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domenica 17 giugno 2012

Eppur si muove

di Maria Rita D’Orsogna
No all’Italia petrolizzata

Nessuna attività dell'uomo (sondaggi, perforazioni, prelievi di idrocarburi, prelievi di acqua ecc) può creare o indurre terremoti di intensità pari a quelli avvenuti
Daniela Fontana, Il Resto del Carlino 8 Giugno 2012

Il terremoto piu' violento in Emila e' stato di 6.1 Richter

Coincidenza vuole che proprio in questi giorni, il 15 Giugno 2012,  Scientific American diffonda  un rapporto del National Research Council (NRC) degli USA in cui si afferma che la re-iniezeione di fluidi di scarto dalle operazioni di fracking puo' causare terremoti.

Questo dopo il gia' citato rapporto dell'United States Geological Survey in cui si afferma, similmente, che l'origine di vari sciami sismici che hanno afflitto gli stati centrali degli USA e' "quasi sicuramente" umana e dovuta al fracking.

Ma il rapporto odierno dell' NRC va oltre il fracking ed afferma che anche le trivellazioni di gas e petrolio convenzionali possono portare a fenomeni sismici, non solo lievi.

Il titolo del rapporto e': "Induced Seismicity Potential in Energy Technologies" - "Potenziale di sismicita' indotta da tecnologie energetiche" e compila in maniera certosina tutti i casi che secondo il gruppo dell'NRC sono da considerarsi terremoti indotti dall'estrazione di energia o altro materiale dal sottosuolo - petrolio, gas, geotermia, acqua - sia con metodi tradizionali che quelli cosiddetti non convenzionali.

lunedì 11 giugno 2012

Fra le macerie, per capire e non dimenticare

Il Punto-di Monia Benini

Tante ipotesi, e alcuni dati oggettivi, affinché ognuno possa fare le proprie valutazioni. Un territorio da ricostruire, tante attività da rimettere in piedi, nonostante gli "sciacalli" del terremoto: fra ladruncoli disperati e furti "legalizzati"

Fonte: ilpuntotv.blogspot.it

giovedì 7 giugno 2012

Il fracking in Italia e' realta' dal 2009. Sono gli stessi dello stoccaggio Rivara.

di Maria Rita D’orsogna
dorsogna.blogspot.it

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Ribolla, Grosseto, 2009. Il proppant e' usato per stabilizzare le fratture del fracking. Il frac job e' in basso. Non e' da scisti, ma da carbone - che e' peggio. L'UNMIG ha approvato.

Nota: ci ho messo molto tempo a scrivere ed a ricercare questo testo, e spero che giornalisti e bloggers vogliano ricordare da dove vengono queste informazioni, considerato che e' tutto volontariato da parte mia. Potrebbero esserci inesattezze o mancanze dovute al fatto che occorrerebbe molto piu' tempo di quanto io abbia per fare delle investigazioni piu' approfondite.

Ma i giornalisti italiani cosa fanno?

**

Occorre andarci con molta cautela.

Per giorni ho cercato di capire se ci fosse fracking in Italia, per giorni tutti noi "esseri normali" abbiamo pensato che non si facesse fracking in Italia perche' non era scritto da nessuna parte, ne da parte dei siti governativi, ne da parte delle ditte petrolifere solite e perche' il nostro governo non ha mai detto niente su questo fracking, sui siti di reiniezione, sullo stoccaggio di gas che non fosse qualcosa di rassicurante.

mercoledì 6 giugno 2012

Terremoto al largo di Ravenna

di Gianni Lannes
Su la testa!

Ora anche il Mare Adriatico trema. Attesta l’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia: “Una scossa sismica con magnitudo 4.5 si è verificata all’alba (ore 6.08 italiane) con epicentro al largo di Ravenna, ad una profondità di 25,6 chilometri”. Il terremoto è stato avvertito in tutto il Centro Nord, soprattutto nelle Marche e in Veneto. Le zone vicine all'epicentro sono Ravenna, Cervia e Alfonsine. Secondo la Protezione Civile, al momento non si registrano danni a persone o cose. Dopo una rarefazione degli eventi sismici nel pomeriggio di ieri, nel corso della notte la sequenza in pianura padana ha ripreso l'attività culminando in questa tremore tellurico all'alba. La scossa di questa mattina in Adriatico, all'altezza di Ravenna, è stata avvertita distintamente anche lungo tutto il litorale delle province di Pesaro-Urbino e Ancona.

