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domenica 21 aprile 2013

Come i neo-liberisti hanno conquistato l’Italia per conto dell’élite finanziaria

Italia “montiana” a qualunque costo (umano)

di Cloro
Agorà di Cloro

Amo tanto le metafore escrementizie e mai come ora sarebbero quelle che più si adattano a far da commento alla situazione politica attuale…. ma vi risparmierò la coprolalia e cercherò di essere civile, anche se di civile, in questo dannato paese, mi sa che ci è rimasta solo la guerra…

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napolitano definiva “al limite del ridicolo” la sua candidatura solo una settimana fa

La situazione pre-elettorale la conosciamo tutti: c’era convergenza di tanta parte del parlamento su Rodotà (M5S e SEl) che, lo ricordiamo, è del Pd. Pero’ poi il PD stesso ha espresso un chiusissimo “niet”.

Politici hanno provato a far pressioni sulla figlia di Rodotà affinchè facesse ritirare il padre, hanno provato a far eleggere prima Marini e poi Prodi (entrambi meno peggio di Napolitano), andate male le due cose e poi… voilà, rielezione del vecchio “migliorista”.

A latere della questione ci sarebbe la telefonata di Draghi a Napolitano per convincerlo a ricandidarsi, la riunione dei capi di PD, PdL, Napolitano stesso e Monti (che ha preso il 6% alle elezioni ma governa tuttora e governerà in futuro).

Una grande massa di italiani, non solo del M5S gridano al golpe e a questi italiani, qualche politico purtroppo ancora con un certo margine di gradimento (Finocchiaro, Boldrini e Renzi: tra le figure più oscene di questa classe dirigente) ha pure rimproverato i cittadini che parlavano di golpe. Niente golpe: tutto istituzionale. Tutto regolare.

Come gli arbitri corrotti che si girano dall’altra parte per non vedere il fallo in area di rigore che non sanzionano.

martedì 19 febbraio 2013

Bisogna essere esperti per non capire nulla di economia e di politica

di Gianni Petrosillo
Conflitti e Strategie

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Bisogna essere grandi esperti per spararle grosse. Esperti di qualcosa che parlano di tutto senza saperne niente o sapendo benissimo di mistificare gli accadimenti.

Quel che conta non è il valore delle affermazioni o la coerenza dei giudizi su eventi, circostanze, contingenze ma il fatto di mantenersi costantemente nel perimetro della presunta oggettività, consolidata e riconosciuta nei circoli à la page, cioè in quegli ambienti culturali costruiti apposta per confondere le menti e depistare la pubblica opinione.

Sei bravo perché sei iscritto al Partito preso dell’esperto, al movimento immobile dello specialista, alla corrente continua del professionista, col marchio di qualità cattedratico, e non perché fornisci una corretta interpretazione delle traiettorie storiche, politiche, sociali, ecc. ecc.

Per questi soggetti la verità non è l’indirizzo di un serio lavoro di ricerca ma un ostacolo ingombrante lungo l’acquisizione della fama e del successo… Quando il colto viene colto di sorpresa dal mondo, che va in direzione opposta ai suoi convincimenti, fa il distratto e prosegue tetragono contro la realtà, questa ottusa, che non ha seguito le sue mirabili intuizioni.

L’esperto ha frequentato le Università più rinomate (soprattutto americane, un passaggio obbligato per diventare qualcuno anche se sei nato idiota, anzi, a maggior ragione) o è stato almeno direttore di un istituto, dirigente di una commissione, membro di un comitato scientifico,  esponente di un consiglio accademico, presidente o vice-presidente di una banca, di una multinazionale, di un organismo mondiale. Non importa come ci è arrivato, per merito o per cooptazione, carta canta ed esperto sbanca.

venerdì 18 gennaio 2013

I partiti dello straniero

di Gianni Petrosillo
Conflitti e Strategie

crisi-italiaLe maggiori difficoltà italiane, nell’attuale crisi sistemica globale, derivano da relazioni di forza internazionali, assolutamente sfavorevoli, che pesano negativamente e pesantemente sugli apparati sociali, finanziari, economici e produttivi del Paese. L’Italia deve fare i conti con deficit strutturali atavici ma l’aggravamento della sua posizione, sul proscenio mondiale, discende dal clima e dalle evoluzioni geopolitiche,  avverso alle quali non sono state attivate reazioni e risposte adatte.

