Visualizzazione post con etichetta petrolio. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta petrolio. Mostra tutti i post

sabato 4 maggio 2013

Rubare il petrolio della Siria: il consorzio petrolifero UE-al-Qaida

Bollettino Aurora
Gearóid Ó Colmáin, Global Research, 1 maggio 2013

stevebell512

La decisione dell’Unione europea di sostituire l’embargo sulle esportazioni di energia del governo siriano con l’importazione di petrolio dell”opposizione armata’ è un’altra flagrante violazione del diritto internazionale. Viola la dichiarazione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 1962 sulla sovranità permanente sulle risorse naturali, ed è l’ennesima violazione della Dichiarazione delle Nazioni Unite del 1981 sull’inammissibilità dell’intervento e l’ingerenza negli affari interni degli Stati. Ma è molto più di una violazione tecnica della legge. Segna la discesa della civiltà nella barbarie. Londra e Parigi, più di Washington, sono in prima linea nell’aggressione contro la Siria.  Nonostante il fatto che sia stato ora confermato dalla maggior parte dei media, che l”opposizione  siriana’ è al-Qaida, Londra e Parigi persistono nella loro follia di armare i terroristi, utilizzando l’argomento spurio che se non armano i ‘moderati’, gli ‘estremisti’ occuperebbero il Paese. Tuttavia, nelle parole del New York Times, ‘in nessuna parte controllata dai ribelli in Siria, c’è una forza combattente laica degna di questo nome‘. [1] Il fatto che i “ribelli” siriani sono di fatto al-Qaida, è stata anche ammessa dal bellicista quotidiano francese Le Monde. [2] Così, Parigi e Londra  spingono all’ulteriore armamento di al-Qaida e alla legalizzazione del commercio petrolifero con i terroristi jihadisti. In parole povere questo significa che la rete terroristica nota al mondo come al-Qaida sarà presto uno dei partner dell’UE nel business del petrolio. Un nuovo assurdo capitolo nell’era del terrore sta per aprirsi.

Il diritto internazionale e le sue violazioni

La risoluzione 1803 delle Nazioni Unite del 1962, sulla sovranità permanente sulle risorse naturali, afferma: ‘La violazione dei diritti dei popoli e delle nazioni alla sovranità sulle proprie ricchezze e risorse naturali è in contrasto con lo spirito e i principi della Carta delle Nazioni Unite e ostacola lo sviluppo della cooperazione internazionale e il mantenimento della pace‘ [3]. Jabhat al-Nusra e altri gruppi affiliati ad al-Qaida non rappresentano in alcun modo il popolo siriano, e non costituiscono uno Stato sovrano secondo il diritto internazionale. L”opposizione armata’ è al-Qaida, pertanto la decisione dell’Unione europea di acquistare ufficialmente petrolio dalle bande terroristiche che attualmente occupano territori della Repubblica araba siriana, costituisce un crimine odioso ed è un’ulteriore beffa ai principi base che regolano i rapporti tra gli Stati.

Il documento ONU del 1981 condanna esplicitamente: ‘La crescente minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale a causa del frequente ricorso a minaccia o uso della forza, aggressione, intimidazione, intervento e occupazione militare, escalation della presenza militare e tutte le altre forme di intervento o di interferenza, diretta o indiretta, palese o occulta, minacciando la sovranità e l’indipendenza politica degli altri Stati membri, con l’obiettivo di rovesciarne i governi‘. La dichiarazione continua condannando categoricamente il dispiegamento di “bande armate” e “mercenari” da parte degli Stati, per utilizzarli nel rovesciare i governi di altri Stati sovrani: ‘Consapevole del fatto che tali politiche mettono in pericolo l’indipendenza politica degli Stati, la libertà dei popoli e la sovranità permanente sulle loro risorse naturali, danneggiando in tal modo il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale. Consapevoli anche della necessità indispensabile che qualsiasi minaccia di aggressione, qualsiasi arruolamento, qualsiasi utilizzo di bande armate, in particolare dei mercenari, contro Stati sovrani deve terminare definitivamente, al fine di consentire ai popoli di tutti gli Stati di determinare il proprio sistema politico, economico e  sociale, senza interferenze o controllo esterno.’ [4]