Echo 346 - Le ordinanze 19, 20, 21 e 52/2012 recitano: «Il Capo del Circondario Marittimo e Comandante del Porto di Ravenna ORDINA: Art. 1) Nei mesi di aprile, maggio, giugno e luglio 2012 la zona di mare del Circondario Marittimo di Ravenna ricadente all’interno del poligono di tiro Echo 346 è interdetta alla navigazione, alla pesca e ad ogni attività connessa ai pubblici usi del mare, a causa dell’effettuazione di esercitazioni di tiro. Art. 2) A causa della presenza sul fondo marino di ordigni esplosivi nella zona di mare del circondario marittimo di Ravenna delimitata dai seguenti punti (…) sono permanentemente interdette a tutte le unità - nessuna esclusa - le operazioni di ancoraggio e le attività di pesca, sotto qualsiasi forma esercitata».

giovedì 31 maggio 2012

Terremoti e attività petrolifere

OLA Ambientalista

terremoti-petrolioProponiamo una sintesi dello studio del gruppo di lavoro coordinato dal prof. Franco Ortolani, Ordinario di Geologia dell’Università di Napoli Federico II, direttore del Dip.Scienza del Territorio. In questo studio partendo dalla disamina del terremoto in Emilia vengono delineate alcune linee di indirizzo per chiarire alcuni problemi connessi all’estrazione e la reinezione di fluidi in pressione in aree caratterizzate da faglie sismogenetiche in grado di originare eventi di elevata magnitudo come accaduto nel 1857 in Val d’Agri con la loro possibile interferenza con le tubazioni utilizzate per estrarre petrolio o immettere fluidi in profonbdità. Di seguito lo studio del gruppo di lavoro scaricabile con i disegni e le cartine in coda al contributo scientifico.

Effetti locali causati dal sisma del 20 maggio 2012 nella Pianura Padana

Premessa
La notte dl 20 maggio 2012, verso le ore 0,4 del mattino, un evento sismico ha interessato una vasta area compresa tra Ferrara, Bologna, Modena ed il corso del fiume Po causando seri danni e alcune vittime. Notevoli sono stati gli effetti al suolo quali liquefazione di sabbie, con conseguenti abbassamenti e locali sollevamenti della superficie del suolo, amplificazioni locali che hanno seriamente danneggiato edifici pubblici e privati e diverse strutture produttive. Secondo i dati diffusi dall’INGV la magnitudo è stata stimata intono a 5,9 e la profondità ipocentrale intorno a 6 chilometri di profondità. Come avviene dopo la rottura principale il  sottosuolo è stato interessato da centinaia di eventi distribuiti tra qualche chilometro e oltre 20 chilometri di profondità in una porzione di crosta larga circa 20-25 chilometri e lunga circa 40 km.

mercoledì 30 maggio 2012

Meglio aumentare la benzina

di Marco Cedolin
Il Corrosivo

MARIO MONTI BENZINA CRISIPiù passano i mesi vissuti all'insegna del governo golpista del duo Monti/ Napolitano, più quella che inizialmente era solamente una sensazione a pelle si trasforma in una certezza granitica. Per affossare definitivamente l'Italia, eliminando lo stato sociale, svendendone il residuo patrimonio e creando un regime di polizia fiscale, dove ogni problema si "risolve" attraverso l'introduzione di una nuova tassa, non era certo necessario scomodare i banchieri di Goldman Sachs e tanti "cervelli fini" che hanno studiato alla Bocconi. Sarebbe stato sufficiente un gruppo di detenuti prelevato dalle patrie galere, che almeno avrebbero praticato il ladrocinio con quel briciolo di umanità sconosciuta ai banco robot della banda Monti.

La gestione da parte del governo dei rovinosi terremoti che stanno mettendo in ginocchio l'Emilia Romagna ed hanno già provocato una trentina di vittime e almeno 14mila sfollati, è stata fin da subito grottesca, vissuta all'insegna di un mix fra il più totale disinteresse e la ferma volontà di far si che la catastrofe non incidesse minimamente sulle casse dello stato.

VIGILI DEL FUOCO: NO A PARATA 2 GIUGNO; MANDATE INVECE I POMPIERI NELLE ZONE DELL’EMERGENZA

I tagli colpiscono anche i controlli sulla sicurezza nei luoghi di lavoro

italian-flagRoma – mercoledì, 30 maggio 2012

COMUNICATO STAMPA

L’USB P.I. Vigili del Fuoco chiede la sospensione della parata del 2 giugno e chiede che i lavoratori del Corpo nazionale non vengano mandati ad esibirsi in una sfilata, ma a prestare la loro opera di soccorso tecnico urgente alla popolazione delle zone terremotate.