La caduta degli indici borsistici e l’allargarsi della forbice tra i differenziali di rendimento dei titoli di Stato (lo spread), è la faccia esterna di problematiche molto più complicate che nessuno prende correttamente in considerazione. Le crisi economiche sono terremoti di superficie scatenati dallo spostamento e smottamento del terreno in profondità, e questo subbuglio sotterraneo, questo scontro e sfregamento di placche, è il prodotto di scelte strategiche e ricollocamenti politici dovuti all’insorgere di nuove istanze sistemiche, in una  fase storica di transizione. C’è chi si rende protagonista di tale movimento e c’è chi lo subisce. Noi siamo tra chi patisce ogni conseguenza.

Sicuramente, in una società di tipo capitalistico, dove la gran parte di ciò che è prodotto è merce e si deve scambiare mediante denaro, la crisi inizia manifestandosi nella sfera finanziaria, quella che prende il davanti della scena. Tuttavia, da questo non deriva che la causa principale della débâcle sia di origine economica. Se saltano gli equilibri finanziari e monetari non è per ragioni intrinseche all’economia ma per fattori di conflittualità geopolitica.

Le nostre criticità non scaturiscono da contingenze sfortunate ed aleatorie, non almeno in maniera preponderante, ma sono il risultato di decenni di scelte errate e valutazioni inadeguate in merito alle mutazioni in atto sullo scacchiere planetario, già all’indomani degli esiti finali della Guerra Fredda.

A sbagliare sono state classi dirigenti  orbe di visione storica, al cospetto di avvenimenti unici ed irripetibili; élite parassitarie che si sono garantite la permanenza in sella allo Stato svendendo il patrimonio pubblico a concorrenti esteri, per un tozzo di pane, evitando accuratamente di dialogare con le urgenze dell’èra, presenti e future. Gruppi direttivi neofiti, le seconde file dell’arco parlamentare che fu, hanno innalzato la bandiera costituzionale per meglio affossarla, hanno ballato sulle ceneri dei più qualificati predecessori, rinnegando di esserne stati allievi, per autolegittimarsi in assenza della medesima spinta ideale, dopo i nefasti delle mani pulite e delle zucche vuote con la coscienza più sporca.

giovedì 27 dicembre 2012

Al Grande Bluff della Lotta al Contante si risponde con un Big Bang (3 Gennaio 2013)

Di FunnyKing
Rischio Calcolato

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Guest Post da Il Grande Bluff di Stefano Bassi

Il Big Bang sarà il 3 Gennaio 2013 ed avremo bisogno di Voi.
Potrete essere parte del più grande e corale evento web che si sia mai visto sulla rete italiana…..

Si videro i primi allarmanti segnali sui RAI 3, in una puntata di Report in cui la Gabanelli sponsorizzò la tassazione del contante (!) (al 33%!) per indirizzare sempre più “il topo nel labirinto” verso forme di pagamento elettronico…

Reagì inorridito UsemLab nel post: Inorriditi, scioccati, sdegnati e basiti, mettendo in luce il Grande Bluff della Lotta al Contante…che tante persone sta ingannando…
La campagna contro il Contante continuò, sponsorizzata NON A CASO proprio dall’ABI e dalle Banche….;-)
Questa volta toccò al Prof. Beppe Scienza (sulle pagine del Blog di Beppe Grillo), SMONTARE le falsità che vengono propinate in questa STRUMENTALE e fuorviante lotta al contante e mettere in luce i VERI OBIETTIVI perseguiti sotto traccia dalle solite lobbies

venerdì 14 dicembre 2012

“Monti for premier”, gridano all’unanimità gli ammazza-Italia

Dalle ovazioni dei partiti di regime agli applausi di governi ed eurocrati infeudati dal Fmi

di Lorenzo Moore

monti premierFolle oceaniche salutano il Monti-bis. Il Rettore delegato dalla finanza a reggere le sorti del governo dell’Italia taglieggiando i suoi cittadini, sta incassando ovunque cambiali in bianco.

Dai suoi tre “storici” alleati Berlusconi, Bersani e Casini, dai neofiti di turno (i Donadi e i Montezemolo), i “fulminati sulla via della Bocconi (pezzi interi del Pdl, liberaliberisti doc, liberal(socialisti, futuristi e futuribili), etc. etc. Almeno qui, nella nostra derelitta patria.