I governi occidentali, che per molti anni hanno apertamente e spudoratamente violato tutti i principi noti e concordati del diritto internazionale, armando bande di terroristi che uccidono e mutilano civili, finanziando criminali comuni, narcotraffico e reclutamento di bambini-soldato, sono oramai scesi ancor più in basso acquistando petrolio e gas da queste bande di terroristi, delle risorse naturali giuridicamente di proprietà della Repubblica araba siriana e dei suoi cittadini.

lunedì 8 ottobre 2012

Aggredire la Democrazia: Chavez, gli Stati Uniti e la destabilizzazione del Venezuela

Bollettino Aurora

Eric Draitser, StopImperialism.com, 5 ottobre 2012

chavez

Il Venezuela va alle urne questa domenica, in un’elezione che molti vedono quale referendum sul presidente Chavez e le sue politiche. Anche se vi è sicuramente una tale dimensione, il significato delle elezioni va ben al di là delle opinioni politiche e dei litigi partigiani, andando al cuore dello Stato venezuelano. Questo perché le elezioni saranno utilizzate come copertura per un tentativo di rovesciare, con la forza bruta se necessario, il governo democraticamente eletto, mettendo al suo posto un governo più sensibile agli interessi degli Stati Uniti. Ciò dovrebbe suonare familiare. È esattamente la stessa tattica provata nel 2002, con un colpo di stato istigato dagli USA che, anche se per breve tempo, depose Chavez, ma che in ultima analisi non riuscì. Ora, dieci anni dopo, la classe dominante imperialista degli Stati Uniti è pronta a cimentarsi ancora una volta in un cambiamento di regime in Venezuela.

La destabilizzazione strategica

Le elezioni di domenica rappresentano l’occasione ideale per l’intelligence USA di avviare una sorta di colpo di stato o rivoluzione “colorata” in Venezuela. Tuttavia, al fine di raggiungere questo obiettivo insidioso, vi sono strategie e tattiche molto specifiche, e rischi che devono essere compresi. Nel suo articolo, pubblicato dal Council on Foreign Relations, l’ex ambasciatore degli Stati Uniti in Venezuela Patrick Duddy presenta una serie di scenari dove l’elezione diventa il fulcro di una campagna di destabilizzazione. Forse il più importante di questi scenari, che sarebbe in linea con la tradizione delle “rivoluzioni colorate” in tutto il mondo, è l’esplosione di violenze nelle prime ore dalla proclamazione del vincitore.

domenica 17 giugno 2012

Eppur si muove

di Maria Rita D’Orsogna
No all’Italia petrolizzata

Nessuna attività dell'uomo (sondaggi, perforazioni, prelievi di idrocarburi, prelievi di acqua ecc) può creare o indurre terremoti di intensità pari a quelli avvenuti
Daniela Fontana, Il Resto del Carlino 8 Giugno 2012

Il terremoto piu' violento in Emila e' stato di 6.1 Richter

Coincidenza vuole che proprio in questi giorni, il 15 Giugno 2012,  Scientific American diffonda  un rapporto del National Research Council (NRC) degli USA in cui si afferma che la re-iniezeione di fluidi di scarto dalle operazioni di fracking puo' causare terremoti.

Questo dopo il gia' citato rapporto dell'United States Geological Survey in cui si afferma, similmente, che l'origine di vari sciami sismici che hanno afflitto gli stati centrali degli USA e' "quasi sicuramente" umana e dovuta al fracking.

Ma il rapporto odierno dell' NRC va oltre il fracking ed afferma che anche le trivellazioni di gas e petrolio convenzionali possono portare a fenomeni sismici, non solo lievi.

Il titolo del rapporto e': "Induced Seismicity Potential in Energy Technologies" - "Potenziale di sismicita' indotta da tecnologie energetiche" e compila in maniera certosina tutti i casi che secondo il gruppo dell'NRC sono da considerarsi terremoti indotti dall'estrazione di energia o altro materiale dal sottosuolo - petrolio, gas, geotermia, acqua - sia con metodi tradizionali che quelli cosiddetti non convenzionali.

giovedì 31 maggio 2012

Terremoti e attività petrolifere

OLA Ambientalista

terremoti-petrolioProponiamo una sintesi dello studio del gruppo di lavoro coordinato dal prof. Franco Ortolani, Ordinario di Geologia dell’Università di Napoli Federico II, direttore del Dip.Scienza del Territorio. In questo studio partendo dalla disamina del terremoto in Emilia vengono delineate alcune linee di indirizzo per chiarire alcuni problemi connessi all’estrazione e la reinezione di fluidi in pressione in aree caratterizzate da faglie sismogenetiche in grado di originare eventi di elevata magnitudo come accaduto nel 1857 in Val d’Agri con la loro possibile interferenza con le tubazioni utilizzate per estrarre petrolio o immettere fluidi in profonbdità. Di seguito lo studio del gruppo di lavoro scaricabile con i disegni e le cartine in coda al contributo scientifico.

