Limitare le emissioni di anidride carbonica non serve molto per fermare la malattia in Zambia.
La sfida del riscaldamento globale ha catturato l'attenzione dei politici di tutto il mondo. L'articolo che segue è parte di una serie relativa alla Conferenza delle Nazioni Unite che si terrà in dicembre a Copenaghen su come la gente comune in diversi paesi vede la questione:
La prima volta che si è ammalato, Samson Banda non si rendeva conto di avere la malaria. Solo dopo aver protratto una febbre elevata è finito in una clinica nel quartiere di Bauleni a Lusaka, Zambia. La clinica ha solo poche infermiere e personale con competenze mediche di base. La gente del posto può aspettare anche un giorno intero prima di essere visitata.
La malaria è grave se non controllata. Nove su 10 del milione di casi di morte per malaria nel mondo si verificano nell'Africa sub-sahariana. La malattia, trasmessa attraverso le zanzare, può causare ipoglicemia, ingrossamento della milza e del fegato, forti mal di testa, carenza di ossigeno al cervello, e insufficienza renale. Ventisette anni, Samson ha protratto la malattia per sei mesi prima di iniziare a recuperare.
Bauleni è un terreno di coltura ideale per le zanzare durante la stagione delle piogge tra novembre e aprile. I quartieri poveri mancano di strutture igienico-sanitarie o di rete fognaria, che permetterebbe alla gente del posto di scavare latrine. I rifiuti straripano. La maggior parte degli adulti ha qualche infezione a lungo termine che tende a recidivare.
"Le nostre condizioni sono pietose, sia le cliniche sanitarie che l'igiene in questo settore", ha detto il signor Samson ad un ricercatore del Copenhagen Consensus Center.
Chiedetegli come vorrebbe fosse speso il denaro dei donatori esteri, risponderà immediatamente: per una migliore assistenza sanitaria. Quando gli si chiede del riscaldamento globale, il signor Samson risponde: "Ne ho sentito parlare, ma non so nemmeno in che modo potrebbe riguardarmi. Se io muoio di malaria domani, perché dovrei preoccuparmi del riscaldamento globale?"
In Occidente, attivisti per la regolamentazione dell'anidride carbonica fanno notare che il riscaldamento globale aumenterà il numero delle vittime della malaria. Questo viene spesso usato come argomento valido per drastici, immediati tagli di anidride carbonica.
Un tempo più caldo e umido migliorerà le condizioni per il parassita della malaria. La maggior parte delle stime indicano che il riscaldamento globale metterà il 3% in più della popolazione della Terra a rischio di prendere la malaria entro il 2100. Se investiamo nel modo più efficiente, i tagli globali dell'anidride carbonica -progettati per mantenere l'aumento di temperatura sotto i due gradi Celsius- ci costeranno 40 mila miliardi di dollaro l'anno entro il 2100. Nel migliore dei casi, si ridurrebbe il rischio per la popolazione solo del 3%.
In confronto, la ricerca commissionata dal Copenhagen Consensus Center mostra che la spesa di 3 miliardi di dollari all'anno per zanzariere, spruzzatori interni di DDT sicuri per l'ambiente, e le sovvenzioni per l'efficace combinazione di nuove terapie potrebbero dimezzare il numero di quelli infettati dalla malaria entro un decennio. Con il denaro necessario per salvare una vita con i tagli di anidride carbonica, politiche più intelligenti potrebbero salvare 78.000 vite. Il signor Samson non ha fatto questi calcoli, ma per lui è semplice: "Per prima cosa," dice, la malaria "è qui adesso e uccide un sacco di persone ogni giorno."
La malaria è solo debolmente legata alla temperatura, è fortemente legata alla povertà. E' aumentata in Africa sub-sahariana negli ultimi 20 anni non a causa del riscaldamento globale, ma a causa della mancata risposta medica. Il trattamento cardine, la clorochina, sta diventando sempre meno efficace. Il parassita della malaria sta diventando resistente, e vi è necessità di nuovi trattamenti combinati efficaci a base di artemisinina, che purtroppo è circa 10 volte più costoso.
Il signor Samson ha ragione a chiedere cosa potrebbero fare per lui e la sua famiglia i soldi spesi per il riscaldamento globale. Una risposta sincera? Molto poco. Per molto meno, potremmo ottenere molto di più.
Mr. Lomborg è direttore del Copenhagen Consensus Center, un think tank, e autore di "Cool It: Guida al Global Warming dell'ambientalista scettico" (Knopf, 2007).
Traduzione di Dakota Jones
Fonte wsj online
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti sono moderati e quindi non saranno visibili immediatamente