi gli contestava le stragi di civili realizzate dai droni più frequentemente che non i “successi antiterrorismo”: "Talvolta gli attacchi colpiscono persone innocenti, ma noi siamo in guerra e abbiamo ucciso numerosi leader di Al-Qaida".

E quindi chi se ne frega degli innocenti.

Il bilancio ufficiale è però un segreto di stato. Il governo americano si rifiuta di fornire dettagli di questo programma militare. Ma diverse ong indipendenti effettuano una "contabilità" delle missioni dei droni, gli aerei senza pilota della Cia: la New America Foundation, di Washington, calcola in 350 il numero dei raid effettuati dal 2004 in Pakistan, la maggioranza dei quali sotto la presidenza Obama. Il bilancio delle vittime sarebbe compreso tra i 1.963 e i 3.293, di cui tra i 261 e i 305 civili. Un'altra organizzazione, la britannica Bureau of Investigative Journalism, fornisce un bilancio tra i 3.072 e i 4.756 morti, di cui 556 - 1.128 civili, in Pakistan, Yemen e Somalia.

Il risultato finale è che al mondo esiste un killer legalizzato ad assassinare gente senza processo, anche se civili innocenti e spesso bambini, ma che nessuno indica come “criminale fi guerra”. Si chiama governo degli Stati Uniti.

Fonte: Contropiano 21 febbraio 2013

venerdì 8 febbraio 2013

Stati Uniti. Il joystick del boia

di  Sergio Cararo
Contropiano

binladen-killing

Il Senato statunitense vuole chiarimenti sugli omicidi mirati tramite i droni. Il terrorismo di stato pretende invece i pieni poteri di vita e di morte. La globalizzazione della tortura ha coinvolto 54 stati, tra cui l'Italia.

Lo stratega statunitense degli omicidi “mirati” attraverso i droni, John Brennan, oggi dovrà comparire davanti ad una Commissione del Senato Usa per rispondere ad alcune domande.

L'udienza si tiene dinanzi alla Commissione Intelligence del Senato. L'amministrazione Obama ha sempre cercato di condurre segretamente i raid con i droni ma la guerra sporca comincia a presentare problemi di legittimità evidenti e si affaccia la possibilità di azioni legali ed è cresciuto il malumore dei congressisti tenuti all'oscuro di molti “dettagli”. Tra i senatori, c'e' addirittura chi azzarda la volontà di voler mettere in discussione la legittimità della guerra dei droni e intende sfruttare l'audizione di Brennan per venire a conoscenza dei segreti che la Casa Bianca non ha mai voluto divulgare. Alla vigilia dell'audizione di oggi, Barak Obama ha ordinato al Ministero della Giustizia di fornire alle Commissioni Intelligence del Congresso l'accesso al parere legale, un documento fin ad oggi riservato, il quale definisce i fondamenti giuridici e costituzionali che consentono ai droni americani di colpire anche cittadini statunitensi accusati di essere coinvolti in organizzazioni sulla lista nera del terrorismo.

Una prima rogna venne fuori già nel 2011 per un attacco condotto dai droni in Yemen contro un cittadino americano: Anwar Awlaki, nato in New Mexico e ritenuto poi tra i leader di al-Qaeda. Sulla vicenda la Casa Bianca aveva fatto resistenza alle pressioni dei senatori che volevano saperne di più e leggere i documenti. Il problema nasce dal fatto che la Costituzione Usa indica chiaramente che ogni cittadino statunitense, anche in caso di pena capitale, abbia diretto ad un “giusto” processo. E' chiaro invece che “l'uomo che spinge il pulsante e fa partire i droni, compie istruttoria, dibattimento e sentenza in un solo colpo e senza fare alcun processo. Il problema di quale sia il limite di una simile procedura non è affatto un dettaglio.

sabato 26 gennaio 2013

Altri segreti sui droni

"L'approccio del Regno Unito ai sistemi aerei senza pilota"

Drone Wars UK
Global Research

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"Ciò che serve è una chiara comprensione delle questioni in gioco in modo che possano essere prese delle decisioni informate". L'approccio del Regno Unito ai sistemi aerei senza pilota, MoD. 2011