Ma anche nell’Europa, dei governi, dei tecnocrati e dei non eletti: da Schauble a Hollande, dal Ppe a Barroso, e dalla troika affamapopoli, Fmi-Bce-Ue, nel suo complesso.

Tutti a spacciarlo per “moderato”, per il garante della “stabilità”, per “l’uomo che ha restituito decoro internazionale all’Italia”.

mercoledì 12 dicembre 2012

Choosy, marchesini e figli di. La differenza tra meritocrazia e merito

di menici60d15
Appello al Popolo

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Il merito, qualunque genere di merito, non esiste altro che per convenzione. (…) Che merito ha la mosca di avere sei zampe là dove il ragno ne ha otto? Maffeo Pantaleoni, Erotemi, 1925.

Il metro di valutazione [nel settore primario e secondario], per l’operaio e per il contadino, è facile, quantitativo: se la fabbrica sforna tanti pezzi l’ora, se il podere rende. (…) Nei nostri mestieri [terziari] è diverso, non ci sono metri di valutazione quantitativa. (…) Come si può valutare un prete, un pubblicitario, un PRM? (….) No, non abbiamo altro metro se non la capacità di ciascuno di restare a galla, e di salire più su, insomma di diventare vescovo. In altre parole, a chi scelga una professione terziaria o quartaria occorrono doti di tipo politico. La politica, come tutti sanno, ha cessato da molto tempo di essere scienza del buon governo ed è diventata invece arte della conquista e della conservazione del potere. L. Bianciardi, La Vita Agra.

La trasformazione dell’Italia in un Paese “ordinato secondo i criteri del merito e della gerarchia“per l’esclusivo bene del popolo”. Licio Gelli

Ci si dovrebbe guardare dal predicare ai giovani, come scopo della vita, il successo (…) Infatti un uomo che ha avuto successo è colui che molto riceve dai sui simili, incomparabilmente di più di quanto gli sarebbe dovuto per servigi da lui resi a costoro. Il valore di un uomo, tuttavia, si dovrebbe giudicare da ciò che egli dà e non da ciò che egli riceve. A. Einstein

Secondo il governo, i problemi del lavoro sono le pretese dei giovani, che si devono mettere in testa che la stabilità del lavoro è finita, che essere disoccupati è normale, che accettare qualsiasi condizione è doveroso. Per ribadire ciò, ai giovanotti è stato fatto osservare che sono sfigati (Martone),  fermi al posto fisso (Cancellieri), choosy (Fornero), e ora viziatelli troppo abituati a cercare vie dorate sempre secondo il Ministro del Lavoro, delle Politiche Sociali e delle Pari Opportunità Elsa Fornero, che ha preso a cuore questa campagna di moralizzazione. E’ come ne “Il marchese del Grillo”, ma non solo per la battuta famosa; anche per la scena dove il marchese, nel suo palazzo, stanco di lanciare frutta agli accattoni postulanti al cancello, comincia a tirargli pigne: non è che quegli italiani che hanno accettato il sistema clientelare non si meritino di essere presi a pesci in faccia dai politici, ora che i nodi stanno venendo al pettine.

E non è che non ci sia una non trascurabile parte di verità nelle accuse; ma la parte più veritiera sta proprio sullo stesso pulpito dal quale proviene la predica. Per il sottosegretario Martone gli studenti che a 28 anni non si sono ancora laureati sono sfigati; nessuna precisazione sulle diverse tipologie di fuoricorso. L’università di massa amplifica il fenomeno sociale indicato da Medawar – e prima di lui da Salvemini -  nel quale alcuni vengono istruiti al di sopra della loro intelligenza; ma un sottosegretario di Stato che si esprime con tale rozza albagia mostra di essere anche lui un “pompato”, in questo non diverso da chi presume troppo di sé percorrendo un corso di studi per i quali non è adatto. Martone è divenuto ordinario a 29 anni, ma per il rotto della cuffia, con un concorso più simile all’esame di uno sfigato raccomandato al quale i professori non mancano di fare notare che il 18 gli viene regalato, che all’abbraccio a un “giovane maestro” (Martone e il concorso (non-sfigato), Il Fatto, 25 gen 2012). E’ figlio di un alto magistrato che tra gli incarichi accumulati ha avuto quello di presidente dell’ANM, l’associazione di categoria dei magistrati, una casta tra le più forti, che vive ai piedi del trono. Il padre evidentemente ha insegnato al figlio il suum cuique tribuere:  i modi ossequiosi sono per i potenti, quelli cortesi per gli altri gentiluomini di corte, mentre la plebe va trattata per quella che è.

