venerdì 30 marzo 2012

Dietro l'aumento del prezzo del petrolio: "picco" o speculazione finanziaria?

di F. William Engdahl
Fonte:
geopolitica-rivista

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Mentre la caduta nella domanda di petrolio e l’aumento della produzione dovrebbero abbassare i prezzi, il carburante non è mai stato tanto costoso. Engdahl non ritiene soddisfacenti le spiegazioni che chiamano in causa il timore d’interventi militari e la teoria del picco del petrolio. Punta invece il dito contro la speculazione e la manipolazione delle banche di Wall Street, in collusione con l’Agenzia Governativa che dovrebbe regolare le loro attività, ma il cui presidente – un “ex” azionista della Goldman Sachs – dorme opportunamente sugli allori.

Già dall’ottobre dello scorso anno, il prezzo del greggio sui mercati dei futures è esploso. Vengono fornite diverse spiegazioni. La più comune è che i mercati finanziari riterrebbero imminente una guerra tra Israele e Iran o USA e Iran, o USA e Israele contro l’Iran. Un’altra spiegazione vuole che il prezzo stia inevitabilmente salendo perché il mondo avrebbe superato il cosiddetto “Picco del Petrolio”- il punto sull’immaginaria Curva Gaussiana, in cui metà di tutte le riserve di petrolio conosciute sono state esaurite ed il petrolio rimanente andrà diminuendo ad un ritmo crescente, portando ad un conseguente aumento di prezzo.

Sia le spiegazioni legate al pericolo di una guerra sia quelle sul picco del petrolio sono sbagliate. Come nella corsa agli aumenti astronomici dell’estate del 2008, quando il petrolio nei mercati futures raggiunse in poco tempo i $147 a barile, il petrolio è oggi in aumento a causa della pressione speculativa sui futures degli hedge funds e delle maggiori banche come Citigroup, JP Morgan Chase e la più importante, Goldman Sachs, la banca onnipresente quando si tratta di guadagnare grandi somme con pochi sforzi, scommettendo su cavalli sicuri vincitori. Queste compagnie stanno ottenendo un generoso aiuto dall’agenzia governativa statunitense che si occupa di regolare i derivati finanziari, la Commodity Futures Trading Corporation (CFTC).

engdahl-oil1-300x165Dall’inizio di ottobre 2011, sei mesi fa, il prezzo dei Brent Crude Oil Futures sul mercato ICE Futures è aumentato, passando da meno di 100$ al barile a oltre 126$, un aumento di oltre il 25%. Solo nel 2009 il petrolio era a 30$ al barile.

Eppure la domanda mondiale di petrolio grezzo in quel periodo non era in aumento, bensì in discesa. L’Agenzia

Internazionale per l’Energia (IEA) riferisce che le riserve mondiali di petrolio sono aumentate di 1.3 milioni di barili al giorno negli ultimi tre mesi del 2011, mentre la domanda mondiale è cresciuta solo della metà durante lo stesso periodo di tempo. Il consumo di benzina sta diminuendo negli U.S.A. dell’8%, in Europa del 22% e persino in Cina cala. La recessione che ha colpito tutta l’Unione Europea, la profonda recessione/depressione negli Stati Uniti ed il rallentamento del Giappone hanno ridotto la domanda globale di petrolio, mentre ogni giorno vengono fatte nuove scoperte, e paesi come l’Iraq stanno aumentando le proprie scorte dopo anni di guerra. L’esiguo picco negli acquisti petroliferi da parte della Cina in gennaio e febbraio, è dipesa dalla decisione, presa il dicembre scorso, di costituire una propria riserva strategica di petrolio, e ci si aspetta il ritorno a livelli di importazione normali entro la fine di questo mese. Allora come si spiega il picco del prezzo del petrolio?

Giocando con il “petrolio di carta”

Può essere utile dare un breve sguardo al funzionamento degli attuali mercati del “petrolio di carta”. Da quando Goldman Sachs ha comprato J. Aron & Co., astuto commerciante di commodities degli anni ’80, il commercio del petrolio grezzo è passato dal dominio di compratori e venditori di petrolio fisico sul momento, verso un mercato in cui non è il rapporto domanda/offerta corrente di petrolio a determinare i prezzi quotidianamente, bensì la speculazione sregolata sui futures che scommette sul prezzo di un dato greggio in una precisa data del futuro, in genere tra i 30, 60 o 90 giorni.

Negli ultimi anni, un Congresso favorevole a Wall Street (e finanziato da essa) ha approvato diverse leggi volte ad aiutare le banche interessate al commercio di futures sul petrolio. Tra queste leggi ce n’è una che ha permesso nel 2001 alla Enron, sulla via della bancarotta, di cimentarsi impunemente in uno schema finanziario Ponzi che valeva miliardi, appena prima del fallimento.