Nel 2011 il Ministero della Difesa ha pubblicato un documento politico sull'uso dei sistemi aerei senza pilota armati, comunemente noti come droni. Esplorando alcune questioni morali, etiche e legali, il documento ammetteva che c'erano seri problemi con l'uso di droni armati, specialmente l'autonomia crescente e il fatto che i droni possono semplicemente "rendere la guerra più probabile." Pur sostenendo che queste preoccupazioni "vengono attenuate" dal fatto che i droni "prevengono la perdita potenziale di vite tra gli equipaggi", il documento procedeva con la richiesta di un vero e proprio dibattito sulle questioni e sosteneva che "Ciò che serve è una chiara comprensione delle questioni in gioco in modo che possano essere prese delle decisioni informate"

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Nei due anni da quando il documento è stato scritto, lo sviluppo e l'uso dei droni armati ha continuato a crescere. Ci sono stati ormai più di 350 attacchi droni inglesi in Afghanistan e il numero dei droni inglesi armati Reaper in servizio si è quasi raddoppiato. Il lavoro per aumentare l'autonomia dei droni è andato avanti e all'inizio di questa settimana la BAE Systems ha annunciato che il suo drone sperimentale di combattimento autonomo, Taranis, farà  il suo primo volo probabilmente nei prossimi due mesi.

Ricercatori, attivisti e parlamentari che cercano di fare i conti con le implicazioni del crescente utilizzo di droni, tuttavia, sono costantemente frustrati dalla segretezza che circonda il loro uso. Nonostante i ministeri della Difesa richiedano un dibattito più informato, le richieste di informazioni sono state respinte categoricamente. L'ultimo esempio è stato il rifiuto di ieri (17 gennaio) del Ministro della Difesa Philip Dunne di rispondere ad una domanda di  Tom Watson sulla precisione degli attacchi dei droni britannici.

martedì 11 settembre 2012

l'Europa delle lobby si adegua e aprirà i cieli ai droni entro il 2016

drone

L’annuncio è contenuto in un documento di lavoro della Commissione Europea, dopo che, all’inizio di quest’anno, Obama ha firmato il FAA Appropriations Bill che obbliga gli Stati Uniti ad aprire il suo spazio aereo ai droni entro il 2015

Scrive il sito Drone Wars UK:

Il piano della Commissione Europea (CE) è stato rivelato in un documento di lavoro, pubblicato il 4 settembre 2012, dal titolo "Verso una strategia europea per lo sviluppo di applicazioni civili dei Sistemi aerei pilotati a distanza" .

Il documento sintetizza le conclusioni di un anno di lavoro della  Commissione per i sistemi aerei senza equipaggio che si è riunita nel luglio 2011 e raccomanda la creazione di  un Gruppo direttivo (ERSG) europeo per i RPAS  [sistemi aerei pilotati a distanza]. L'obiettivo dell'ERSG, scrive Peter van Blyenburgh, presidente di UVS International, (il principale gruppo europeo di pressione per i droni) sul sito web UAVS Vision, è quello di favorire "lo sviluppo di RPAS civili attraverso la pianificazione e il coordinamento di tutte le attività necessarie per raggiungere l'integrazione sicura e incrementale dei RPAS nel traffico aereo europeo entro il 2016 ".

Sorprendentemente - o meno a seconda del vostro punto di vista sul funzionamento interno della CE - la creazione dell'ERSG è già stata decisa e si è già riunito per iniziare il suo lavoro prima che la sua esistenza fosse annunciata. Il gruppo è co-presieduto dalla Direzione generale Imprese e Industria e dalla direzione generale Mobilità e trasporti della CE. Altri membri sono rappresentanti di altre direzioni della CE più quella che si può definire un'intera serie di  "investitori". Questi includono gli organismi di settore, tra cui UVS International, il principale gruppo di pressione per i droni.

