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giovedì 26 luglio 2012

Il mercato non si autoregola mai, compete e basta

di Roberto Marchesi
Rinascita

mercatiAltro che “interesse dei consumatori”, altro che “libero”: è una gabbia per aumentare i profitti dei pochi

I mercati, per funzionare bene, devono essere lasciati assolutamente liberi di muoversi, perché è solo con una competizione completamente libera che i prezzi scendono e le popolazioni possono acquistare prodotti di ogni tipo a prezzi accessibili.”

Questa favola, ad uso della gente comune che non ha né tempo né voglia di occuparsi più a fondo dei segreti che muovono i mercati, viene usata quotidianamente in forma di bombardamento mediatico per far credere una verità che è vera solo in parte, quindi falsa.

E’ vero che una sana competizione nei mercati interviene a deprimere i prezzi, ma è ancor più vero che occorrono regole molto severe ad evitare che la competizione, lasciata troppo libera, si spinga a fare cose che non sono assolutamente nell’interesse della popolazione.

Un esempio (persino banale) è quello delle sofisticazioni sui generi alimentari. In un mercato completamente libero la competizione sul prezzo porta alcuni produttori senza scrupoli a immettere sul mercato generi alimentari che possono essere dannosi per la salute di chi li consuma. E’ vero che in questo caso molti organi di informazione provvedono a informare il consumatore sul pericolo presente, ma e’ vero anche che, finché tali prodotti hanno libertà di circolare, finiscono per essere comunque acquistati da qualcuno. E sono ovviamente le fasce più povere della popolazione che, per diverse ragioni, li acquistano diventandone le vittime. E’ per questa ragione che ogni paese evoluto ha istituito organismi di controllo e regole per contenere l’eccessiva libertà dei mercati quando questa va a scapito della salute.

lunedì 25 giugno 2012

Il pericolo dei derivati. Alla fine ci sono arrivati

Questo blog si è occupato più volte di una possibile crisi dei derivati che avrebbe conseguenze devastanti sull’economia mondiale (leggi quì e quì….e in altri punti del blog). Finalmente, inizia ad occuparsene anche qualche giornale mainstream, come risulta dall’articolo di Contropiano che segue

I quattro dell’apocalisse europea ci prendono per i fondelli, tentando di farci credere che sono sulla strada giusta (si, forse tra 20 anni, quando saremo tutti morti), che si potrebbe fare questo e quello, che “solo un’altra manovrina per evitare l’aumento dell’IVA” e avremo fatto un altro passo avanti, e via cianciando e perdendo tempo. Intanto ci stanno impoverendo sempre più mentre loro non perdono mai un euro, anzi. Stanno distruggendo il futuro dei nostri figli

Se scoppiasse la bolla dei derivati, dove dovrebbero nascondersi, questi “signori”? Lo sanno tutti che le bolle sono fatte per scoppiare, quando si gonfiano a dismisura. Tutti, tranne i “professori”

Il Sole 24 Ore titola: «Le banche tornano a speculare sui derivati».
Di fronte a tanto “candore” possiamo solo dire: Egregi signori, le banche, a dire il vero, non hanno mai smesso di speculare
(I Lupi)

Banche e derivati. Il "botto" è vicino
di  Claudio Conti
Contropiano

bank

Un allarme tardivo, ma realistico. E completa assenza di indicazioni su cosa fare per “impedire” il ripetersi di un film già visto.

Banche e derivati sono la stessa cosa: i secondi sono “prodotti” dalle prime, non esistono per loro conto.

Fin dall'inizio è apparso chiaro che tutti i discorsi sulla “riforma delle regole del sistema finanziario internazionale” non sarebbe approdata a nulla.

Troppi “decisori” (sia dei maggiori stati che dell più importanti istituzioni economiche globali) sono incatenati – personalmente e strutturalmente – agli istituti di credito, ai fondi di investimento, ecc. Il governo degli Stati uniti, Obama a parte, ne è un esempio clamoroso da oltre un trentennio. Gente che esce dalla finanza o dalle grandi multinazionali per fare il ministro e poi torna a fare la finanza o l'impresa. Gli si può forse chiedere di rinunciare a una carriera futura o di bastonare i propri recenti ex colleghi di lavoro?

mercoledì 30 maggio 2012

Lettera aperta al Ministro degli Esteri: Massacro degli innocenti a Hulé (Siria), contraddizioni dei media e dei politici internazionali

di Marinella Correggia
SibiaLiria

batoriCon l’espulsione dell’ambasciatore siriano sulla base di un massacro i cui demoniaci responsabili non sono affatto individuati (vedi oltre) l’Italia si pone nuovamente alla testa dei governi interventisti e guerrafondai

Le mando sei domande proprio circa il massacro di Hulé. Sei domande che tutti dovrebbero farsi. Ma le pare possibile che un governo che ha già il mondo contro sia così stupido da attirarsi da solo un attacco armato internazionale (come potrebbe avvenire) compiendo una simile strage? Cui prodest?