venerdì 7 dicembre 2012

C'è un nuovo sceriffo in città

di  Dante Barontini
Contropiano

Un filo nero unisce la vicenda delle indagini sulle trattative Stato-Mafia (la maiuscola diventa d'obbligo anche per la seconda, visto che il primo c'è sceso a patti) con quella del decreto sull'Ilva, che strappa ai giudici ogni potere di controllo sulle attività industriali pericolose.
In tutta Italia, è necessario sottolineare.

Entrambe le partite, infatti, si giocano sul terreno della divisione dei poteri dello Stato; ed entrambe avvengono sotto il segno della prevalenza del potere esecutivo sul giudiziario. Il match infinito che Berlusconi non era mai riuscito a chiudere, nonostante un mare di leggi ad personam e scontri belluini, si avvia ora alla conclusione sotto la spinta di un governo “tecnico” e la sponda d'acciaio offerta dalla presidenza della Repubblica. Il potere politico, da sempre, pretende l'impunità per sé e il silenziamento dei nemici. Se ne ha un'eco ogni giorno, per esempio nelle parole del ministro Clini che pretende “ora nessun si opponga al decreto”. Oggi questo potere sta arrivando a chiudere la frattura che si era aperta, non a caso, nella stagione delle stragi di mafia. Quando la magistratura assunse quasi da sola il compito di rappresentare la “sovranità dello Stato” mentre il governo – e il processo deciderà se ciò è avvenuto attraverso i ministri dell'interno e della giustizia d'allora – apriva febbrili canali di comunicazione con i corleonesi.

Ma è da oltre 30 anni che la magistratura italiana “supplisce” alle carenze di una classe politica al di sotto della soglia, e spesso anche della decenza. Si cominciò nella seconda metà degli anni '70, quando l'affrontamento della lotta armata di sinistra fu delegato in toto agli organi inquirenti – quattro polizie e giudici – fino al punto di incaricare dei magistrati di scrivere le norme che il Parlamento doveva approvare e che loro avrebbero dovuto, per Costituzione, soltanto applicare. Una prima delega “tecnica”, potremmo dire, che ha fatto da format risolutore in tutte le crisi politiche successive.

giovedì 8 novembre 2012

L'ipoteca della Troika dentro le primarie del Pd

di  Franco Russo*
Contropiano

troika

La Carta d’Intenti dei progressisti, dietro gli equilibrismi, nasconde un inganno. Chi vota per le primarie del Pd deve sottoscrivere la fedeltà ai trattati europei, quelli che stanno massacrando i diritti sociali e la democrazia.

L’Europa, per precisione si dovrebbe parlare di Unione Europea, è in testa alla Carta e ne costituisce il primo capitolo a segnalare che l’UE dai progressisti è vissuta come attiva protagonista delle politiche nazionali; anzi, per quanto riguarda i paesi cd periferici è divenuta incontrastata padrona delle scelte di governo, economiche, sociali.

Matteo Renzi dice che la Carta d’Intenti è generica dunque poco significativa; Bruno Tabacci, nell’annunciare di non volerla sottoscrivere, ne denuncia le omissioni: il mancato riferimento all’agenda Monti e alle liberalizzazioni-privatizzazioni.

Volendo anticiparlo, il mio giudizio è che la Carta è un continuo gioco di equilibrismi verbali, con lo scopo di consentire ai contraenti del patto di riconoscere la propria impronta così poter affermare in pubblico la propria incidenza nella sua stesura.

Valga qualche esempio di questo ‘equilibrismo verbale’: ‘… noi siamo l’Europa … le sorti dell’integrazione politica coincidono largamente con il nostro destino’. È un’affermazione di fedeltà all’UE e alle sue istituzioni sovranazionali, dunque si accetta la ‘supremazia’ delle UE nella definizione delle politiche nazionali, tanto che si enfatizza che nulla si può fare senza l’Europa (non UE bensì ‘Europa’ come se i 27 assorbissero l’intero continente). Per questo si chiede di accelerare l’integrazione politica, economica e fiscale.

venerdì 28 settembre 2012

Monti Bis: i finti tonti

L’uomo delle banche si dice disponibile per un secondo mandato. Nuova investitura anche per Napolitano?