Effetti locali causati dal sisma del 20 maggio 2012 nella Pianura Padana

Premessa
La notte dl 20 maggio 2012, verso le ore 0,4 del mattino, un evento sismico ha interessato una vasta area compresa tra Ferrara, Bologna, Modena ed il corso del fiume Po causando seri danni e alcune vittime. Notevoli sono stati gli effetti al suolo quali liquefazione di sabbie, con conseguenti abbassamenti e locali sollevamenti della superficie del suolo, amplificazioni locali che hanno seriamente danneggiato edifici pubblici e privati e diverse strutture produttive. Secondo i dati diffusi dall’INGV la magnitudo è stata stimata intono a 5,9 e la profondità ipocentrale intorno a 6 chilometri di profondità. Come avviene dopo la rottura principale il  sottosuolo è stato interessato da centinaia di eventi distribuiti tra qualche chilometro e oltre 20 chilometri di profondità in una porzione di crosta larga circa 20-25 chilometri e lunga circa 40 km.

venerdì 30 marzo 2012

Dietro l'aumento del prezzo del petrolio: "picco" o speculazione finanziaria?

di F. William Engdahl
Fonte:
geopolitica-rivista

oil_speculating_worth_the_p_10c091.7sckvzd25kw0g8wsccw0sggok.brydu4hw7fso0k00sowcc8ko4.th

Mentre la caduta nella domanda di petrolio e l’aumento della produzione dovrebbero abbassare i prezzi, il carburante non è mai stato tanto costoso. Engdahl non ritiene soddisfacenti le spiegazioni che chiamano in causa il timore d’interventi militari e la teoria del picco del petrolio. Punta invece il dito contro la speculazione e la manipolazione delle banche di Wall Street, in collusione con l’Agenzia Governativa che dovrebbe regolare le loro attività, ma il cui presidente – un “ex” azionista della Goldman Sachs – dorme opportunamente sugli allori.

Già dall’ottobre dello scorso anno, il prezzo del greggio sui mercati dei futures è esploso. Vengono fornite diverse spiegazioni. La più comune è che i mercati finanziari riterrebbero imminente una guerra tra Israele e Iran o USA e Iran, o USA e Israele contro l’Iran. Un’altra spiegazione vuole che il prezzo stia inevitabilmente salendo perché il mondo avrebbe superato il cosiddetto “Picco del Petrolio”- il punto sull’immaginaria Curva Gaussiana, in cui metà di tutte le riserve di petrolio conosciute sono state esaurite ed il petrolio rimanente andrà diminuendo ad un ritmo crescente, portando ad un conseguente aumento di prezzo.

Sia le spiegazioni legate al pericolo di una guerra sia quelle sul picco del petrolio sono sbagliate. Come nella corsa agli aumenti astronomici dell’estate del 2008, quando il petrolio nei mercati futures raggiunse in poco tempo i $147 a barile, il petrolio è oggi in aumento a causa della pressione speculativa sui futures degli hedge funds e delle maggiori banche come Citigroup, JP Morgan Chase e la più importante, Goldman Sachs, la banca onnipresente quando si tratta di guadagnare grandi somme con pochi sforzi, scommettendo su cavalli sicuri vincitori. Queste compagnie stanno ottenendo un generoso aiuto dall’agenzia governativa statunitense che si occupa di regolare i derivati finanziari, la Commodity Futures Trading Corporation (CFTC).

mercoledì 28 marzo 2012

La truffa della benzina

informarexresistere 

Come lo stato e le multinazionali del petrolio speculano sul prezzo della benzina.

informarexresistere 23 Gennaio 2012

domenica 15 gennaio 2012

I Russi sfatano la Teoria del Peak Oil – è fasulla come l’effetto serra

Aurorasito

John O’Sullivan, Climate Realists 8 settembre 2010

I russi dimostrano che il carburante ‘fossile’ è spazzatura scientifica   legata alla teoria del riscaldamento globale. Il petrolio è dimostrato essere originato dai minerali, non da organismi fossilizzati. Niente più paura per  la contrazione delle riserve, come dicono gli esperti del petrolio naturalmente ‘rinnovabile’.