Per l’USB VV.F., i Vigili del Fuoco sono un ente sociale, che non ha mai avuto alcun motivo di partecipare a parate militari o carnevalesche. Ancora più incomprensibile ed inaccettabile in questo momento la scelta di impegnare un folto gruppo di lavoratori  per la sfilata del 2 giugno, lasciando al contempo alcune zone terremotate prive di operatori.

Non basta dichiarare il lutto nazionale per mettere a tacere la coscienza sulla tragedia che sta colpendo l’Emilia.

Terremoto politico

di  Dante Barontini
Contropiano

terremotoQuando le “svolte” arrivano tutte insieme, al termine di un lungo periodo di “toppe” messe alla bell'e meglio sui problemi, si verifica un vero terremoto.

Quello che ha colpito l'Emilia è significativo da molti punti di vista. Stiamo parlando infatti del territorio italiano che più di tutti era sembrato coniugare sviluppo economico, redistribuzione della ricchezza, buona amministrazione, diritti del lavoro, partecipazione politica e libertà personali.

La raffica di scosse ha rivelato che sotto l'apparenza progressiva del “modello emiliano” molti aspetti “strutturali” si erano radicalmente trasformati negli anni, dal dopoguerra a oggi.

Contiamo molti operai morti perché mandati a riavviare la produzione o a ripristinare l'agibilità anche in mezzo a decine di nuove scosse. Persone che – come ha titolato persino il Corriere della sera - “non potevano dire no”. Troppo alto il ricatto: o vai o perdi il posto di lavoro. Tra un mese, quando questo Parlamento di portaborse “nominati” dalle segreterie di partito avrà finito di pigiare i bottoni del voto, non ci sarà più l'art. 18 e tutti – ma proprio tutti – i lavoratori italiani si troveranno nella stessa condizione che ha guidato alla morte quei ragazzi, italiani e migranti, nei capannoni del miracolo emiliano. Parimenti ricattati, “equamente” schiavizzati.

domenica 25 settembre 2011

HAARP puo' generare Terremoti, Cicloni e forte riscaldamento localizzato. Parola di scienziato

haarp_earthquakes Nonostante qualcuno pensi ancora che la pericolosità di HAARP sia solo una fantasia dei "complottisti", gli scienziati stanno studiando questa struttura.

Lo scienziato Fran De Aquino, Dipartimento di Fisica dell'Università di Stato di Maranhao, S.Luis/MA, Brasile, ha condotto uno studio su HAARP che è comparso in rete in Luglio ed è stato ripreso dal sito Before it's news.

Lo studio si intitola: High-power ELF radiation generated by modulated HF heating of the ionosphere can cause Earthquakes, Cyclones and localized heating (Copyright © 2011 by Fran De Aquino. All Rights Reserved)

Questa è l'introduzione:

The High Frequency Active Auroral Research Program (HAARP) is currently the most important facility used to generate extremely low frequency (ELF) electromagnetic radiation in the ionosphere. In order to produce this ELF radiation the HAARP transmitter radiates a strong beam of high-frequency (HF) waves modulated at ELF. This HF heating modulates the electrons’ temperature in the D region ionosphere and leads to modulated conductivity and a time-varying current which then radiates at the modulation frequency. Recently, the HAARP HF transmitter operated with 3.6GW of effective radiated power modulated at frequency of 2.5Hz. It is shown that high-power ELF radiation generated by HF ionospheric heaters, such as the current HAARP heater, can cause Earthquakes, Cyclones and strong localized heating.

Il Programma di Ricerca Aurorale Attiva con Alta frequenza  (HAARP) è attualmente la struttura più importante usata per generare radiazioni elettromagnetiche di frequenza estremamente bassa (ELF) nella ionosfera. Per produrre questa radiazione ELF il trasmettitore HAARP irradia un potente fascio di onde ad alta frequenza (HF) modulate in ELF (frequenza estremamente bassa). Questo riscaldamento HF modula la temperatura degli elettroni nella regione D della ionosfera e induce una conduttività modulata e una corrente variabile nel tempo che poi si trasmette alla frequenza di modulazione. Recentemente, il trasmettitore HAARP HF ha operato con 3.6GW di potenza irradiata modulata alla frequenza di 2.5Hz. E' dimostrato che le radiazioni ELF ad alta energia generate dai riscaldatori della ionosfera HF, come ad esempio il riscaldatore HAARP, possono causare Terremoti, Cicloni e forte riscaldamento localizzato.