Il Commodity Futures Modernization Act del 2000 (CFMA) è stato scritto da Tim Geithner, l’uomo che oggi è segretario del Tesoro del Presidente Obama. Il CFMA, a seguito dell’influente lobbying finanziario delle banche di Wall Street, ha dato via libera al commercio over-the-counter (tra istituzioni finanziarie) dei derivati futures sul petrolio, senza supervisione governativa. Il petrolio e gli altri prodotti energetici ne sono stati esonerati grazie a quella che è stata chiamata “la Scappatoia Enron” (Enron Loophole).

Nel 2008, durante l’indignazione popolare contro le banche di Wall Street che hanno causato la crisi finanziaria, il Congresso ha finalmente fatto passare una legge, contro il veto del Presidente George Bush, per “chiudere la scappatoia Enron”. E nel gennaio 2011, in seguito alla Riforma Dodd-Frank di Wall Street, il CFTC ha avuto l’autorità di imporre un tetto di posizione agli operatori petroliferi.

Curiosamente, questi limiti non sono ancora stati resi operativi dal CFTC. In una recente intervista, il Senatore Bernie Sanders del Vermont ha dichiarato che il CFTC non ha la “volontà” di mettere in atto questi limiti e “deve obbedire alla legge”. “Ciò che dobbiamo fare – ha aggiunto – è… limitare l’ammontare di petrolio che qualunque compagnia può controllare nei mercati dei futures. La funzione di questi speculatori non è di usare il petrolio, ma di creare profitto dalla speculazione, aumentare i prezzi e vendere”.1

Il Presidente della CFTC Gary Gensler ha parlato molto del tentativo di chiudere la scappatoia, ma finora non ha agito di conseguenza. Gensler è un ex dirigente, guarda caso, di Goldman Sachs. L’applicazione della legge da parte del CFTC è tuttora inesistente.

Il ruolo delle banche principali, insieme ai grandi gruppi petroliferi come BP, nella manipolazione della nuova bolla del prezzo del petrolio dallo scorso autunno, lontana dalla realtà della domanda e richiesta dei reali barili di petrolio, è stata notata da molte fonti.

Un “Casinò di scommesse…”

Le stime attuali dicono che gli speculatori, cioè i commercianti di futures come le banche o i fondi speculativi che non hanno intenzione di fare consegne fisiche ma solo di ottenere profitti cartacei, controllano ad oggi circa l’80% del mercato dei futures energetici; dieci anni fa era solo il 30%. Il Presidente del CFTC

Gary Gensler, forse per mantenere una minima credibilità mentre la sua agenzia ignora il mandato del Congresso, lo scorso anno ha dichiarato, in riferimento ai mercati petroliferi, che “un grande afflusso di denaro proveniente dalle speculazioni ha creato una profezia che si è avverata ed ha fatto alzare i prezzi dei beni di consumo”.2

Agli inizi di marzo, il ministro kuwaitiano del petrolio Hani Hussein ha dichiarato, in un’intervista alla televisione di Stato, che “La legge della domanda e dell’offerta non giustifica il prezzo attuale del petrolio”.3 Michael Greenberger, professore alla facoltà di legge del Maryland ed ex regolatore della CFTC, ha tentato di portare la pubblica attenzione sulle conseguenze delle decisioni del governo U.S.A. di permettere la sfrenata speculazione e manipolazione dei prezzi dell’energia da parte delle grandi banche e dei fondi. Ha

recentemente dichiarato: “Ci sono 50 studi che mostrano come la speculazione aggiunga un incredibile sovrapprezzo al petrolio, ma in qualche modo non sono riusciti ad entrare nella convinzione comune”. “Una volta che il mercato è dominato dagli speculatori – ha aggiunto – ciò che si ha davanti è un casinò”.4

Il risultato della regolamentazione permissiva del governo USA sui mercati petroliferi ha creato le condizioni ideali in base a cui una manciata di banche strategiche e di istituzioni finanziarie, le stesse che dominano il mercato mondiale dei derivati del petrolio e che hanno partecipazioni della maggiore borsa di petrolio, la londinese ICE Futures, sono in grado di creare enormi variazioni a breve-termine nel prezzo che paghiamo per il petrolio o la benzina o una sterminata quantità di altri prodotti derivati dal petrolio.

Oggi siamo nel bel mezzo di una di quelle oscillazioni, che è peggiorata dalla retorica dimostrazione di forza israeliana sul programma nucleare iraniano. Voglio mettere in chiaro la mia ferma convinzione che Israele non inizierà una guerra contro l’Iran, né lo farà Washington. Ma l’effetto della retorica di guerra è creare lo sfondo ideale per un’ingente speculazione sul petrolio. Alcuni analisti parlano della possibilità che il petrolio raggiunga i 150$ a barile entro l’estate.

Hillary Clinton ha assicurato che il prezzo del petrolio continuerà ad aumentare per mesi a causa del timore di una possibile guerra con l’Iran, lanciando un ultimatum al paese sulla questione nucleare, durante i colloqui con il Ministro degli Esteri Russo Lavrov: “entro la fine dell’anno, oppure…”5.