Monti bis. Svegliati Italia, per non morire di tasse

di Michele Mendolicchio
Rinascita

montiQuando la “Patria” chiama l’uomo delle banche risponde signorsì. “Spero di no, ma se le forze politiche lo chiedono sono disponibile a un secondo mandato”, questa la preoccupante dichiarazione di Monti. Francamente dovremmo tutti cominciare a porci il problema. La prima cura del governo dei Professori è stata disastrosa, non solo perché sta portando il Paese alla recessione ma soprattutto perché sta togliendo i sogni. Sognare un lavoro ben retribuito, sognare una casa, sognare una famiglia, sognare una vita di qualità. Purtroppo invece con le sue politiche ammazza cavallo ci sta portando nel baratro. E il pensiero di un mandato bis deve preoccupare tutti gli italiani, altro che questione di credibilità all’estero. Se la credibilità deve portarci alla perdita della nostra sovranità e dei nostri diritti di cittadini e di lavoratori allora meglio tornare alle politiche nazionali dove almeno questo ha ancora un suo valore. Ora nessuna meraviglia per questa disponibilità di Monti, perché al suo no a ricandidarsi non ci abbiamo mai creduto. Non per niente abbiamo sempre sostenuto che si sarebbe riproposto, come i peperoni. Oltretutto bisogna sempre tener presente le sollecitazioni di Casini che nelle larghe intese e nel Monti bis ha sempre creduto. Solo il povero Vendola e il povero Di Pietro hanno cullato questa illusione.  

Anche Bersani e D’Alema stanno prendendo per il naso i propri elettori, facendo credere di voler tornare a Palazzo Chigi. Cosa impossibile perché né la Bce né il Fmi né l’Ue credono nelle capacità della dirigenza piddina. E quindi Monti sarà ancora una volta preso come esterno e messo a dirigere l’orchestra formata da Bersani, Casini, Berlusconi e Fini.

martedì 18 settembre 2012

Grazie, Mitt Romney, per averci fatto capire quanto contiamo

di  Redazione
Contropiano

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Una sintesi involontaria ma strepitosa di come l'elite multinazionale guarda al resto dell'umanità. E solo a un repubblicano Usa - un cripto-nazista - poteva riuscire così bene...

Il candidato repubblicano Mitt Romney, da buon reazionario, s'è dato un colpo di vanga sui piedi. In un video 'rubato' durante una cena di raccolta fondi a porte chiuse e postato sul sito progressista Mother Jones, Romeny offende il 47% degli americani pronto a votare per Obama perché «dipende dal governo», «non paga le tasse e si sente vittima» perché troppo povero. E ammette che «il suo lavoro non è certo preoccuparsi di questa gente».

«C'è un 47% di americani che votano Obama, che sono con lui a prescindere – afferma Romney nel filmato – che dipendono totalmente dal governo, pensano di essere vittime, pensano che il governo abbia la responsabilità di dare loro il diritto alla sanità, al cibo, alla casa. Sono persone che non pagano le tasse sulle entrate. Il mio compito non può essere quello di preoccuparmi di loro, non li convincerò mai di assumersi le loro responsabilità personali e prendersi cura di loro stessi». Non crediamo che Obama sia un filantropo socialista, ma certo è difficile vedere un candidato che afferma in pubblico di fregarsene altamente di metà della popolazione del proprio paese.

lunedì 6 agosto 2012

Assistenzialismo è il massimo della fantasia politica della "sinistra"

di Zag(c)
Bella ciao

ilva-tarantoA Taranto si ripeterà il solito copione di sempre. La difesa ad oltranza dell’esistente, un pò di soldi che arriveranno dal cielo da regalare al politico di turno che li spargerà a pioggia accontentato prime gli uni , ( i soliti) e qualcosa anche agli altri ( per accontentarli) E la storia si ripeterà drammaticamente, sempre più in tragedia. E’ già successo altrove è già successo anche a Taranto in questi cinquant’anni di inquinamenti e disastri ambientali.