Firmato: una cittadina italiana che vorrebbe vedere nell’Italia un ponte di pace e invece ha assistito a cinque guerre condotte da questo paese  in venti anni, sempre sulla base di notizie false.

SEI domande sul massacro di Hulé (Siria) o meglio sui colpevoli del massacro degli innocenti

Fra le tante domande possibili, queste sei si riferiscono a contraddizioni che inficerebbero la narrazione dei media internazionali e dell’opposizione siriana.

venerdì 13 aprile 2012

Il governo Monti dice bugie, diffondono dati falsi. Sta iniziando la pericolosa deriva di un governo autoritario.

di Sergio Di Cori Modigliani
sergiodicorimodiglianji.blogspot.it

montiUna giornata all’insegna di una totale ubriacatura di falsi. E di falsificazioni.

In termini di Teoria dei Mass Media, sintetizzata, sarebbe questa la fase due dell’attuale governo italiano, quella succeduta al “decreto salva-Italia” (?????????? Si sono dimenticati di spiegare chi ha salvato chi, come, dove, quando e per quanto) e che il nostro baldo ragionier Mario Monti, a metà gennaio, ebbe la sfrontatezza di definire “la fase della crescita e dello sviluppo”.

Stanno lanciando la moda della “sistematica produzione di falsi”.

Avendo capito di non essere assolutamente in grado né di gestire l’attuale travaglio del paese, né tantomeno sviluppare delle idee creative per il bene comune della nazione, dando fiato all’economia, rilanciando gli investimenti e allargando l’occupazione aprendo il mercato del lavoro, il governo si dedica ormai sistematicamente alla produzione di falsi. Dimostrati e dimostrabili anche da un bambino.

mercoledì 4 aprile 2012

A “Presa Diretta”: contraddizioni, omissioni, menzogne e notizie non provate sulla Libia (e qualche verità)

di Marinella Correggia
SibiaLiria
libia1

Agli occhi e alle orecchie dei tanti che hanno seguito la vicenda libica fin dall’inizio, la trasmissione “Presa Diretta – Speciale Libia” di ieri , lunedì 2 aprile, appare davvero propagandistica e one-sided, anche se è stata costretta a parlare delle “sbavature” alla narrazione rivoluzionaria della “Libia liberata”…visto che ormai ne parlano anche Human Rights Watch e Amnesty International.

La guerra in Libia, del resto è stata l’apoteosi della disinformazione, resa Vangelo da una Sinistra che, dalla aggressione alla Iugoslavia, continua ad illudersi che possano esistere “guerre umanitarie”.

Rimandando ad un successivo articolo per una disamina puntuale, ecco le più clamorose menzogne venute fuori dalla trasmissione:

giovedì 22 marzo 2012

“Diritti umani”: cade anche l’ultima maschera

di Enrico Galoppini
European Phoenix

amnesty_international

Una cosa che non s’era ancora mai vista, ma che prima o poi doveva accadere.

La più celebre ed “autorevole” organizzazione occidentale per la “difesa dei diritti umani nel mondo”, Amnesty International, sul suo sito internet ha pubblicato un appello a scrivere direttamente al ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov: “La Russia deve collaborare nel fermare lo spargimento di sangue in Siria”.

I sottoscrittori dell’appello vengono sollecitati a richiedere (ordinare? si noti il “deve collaborare”) principalmente due cose alla Russia: 1) “la sospensione dei trasferimenti di armi” al governo siriano; 2) l’esercizio di pressioni sul medesimo governo affinché cessi “l’uso eccessivo della forza”, consenta le “proteste pacifiche” e permetta “immediatamente” (!) ad “osservatori internazionali sui diritti umani” e ad “agenzie umanitarie” di poter circolare in tutte (!) le parti del Paese.

Nel preambolo al testo che Amnesty International esorta a spedire al ministro degli Esteri russo si esprime l’idea che “la comunità internazionale” non s’è finora impegnata molto: il che non è vero, perché la comunità internazionale”, che corrisponde al solo Occidente, s’è adoperata non poco per… far salire la tensione in Siria e, ad un certo punto, ha tentato di forzare la mano in sede Onu per produrre una “risoluzione”, purché fosse una, in modo da strumentalizzarla in maniera da giustificare un intervento militare nel Paese arabo del Levante mediterraneo. Ma la Russia e la Cina questa volta non si sono astenute come occorso in occasione del voto sulla Libia, quindi l’operazione “copertura dell’Onu” non è andata in porto. Così come non era andata “a buon fine” la missione di “osservatori della Lega Araba”, la cui Relazione, evidentemente non in linea coi desiderata di chi aveva giocato quella carta, è stata debitamente ‘occultata[1].

venerdì 16 marzo 2012

Il ministro dell’ambiente Clini vuole gli OGM!