Sì, avete letto bene e più di 2.000 revisori scientifici dell’Europa orientale sinistramente ignorati dai governi e dai media mainstream occidentali, sostengono tale affermazione. Dalla metà del 20.mo secolo, gli scienziati sanno che la teoria dei combustibili fossili è falsa e hanno dimostrato irresistibilmente che il petrolio deriva da depositi di minerali altamente compressi dalle profondità alla superficie. Ma la conseguenza più sorprendente di questi risultati, è che il petrolio è una fonte rinnovabile dalla rigenerazione costante in natura.

Dalla crisi petrolifera del Medio Oriente degli anni ’70, i produttori di benzina hanno attizzato le paure mediatiche secondo cui le riserve del nostro pianeta sono velocemente in declino. Il termine ‘picco del petrolio’ fu coniato e ci fu detto che i ‘combustibili fossili’ dovrebbero diventare sempre più costosi, mentre il nostro appetito insaziabile seccherà, bevendola, questa fonte ‘finita’ di energia liquida.

giovedì 25 agosto 2011

Accordi e disaccordi: una cruda analisi della Liberazione libica

Solo i morti - innumerevoli, morti dimenticati, straziati e sepolti sotto tonnellate di metallo liberatorio - potrebbero obiettare.

Chris Floyd
Empire Burlesque

Un'altra guerra per il petrolio? Certo che no! Ma solo per essere al sicuro, i baroni mondiali del petrolio  si stanno già muovendo per siglare amorevoli accordi su quello dolce, crudo dolce,  con i nuovi padroni della Libia installati dalla NATO.

E indovinate un po? Si scopre che alle aziende dei paesi occidentali che allegramente hanno riversato tonnellate di metallo mortale sul popolo libico viene assegnata la pista interna al pozzo petrolifero post-Gheddafi. Nel frattempo, i paesi che avevano esortato alla cautela nell'intervento umanitario con migliaia e migliaia di bombe, missili e droni, ehm, per proteggere la vita umana, ora vengono relegati nell'oscurità più remota.

Come riferisce il New York Times, i vecchi padroni coloniali della Libia, l'Italia, sono in prima linea nella nuova corsa, anche prima che la primula verde sia stata trovata. Essi, insieme ad altri colossi petroliferi occidentali, vengono accolti a braccia aperte dai ribelli che amano la pace democratica, loro che, ehm, hanno assassinato il loro comandante militare in capo proprio poche settimane fa. Ma per gli scettici sull'intervento come  Russia, Cina e Brasile, ci possono essere "alcune questioni politiche", nel rinnovare  vecchi accordi e firmarne di nuovi, dicono i nuovi capi petroliferi del regime.  La NATO si, i BRIC no.

Ma ricordate. Questa non è una guerra per il petrolio. Il petrolio non ha nulla a che fare con questa guerra. Naturalmente, è possibile trovare tipi bizzarri e suonati come, ad esempio, Patrick Cockburn, che ha solo fatto cronache in prima linea nella regione per decenni, che se ne escono con sciocchezze come questa, in un recente articolo sui "ribelli assassini in Libia":

"L'entusiasmo in circa 30 capitali straniere nel riconoscere il misterioso gruppo stabilitosi di propria iniziativa a Bengasi come leader della Libia è in questa fase probabilmente motivato principalmente dalle aspettative di concessioni commerciali e di una spartizione dei giacimenti petroliferi".

Ma cosa sa? Soprattutto rispetto ai progressisti, amanti della pace, sostenitori della guerra che odiano la, ehm, guerra come il professor Juan Cole. Come il professore stesso ci dice , lui è qualcuno "che ha effettivamente ascoltato le comunicazioni dei ministeri degli Esteri in Europa e degli ufficiali dei membri della NATO . " Scommetto che voi non l'avete fatto! (Anche se Patrick Cockburn ha probabilmente... Per decenni, ma non importa) Comunque, Cole ci assicura che l'idea stessa di un ruolo del petrolio in questo nobile sforzo è "sciocca", perché la Libia era "già integrata nei mercati internazionali del petrolio."

