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sabato 10 marzo 2012

Agenzie di “rating”: il monopolio delle “tre sorelle” USA

Rivista.Indipendenza

ratingLa notizia è di poche ore fa. L’Italia potrebbe tornare nella categoria A dei “rating” di Standard & Poor’s. Quest’agenzia di “rating” (“valutazione”) statunitense precisa che dipenderà dal buon esito (o meno) delle riforme attualmente in atto del governo euroatlantico guidato da Monti. Quello delle agenzie di “rating” è uno dei canali in cui fattivamente si esplicano l’ingerenza sfacciata, il fattivo direzionamento, la complessiva dipendenza politica, quindi economica e finanziaria, che subisce e soffre (anche) il nostro paese.

I declassamenti e le promozioni di dette agenzie risultano infatti funzionali ad una prospettiva strategica di dominio, non riducibile a motivazioni esclusive di interesse speculativo.

Le agenzie di rating, nate agli inizi del Novecento negli Stati Uniti, analizzano la solidità finanziaria di soggetti quali Stati, Enti territoriali e pubblici, imprese, banche, assicurazioni. Le principali agenzie sono tutte statunitensi: Moody’s, Standard & Poor’s e Fitch. Il rating, che valuta l’entità del rischio di credito, si divide in due principali categorie: il rischio commerciale ed il rischio paese, ma non misura altri tipi di rischi quale quello di tasso o di cambio, ecc. La valutazione della capacità del debitore di far fronte al rimborso del proprio debito finanziario viene fornita ricorrendo ad una scala alfabetica, che va da un valore massimo ad uno minimo.

mercoledì 22 febbraio 2012

L’oligopolio del rating

di Paolo Gila
Cado in piedi

Le agenzie di rating vivono un palese conflitto di interessi. Hanno partecipazioni di fondi il cui scopo è quello di investire sui mercati. Emettono giudizi su realtà di cui sono esse stesse azioniste. Negli ultimi anni, nonostante la crisi, hanno visto incrementare il loro valore

Che ruolo e che attendibilità possono essere attribuiti alle agenzie di rating?

"Dividiamo il discorso in due parti. Il ruolo che le tre agenzie di rating Standard & Poor's, Moody's e Fitch oggi hanno nella rete della finanza globale è pesante, perché si spartiscono tra loro il 95-96% di un mercato, quello dei giudizi, che vale circa 5 miliardi e mezzo di dollari all'anno. Insieme, emettono mediamente ogni anno qualcosa come 2,5 milioni di rating, danno le pagelle agli stati, alle società, alle banche, a tutte quelle realtà che emettono titoli obbligazionari per finanziare dei progetti o per finanziare il debito.

L'attendibilità è, nello specifico, il fattore critico
: quello che le agenzie emettono non è un giudizio scientifico, ma è un'opinione. Peraltro, questo è un fatto che talora consente la sopravvivenza stessa delle agenzie le quali, in caso di critiche, spesso si appellano alla Costituzione americana che, come tutte le Costituzioni democratiche oggi esistenti, sancisce la libertà di espressione e di opinione. Quindi, da un lato, l'etichetta di opinioni attribuita ai loro giudizi si traduce in un vantaggio; dall'altro, però, le agenzie sono oggetto di critiche proprio perché le loro valutazioni sono di fatto opinioni, non suffragate da metodologie scientifiche. Le agenzie infatti non spiegano come costruiscono i loro giudizi e, molto spesso, troviamo dei casi, come quello degli Usa, in cui ci sono rating molto positivi a fronte di debiti elevati e situazioni critiche, e altri casi invece in cui, a fronte di debiti contenuti e situazioni difficili ma non critiche, ci sono dei giudizi pesanti. C'è il fondato sospetto che esistano due pesi e due misure che tengano conto del soggetto che si va a valutare, ed è questa la ragione per cui la loro attendibilità è da mettere in dubbio."