Chi vuole leggere interamente i dettagli scientifici dello studio, puo' trovarlo quì (PDF)

lunedì 22 febbraio 2010

Haiti e l’arma sismica

14 febbraio 2010
Testimonianze di un militare e due scientifici francesi
A proposito degli articoli "Haiti. Un terremoto artificiale provocato dagli USA?" e " Haiti e l’arma sismica".

Ricordiamoci di un terremoto che ha avuto luogo all’inizio del 1999 durante la fase delle trattative diplomatiche, prima dell’inizio dei bombardamenti della Jugoslavia.
Un terremoto di una potenza di più di 5 gradi, sulla scala Richter, il suo epicentro apparente era situato al nord della Bosnia, nella regione di Brcko, una zona, sensibile sul piano diplomatico, durante le transazioni che vi si tenevano all’epoca.
Ora, se non ricordo male, secondo i notiziari radio di allora, i sismografi francese, soprattutto in Alsazia, non hanno registrato la scossa [come d’abitudine] che avrebbe dovuto corrispondere a un terremoto naturale di questa grandezza in quel luogo.
Durante la Guerra del Golfo del 1990-91, ho avuto l’opportunità di sentir parlare del concetto di SEQ (simulated earthquake, terremoto simulato) da parte di un americano, ufficiale superiore del Genio, mentre stavamo parlando degli effetti delle bombe aerosol a de-ossigenazione (l’USAF ha lanciato tre di queste durante le operazioni nel sud dell’Iraq).
Durante questa conversazione, che è slittata dai "Big Blue Boys" (le bombe di prima) su altri tipi di armi futuristiche, secondo questo ufficiale, le ricerche continuavano su scala ridotta, negli Stati Uniti, nonostante la decisione negli anni ’70 di abbandonare le ricerche sulla manipolazione degli elementi naturali. Questa decisione era stata presa sotto la pressione dell’AG delle Nazioni Unite.

Comandante Pierre-Henri Bunel
Francia

 

La sequenza degli eventi è tale che la presunzione di un terremoto artificiale ad Haiti da parte degli Stati Uniti è alta.
A questo proposito, i media alternativi menzionano spesso HAARP. Posso sbagliarmi, ma in veste di fisico non vedo come questo sistema possa essere in grado di generare terremoti a grandi distanze. Come ho scritto sul mio sito, si tratta piuttosto di un’arma climatica.
Al contrario, la macchina Pamir, di origine russa, è una pista molto più seria. Il modo in cui VIVE TV parla di Haarp, nel vostro articolo precedente, non mi dice niente.Delle frasi ... senza senso.
Un articolo russo del 2007 descrive il funzionamento di Pamir [Documento scaricabile in fondo a questa pagina].
Questo documento suggerisce che questa macchina potrebbe causare mini-terremoti in modo da ... prevenire i terremoti. Ma è ovvio che lo stesso sistema può scatenarli.
Prendiamo ad esempio i sistemi per evitare le valanghe delle stazioni sciistiche. Le onde sonore sono sufficienti per provocarle. Infatti i responsabili per la sicurezza sulle piste fanno esplodere delle cariche in modo da creare "mini-valanghe" che hanno lo scopo di prevenire l’accumulo eccessivo di neve, cosa che potrebbe provocare a una valanga molto distruttiva.
Allo stesso modo, dei mal intenzionati potrebbero, dopo una preventiva localizzazione del luogo dell’accumulo di grandi masse di neve, provocare una valanga estremamente distruttiva.
Ho sentito parlare del sistema russo nei primi anni ottanta e ne ho subito capito il funzionamento. Perciò non bisogna raccontare checché. Posso provare a mettere insieme un testo da inserire nel suo articolo: Sappiamo, e gli scienziati sovietici [si veda il documento] lo hanno confermato nel 2007, che delle macchine per scatenare terremoti sono state attivamente studiate e sviluppate dagli anni Cinquanta. L’apparecchiatura la meglio descritta è il sistema Pamir. Si tratta di un generatore elettrico MHD molto potente, trasportabile.
L’energia di base è espulsa da un booster a propellente solido che sputa i suoi gas attraverso un ugello di scarico inclinato. Un alcaloide è mescolato con il propellente in modo che i gas che arrivano a 3000°, abbiano una migliore conduttività elettrica. L’ugello è quindi "un ugello MHD di tipo Faraday, a elettrodi segmentati". Il gas passa a una velocità V in un campo magnetico creato da un enorme solenoide, contenuto nella "forma di formaggio" visibile sulle immagini e nei filmati. Il sistema crea allora un campo elettromotore elettrico indotto VB, dove V è la velocità in metri al secondo e B è il campo magnetico espresso in Tesla (un Tesla è pari 10.000 gauss). Un moderato campo magnetico è prodotto per cominciare, per creare una corrente, che viene inviata nel solenoide stesso, e questo eleva il campo a diversi Tesla. Il campo VB sarà maggiore, e anche l’efficacia di conversione dell’energia termica generata dal booster. Il generatore libera allora la potenza di un piccolo impianto nucleare e possiamo dire che l’energia elettrica prodotta sarà di diverse centinaia di megawatt. Il prodotto di tale energia elettrica è limitata al tempo di combustione del carburante nel booster: meno di una decina di secondi.
I russi hanno istituito delle unità mobili su camion di grandi dimensioni, dotati anche di una gru, che permette di inserire nel suolo delle barre conduttrici, per portare l’energia elettrica, a una profondità, da valutare. La macchina, prima della scarica, deve avere nel suolo, non un elettrodo, ma due, situati ad una certa distanza l’uno dall’altro.
Il flusso di corrente negli strati profondi provoca un rilascio di calore per effetto Joule, che sarà più efficace se questo viene effettuato in una nappa freatica, la vaporizzazione dell’acqua può così essere utilizzata come un "cric". Altri sistemi, più sofisticati, sono possibili per utilizzare la potenza di questa corrente elettrica.
Ovviamente, delle iniezioni di energia simili nelle vicinanze di faglie scatenano terremoti, la qualcosa i russi avevano dimostrato degli anni Ottanta. Allora, questo sistema agisce funziona come gli "stimoli" sonori che possono scatenare delle valanghe.
L’energia utilizzata per creare queste onde sonore, che scuotono la massa di neve è incommensurabile con l’energia della valanga stessa. Allo stesso modo, se una tensione sufficientemente importante è accumulata in una faglia, punto di contatto tra due placche tettoniche, e se questa situazione è abbastanza instabile, questa modesta sollecitazione può bastare per attivare terremoti estremamente letali. Queste unità di "scatenamento terremoti" possono essere messe in opera sulle parti emergenti della crosta terrestre, o su di un fondo marino. Lo choc indotto può destabilizzare una faglia a distanze considerevoli, potendo esercitare questi effetti a centinaia o anche migliaia di chilometri di distanza.