Bene, restii come siamo a cavillare con un uomo che ha effettivamente ascoltato le comunicazioni degli ufficiali della NATO, anche il New York Times osserva che:

Il colonnello Gheddafi si è rivelato un partner problematico per le compagnie petrolifere internazionali, spesso aumentando tasse e  imposte e avanzando altre richieste. Un nuovo governo con stretti legami con la NATO potrebbe essere un partner più facile da affrontare per le nazioni occidentali. Alcuni esperti dicono che con le mani libere, le compagnie petrolifere potrebbero trovare il petrolio in Libia, molto più di quanto fossero in grado di individuarlo sotto le restrizioni imposte dal governo di Gheddafi.

Meno regolamentazione, meno restrizioni, accordi più piacevoli, più petrolio, profitti più elevati - no, non c'è alcun interesse delle compagnie petrolifere. O dei governi che esse "influenzano" in maniera così persuasiva - e pervasiva. Quindi deve essere vero, come afferma Cole, che questo nobile sforzo era né più né meno che un intervento umanitario volto a salvaguardare vite umane (con quelle migliaia di bombe e missili), a tutelare il diritto alla libertà di assemblea (o almeno il diritto di girovagare in una di quelle cablate, barricate, sorvegliate, circondate "zone di libertà di parola" oggi così diffuse nelle terre amanti della libertà ed emancipate dell'Occidente), e di sostenere "un legittimo ordine mondiale".

Sembra che Cole adesso non veda l'ora di vedere Gheddafi e figli sul banco degli imputati per crimini di guerra, perché, come osserva giustamente: "impiegare i militari contro i non-combattenti è stato un crimine di guerra, e farlo in maniera diffusa e sistematica è stato un crimine contro l'umanità . " A meno che, ovviamente, non si citino i teologi della "guerra giusta", che, come dire, conducono una diffusa e sistematica campagna di bombardamenti terroristici sui villaggi indifesi di una nazione alleata con  missili drone, come Barack Obama ha fatto in Pakistan dal momento in cui è entrato in carica . Ma Cole è d'accordo con il presidente Obama e con la sua citazione di Reinhold Niebuhr. "Non è possibile proteggere tutte le vittime di omicidi di massa in tutto il mondo per tutto il tempo. Ma dove si può fare qualcosa di buono, lo si dovrebbe fare".

Se solo Gheddafi avesse pensato di citare un uomo la cui "influenza è stata riconosciuta da alcuni recenti leader della politica estera americana, come Jimmy Carter, Madeleine Albright, Hillary Clinton, [e] John McCain"! Forse questo lo avrebbe assolto da altri crimini che Cole gli attribuisce: "Finanziare dittatori brutali e  fomentare guerre rovinose" Certamente nessuno dei nostri leader che citano Niebuhr, hanno mai fatto niente del genere!

In ogni caso, il gioco è fatto ed ora, come dice il titolo del Times: "Inizia la Corsa per l'accesso alla ricchezza petrolifera della Libia". Ma questo è solo accidentale, naturalmente - una sbavatura, un incidente felice, un involontario sottoprodotto di un nobile gesto fatto da uomini nobili per scopi nobili. Affari petroliferi a parte, lo stesso gesto è qualcosa che dovrebbe essere celebrato da tutti - anche dai dissidenti contro la guerra  come Cole, o anche da gli "anarchici" duri a morire come Crispin Sartwell (il cui grido di "entusiasmo" per la liberazione della  Libia con le bombe NATO riceve una risposta da Arthur Silber). Solo i morti - innumerevoli, morti dimenticati, straziati e sepolti sotto tonnellate di metallo liberatorio - potrebbero obiettare.

Fonti: Empire Burlesque 23 Agosto 2011
Traduzione: Anna Moffa per ilupidieinstein.blogspot.com

sabato 19 marzo 2011

Libia: La NATO, le basi e il petrolio

"Adesso le cose si  complicano davvero"
scrive Bruce K. Gagnon su space4peace :

african-oil 
world-oil L'ONU ha dato l'autorità alla Nato per iniziare a bombardare la Libia. Non pensate neanche per un minuto che questa sarà una campagna a breve termine. Aspettatevi che sia la NATO a dire che in ultima analisi, si devono "installare basi" nel paese del Nord Africa al fine di portare stabilità e democrazia. Ma non fatevi ingannare da questo. Tutto questo riguarda il petrolio della Libia.