L'ERSG ha istituito tre gruppi di lavoro e prevede di pubblicare entro dicembre 2012 una "tabella di marcia globale" per l'integrazione dei droni civili nello spazio aereo europeo entro il 2016.

mercoledì 4 luglio 2012

Dal controllo del clima alla violazione dei diritti umani

Dal controllo del clima, dai Droni alla violazione dei diritti umani sui respingimenti dei migranti,... fino al cimitero della navi NATO previsto a Messina

Pubblicato su Youtube in data 1 Luglio 2012 da RitaAtria

martedì 3 luglio 2012

Guerra ai siciliani con i droni di Sigonella

di Antonio Mazzeo
Antonio Mazzeo Blog

sigonella dronesUn carosello in cielo, giù c’è Catania, il blu dello Ionio, l’Etna nera con il cocuzzolo perennemente innevato. Due, cinque, otto, dieci interminabili minuti, l’aereo che oscilla, vibra, scende, risale. E il cuore che accelera. Paura di volare? Mai. Ma perché ci sta tanto ad atterrare? E che cavolo! ogni volta la stessa storia. Arrivi in orario ma poi ti fanno girare per mezz’ora su Fontanarossa. E sudi freddo, senti una strana pressione sullo stomaco. Quasi sempre non ti dicono nulla. Non ti spiegano perché. Domenica all’una invece, sul Pisa-Catania, il comandante annuncia che straremo in aria un po’ sino a quando la torre di controllo non ci autorizzerà all’atterraggio. C’è un intenso traffico aereo militare sullo scalo di Sigonella.

Cazzo, ‘sti americani giocano alla guerra perfino all’ora di pranzo e nel giorno del Signore, sdrammatizza il vicino di poltrona già superabbronzato. Beh, sempre meglio di quanto è accaduto a mio zio la scorsa estate. Veniva da Venezia e gli hanno dirottato all’ultimo l’aereo a Punta Raisi. Allora c’erano i war games degli yankees e della NATO, gli ultimi fuochi sulla Libia da liberare. Le spregiudicate manovre dei famigerati aerei senza pilota, gli UAV-spia Global Hawk e i Predator stracarichi di missili e bombe a guida laser.

Da due anni il terzo aeroporto d’Italia come volume di traffico, oltre sei milioni e mezzo di passeggeri l’anno, è asservito alla dronomania della Marina e dell’Aeronautica militare degli Stati Uniti d’America. Atterraggi e decolli ritardati, le attività sospese in pista e nelle piattaforme, timetable che per effetto domino impazziscono in tutto il Continente, gli imprevisti e faticosi dirottamenti su Palermo. Volare da o su Catania vuol dire disagi che si sommano ai disagi, nuovi pericoli che si aggiungono a quelli vecchi. In futuro sarà peggio. Entro il 2015, la grande stazione aeronavale di Sigonella sarà consacrata capitale mondiale degli aerei senza pilota e ospiterà sino a venti Global Hawk e sciami di droni d’attacco e di morte. E Fontanarossa sarà soffocata, imprigionata, asservita alla guerra.

sabato 30 giugno 2012

MUOS e droni, la Sicilia piattaforma delle guerre del XXI secolo

Scheda speciale* di Antonio Mazzeo
Antonio Mazzeo Blog

muos-dronesIl MUOS (Mobile User Objective System) incarna le mille contraddizioni della globalizzazione neoliberista. Uccide in nome della pace e dell’ordine sovranazionale. Devasta il clima, l’ambiente, il territorio. Dilapida risorse umane e finanziarie infinite. Rigenera le ingiustizie. Esautora ogni controllo dal basso. Espropria democrazia. Rafforza il blocco di potere transnazionale. Inquina irrimediabilmente la natura e la ragione. Viola il diritto alla salute di intere popolazioni.

È a Niscemi (Caltanissetta), nel cuore di un’importante riserva naturale, che fervono i preparativi per l’installazione di tre grandi antenne paraboliche dal diametro di 18,4 metri, funzionanti in banda Ka per le trasmissioni verso i satelliti geostazionari e due trasmettitori elicoidali in banda UHF (Ultra High Frequency), di 149 metri d’altezza, per il posizionamento geografico. Mentre le maxi-ante trasmetteranno con frequenze che raggiungeranno valori compresi tra i 30 e i 31 GHz, i due trasmettitori elicoidali avranno una frequenza di trasmissione tra i 240 e i 315 MHz. Onde elettromagnetiche che penetreranno la ionosfera e i tessuti di ogni essere vivente.

Il terminale terrestre di Niscemi sarà una delle quattro infrastrutture sparse per il mondo che assicureranno il funzionamento dell’ultima generazione della rete satellitare in UHF (altissima frequenza) che collegherà tra loro i Centri di Comando e Controllo delle forze armate Usa, i centri logistici e gli oltre 18.000 terminali militari radio esistenti, i gruppi operativi in combattimento, i missili Cruise e i Global Hawk (UAV-velivoli senza pilota), ecc..