Voci Dalla Strada

Clini apre agli OGM, la replica delle associazioni. “In Italia bisogna aprire una seria riflessione che deve coinvolgere la ricerca e la produzione agricola sul ruolo dell'ingegneria genetica e di alcune possibili applicazioni degli Ogm”. In un'intervista al Corriere della Sera, il ministro dell'Ambiente Corrado Clini si dichiara favorevole ad un'apertura nei confronti degli organismi geneticamente modificati.

Secondo le dichiarazioni del ministro, senza l'ingegneria genetica l'Italia non avrebbe oggi alcuni dei suoi prodotti più tipici (tra cui il grano duro, il riso Carnaroli, il pomodoro San Marzano, il basilico ligure, la vite Nero D'Avola, la cipolla rossa di Tropea, il broccolo romanesco), “ottenuti grazie agli incroci e con la mutagenesi sui semi”. La chiusura bipartisan dell'Italia in tema di OGM avrebbe ostacolato, a detta del ministro, la ricerca sull'ingegneria genetica applicata all'agricoltura, alla farmaceutica e al settore energetico.

mercoledì 14 marzo 2012

TAV in Val di Susa, per trasportare cosa?

di Marco Cedolin
Il Corrosivo

attenti al tavNegli ultimi mesi i problemi relativi alla contestazione popolare contro la costruzione del TAV in Val di Susa sono tornati prepotentemente a riempire le prime pagine dei giornali, ma purtroppo larga parte degli italiani possiede solo informazioni parcellari intorno all'argomento ed è facile fare confusione.

Innanzitutto dove si trova questa Val di Susa, strapiena di black blok ed estremisti che odiano il progresso e vogliono l'isolamento dell'Italia intera?

La Valle di Susa si trova nella parte ovest del Piemonte, in provincia di Torino e le sue ultime propaggini si fondono senza soluzione di continuità con i paesi dell’hinterland occidentale del capoluogo piemontese.

Essa rappresenta un importante sbocco verso la Francia, alla quale è collegata attraverso l’autostrada A32 e la tratta Ferroviaria Internazionale Torino – Modane che negli ultimi 10 anni è stata oggetto di un pesante e costoso riammodernamento dell'infrastruttura.

domenica 4 marzo 2012

Per favore, basta menzogne: se l’Italia diventa No-Tav

Libre

no___tavNo-Tav di tutto il mondo unitevi: mentre in migliaia sfilavano nel centro di Roma dopo l’incredibile “niet” di Mario Monti, che si rifiuta di aprire un dialogo con la valle di Susa, manifestanti mobilitati contro la sordità del potere che vuole imporre la Torino-Lione senza dare spiegazioni hanno trasformato il 3 marzo in una giornata anche internazionale di protesta. Oltre al fash-mob dei valsusini che hanno beffato la sorveglianza e aperto a sorpresa, per mezz’ora, il casello autostradale di Avigliana, abolendo il pedaggio e distribuendo agli automobilisti volantini con scritto “Oggi paga Monti”, i No-Tav italiani hanno manifestato a Perugia, Catania, Imperia, Mantova, Pisa, Pesaro, Sestri Levante e Trieste. Ma anche all’estero: a Parigi, a Dublino e a San Sebastian nei Paesi Baschi, a Londra sotto il consolato italiano, a Ginevra davanti alla sede Onu e persino a Budapest con un presidio musicale vicino all’ambasciata.

lunedì 28 novembre 2011

I Neoconservatori hanno pianificato il cambio di regime in tutto il Medio Oriente e il Nord Africa 20 anni fa

Washington's Blog 

Iraq ☑ Libia ☑ Siria ... ☐ ☐ Libano Somalia Sudan ☐ ☐ ☐ Iran

neoconsHo ripetutamente documentato che i neocon hanno previsto un cambio di regime in Iraq, Libia, Iran, Siria e una miriade di altri paesi subito dopo i fatti dell'11/9  ... se non prima .

E che Obama sta attuando quegli stessi piani - solamente con una faccia "più gentile, più dolce".