Secondo il Washington Post:

La Francia ha detto che era disposta a lanciare attacchi in poche ore, ed anche la Gran Bretagna ha manifestato di essere pronta ad agire rapidamente. I primi attacchi probabilmente colpiranno i sistemi di difesa aerea e le piste, non era chiaro se i piani prevedevano anche di colpire le colonne di carri armati e le altre forze di terra del governo dirette ad est.

Alcuni funzionari Usa hanno detto che probabilmente saranno necessari diversi giorni per intraprendere un'operazione totale e che il Presidente Obama non aveva ancora approvato l'uso di risorse militari statunitensi. Obama ha preferito lasciare che fossero le altre nazioni a  condurre pubblicamente la risposta alla crisi libica, e funzionari della Casa Bianca hanno detto che non è apparso in video Giovedi notte per parlare del voto delle Nazioni Unite.

Nel corso di un'audizione al Senato Giovedi, il Sottosegretario di Stato William J. Burns si è trovato di  fronte a punti di vista fortemente diversi sulla crisi libica attraverso le linee di partito. Alcuni, guidati dal senatore John F. Kerry (D-Mass.), hanno detto che l'amministrazione è stata troppo cauta nella sua risposta. "Il tempo scorre per il popolo libico", ha detto Kerry.

Ma il senatore Richard G. Lugar (Repubblicano dell'Indiana), insieme a molti democratici, ha avvertito del "rischio che il nostro coinvolgimento potrebbe subìre un'escalation" e che l'amministrazione dovrebbe "cercare il dibattito congressuale su una dichiarazione di guerra" nei confronti della Libia, prima che le forze degli Stati Uniti partecipino a qualunque azione.

 
Usando la NATO (che è uno strumento militare dell'impero statunitense) come copertura, è probabile che una volta che Gheddafi sarà stato deposto dal potere, in Libia verrà installato un governo fantoccio che permetterà agli Stati Uniti e alle società petrolifere britanniche di prendere il controllo dell'oro nero.

Alla fine il popolo della Libia, che chiede e merita la libertà, scoprirà di essere stato tradito da un comando NATO, che è più interessato ai profitti del petrolio che alle loro speranze e sogni. A quel punto la vera rivoluzione inizierà ma per allora le basi NATO probabilmente saranno già state installate sulla terra polverosa del Nord Africa.

Mi tornano alla mente le parole di Thomas Barnett, che durante l'amministrazione Bush II fu descritto come "l'uomo strategico" di Donald Rumsfeld, quando, parlando in una sala piena di militari di alto livello  e agenti della CIA disse: "In 20 anni ci saranno combattimenti in Africa per il loro petrolio. "

Sembra che la profezia di Barnett si stia avverando prima del previsto.

Fonte: Space4Peace 18 Marzo 2011
Traduzione: Dakota Jones

lunedì 21 giugno 2010

Disastro del Golfo: quello che Obama dovrebbe spiegare

oilspill Forse qualcuno non lo ricorda ma l'incidente della  Deepwater Horizon che ha portato all'attuale disastro è avvenuto già molto tempo fa.

Era il 20 aprile, quando un'esplosione  ha dato inizio ad un incubo. Ma solo il 15 maggio, come riferisce Jon Christian Ryter di NewsWithViews, Obama ha rivolto il suo sguardo al problema, quando ha deciso che la cosa poteva essere cosiderata una "crisi", visto che moltissimo petrolio greggio si era già riversato nelle acque del Golfo del Messico.

Oggi, si stima che lo sversamento avvenga al ritmo di 2,52 milioni di galloni al giorno, ben 88,2 milioni in 35 giorni

Fin dai primi momenti, quando la piattaforma è affondata, il governo tedesco ha chiamato Obama, offrendosi di prestare alla BP navi munite di bracci per la scrematura del petrolio, insieme ad un piano per costruire velocemente barriere di sabbia per evitare l'infiltrazione e quindi la contaminazione delle coste. Le compagnie petrolifere europee che hanno offerto aiuto hanno dichiarato che avrebbero potuto risolvere il problema in un tempo più breve, come ha riferito la Heritage Foundation, secondo un giornale tedesco.