Al progetto siciliano, la Us Navy ha destinato oltre 43 milioni di dollari, 13 dei quali per la predisposizione dell’area riservata alla stazione terrestre, del centro di controllo, dei megageneratori elettrici e di un deposito di gasolio; 30 milioni di dollari per gli shelter e l’acquisto delle attrezzature tecnologiche del sistema MUOS.

martedì 12 giugno 2012

Invasione di droni nei cieli della Sicilia

di Antonio Mazzeo
Antonio Mazzeo Blog

drone

Droni, droni e ancora droni. Sarà intensissimo, in estate, il via vai di aerei militari senza pilota sui cieli siciliani. Decine di decolli ed atterraggi nella base USA e NATO di Sigonella che faranno impazzire il traffico aereo nel vicino scalo civile di Catania Fontanarossa. Grandi aerei spia del tipo Global Hawk e i Predator e i Reaper carichi di bombe e missili che sorvoleranno l’isola e solcheranno i mari, pregiudicando la sicurezza dei voli e delle popolazioni.

Le notificazioni ai piloti di aeromobili (NOTAM) emesse lo scorso 4 giugno lasciano presagire tragici scenari di guerra in Siria e nell’intero scacchiere mediterraneo e mediorientale. Tre riguardano lo scalo di Fontanarossa e sono distinti dai codici B4048, B4049 e B4050. Impongono la sospensione delle procedure strumentali standard nelle fasi di accesso, partenza e arrivo degli aerei, tutti i giorni sino al prossimo 1 settembre, “causa attività degli Unmanned Aircraft”, i famigerati aerei senza pilota in dotazione alle forze armate statunitensi e italiane. “Le restrizioni sopra menzionate verranno applicate su basi tattiche dall’aeroporto di Catania”, specificano i NOTAM. Che le operazioni dei droni riguardino la stazione aeronavale di Sigonella, lo si apprende da un altro avviso, codice M3066/12, che ordina la sospensione di tutte le strumentazioni standard al decollo e all’atterraggio nel Sigonella Airport, dal 4 giugno all’1 settembre 2012, “per l’attività di Unmanned Aircraft militari”. Il grande scalo delle forze USA e NATO subirà inoltre “restrizioni al traffico aereo”, nei giorni 19 e 20 giugno, per una vasta esercitazione aeronavale nel Mediterraneo. Gli ennesimi giochi di guerra alleati che potrebbero annunciare l’attacco finale al regime di Assad.

venerdì 24 febbraio 2012

Le guerre future con l’AGS e i droni di Sigonella

Antonio Mazzeo Blog

nato-ags-missionsLa Sicilia sacrificata sull’altare del dio di tutte le guerre. Quelle di oggi e quelle future. Negli oceani, in cielo, in terra. Guerre satellitari, spaziali, stellari. Disumanizzate e disumanizzanti. Da combattere su un monitor a migliaia di chilometri distanti. Con aerei senza pilota e bombe teleguidate. Ordigni di ogni tipo, forma e dimensione. Al laser o all’uranio impoverito, killer elettromagnetici o nucleari. Target “virtuali” ma terribilmente reali: bambini, donne, anziani di cui nessuno conoscerà mai volti e identità. Corpi da spezzare, stuprare, dilaniare. Continenti da affamare. Popoli da sterminare.

I signori e i marcanti di morte hanno ipotecato ruolo e funzioni dell’isola: trampolino di guerra per colpire regimi disobbedienti e perpetuare ingiustizie e disuguaglianze planetarie; enorme centrale di spionaggio per incunearsi nelle vite di ognuno, dall’Atlantico agli Urali, dall’Africa all’estremo oriente. Il territorio siciliano è divorato dal cancro Sigonella, la più grande base militare Usa, Nato ed extra-Nato nel Mediterraneo. E le metastasi hanno pervaso Niscemi, Birgi, Augusta, Pantelleria, Lampedusa, Marsala, Noto-Mezzogregorio, Pachino, sedi di supersegrete installazioni militari e laboratori sperimentali dell’olocausto del terzo millennio.

lunedì 13 febbraio 2012

Droni: Il Grande Fratello dalla lingua biforcuta

Anna Moffa
ilupidieinstein.blogspot.com

pinkdroneQualcuno pensa ancora che i "governi" lavorino per il bene dei popoli? Siamo governati dalle corporazioni (quelle vere, non i tassisti, farmacisti...etc..) e la politica si guarda bene dal contrastare i loro interessi.