Jean-Pierre Petit, Astrofisico e ex direttore del Centro Nazionale per la Ricerca Scientifica (CNRS)
Francia

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Distribuzione dello slittamento e localizzazione delle repliche con magnitudine superiore a 4,5 (USGS).

(...) Il sistema non passa attraverso l’atmosfera. HAARP per questo tipo di utilizzazione è un richiamo per le allodole. Questo succede [il terremoto artificiale] mediante impulsi ripetitivi direttamente in fondo ad un pozzo profondo di diversi km sul sito di una base che può essere situata anche a centinaia o addirittura migliaia di chilometri di distanza [dall’epicentro]. Sono le onde di coda, che sono le più adatte, perché possono far entrare in risonanza sismica l’ambiente della crosta o della litosfera terrestre, da loro attraversate. La sovrapposizione multipla dei microsismi non rilevabili alla fonte consente allora la creazione progressiva di una elevata amplitudine a livello dell’obiettivo.
La particolareggiata sincronizzazione di questi microsismi può anche assicurare una formazione esponenziale dell’amplitudine e dunque assicurare una forte magnitudine all’ultimo momento.
Tuttavia, ad Haiti, si è verificata un’anomalia molto importante: le repliche sono estremamente asimmetriche rispetto al terremoto principale e in rapporto alla zona della faglia.
Tutte [queste repliche] sono avvenute anormalmente al Ovest, anche dopo diversi giorni.
La CEA-DAM ha inoltre inserito un punto interrogativo, sulla sua carta delle repliche, senza commenti eccola di seguito (cliccare sulla foto per ingrandirne i dettagli):

Pierre Grésillaud, ingegnere civile Ecole des Mines
Francia

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Links

« Haiti’s future glitters with gold. Impoverished country gets second look due to stabilizing political climate, high gold price », The Star (Canada), July 21, 2007.

« Haïti regorge de pétrole affirment Daniel et Ginette Mathurin », Radio Metropole (Haiti), 28 janvier 2008.