Ben 13 nazioni si sono offerte di dare aiuto ma Obama ha respinto qualunque collaborazione. Il governatore della Louisiana, Bobby Jindal,  ha cercato di far accettare alla Casa Bianca l'aiuto di queste nazioni volenterose che avevano già esperienza della pulitura di una perdita di petrolio nel Mare del Nord ma Obama ha rifiutato. L'ha fatto citando la  cosiddetta legge Jones, Legge per i Diritti dei Marinai (Sailors Rights Act, Title 46 USC)

Si tratta di uno statuto federale "protezionista" secondo il quale tutti i beni trasportati via mare, da un porto all'altro degli Stati Uniti, devono essere trasportati solo da navi con bandiera americana, di proprietà di cittadini americani e che abbiano un equipaggio che sia composto, almeno per 3/4, di cittadini americani. E' una legge che sostiene l'industria della marina mercantile e viene osteggiata, invece, dagli interessi agricoli perchè, secondo loro, aumenta i costi del trasporto delle loro merci, rendendoli meno competitivi.

Quello che Obama non ha detto è che c'è la possibilità di deroga a questa legge, tramite un atto scritto, in casi di emergenza. Le deroghe a questa legge sono molto frequenti; anche Bush ne ha fatto uso  dopo il disastro Katrina, quando permise a navi straniere di trasportare petrolio e gas naturale da un porto all'altro nell'area del golfo.

Ora Obama rilancia, in nome di questo disastro ecologico, la sua ossessione  per quella che lui considera la panacea per tutti i mali dell'ambiente, la legge cosiddetta Cap&Trade che non è altro che la possibilità di commerciare con i diritti di emissioni, cioè di inquinare, secondo la falsa teoria che mette in relazione i cambiamenti climatici con il biossido di carbonio (CO2), un gas non velenoso, non inquinante, ma molto utile alla vita.
Obama sa benissimo che applicare questa legge porterà alle stelle il costo dell'energia e questo si riverserà tutto sui cittadini americani.

I giornalisti non vengono ammessi nell'area del Golfo, per evitare che riferiscano quello che sta  accadendo realmente. Ma qualcuno che è riuscito a dare notizie dal posto, ha riferito che le carcasse degli animali morti per il petrolio, spariscono.
Obama dovrebbe spiegare come mai non si alza in piedi, finalmente, per mettere fine a questo insabbiamento.

Obama inveisce contro le compagnie petrolifere ma, a quanto ci risulta, è stato lui a concedere il permesso per le trivellazioni offshore. A livello federale, questi permessi continuano ad essere concessi. Come mai il governo non riesce a fare niente per impedirlo, se è così contrario?

Perchè Obama non da informazioni su come il governo sta lavorando insieme alla BP per realizzare le idee migliori per riparare il danno? Le idee ci sono e vengono da più parti. E perchè non ci spiega in che modo sta aiutando le popolazioni e se non lo fa, perchè?

Obama ha preso soldi dalla BP che, prima del disastro, stava tentando di riciclarsi come azienda verde, con il nome di Beyond Petroleum(Oltre il Petrolio) e, quindi, ha probabilmente sostenuto Obama nella sua propaganda per l'ambiente?

Perchè il governo Obama non mette fine a tante regole governative che impediscono lo sviluppo di energia da fonti più accessibili e a basso costo, come carbone e gas? Vuole portare davvero i cittadini alla bancarotta?

Perchè il governo Obama non mette fine a tante regole governative che impediscono di fatto a scienziati ed imprenditori di lavorare allo sviluppo di  nuove forme di energia? Quando si tratta di sovvenzionare la guerra,o sperimentazioni contro la nostra salute, però, nessuno si tira indietro.

Perchè Obama, che ha approvato le trivellazioni offshore, non permette trivellazioni in posti dove c'è anche più petrolio di quello che serve? Sarebbe troppo poco dispendioso per gli americani?

Alla fine, tutto questo disastro doveva servire forse solo all'approvazione del Cap&trade?

La BP non fa altro che dire che pagherà e Obama non fa altro che dire che la BP dovrà pagare ma tutti sappiamo che, come è già accaduto altre volte, i popoli delle coste interessate non avranno niente o quasi e la BP si ritirerà da questa faccenda con le tasche piene, esattamente com'era prima.

lunedì 31 maggio 2010

Esperto di Energia: Bombardare la perdita di petrolio con un'arma nucleare 'è l'unica cosa che possiamo fare'

Di Daniel Tencer
29 Maggio 2010

BP 'totalmente responsabile delle notizie' sulla  perdita di petrolio, dice un esperto di energia

bp-oil-spill Mentre fallisce l'ultimo tentativo di fermare la perdita di petrolio nel Golfo del Messico, l'idea di bombardare nelle immediate vicinanze per sigillare il petrolio nel sottosuolo sta guadagnando terreno tra alcuni esperti di energia e ricercatori.