Un sito di informazione sui droni nel Regno Unito, Drone Wars UK, il 5 Febbraio 2012, ha scritto in un articolo:

Chiunque abbia un interesse anche solo passeggero per i militari scopre ben presto il fenomeno peculiare del 'linguaggio militare', in cui una vanga non può mai essere tranquillamente chiamata una vanga.

Bombe e proiettili sono chiamati 'artiglieria di consumo', un attacco missilistico o raid di bombardamenti è conosciuto come un 'evento cinetico', e nonostante il suo scopo offensivo, l'industria e la sua attività devono sempre essere descritte come 'difesa'. Il linguaggio militare tende essenzialmente a mantenere una distanza psicologica tra il lavoro di pianificazione reso più accettabile giorno per giorno, la preparazione (e il profitto) dei conflitti armati e la terribile brutale realtà della guerra.
................

Questa settimana il Guardian ha rivelato che l'Unmanned Aerial Systems Association, una lobby britannica, sta pianificando un'offensiva di pubbliche relazioni per contrastare l'immagine negativa dei droni . Questo sito web (Drone Wars UK) è stato citato dalla lobby come parte del problema da superare. Essi raccomandano che i droni distribuiti nel Regno Unito "siano decorati con pubblicità umanitarie, e verniciati con colori vivaci per prendere le distanze da quelli utilizzati in zone di guerra." Secondo quanto riferisce il Guardian:

"John Moreland, il segretario generale della UAVSA, ha detto che l'industria si sentiva a disagio con la parola" droni "e voleva trovare una nuova terminologia. "Se sono colorati, e la gente sa perché sono lì, risultano molto più rassicuranti", ha detto.

martedì 15 novembre 2011

L’Italia è sempre più Predator

di Antonio Mazzeo

predator-droneBorse in picchiata, tagli draconiani a istruzione, sanità, pensioni e stipendi, ma intanto crescono a dismisura e segretamente le spese per l’acquisto di nuovi sistemi di guerra da destinare alle nostre forze armate. Gli ultimi gioielli di morte vengono dagli Stati Uniti d’America: due velivoli senza pilota UAV Predator, nella versione B “MQ-9 Reaper” per il bombardamento teleguidato contro obiettivi terrestri.

A darne notizia non è il ministro della difesa italiano, come ci si aspetterebbe, ma il Dipartimento della difesa USA. “Il contratto, per un valore di 15 milioni di dollari, è stato sottoscritto dall’Aeronautica Militare italiana e prevede pure la fornitura di tre radar LYNX Block 30 e un motore di ricambio”, annuncia Washington.

L’acquisizione rientra all’interno del cosiddetto Foreign Military Sales (FMS), il programma per la vendita a paesi terzi di sistemi d’arma prodotti negli Stati Uniti con l’interposizione del Pentagono. In sostanza l’Aeronautica non potrà acquistare direttamente gli UAV dall’industria produttrice (la General Atomics Aeronautical Systems di San Diego, California) ma dovrà affidarsi agli intermediari della Defense Security Cooperation Agency.

Subito dopo la consegna, i due velivoli “MQ-9 Reaper” saranno trasferiti al 28° Gruppo Velivoli Teleguidati “Le Streghe” di Amendola (Foggia), l’unico reparto italiano dotato di velivoli senza pilota, il primo in Europa a fornirsi di sistemi UAV. Il gruppo ha già a disposizione sei “Predator” nella versione A “RQ-1B” (per le missioni d’intelligence, sorveglianza, riconoscimento degli obiettivi e per la lotta all’immigrazione “clandestina”) e due nella versione “MQ-9 Reaper”.

Si tratta di strumenti militari sofisticatissimi e particolarmente costosi. Per l’acquisto (nel 2004) dei primi cinque sistemi Predator, l’Italia ha speso 47,8 milioni di dollari; due anni più tardi è arrivato un secondo lotto di due velivoli e relativi mezzi di supporto per 16 milioni di dollari (un UAV era intanto precipitato in fase di addestramento). Dopo aver utilizzato i Predator in missioni di guerra in Iraq ed Afghanistan, l’Aeronautica militare ha chiesto di acquistare pure il modello “Reaper” che può essere armato con missili e bombe a guida laser.