Glenn Greenwald fornisce ulteriore documentazione sul fatto che nei vari stati del Medio Oriente e Nord Africa le guerre sono state pianificate prima dell'11/9 :

Il generale Wesley Clark ... ha detto che lo scopo di questo complotto ["distruggere i governi di Iraq ..., ... Siria, Libano, Libia, Somalia, Sudan e Iran"] era questo: "Volevano che noi destabilizzassimo il Medio Oriente, lo rivoltassimo sotto sopra, per portarlo sotto il nostro controllo". Poi ha raccontato di una conversazione che aveva avuto dieci anni prima con Paul Wolfowitz. - nel 1991 - durante la quale l'allora ufficiale- numero-3-del Pentagono, dopo aver criticato Bush 41 per non aver rovesciato Saddam, ha detto a Clark: "Ma una cosa abbiamo imparato [dalla Guerra del Golfo Persico], che possiamo usare i nostri militari nella regione - in Medio Oriente - ed i sovietici non ci fermeranno. E abbiamo guadagnato circa 5 o 10 anni per ripulire i vecchi regimi sovietici - la Siria, l'Iran [sic], l'Iraq - prima che  la prossima grande superpotenza venga a sfidarci". Clark si è detto scioccato dalle richieste di Wolfowitz perché, come ha detto Clark: "lo scopo dei militari è quello di iniziare guerre e cambiare governi? Non è quello di scoraggiare i conflitti?"

In seguito del cambio di regime operato dai militari in Iraq e in Libia ... con gli sforzi concordati in corso per un cambio di regime in Siria e Iran, con attivi e crescenti combattimenti per delega in Somalia, con un modesto impegno militare nel Sudan meridionale, e l'uso attivo di droni in sei - contateli: sei - diversi paesi musulmani, vale la pena chiedersi se il sogno neocon esposto da Clark è morto o sta per essere attivamente perseguito e realizzato, anche se con mezzi più sottili e multilaterali rispetto alle invasioni militari totali  (vale la pena ricordare che i neocon sono specializzati nel vestire le loro guerre umanitarie con involucri del tipo: Le camere di stupro di Saddam! Ha gassato la sua gente!). Come Jonathan Schwarz ... ha detto sulle presunte controverse fazioni sulla sicurezza nazionale:

Per quanto posso dire, non c'è quasi nessuna differenza di obiettivi all'interno dell'establishment della politica estera. Semplicemente non sono d'accordo sulle migliori modalità per raggiungere gli obiettivi. La mia ipotesi è che tutti sono d'accordo che dobbiamo continuare a difendere il medio oriente da interferenze esterne (io amo quella linea di  Hillary), e i Democratici pensano semplicemente che la strada migliore è quattro guerre palesi e tre azioni sotto copertura, mentre i neocon vogliono saltare direttamente a sette guerre.

***

L'obiettivo dei neocon come ha riferito Clark - un cambio di regime in quei sette paesi - sembra più vivo che mai. E' semplicemente impressionante ascoltare Clark che descrive quei 7 paesi in cui i neocon hanno deciso di avere un cambio di regime nel 2001, e poi fare il paragone con quello che il governo degli Stati Uniti ha fatto e continua a fare, da allora, proprio in merito a quei paesi.

Nota: La cosiddetta "guerra al terrore" ha anche indebolito la nostra sicurezza nazionale e ha creato molti terroristi in più di quelli che ha ucciso, imprigionato o comunque fermato Sta anche. distruggendo la nostra economia.

Fonte: Washington's Blog 28 Novembre 2011
Traduzione: Anna Moffa per ilupidieinstein.blogspot.com

domenica 6 novembre 2011

L'imperatore è nudo! OGM – False Promesse, fallaci Tecnologie

Di Elisa Bianco
Slow Food


26/10/2011 - L’illusione che gli OGM possano sfamare il mondo ci ha già portati alla devastazione su larga scala della biodiversità e dei mezzi di sussistenza degli agricoltori. Sono sotto attacco i fondamenti della nostra libertà di conoscere e di poter scegliere ciò che mangiamo. La preziosa biodiversità che resta e la libertà di semina sono minacciate insieme alla nostra libertà, alla democrazia e alla sovranità alimentare. Questo rapporto è la raccolta di molte voci da tutto il mondo che dicono la verità su ciò che sta accadendo nelle loro comunità e paesi e stanno smascherando l’illusione in cui si racconta che gli OGM sarebbero , come scrive Wendell Berry “l’ultima e definitiva risposta a tutto”.

interno.indd Nei giorni scorsi è stato presentato a Roma il rapporto sugli OGM THE GMO EMPEROR HAS NO CLOTHES A global citizens report on the state of GMOs – False promises, failed technologies, che raccoglie e sintetizza una grande quantità di dati, ricerche ed esperienze sul campo condotte a vario livello da scienziati, associazioni e comunità locali. Il rapporto, curato da Navdanya International, fa intuire già dal titolo la valutazione complessiva degli OGM: come nella fiaba di Andersen, gli OGM hanno ormai dimostrato di essere “nudi” e di avere alimentato solo illusioni e false promesse.

I contributi raccolti nel rapporto, scritti da scienziati e non solo, smantellano le argomentazioni riportate generalmente da chi si dichiara a favore degli OGM in agricoltura, a partire dalla supposizione che la loro coltivazione permetterebbe di risolvere il problema della fame nel mondo, aumentando la produttività e rendendo i sistemi agricoli più sostenibili. Eppure dopo quasi vent'anni di esperienza pratica, le promesse iniziali non sembrano mantenute: il bilancio generale appare negativo e nel complesso gli OGM sembrano più pensati come strumento di profitto che per risolvere la denutrizione nei Paesi poveri.