Ma al di là del contentino in danaro , la logica non cambia. E’ la conservazione dell’esistente , degli equilibri raggiunti, la mancanza di visione del futuro diverso dall’oggi. La mancanza di una progettualità di una programmazione di una politica industriale, di un cammino . Quando una produzione industriale raggiunge la sua maturità , diventa obsoleta , si continua a foraggiarla di finanziamenti a fondo perduto, pur di tenerla in piedi, pur di non affrontare la realtà. E’ successo per le industrie del carbone e dell’alluminio in Sardegna è successo e succede per l’industria automobilistica è successo e succede per l’industria siderurgica di Taranto.

La produzione dell’area a caldo di Taranto è tecnologicamente obsoleta. Il processo produttivo dell’altiforno( Taranto ne ha cinque di cui il quinto è il più grande d’Europa ) per la produzione della ghisa attraverso il passaggio dell’agglomerato per la pezzatura del calcare e della cokeria per la formazione dal carbon fossile in carbone coke è un processo degli anni ’70. Produzione altamente inquinante, un processo altamente costoso in termini energetici e un processo rigido in quanto la produzione non può mai smettere , si può ridurre , ma non più di tanto, deve andare. Tecnica produttiva datata anni ’70 fatta di megastrutture (Nota a margine), per la produzione di scala quando il mercato mondiale richiedeva grandi quantità di acciaio, anche di scarsa qualità.

giovedì 12 luglio 2012

MUOS e politica, vendesi salute dei siciliani agli Stati Uniti

da Antonio Mazzeo Blog

muosChe cos’è il MUOS? “Il Mobile User Objective System (Sistema Oggetto ad Utente Mobile) è un sistema di comunicazioni satellitari (SATCOM) ad altissima frequenza (UHF) ed a banda stretta composto da quattro satelliti e quattro stazioni di terra, una delle quali è in fase di realizzazione in Sicilia, nei pressi di Niscemi. Il programma MUOS, gestito dal Ministero della Difesa degli Stati Uniti, è ancora nella sua fase di sviluppo e si prevede la messa in orbita dei quattro satelliti tra il 2010 ed il 2013.”

Intanto i lavori vanno avanti, incuranti della segnalazione e delle interrogazioni oltre che delle varie manifestazioni di protesta che si sono susseguite nel territorio di Niscemi da parte di residenti e persone che hanno sposato la causa NO MUOS. A quanto sembra fino ad ora la politica ha subordinato la salute dei suoi cittadini per favorire gli interessi degli Stati Uniti. Lo zio Tom d’America vuole la Sicilia e i nostri rappresentanti gliela stanno fornendo su un piatto d’Argento.

Intervista ad Antonio Mazzeo sul MUOS

Nel sito dell’ARS e nel sito openpolis sono presenti interrogazioni di deputati e senatori (bipartisan) che espongono i danni possibili sulla popolazione relativi al MUOS, il suo impatto ambientale, e si parla di inefficienza dei dati dell’ARPA, ma non si trovano risposte a queste interrogazioni, lei può darci qualche notizia in più?

Mazzeo: “Non mi risulta che ci siano risposte ufficiali, ci sono state poi dichiarazioni di Lombardo che giustifica le operazioni però non ci sono state risposte alle interrogazioni parlamentari. Soltanto ad un’interrogazione di alcuni parlamentari del PD all’ex Ministro La Russa (PDL) che ha rilasciato una dichiarazione in merito all’accordo tra Italia e Stati Uniti e che non c’era nessun problema dal punto di vista ambientale, una risposta penosa”

venerdì 15 giugno 2012

Autolesionismo di Stato

Stato & Potenza

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L’Italia è un Paese piuttosto peculiare. Ad un personaggio come Enrico Mattei vengono intitolate scuole, vie e palazzi pubblici, vengono celebrate le sue idee profondamente innovative in ambito politico e il suo ruolo di infaticabile sostenitore dell’autonomia energetica e strategica italiana.

Per condurre in maniera efficace le proprie battaglie e per portare avanti i propri progetti operativi, egli dovette tuttavia fronteggiare le dure regole che vigono in ambito internazionale, dove la concorrenza si combatte obbligatoriamente a suon di colpi sotto la cintola e la corruzione diviene uno dei pochi strumenti adeguati a ridefinire i consolidati rapporti di forza internazionali.