Japanese monitoring of HAARP energy

Documenti allegati

 

 

« Discharge of Tectonic Stresses in the Earth Crust by High-power Electric Pulses for Earthquake Hazard Mitigation », by V.A. Zeigarnik, V.A. Novikov, A.A. Avagimov, N.T. Tarasov, and L.M. Bogomolov (2007)

(PDF - 829.9 Kb)




Traduzione : Tuttouno

Fonte: Voltairenet

domenica 21 febbraio 2010

L'Aquila:Il silenzio che fa male

inviato da Anna M.P.

di Valeria Gentile - liberainformazione.org.
17 Febbraio 2010

San Valentino a L’Aquila per riconquistare il cuore della propria città

laquilaFoto di Valeria Gentile

La prima cosa che senti camminando a L’Aquila è ancora il silenzio. Ancora, dopo quasi un anno, il silenzio aquilano ti colpisce lo stomaco e ti brucia nelle vene perché non è un silenzio sano, quello delle valli e dei monti innevati, il silenzio della semplicità e della pace invernale, della cordialità dei paesini abruzzesi. È un silenzio che fa male perché non è giusto: c’è qualcosa di profondamente sbagliato, irregolare e forzato in questo silenzio senza quiete, fatto di mortificazione, perdita, voci ammutolite e ricordi attoniti, linee spezzate e cerchi interrotti. È un silenzio che provoca dolore agli occhi perché non proviene da nessuna parte, se non dalla miseria dell’umanità.

Tra queste strade deserte, dove l’alba e il tramonto si somigliano come lo spirito di un bambino e quello di un anziano, il tempo si è fermato e anche dove si scorge qualcosa che appare vita, in realtà sono solo ricordi: “Vedi? Lassù abitava Carlo” sussurra una vecchietta col bastone a suo marito, che le risponde “Sì, qua invece abitava Luciano”. Tutto intorno, finestre spalancate e piccioni che si sono autoproclamati re tanti mesi fa, e che nessuno è mai venuto a spodestare. Tutto intorno voragini sui tetti e sull’asfalto, gocce che cadono ritmicamente dalle fontanelle e semafori bloccati sul giallo lampeggiante. Tutto intorno silenzio. Un silenzio marcio.

A passeggiare a L’Aquila ti sembra di sfogliare i necrologi di un giornale che nessuno legge più. I pochi che ogni tanto possono permettersi il lusso di camminare nella loro città fanno la conta dei propri drammi, personali e collettivi. Eppure è ascoltando i mattoni e l’eco dei propri passi che si sente lo strazio più grande: ora che l’emergenza è finita e la maggior parte degli aquilani è andata via, è negli edifici e nelle strade che si conserva l’essenza di questa tragedia. L'Aquila non esiste più. Via Castello, via Zara, Piazza San Bernardino, viale Benedetto Croce, viale Gran Sasso. Sono tutti nomi di luoghi che oggi si possono raggiungere, ma che hanno perso la propria fisionomia. Gli edifici hanno croste sulle pareti, i marciapiedi mostrano fratture profonde e la storica solennità di questa città è andata via senza lasciare traccia.

Nemmeno i cani randagi si sentono a loro agio, spaesati in un centro disabitato e stravolto. Piazza Battaglione Alpini, con la sua Fontana Luminosa, è tornata un poco alla normalità, con l’edicola ed il bar da poco riaperti, ma i gruppetti di persone che si formano per chiacchierare e leggere il giornale hanno nei visi le stesse espressioni di spaesamento e spossatezza che vedevo dieci mesi fa nelle tendopoli. Infine via Strinella, che da passerella per Collemaggio è diventata una corsia triste, lastricata dai segni del terremoto, che sembra quasi essere stata spostata nel bel mezzo del nulla, un viale anonimo su un pianeta lontano.

Le prime cose che ti sorprendono dentro L’Aquila che non esiste più sono le ultime cose che noteresti in una città normale. Le cassette della posta vuote e arrugginite, qualcuna con lettere indirizzate a nessuno; gatti soli e piccioni sui divani, porte che non portano da nessuna parte, voci lontane che arrivano da case fantasma; tetti rattoppati con teloni neri di plastica grossa, e poi sbarre, divieti, neve che non rallegra, macerie mai raccolte, lavori di puntellamento, cartelli con indicazioni fuorvianti.

Nella zona aperta, cioè nelle periferie e nelle parti subito attorno al centro storico, è cambiato ben poco dal 6 aprile 2009. Quello che vedi è ancora una comunità disgregata che ha perso completamente il diritto di gestire la propria città: scortati da Esercito, Polizia e Protezione Civile come se fossero un popolo di criminali agli arresti domiciliari. Quello che vedi è ancora tanta distruzione e nessuna ricostruzione. Quello che vedi è una società completamente divisa, che ha dimenticato come si comunica gli uni con gli altri, come ci si mobilita, o anche semplicemente come ci si rintraccia quando gli indirizzi non hanno più valore. Quello che vedi sono persone anziane rassegnate a vivere così la vita che gli resta, perché anche se prima o poi L’Aquila rinascerà, loro non faranno in tempo a vederla.