Il problema della fame nel mondo

Come suggerisce Miguel Altieri (Professore di Agroecologia a Berkeley), perché se gli OGM sono pensati per risolvere la fame nel mondo, non sono state sviluppate varietà resistenti alle infestanti invece che agli erbicidi? Perché non sono state diffuse varietà capaci di crescere in condizioni di siccità o di fissare l'azoto libero del terreno? Invece, non solo sono state immesse in commercio piante modificate per due soli tratti (tolleranza agli erbicidi e resistenza agli insetti), ma a ben guardare le rese delle coltivazioni non sono aumentate a seguito della loro introduzione. Secondo i dati riportati dalla Union of Concerned Scientists, negli Stati Uniti la produttività delle coltivazioni è cresciuta in maniera costante a partire dalle innovazioni tecnologiche apportate dalla rivoluzione verde, ma l'andamento non è variato con la comparsa degli OGM. Questo senza considerare che nella maggior parte dei casi si impiegano i prodotti GM per produrre mangimi animali o fungere da agrocarburanti, non per sfamare direttamente le persone.

Gli OGM, in realtà, rappresentano una semplice estensione in campo agricolo dell'attuale sistema industriale, un sistema in cui non si riesce a riconoscere che la fame è innanzitutto un problema di povertà, distribuzione del cibo e ineguaglianza: si produce già cibo a sufficienza, eppure quasi un miliardo di persone nel mondo soffre la fame. Dal canto loro gli OGM non sarebbero in grado di risolvere questo problema, non solo perché non aumentano la resa di prodotto agricolo, ma perché si tratta di una tecnologia piuttosto cara per gli agricoltori – sia per i brevetti legati alle sementi, sia per i prodotti chimici di cui hanno bisogno per crescere. Al contrario i sistemi agroecologici sono a basso costo per gli agricoltori e, come dichiarato dal rapporteur per il diritto al cibo delle Nazioni Unite, sono anche stati capaci di raddoppiare le rese in un periodo compreso tra i 3 e i 10 anni.

Costi ambientali e sociali

Pur non avendo aspetti positivi manifesti, gli OGM hanno tuttavia diverse conseguenze negative sia sull'ambiente che sui sistemi sociali in cui vengono introdotti.
Un aspetto comune a molti casi è che le industrie che li producono promettono, a chi sceglie di coltivarli, un aumento dei profitti col passaggio agli OGM, cosa che molto spesso non si verifica, sia per via dei costi dei brevetti che vigono sulle sementi, sia per via della quantità crescente di prodotti chimici che devono essere impiegati nelle colture GM nel corso degli anni. Le piante geneticamente modificate per resistere agli insetti o per tollerare gli erbicidi erano pensate rispettivamente per essere immuni dagli insetti parassiti o per permettere l'impiego di erbicidi utili a controllare le infestanti senza danneggiare il raccolto. Tuttavia in entrambi i casi, la combinazione dei fattori non ha fatto altro che accelerare la selezione di superinfestanti resistenti agli erbicidi e insetti resistenti alle tossine prodotte dalle piante GM, cosa che costringe gli agricoltori a utilizzare più prodotti chimici di prima, spesso anche maggiormente tossici. L'aumento dei costi si accompagna, inoltre, anche alla riduzione del prezzo di vendita del raccolto, riducendo ulteriormente il profitto degli agricoltori.
In India, ad esempio, la prima generazione di cotone Bt, modificato per essere resistente a un bruco che parassita generalmente il cotone, è ora inefficace e la Monsanto ha quindi prodotto e immesso sul mercato il cotone Bt di seconda generazione, che reca due tossine aggiuntive. In Cina, dove il cotone Bt è largamente diffuso, le popolazioni di parassiti sono aumentate di 12 volte dal 1997 e uno studio recente ha messo in luce come tutti i benefici iniziali sono stati completamente erosi dall'aumento di uso di pesticidi necessari per combatterli.

In Argentina l'impiego di agrochimici è passato da 30 a 270 milioni di litri dal 1996 al 2007 e l'importazione di erbicidi è cresciuta del 330% con l'introduzione della coltivazione di soia GM; paragonati ai sistemi tradizionali, quelli che impiegano soia GM hanno utilizzato 9,1 milioni di chilogrammi di erbicida in più nel solo 2001.
Negli Stati Uniti da fine 2007 a inizio 2011, il numero di segnalazioni di infestanti resistenti al glifosato è quasi raddoppiato, passando da 34 a 66.

