sabato 13 ottobre 2012

Un Nobel in ossequio all’Europa-colonia

barrosoIl premio è stato assegnato quest’anno all’Ue. Grande soddisfazione per gli eurocrati che però dimenticano che l’Europa è una colonia Usa

di Andrea Perrone
Rinascita

Oramai più nulla ci stupisce e la nostra Europa resta soltanto una colonia dell’impero a stelle e strisce, premiata per la sua sudditanza pluridecennale a Washington. È in estrema sintesi il giudizio di tutti coloro che si oppongono all’Europa-colonia, riguardo al premio Nobel per la pace assegnato quest’anno all’Unione europea.

Come al solito sono giunte immediate le dichiarazioni soddisfate dei Soloni di Bruxelles, primo fra tutti il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso (nella foto): “L’Ue è qualcosa di molto prezioso per il bene degli europei e del mondo”. E poi l’eurocrate ha ricordato che l’Unione europea è stata in grado di unificare e ricostruire i Paesi distrutti dalla guerra e infine unificato quelli usciti dalla Guerra Fredda. “È un grande onore per l’intera Unione europea, per tutti i 500 milioni di cittadini, aver ricevuto il Nobel per la pace”, ha osservato Barroso.

La motivazione di questo assurdo premio è stata spiegata dal Comitato norvegese, affermando che la decisione è stata “unanime”,  ma che l’Ue ha vinto il premio Nobel 2012 perché “per oltre 60 anni ha contribuito all’avanzamento della pace, della riconciliazione, della democrazia e dei diritti umani”. Viene da sorridere, per chi ne ha il coraggio a sentire le motivazioni.

Innanzitutto per tutti questi anni l’Europa ovvero quella sottospecie di unione di popoli, la cosiddetta Ue, è stata uno strumento degli interessi americani, una piattaforma da cui l’impero a stelle e strisce ha lanciato e continua a lanciare le sue guerre contro chi non si piega ai suoi voleri e ai suoi “valori” (“diritti umani”, ma solo per i suoi cittadini e i suoi maggiordomi; democrazia, per chi si piega ai loro diktat; dominio del dollaro; presenza di infrastrutture, armamento e militari americani in altri Paesi sotto il diretto controllo politico-economico di Washington; ecc.).

È questa la pax americana! E questo l’Europa ha rappresentato, ma più esattamente ha subito, per oltre 60 anni, tanto che ha partecipato per volere dei suoi tecnocrati ai più disparati interventi militari decisi dalla Nato e dagli Usa in altri Paesi del Vicino e Medio Oriente per portare la “pace” ed “esportare la democrazia”, naturalmente il tutto a suon di bombe lanciate dai cacciabombardieri di Londra, Parigi, Washington, ecc., sulle inermi popolazioni di Libia, Afghanistan, Iraq allo scopo di abbattere governi legittimi, perlopiù votati dai loro popoli, ma scomodi al mondo euro-atlantico che non potendo controllarne le ricchezze energetiche, idriche, minerarie e umane di un determinato Paese, ha come unico scopo quello di muovergli guerra con un qualsiasi pretesto pur di deporre la classe politica al potere in quello Stato sovrano.

È stata comunque una decisione quella del Nobel molto rapida, presa in fretta, poiché tra poco qualcosa potrebbe cambiare, d’altronde l’Europa-colonia è rimasta buona per tanti anni, buona come un cagnolino al guinzaglio del padrone americano. Ora però qualcosa dovrà cambiare e non di certo in meglio. Gli Usa e l’Alleanza Atlantica a corto di danari e con un deficit complessivo di 400 milioni di dollari non ha più intenzione di aprire il portafogli e preferiscono che l’Europa faccia tutto da sola sul piano militare. Si dovrà, quindi, dotare di un unico esercito, di mezzi e armamento comune per muovere guerra da sola ma sempre per volere e a rimorchio dell’impero a stelle e strisce.

E nonostante la crisi economica che attanaglia il mondo e con estrema gravità l’Eurozona per colpa dell’usura internazionale, l’Ue non potrà rinunciare a trovare i danari necessari per costituire un esercito autonomo, un armamento adeguato in grado di affrontare le enormi sfide del XXI secolo: i Paesi emergenti, il controllo delle risorse energetiche, l’acqua, le sfide dello spazio, i satelliti del sistema europeo di navigazione e localizzazione come il Galileo, e ancora le grandi migrazioni per il possibile scioglimento dei ghiacci artici e così via. Sfide costose, difficili, per un gigante dai piedi d’argilla come l’Europa priva di una classe dirigente degna di questo nome, al servizio dei tecnocrati e banchieri di turno che fanno solo gli interessi delle multinazionali, soprattutto statunitensi.

Fonte: Rinascita 12 Ottobre 2012

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