Un esperto di energia noto per aver previsto il  picco del prezzo del petrolio del 2008, dice che spedire sul fondo una piccola bomba nucleare, ebbene è "probabilmente l'unica cosa che possiamo fare" per fermare la perdita.

Matt Simmons, il fondatore della banca d'investimento per  l'energia Simmons & Company, dice anche che ci sono prove di una seconda perdita di petrolio a circa 5-7 miglia dalla fuga iniziale che BP è concentrata a fermare. Questa seconda perdita, egli dice, è così grande che quella iniziale è "minima" al confronto.

Simmons ha parlato a Bloomberg News Venerdì, prima che la BP annunciasse che il suo ultimo tentativo di tappare il buco, noto come metodo "top kill", era fallito.

"Una settimana fa Domenica la prima nave da ricerca ... è stato commissionato dalla NOAA di setacciare la zona," ha detto. Hanno trovato "un gigantesco pennacchio" che saliva a circa 5-7 miglia dal luogo della fuga iniziale, ha detto Simmons.

Simmons ha detto che il governo degli Stati Uniti deve immediatamente sottrarre la perdita alla BP ed impegnare i militari.

"Probabilmente l'unica cosa che possiamo fare è creare un ordigno e mandarlo giù a 18.000 piedi per farlo esplodere, sperando che fermi il petrolio", ha detto.

La sua idea riecheggia quella di un giornale russo che all'inizio di questo mese  ha suggerito agli Stati Uniti di detonare una bomba nucleare di piccole dimensioni per sigillare la perdita di petrolio sotto il mare. Komsomoloskaya Pravda ha sostenuto in un editoriale che la Russia in passato ha usato con successo armi nucleari per sigillare le fuoriuscite di petrolio in cinque occasioni.

Report Live Science:

Laboratori di armi nella ex Unione Sovietica hanno sviluppato speciali armi nucleari  per chiudere i pozzi di gas. Credevano che la forza di una esplosione nucleare poteva chiudere qualunque foro entro 82-164 piedi (25-50 metri), a seconda della potenza dell'esplosione. Questo richiedeva la creazione di fori per posizionare il dispositivo nucleare vicino ai pozzi di destinazione.

Un primo test nell'autunno del 1966 si dimostrò efficace nel sigillare un pozzo sotterraneo di gas nel sud Uzbekistan, e così i russi hanno usato armi nucleari altre quattro volte per sigillare pozzi che sfuggivano al controllo.

Simmons ha anche detto a Bloomberg che l'idea di utilizzare misure radicali, come una bomba nucleare per sigillare la perdita non è probabilmente presa in considerazione dai responsabili politici  "perché BP è ancora totalmente responsabile delle notizie e si sono tutti concentrati sulla superficie".

Alla domanda di un giornalista di Bloomberg circa i rischi insiti nel piazzamento di una bomba nucleare al largo della costa della Louisiana, Simmons ha affermato che una esplosione nucleare  all'interno di un foro profondo avrebbe scarso effetto sulle aree circostanti.

"Se sei a 18.000 piedi sotto il letto del mare, in sostanza non succederà nulla [in superficie]," ha detto.

Joe Wiesenthal ha detto al Business Insider che  l'idea di usare armi nucleari attirerà molta attenzione, ora che la procedura "top kill"  è fallita.

Successivamente, la cosiddetta "opzione nucleare" otterrà un sacco di attenzione. In questo caso, ovviamente, l'opzione nucleare non è un eufemismo. E' un'idea reale che il modo migliore per terminare questa cosa sia quello di piazzare una piccola arma nucleare e seppellire il pozzo sotto le macerie. ... Entro la metà della prossima settimana, se ne parlerà in tutte le notizie via cavo, visto che  gli esperti fanno forti pressioni sulla Casa Bianca chiedendo se lo prenderà in considerazione e perchè no.

Il seguente video è stato trasmesso su Bloomberg News, Venerdì 28 maggio 2010.

Traduzione di Dakota Jones
Fonte: The Raw Story