Conclusioni

Gli autori dei contributi, da Vandana Shiva a Wendell Berry, da Debbie Barker a Marcello Buiatti, mostrano come le promesse iniziali degli OGM e delle ditte che le producevano si sono col tempo rivelate false. Per anni la Monsanto ha promesso piante resistenti alla siccità, ma solo poco tempo fa il Dipartimento di Agricoltura statunitense, mentre ne valutava l'impatto ambientale, ha sancito: «Varietà ottenute mediante incrocio e selezione tradizionale danno risultati paragonabili e sono prontamente disponibili».

Ancora poco chiari sono, poi, gli effetti sulla salute del consumo di alimenti geneticamente modificati. Nella maggior parte dei Paesi, i sistemi di controllo e di approvazione pubblici si basano su analisi e valutazioni fornite dalle stesse ditte che producono e commercializzano le sementi GM, nonostante ormai siano diversi gli studi ad aver messo in luce alterazioni metaboliche ed effetti teratogeni (sviluppo anormale di alcune regioni del feto) in animali nutriti con mangimi derivati da OGM. In aggiunta a tutto ciò, sementi e piante GM aprono il mercato produttivo alimentare al sistema dei brevetti e della proprietà intellettuale, che si traduce in profitto per chi detiene i brevetti (le multinazionali) e in debiti per chi è costretto a pagarne le royalties (gli agricoltori).
Scarica qui il rapporto THE GMO EMPEROR HAS NO CLOTHES A global citizens report on the state of GMOs – False promises, failed technologies:

Versione completa (9.5Mb)
Sintesi (2.5Mb)

Di Elisa Bianco
e.bianco@slowfood.it

Fonte: Slow Food 26 Ottobre 2011

lunedì 21 marzo 2011

Libia: La più grande impresa militare dopo l'invasione dell'Iraq. Verso una operazione militare protratta

di Michel Chossudovsky
Global Research

libya-lies Totali menzogne ​​da parte dei media internazionali: bombe e missili sono presentati come uno strumento di pace e di democratizzazione ...

Questa non è un'operazione umanitaria. La guerra alla Libia apre un nuovo teatro di guerra regionale.

Ci sono tre distinti teatri di guerra nella regione centro-asiatica in Medio Oriente. Palestina, Afghanistan e Iraq.

Ciò che si sta rivelando è  il Quarto  Teatro di guerra USA-NATO in Nord Africa, con il rischio di escalation.

Questi quattro teatri di guerra sono funzionalmente collegati, fanno parte di un sistema integrato-militare dell'agenda USA-NATO NATO.

Il bombardamento della Libia è stato sul tavolo da disegno del Pentagono per diversi anni, come confermato dall'ex comandante generale della NATO Wesley Clark.

L'Operazione Odyssey Dawn è riconosciuta come "il più grande intervento militare occidentale nel mondo arabo dopo l'invasione dell'Iraq iniziata esattamente otto anni fa". (Russia: Fermate il bombardamento  'indiscriminato' della Libia - Taiwan News Online , 19 marzo 2011).

Questa guerra è parte della battaglia per il petrolio. La Libia è tra le economie petrolifere più grandi del mondo con circa il 3,5% delle riserve mondiali di petrolio, più del doppio di quelle degli Stati Uniti.

L'obiettivo di fondo è quello di ottenere il controllo del petrolio e delle riserve di gas della Libia con la scusa di un intervento umanitario.

Le implicazioni geopolitiche ed economiche di un intervento militare diretto contro la Libia, condotto da USA e NATO, sono di vasta portata.

L'"Operazione Odyssey Dawn" è parte di una più ampia agenda militare in Medio Oriente e Asia Centrale che consiste nell'ottenere il controllo e la proprietà aziendale di oltre il sessanta per cento delle riserve mondiali di petrolio e gas naturale, comprese le vie del petrolio e del gas.

Con 46,5 miliardi di barili di riserve accertate, (10 volte quelli dell'Egitto), la Libia è la più grande economia petrolifera del continente africano, seguito da Nigeria e Algeria (Oil and Gas Journal). Al contrario, le riserve accertate di petrolio degli Stati Uniti sono dell'ordine di 20,6 miliardi di barili (dicembre 2008) secondo la Energy Information Administration. Riserve statunitensi di Petrolio Greggio, Gas Naturale, e Liquidi di Gas Naturale).

La più grande impresa militare dopo l'invasione dell'Iraq

Un'operazione militare di queste dimensioni e grandezza, che preveda la partecipazione attiva di numerosi membri della NATO e dei paesi partners non è mai improvvisata. L'Operazione Odyssey Dawn era in fase avanzata di pianificazione militare prima del movimento di protesta in Egitto e Tunisia.

L'opinione pubblica è stata indotta a credere che il movimento di protesta si era diffuso spontaneamente dalla Tunisia e dall'Egitto verso la Libia.