Curiosamente, uno dei veri motivi dell’attuale bolla sul prezzo del petrolio sono le sanzioni economiche che il governo Obama ha imposto sulle transazioni petrolifere della Banca Centrale dell’Iran. Facendo pressioni (minacciando rappresaglie) sul Giappone, la Corea del Sud e la UE affinché non importino petrolio iraniano, Washington ha imposto un grande calo nelle forniture di petrolio dall’Iran verso il mercato mondiale nelle scorse settimane, dando una spinta ai giochi di Wall Street sui derivati petroliferi. In un recente editoriale sul Financial Times, Ian Bremmer e David Gordon del Eurasia Group hanno scritto: “…togliere una quantità eccessiva di petrolio iraniano dalle scorte energetiche mondiali può provocare un aumento nel prezzo del petrolio che provocherebbe una frenata nella ripresa, pur provocando dei danni finanziari all’Iran. Forse per la prima volta, le sanzioni hanno la potenzialità di avere “troppo successo”, provocando danni tanto ai sanzionati quanto ai sanzionatori.”

L’Iran, secondo Bloomberg, sta spedendo ogni giorno dai 300.000 ai 400.000 barili in meno degli usuali

2.5 milioni. La scorsa settimana l’Amministrazione U.S.A. per l’Informazione sull’Energia ha scritto in un rapporto che molto di quel petrolio iraniano non viene esportato perchè gli assicuratori non stipulano polizze per le spedizioni.6

Il problema della speculazione sregolata sui derivati del petrolio da parte di poche, grandi banche non è una cosa nuova. Un’indagine del Sottocomitato Permanente del Senato U.S.A. del giugno 2006, ha riportato riguardo Il ruolo della speculazione del mercato nell’aumento dei prezzi del petrolio e del gas, che “…c’è una sostanziale prova a supporto della conclusione che la gran parte della speculazione nel mercato attuale ha portato ad un significativo aumento dei prezzi.”

La relazione ha evidenziato che la Commodity Futures Trading Trading Commission ha avuto mandato dal Congresso di assicurarsi che i prezzi sul mercato dei futures rispecchino le leggi di domanda e offerta, invece che pratiche di manipolazione o eccessiva speculazione. Lo US Commodity Exchange Act (CEA) dice che “L’eccessiva speculazione su qualunque bene sotto contratto di vendita per le vendite future… che causi un’improvvisa o irrazionale fluttuazione, o cambiamenti arbitrari nel prezzo dei suddetti beni, è un sovraccarico non necessario nel commercio interstatale di tali beni”. Inoltre, la CEA si rivolge alla CFTC per stabilire quei limiti commerciali “che la Commissione ha ritenuto necessari a diminuire, eliminare, o prevenire tali sovraccarichi”7.

Dov’è la CFTC ora che abbiamo bisogno di queste limitazioni? Come ha giustamente notato il Senatore Sanders, la CFTC sembra ignorare la legge, a beneficio della Goldman Sachs e degli amici di Wall Street che dominano il commercio dei futures sul petrolio.

Nel momento in cui sarà evidente che l’amministrazione Obama avrà agito per impedire una guerra con l’Iran, aprendo diversi canali diplomatici, e che Netanyahu sta semplicemente tentando di usare la minaccia della guerra per migliorare la sua posizione tattica per poter trattare con l’amministrazione Obama che disprezza, il prezzo del petrolio sarà destinato a cadere in pochi giorni. Fino ad allora, gli insider dei derivati del petrolio ridacchieranno dirigendosi in banca. L’effetto dell’aumento di prezzo del petrolio sulla fragile crescita economica del mondo si fa sempre più grave, ed è molto negativo specialmente per paesi come la Cina.

(Traduzione di Valentina Bonvini)

NOTE:

F. William Engdahl è un analista specializzato sulla geopolitica dell'energia, membro del Comitato Scientifico di "Geopolitica".

[1] Morgan Korn, Oil Speculators Must Be Stopped and the CFTC “Needs to Obey the Law”: Sen. Bernie Sanders, Daily Ticker, March 7, 2012.

[2] Ibid.

[3] UpstreamOnline, Kuwait’s oil minister believes current world oil prices are not justified, adding that the Gulf state’s current production rate will not affect its level of strategic reserves, 12 March 2012.

[4] Peter S. Goodman, Behind Gas Price Increases, Obama’s Failure To Crack Down On Speculators, The Huffington Post, March 15, 2012.

[5] Tom Parfitt, US ’tells Russia to warn Iran of last chance’, The Telegraph, 14 March 2012.

[6] Steve Levine, Obama administration brushes off oil price impact of Iran sanctions, Foreign Policy, March 8, 2012.

[7] F. William Engdahl, ‘Perhaps 60% of today’s oil price is pure speculation’, Global Research, May 2, 2008.

Fonte: Arianna Editrice 28 Marzo 2012

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