Mentre ti fai largo in tutto questo con il peso di un anno sulla coscienza, mentre metti un passo dietro l’altro e ti muovi senza però andare avanti realmente, incontrare qualcuno della tua stessa specie, qualcuno che non sia un gatto o un piccione, è ancora come assistere a un piccolo miracolo. Ma un miracolo molto più grande è accaduto ieri, il 14 febbraio: proprio nel giorno degli innamorati, gli aquilani si sono riuniti al limite della zona rossa per riconquistare il cuore della propria città, con amore incondizionato e immenso.

C’erano ragazze e ragazzi, bambini, anziani, c’erano donne e uomini di ogni età. Da quando è uscita fuori l’intercettazione dei due imprenditori che il 6 aprile scherzavano sull’occasione da non perdere (“Mica capita tutti i giorni un terremoto così!”) e si sfregavano le mani per gli appalti sulle ricostruzioni, gli aquilani si sono infuriati. Massimo ha 50 anni ed è sulla sedia a rotelle da aprile. Ha creato il gruppo su Facebook Quelli che a L'Aquila alle 3:32 non ridevano: “Mentre l’Aquila moriva loro ridevano” ha detto. “Nell’apice della tragedia pensavano ai loro affari. All’inizio mi sono trattenuto, ma poi lo sdegno è scoppiato dentro di me perché è una cosa inaccettabile: chi cerca di trarre profitto dal nostro dolore è un vero sciacallo”. Bonifacio è di Pianola e vive da abusivo in una casa che è stata dichiarata inagibile: quella è casa sua e nelle New Town non ci vuole andare. Anna fa parte della Compagnia aquilana di canto popolare e questa città ce l’ha nell’anima: ha preparato il suo vestito da fantasma ed è scesa in piazza a gridare la sua rabbia. Giusi è una docente all’Università de L’Aquila e con il cartello 3 e 32: io non ridevo al collo ed un megafono ha coordinato la manifestazione. Almeno altri trecento hanno fatto lo stesso percorso e a mezzogiorno si sono riuniti lungo la via principale, fino ad incontrare il blocco dei militari che da dieci mesi chiudono l’accesso a Piazza Duomo.

“Ci può entrare Bruno Vespa per Porta a Porta e non ci possiamo entrare noi a vedere?” gridava Federico, uno studente aquilano. Il clima di protesta è rimasto pacifico e rispettoso delle forze dell’ordine, e ancora una volta penso a quanto sia alta la soglia di sopportazione di questo popolo meraviglioso. Una donna arrivata in borghese per impedire l’accesso ripeteva: “E’ un problema di incolumità, non posso, è il sindaco che autorizza l'apertura di queste aree”.

Una donna con i capelli corti e biondi, piuttosto minuta ma piena di energia, si è  avvicinata al viso del militare dietro i cancelli, con solo le maglie di ferro a dividerli. L’ha guardato dritto negli occhi e ha cominciato a gridare: “Voglio rivedere la mia città! La voglio rivedere!” Da qualche minuto un uomo con i capelli bianchi cercava di forzare la maglia di ferro e quando il rumore dei cancelli che si muovevano è diventato più forte, l’energia è salita alle stelle e tutti hanno cominciato a spingere, forzando il blocco dei militari al grido di “Basta! Aprite! L'Aquila è nostra!”

Anna non tratteneva l’energia e camminava a passo svelto, sola, piena di rabbia e di commozione allo stesso tempo. Tutti sapevano, ma vedere con i propri occhi lo spettacolo di Piazza Duomo ancora identica al 6 aprile ha fatto rimanere di stucco ognuno di loro.

Piazza Duomo a L’Aquila è una montagna di macerie.