L'insurrezione armata in Libia orientale è direttamente supportata da potenze straniere. Le forze ribelli a Bengasi hanno subito issato la bandiera rossa, nera e verde con la mezzaluna e la stella: la bandiera della monarchia di re Idris, che simboleggiava il dominio delle ex potenze coloniali. (Cfr. Manlio Dinucci, Libia-Quando si cancella la memoria storica, Global Research, 28 febbraio 2011)

Anche l'insurrezione è stata pianificata e coordinata con la tempistica delle operazioni militari. Era stata accuratamente pianificata mesi prima del movimento di protesta, come parte di un'operazione segreta.

Le forze speciali statunitensi e britanniche sono state segnalate sul posto per "aiutare l'opposizione" fin dall'inizio.

Quelllo di cui ci stiamo occupando è una tabella di marcia militare, una cronologia di eventi militari e di intelligence pianificati con cura.

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Complicità delle Nazioni Unite

Finora, la campagna di bombardamento ha provocato innumerevoli vittime civili, che sono classificate dai media come "danni collaterali" o attribuite alle forze armate Libiche.

Per amara ironia, la risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza dell'ONU  garantisce alla NATO un mandato "per proteggere i civili"

Protezione dei civili

4. Autorizza gli Stati membri che hanno informato il Segretario Generale, che agiscono a livello nazionale o tramite organizzazioni o accordi regionali, ed in cooperazione con il Segretario Generale, di adottare tutte le misure necessarie, in deroga al paragrafo 9 della risoluzione 1970 (2011), per proteggere i civili e le zone popolate da civili che sono sotto la minaccia di un attacco nella Regione Libica, compresa Bengasi, pur escludendo una forza di occupazione straniera di qualsiasi forma su qualsiasi parte del territorio libico, e chiede agli Stati membri interessati di informare il Segretario Generale immediatamente delle misure da essi adottate, in forza della delega conferita dal presente paragrafo, che devono essere immediatamente comunicate al Consiglio di Sicurezza; (risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla Libia: No Fly Zone e altri provvedimenti , 18 marzo 2011)

La risoluzione delle Nazioni Unite garantisce alle forze della coalizione carta bianca per impegnarsi in una guerra totale contro un paese sovrano in deroga al diritto internazionale e in violazione della Carta delle Nazioni Unite. Favorisce anche gli interessi finanziari dominanti: non solo consente alla coalizione militare di bombardare un paese sovrano, ma consente anche il congelamento dei beni, mettendo così a rischio il sistema finanziario della Libia.

Congelamento dei beni

19. Decide che il congelamento dei beni imposto dai paragrafi 17, 19, 20 e 21 della risoluzione 1970 (2011) si applica a tutti i fondi, ad altre attività finanziarie e risorse economiche che sono sui loro territori, che sono posseduti o controllati, direttamente o indirettamente, dalle autorità libiche, ....

In nessuna parte della risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU viene menzionata la questione del cambio di regime. Eppure è chiaro che le forze di opposizione riceveranno una parte del denaro confiscato ai sensi dell'articolo 19 della risoluzione 1973.
In realtà discussioni in tal senso sono già avvenute con i leaders dell'opposizione. Si chiama cooptazione e frode finanziaria:

20. Afferma la sua determinazione ad assicurare che i beni sequestrati ai sensi del paragrafo 17 della risoluzione 1970 (2011), in una fase successiva, al più presto saranno messi a disposizione e per il bene del popolo della Libia;

Per quanto riguarda l'"Attuazione dell'embargo sulle armi" al par. 13 della risoluzione, le forze della coalizione si impegneranno a far rispettare, senza eccezioni, un embargo sulle armi alla Libia. Eppure, da subito hanno violato l'art. 13, con forniture di armi alle forze di opposizione a Bengasi.

Operazione militare protratta?

I concetti sono capovolti. In una logica totalmente distorta. Pace, sicurezza e protezione del popolo libico, devono essere raggiunti attraverso attacchi missilistici e bombardamenti aerei.

L'obiettivo dell'operazione militare non è la protezione dei civili, ma un cambiamento di regime e la disgregazione del paese, come in Jugoslavia, vale a dire la partizione della Libia in paesi separati. La formazione di uno Stato separato nella zona di produzione del petrolio della Libia orientale è stato previsto da Washington da molti anni.

Appena una settimana prima dell'attacco dei bombardamenti, il direttore dell'intelligence nazionale James Clapper  ha sottolineato, in una testimonianza alla Commissione per i Servizi Armati del Senato degli Stati Uniti, che la Libia ha notevoli capacità di difesa aerea e che l'approccio ad una no fly zone potrebbe potenzialmente avere come risultato un'operazione militare protratta:

La politica di Obama "mira all'abbandono della carica da parte di Gheddafi," ha ribadito il consigliere per la sicurezza nazionale.