E’ noto, infatti, che l’inadeguata, clientelare ed inefficiente classe dirigente italiana subordinò la copertura politica ai progetti escogitati dal geniale manovratore dell’ENI al versamento della consueta “quota” a partiti di governo ed opposizione. Così, Mattei dovette attivare un flusso di denaro verso DC, PSI, PCI, MSI e a pressoché tutte le residue forze politiche italiane per ottenere mano libera nell’implementazione dei piani strategici finalizzati a garantire autonomia energetica all’Italia.

giovedì 14 giugno 2012

Derubati per le banche

Il Punto-di Monia Benini

Miliardi di euro per le banche, sottratti a noi cittadini, privati anche della nostra sovranità. Dalla Merkel a Obama, sino a Draghi: la ricetta è sempre dare più soldi alle banche. Così mentre si fa la fila per pagare l'IMU e chiudono 42 aziende al giorno, i politici camerieri dei banchieri trovano sempre il modo per 'impoverire' i propri cittadini e le nazioni che sono ormai sul lastrico. E noi? Continuiamo a fare ammuina, divisi fra i sostenitori dei partiti (!!!) o fra vari leaderetti e regoline di bon ton, mentre per il paese è quanto mai urgente il "fare".

Fonte: ilpuntotv.blogspot.it

mercoledì 30 maggio 2012

Terremoto politico

di  Dante Barontini
Contropiano

terremotoQuando le “svolte” arrivano tutte insieme, al termine di un lungo periodo di “toppe” messe alla bell'e meglio sui problemi, si verifica un vero terremoto.

Quello che ha colpito l'Emilia è significativo da molti punti di vista. Stiamo parlando infatti del territorio italiano che più di tutti era sembrato coniugare sviluppo economico, redistribuzione della ricchezza, buona amministrazione, diritti del lavoro, partecipazione politica e libertà personali.

La raffica di scosse ha rivelato che sotto l'apparenza progressiva del “modello emiliano” molti aspetti “strutturali” si erano radicalmente trasformati negli anni, dal dopoguerra a oggi.

Contiamo molti operai morti perché mandati a riavviare la produzione o a ripristinare l'agibilità anche in mezzo a decine di nuove scosse. Persone che – come ha titolato persino il Corriere della sera - “non potevano dire no”. Troppo alto il ricatto: o vai o perdi il posto di lavoro. Tra un mese, quando questo Parlamento di portaborse “nominati” dalle segreterie di partito avrà finito di pigiare i bottoni del voto, non ci sarà più l'art. 18 e tutti – ma proprio tutti – i lavoratori italiani si troveranno nella stessa condizione che ha guidato alla morte quei ragazzi, italiani e migranti, nei capannoni del miracolo emiliano. Parimenti ricattati, “equamente” schiavizzati.

martedì 8 maggio 2012

Notte buia

di Marco Cedolin
Il Corrosivo

affluenza_215_195Il tramonto è ormai scolorato da tempo fra le pieghe della notte e le prime luci dell’alba si scorgeranno solamente quando il buio inizierà a farsi meno fitto. Siamo nel bel mezzo della notte, ma la notte della ragione non è scandita dalle lancette di un orologio, può squarciarsi in un lampo quando meno te l’aspetti, così come mantenerti appiccicato al suo buio di gomma per l’eternità.

In Italia si vota sempre di meno e ci si suicida sempre di più, senza che il mezzobusto patinato deputato a leggere il gobbo del TG si produca in una filippica intorno al cambiamento dei gusti degli italiani.

La penuria di votanti tutto sommato è un problema risibile, dal momento che non esistono quorum e per eleggere il cameriere di turno sono più che sufficienti i consensi dei soliti fedelissimi. Poco importa il fatto che in Italia il maggior partito sia quello degli astenuti, l’importante è che rimanga un coacervo di differenze governato dal dividi et impera, cristallizzato e senza possibilità di nuocere.

lunedì 16 aprile 2012

Crisi economica – Tracolli finanziari, inutile scomodare il resto del mondo

Investire oggi

Saliscendi mercati finanziari, sul banco d'accusa l'economia cinese, la situazione spagnola, siamo sicuri che la nostra situazione nasca da lì oppure continuiamo a fare gli ipocriti sapendo di farlo ? Impariamo a guardare in casa nostra piuttosto, le sorprese non mancano.