“Il miracolo aquilano! Eccolo il miracolo aquilano!”, “Questa è la ricostruzione! Lo deve vedere tutta Italia!”, “Questa è la situazione dopo 10 mesi! Vergogna!” “Il set cinematografico per le loro campagne elettorali!”, “La Commissione Grandi Rischi che fine ha fatto?” le voci degli aquilani si sovrapponevano, gli sfoghi si accavallavano, la tensione e il dolore si alimentavano a vicenda ma la condivisione alleggeriva il peso e piano piano i visi si distendevano. “Meno male” ha detto Luca ad un amico, “ne avevo proprio bisogno, ero troppo depresso”. Bonifacio non si toglieva gli occhiali scuri e con un sorriso amaro mi ha detto “non so se si può usare questa espressione, ma oggi sono tristemente contento. L’ultima volta che ho visto questa piazza, la mia piazza, era il 5 aprile. Era il fulcro della nostra socialità. Oggi siamo venuti fino a qui insieme, e finalmente vediamo lo stato delle cose, mostrandolo a tutti gli italiani. L'Aquila non può prescindere dal suo centro, perché quella è la sua storia. Non quattro o cinque periferie nuove, fatte di casermoni, scollegate l'una dall'altra, costate 2700 euro a metro quadrato”.

Un ragazzo è salito sulla montagna di macerie e da lì, a gran voce, ha incalzato il suo popolo con queste parole: “Nessuno rideva qui! I cittadini, gli studenti, nessuno rideva! Rispetto per questa città e per la nostra dignità, per le vittime, per la gente che silenziosamente ha lavorato in questi mesi, per i vigili del fuoco ma anche per la Protezione Civile onesta! Noi ricostruiremo L’Aquila, ma saremo noi cittadini!”

“Io non ho mai preso una multa e oggi ho dovuto commettere un reato per vedere in che stato è la mia città” ha detto Federico. “Vorrei sapere dove stanno gli altri aquilani! Stanno dentro le case? Stanno sistemati negli alberghi? Gli basta questo?” Altri cori si sollevavano per dar loro manforte, molti applaudivano, qualcuno piangeva. “Ecco, questa è L’Aquila”, continuava a ripetere a tutti un uomo mostrando una pietra, un pezzo delle macerie della sua città.

Mille emozioni tanto forti quanto discordanti tra loro si agitavano in quella piazza, fatta di otto secoli di storia: la torre, la biblioteca comunale, il palazzo del Comune, il palazzo Margherita. E cumuli e cumuli di macerie ancora lì, su cui a poco a poco ogni aquilano è salito per tenerne simbolicamente in mano un pezzo. “Il dolore, la commozione, la rabbia... noi abbiamo tutto dentro, a volte ci sentiamo esplodere” dice una donna. “Perché perdere una città è una cosa che chi non l'ha vissuta non la può capire. Noi ci chiediamo dov'è la nostra comunità, dove sono gli aquilani, siamo sempre troppo pochi rispetto al sentimento che crediamo di rappresentare!”

Sempre troppo pochi. Dove sono gli aquilani che non sono andati a dichiarare il proprio amore alla città, nel giorno più romantico dell’anno? Sono in altre città, in affitto o nei casermoni costruiti in luoghi più che periferici come Bazzano e Preturo, dove è difficile persino chiedersi il perché di tutto questo. È difficile perché si è costretti a vivere fisicamente lontani dalla propria identità, il tessuto sociale si sfilaccia, si perdono i punti di riferimento. Dopo molti mesi in tenda, sono pochi coloro che non si sono allontanati, coloro che sono rimasti qui per monitorare la situazione, rientrando nelle case inagibili, senza gas, arrangiandosi in garage e simili.

Ancora più  che nei primi mesi, alla luce delle vergognose intercettazioni è  evidente che la priorità in tutta questa faccenda era economica. A ricostruire la città, nessuno avrebbe potuto guadagnarci quanto con gli appalti e i subappalti per le New Town e gli insediamenti del piano C.A.S.E., i Complessi Antisismici Sostenibili Ecocompatibili che da poco si è scoperto essere niente affatto ecocompatibili, bensì senza fogne: le acque scure vengono scaricate direttamente nel fiume Aterno. Scempi edilizi senza identità che questo governo vuole imporre come modello in deroga a tutte le leggi ed i piani regolatori.

Con una tale disgregazione sociale tutto quello che si organizza è molto precario e prendervi parte richiede un notevole sforzo economico e fisico. Un singolo cittadino conta meno di niente in questo sistema dove le stesse autorità cittadine sono scomparse. Ma la forza degli aquilani è grande e questo gesto di vero amore, che nonostante il freddo di febbraio ha scaldato il cuore della zona rossa de L’Aquila, sembra essere solo uno dei primi passi verso la riconquista.

“Dove sono i politici? Noi siamo ancora qui. Sono loro i poveracci”, ha detto una donna con il cappello e gli occhi lucidi. “Questo è il centro e questo deve restare. Non vogliamo allontanarci: qui c’è la nostra storia e la nostra anima!”

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Fonte:liberainformazione.org.