Ma la testimonianza di Clapper ha sottolineato quanto sia difficile che questo accada.

Ha detto alla commissione del Senato che pensa che "Gheddafi andrà per le lunghe" e che non pensa che Gheddafi "abbia alcuna intenzione di lasciare ...".

Più tardi, elencando le sue ragioni per credere che Gheddafi avrebbe prevalso, Clapper ha detto che il regime ha molte forniture militari e può contare sull'esercito meglio addestrato", su unità "il più solidamente equipaggiate", compresa la 32° brigata, che è comandata dal figlio di Gheddafi, Khamis, e sulla 9°  Brigata.

La maggior parte dei suoi armamenti cconsistono in difese seree di costruzione russa,  artiglieria, carri armati e altri veicoli, "e appaiono più disciplinati nel modo in cui trattano e riparano le apparecchiature", ha continuato Clapper.

Clapper ha contestato le affermazioni secondo cui una no-fly zone potrebbe essere rapidamente e facilmente imposta alla Libia,  dicendo che Gheddafi controlla il secondo più grande sistema di difesa aerea del Medio Oriente, dopo l'Egitto.

"Hanno un sacco di materiale russo, e c'è una certa qualità nei numeri. Alcune di tali apparecchiature sono cadute nelle mani del oppositori", ha continuato.

Il sistema comprende circa 31 siti per missili superficie-aria e un complesso radar che "è focalizzato sulla protezione della costa (Mediterranea) dove si trova l'80 o 85 per cento della popolazione", ha detto Clapper. Le forze di Gheddafi  hanno anche "un grande, grande numero" di missili anti aerei a spalla.

Il Gen. dell'Esercito Ronald Burgess, direttore della Defense Intelligence Agency, ha approvato la valutazione di Clapper, dicendo che il vantaggio si stava spostando alle forze di Gheddafi, dopo essere stato  inizialmente con l'opposizione.

"Se si sia o meno completamente spostato dalla parte di Gheddafi in questo momento nel paese, penso non sia chiaro", ha detto Burgess. "Ma ora abbiamo raggiunto uno stato di equilibrio in cui ... il vantaggio, se si vuole, può essere dalla parte del regime".

Ore dopo le parole di Clapper, Thomas Donilon, consigliere per la sicurezza nazionale di Obama, ha offerto una valutazione diversa, il che fa pensare a forti divergenze di vedute tra la Casa Bianca e la comunità dell'intelligence statunitense.

Ha detto che l'analisi dei capi dell'intelligence era "statica" e "unidimensionale", basata sul bilancio militare del potere, e non riuscendo a prendere in considerazione sia il crescente isolamento di Gheddafi che le azioni internazionali per promuovere i suoi avversari. (Casa Bianca, spaccatura del capo dell'Intelligence sulla valutazione della Libia | McClatchy , 11 marzo 2011)

La precedente affermazione suggerisce che l'Operazione Odyssey Dawn potrebbe portare ad una guerra di lunga durata  con conseguenti significative perdite NATO-USA.

Sconfitte militari della NATO sono state riferite da fonti libiche, sin dall'inizio della campagna aerea.

Poche ore dopo l'inizio dei bombardamenti, fonti libiche (ancora da confermare) hanno sottolineato l'abbattimento di tre jets francesi. (Vedi Mahdi Darius Nazemroaya, Breaking News: Ospedali libici attaccati. Fonte Libica:tre jets francesi abbattuti , Global Research, 19 marzo 2011).

La rete televisiva nazionale libica ha annunciato che un aereo da caccia francese era stato abbattuto nei pressi di Tripoli. L'esercito francese ha negato queste voci:

"Noi respingiamo la notizia che un aereo da caccia francese è stato abbattuto in Libia.Tutti gli aerei che abbiamo inviato in missione oggi sono tornati alla base", ha detto il portavoce dell'esercito francese, colonnello Thierry Burkhard, citato da Le Figaro." ( Libia: un aereo da caccia francese è stato abbattuto! L'esercito francese nega , xiannet. net 20 marzo, 2011)

Anche fonti interne libiche (da confermare), Domenica hanno riportato l'abbattimento di due jets militari Qatar. Secondo i rapporti libici, ancora da confermare, sono stati abbattuti un totale di cinque jets francesi. Tre di questi jets  francesi da attacco, secondo i rapporti, erano stati abbattuti a Tripoli. Gli altri due aerei militari francesi sono stati abbattuti mentre attaccavano Sirt (Surt/Sirte). (Mahdi Darius Nazemroaya, fonti libiche riferiscono di prigionieri di guerra italiani catturati. Abbattuti altri Jets della Coalizione, Global Research, 20 marzo 2011)

Fonte: Global Research 20 Marzo 2011
Traduzione: Dakota Jones