Il 12 febbraio 2008, la Commissione difesa della Camera ha autorizzato la spesa sino a 80 milioni di euro per l’acquisizione di quattro Predator B e relativi sensori, sistemi di controllo a terra e supporti logistici, con termine il 2011. Per ottenere il consenso unanime al nuovo sistema d’attacco, l’allora sottosegretario ulivista Giovanni Lorenzo Forcieri assicurò che i “Reaper” avrebbero avuto il ruolo di meri ricognitori e che non sarebbero stati armati.

“L’opzione di dotare i Predator di armamenti potrà avvenire solo dopo un’eventuale autorizzazione del Parlamento”, spiegò Forcieri. Il contratto con la General Atomics Aeronautical Systems fu sottoscritto nel febbraio 2009 e i velivoli divennero operativi ad Amendola nell’estate 2010.

Glissando il dibattito alle Camere, il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha autorizzato l’uso dei “Reaper” contro obiettivi in Libia a partire dello scorso 10 agosto, nell’ambito dell’operazione Unified Protector. Stando all’Aeronautica, i velivoli sono stati impegnati “senza armi” in “attività di ricognizione e sorveglianza durate all’incirca 12 ore ciascuna”. È forte il sospetto, tuttavia, che i Predator italiani siano stati impiegati anche in vere e proprie operazioni di strike.

Con una lunghezza di undici metri e un’apertura alare di venti, il “Reaper” assicura maggiori prestazioni dei Predator A in termini di raggio d’azione (3,200 miglia nautiche), altitudine di crociera (15.000 metri), autonomia di volo (tra le 24 e le 40 ore), velocità (440 Km/h) e carico trasportabile (quasi 1.800 kg). A differenza della prima versione per la “ricognizione”, il nuovo UAV può essere armato con missili “Hellfire”, bombe a guida laser Gbu-12 “Paveway II” e Gbu-38 “Jdam” (Joint direct attack munition) a guida Gps.

La postazione standard consiste in una stazione di controllo a terra che, grazie al data-link satellitare, può guidare il velivolo anche oltre la linea dell’orizzonte. Il Predator B può essere trasportato a bordo di un aereo C-130 ed essere reso operativo in meno di dodici ore.

Il 28° Gruppo Velivoli Teleguidati “Le Streghe” è alle dipendenze del 32° Stormo AMI “Armando Boetto” di Amendola, uno dei reparti più importanti dal punto di vista operativo e strategico delle forze armate italiane. Oltre al gruppo di controllo degli sistemi UAV, il 32° Stormo sovrintende alle attività del 13° Gruppo, dotato di cacciabombardieri AM-X, già impegnato a fine anni ’90 nelle operazioni di guerra in Bosnia e Kosovo, successivamente in Afghanistan e più recentemente in Libia. Gli AM-X di Amendola hanno funzioni di routine nell’interdizione e nel supporto aereo alle forze terrestri e navali e partecipano periodicamente a importanti esercitazioni militari in Canada, Stati Uniti, Francia, Germania, Spagna, Egitto ed Israele.

Amendola è destinata a divenire entro un paio d’anni la prima base italiana per i nuovi cacciabombardieri Lockheed Martin F-35 (Joint Strike Fighter) che nelle intenzioni del ministero della Difesa sostituiranno prima gli AM-X e poi i Tornado.

L’Italia si è impegnata ad acquisire 131 velivoli per la folle spesa di 16 miliardi di euro. Sempre che i prototipi riescano a superare i test di volo e si risolvano i numerosi problemi tecnici e progettuali di quello che è ormai il programma più controverso e più costoso della storia dell’aviazione militare mondiale.

Fonte: AgoraVox 15 Novembre 2011

sabato 7 novembre 2009

Droni per caso

inviato da Anna M.P.

Droni, aerei senza equipaggio, teleguidati, ideali per spargere scie chimiche. Ideali per evitare eventuali situazioni di emergenza, pericolosi lanci con paracadute, pena la perdita di preziosissimo e costosissimo aerosol.

droni per caso