Italia41-300x258Mercati finanziari in altalena questa settimana, tutto previsto ne abbiamo già discusso ampiamente, anche se veder bruciare decine di miliardi di euro in un giorno fà sempre un certo effetto.

Soprattutto quando si pensa che dietro a quei numeri vi sono persone, famiglie, intere popolazioni, che ne devono quotidianamente subire le conseguenze.

Sappiamo che non stiamo dicendo nulla di nuovo, ma ogni tanto ricordarlo e tornare con i piedi per terra può essere una buona cura contro il mal di finanza.

Un altro aspetto negativo della settimana credo lo si sia potuto vedere nell’informazione, scarsa e tendenziosa, ormai molto spostata verso il sensazionalismo a scapito di un’ analisi equilibrata e reale.

giovedì 5 aprile 2012

Basta suicidi! Adesso è tempo di agire

di Monia Benini - Per il bene comune
Il Punto

"Il Punto", rubrica a cura di Monia Benini.
In questa puntata...

Ogni giorno ci sono nuovi caduti: persone che si suicidano perché non ce la fanno più ad andare avanti, mentre Monti e la sua combriccola ci ricordano quanto sia importante fare sacrifici. Ora basta! Esiste una legge che ci può tutelare e che dobbiamo utilizzare. E poi, basta con il ciarpame dei partiti, dei sindacati e delle controfigure del sistema bancario. Uniamoci, superiamo le divisione ideologiche, per mandarli tutti a casa e far governare la parte sana del paese. Vi prego, dilvugate questo mio messaggio.

Fonte: Il Punto TV

giovedì 22 marzo 2012

Nel nome dello Spread

Angelo Meschi
Idea Trading 22 Marzo 2012

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BTP: spread con Bund si allarga a 310 pb in avvio, rendimento sopra 5%

Ci risiamo, non appena il sistema intravvede qualche intoppo al “progetto” inizia a mettere sotto pressione lo Spread. Prima era il governo Berlusconi il problema (e qui potrei essere d’accordo), oggi molto probabilmente è la riforma del mercato del lavoro.

Se è vero che da più parti nei partiti di maggioranza che sostengono questo “governo del sistema banche” si avvertono dei mal di pancia circa l’approvazione di questa riforma, il mercato (in mano al sistema) reagisce nel solito modo, ovvero mette pressione allo Spread per fa vedere che o passa la riforma o siamo punto e a capo.

Se permettete io non ci sto. In culo allo Spread e al governo delle banche, per me lo Spread può andare anche a 5.000, saranno cavoli di chi incautamente ha prestato i propri soldi al soggetto sbagliato.

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venerdì 16 marzo 2012

Un testimone: in Siria i responsabili delle atrocità sono gli oppositori armati

di Silvia Cattori
clarissa.it

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L’ingegnere di cui abbiamo raccolto la testimonianza viveva nella città di Homs fino a che, nel giugno 2011, terrorizzato dagli orrori commessi dagli estremisti sunniti nel suo quartiere, è fuggito dalla città con la famiglia per rifugiarsi presso i genitori in un villaggio vicino (*). Le sue affermazioni in questa intervista con Silvia Cattori contraddicono tutti i resoconti comparsi sui nostri principali media. Ci viene svelato come crimini efferati siano stati commessi dagli estremisti sunniti e non, come questi ultimi affermano, dall’esercito governativo.

La città di Homs, il quartiere di Baba Amro, sono stati oggetto di numerosi reportage di giornalisti entrati illegalmente in Siria, «nel cuore dell’esercito siriano libero» [1]. Vorremmo conoscere il vostro punto di vista su quanto è accaduto a Homs da un anno a questa parte.

Sono originario di Homs. Vivevo nel quartiere di Bab Sebaa. A metà aprile del 2011, gruppi di persone hanno cominciato a riunirsi pacificamente nel centro di Homs, sulla via Al-Kowatly, per chiedere riforme. Ben presto, però, la gente ha cominciato a sospettare di queste manifestazioni, c’era qualcosa di strano, di poco chiaro: taluni avevano comportamenti provocatori, estranei al sentire comune del nostro paese, ad esempio lanciavano slogan che incitavano alla Jihad. Molto rapidamente tutte le persone che conoscevo hanno smesso di manifestare, non si sentivano più a loro agio e concordi con questo genere di proteste del venerdì, all’uscita dalle moschee.