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sabato 17 novembre 2012

Speciale Gaza: Di omicidi e disinformazione

Osservatorio Iraq

gaza strip

Alain Gresh fa il punto sulla situazione a Gaza prima dell'escalation militare cominciata nell'ottobre scorso e intensificatasi negli ultimi giorni. Il direttore aggiunto di Le Monde Diplomatique denuncia la politica degli omicidi mirati e condanna la complicità dei media nei confronti della propaganda israeliana.

di Alain Gresh * - traduzione a cura di Jacopo Granci

Per capire l'escalation a Gaza è necessario introdurre qualche dato su questo territorio (360 km2, più di un milione e mezzo di abitanti - una caratteristica che lo rende uno dei luoghi del pianeta con maggiore densità di popolazione), occupato da Israele dal 1967.

Nonostante il ritiro dell'esercito dalla striscia (2005), infatti, i suoi accessi con il mondo esterno sono sempre controllati dallo Stato ebraico e la circolazione all'interno è limitata. Il blocco attuato qualche anno fa dura fino ad oggi: per le Nazioni Unite Gaza rimane un territorio occupato.

I dati che seguono sono stati diffusi dall'ufficio dell'ONU per il coordinamento delle questioni umanitarie nei territori palestinesi (OCHAOPT) in un documento del giugno 2012 intitolato Five Years of Blockade: The Humanitarian Situation in the Gaza Strip (in allegato):

- è nel giugno 2007 che il governo israeliano ha deciso di intensificare il blocco di questo territorio, già severamente "sotto controllo";

- il 34% della popolazione (e la metà dei giovani) è disoccupata;

- l'80% della popolazione dipende dagli aiuti umanitari;

- il PIL pro capite era, nel 2011, il 17% al di sotto di quello del 2005 (considerando l'inflazione);

- nel 2011 solo un camion al giorno usciva da Gaza con prodotti volti all'esportazione, ossia meno del 3% delle cifre di affari registrate nel 2005;

- il 35% delle terre coltivabili e l'85% delle acque riservate alla pesca sono parzialmente o totalmente inaccessibili agli abitanti di Gaza a causa delle restrizioni israeliane;

- l'85% delle scuole sono costrette a fornire un doppio servizio - uno la mattina e un altro nel pomeriggio - a causa del sovrappopolamento.

giovedì 15 novembre 2012

Appello attivisti europei: aiutateci a non lasciare Gaza da sola

italian irib.ir

gaza

Alle 15.35 di ieri Gaza è stata scossa da molteplici attacchi militari israeliani lanciati da droni, elicotteri apaches, caccia F16 e navi militari. Una delle prime persone uccise è stata Ahmed Al Jabari, comandante in capo dell'ala militare di Hamas.

Le fazioni palestinesi hanno giurato vendetta e i militanti hanno sparato dozzine di razzi verso Israele. Dopo il primo attacco, le forze aree israeliane hanno condotto più di 50 bombardamenti su tutta la Striscia di Gaza che hanno causato almeno 8 morti, compresi 2 bambini e un neonato. Il Ministro della Salute ha inoltre dichiarato che più di 90 persone sono state ferite.

Cresce il timore che Israele possa lanciare un'offensiva di terra su larga scala, paura alimentata dal lancio di volantini nel Nord della Striscia da parte dell'esercito israeliano che annunciavano un'imminente invasione via terra dell'area.

DIRETTA: Gaza sotto attacco

dalla redazione di Nena-News

Almeno 15 i morti palestinesi, molti bambini. Tre vittime israeliane. Riunione d'emergenza all'Onu. Manifestazioni di protesta in Israele e nel mondo.

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Gaza, 15 novembre 2012, Nena News - Continuano i bombardamenti israeliani contro la Striscia di Gaza. Il nostro inviato a Gaza riporta di numerose esplosioni. L'Operazione Pillar of Clouds annunciata da Israele sta provocando un'escalation di violenza contro la Striscia. Almeno 15 le vittime palestinesi, tra cui numerosi bambini. Tre quelle israeliane.

ORE 15.32: Da Khartoum (Sudan), Khaled Meshaal, capo dell'ufficio politico di Hamas, nel corso dell'ottava conferenza del Movimento Islamico, ha detto che la Palestina non si libererà se non con il martirio e che Israele era debole prima della primavera Araba e ora lo è più che mai. Secondo Meshaal è necessaria la presenza forte della nuova dirigenza egiziana.

ORE 15.30: Anonymous torna a occuparsi di Israele. Pubblicato oggi un comunicato stampa in cui il gruppo accusa Israele di trattamento barbaro e brutale del popolo palestinese. "Come molti altri nel mondo, ci sentiamo impotenti di fronte a questo demonio implacabile. E il disumano attacco di oggi e la minacciata invasione di Gaza è più del solito. Ma quando il governo di Israele pubblicamente ha minacciato di chiudere tutte le comunicazioni e la rete internet dentro e fuori Gaza, ha passato il limite. Noi siamo Anonymous e nessuno chiuderà internet sotto i nostri occhi. All'IDF e al governo israeliano diamo un solo avvertimento. Al popolo di Gaza e dei 'Territori Occupati' diciamo: siamo al vostro fianco nella lotta".

domenica 21 ottobre 2012

Estelle, forti proteste per arrembaggio israeliano

Nena-News

La nave, dopo l'assalto delle forze militari israeliane, è stata portata ad Ashdod assieme ai passeggeri che denunciano abusi e negano che tutto si sia svolto senza violenza

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Una immagine notturna della "Estelle" nel porto di Ashdod (foto Tsafrir Abayov/Flash90)

Gerusalemme, 21 ottobre 2012, Nena News - Per il premier israeliano Benyamin Netanyahu, la missione per Gaza della nave pacifista "Estelle" della Freedom Flotilla, sarebbe stata solo una «provocazione». Non la pensano allo stesso modo migliaia di sostenitori della nuova iniziativa contro il blocco della Striscia di Gaza che si preparano ad organizzare manifestazioni di protesta contro l'arrembaggio avvenuto in acque internazionali della "Estelle" attuato ieri dai commando israeliani e raduni in diverse città europee.

giovedì 14 giugno 2012

Fplp: accordo tra Vaticano e Israele annulla diritti palestinesi

italian.irib.ir

vaticano-israeleTERRITORI OCCUPATI-Dal Comitato centrale del Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp), Kaiyd al-Gul, responsabile per Gaza, chiede al Vaticano di fermarsi e non firmare l’accordo economico con Israele.

“Farlo vorrebbe dire porre fine ai diritti del popolo palestinese – ha affermato al-Gul -, sottoscrivere un accordo con il governo d’occupazione israeliano equivarrebbe al riconoscimento dello stato d’occupazione su al-Quds vanificandone il significato storico-confessionale per cristiani e musulmani”. Lo ha riferito l’agenzia Infopal. “La gravità del fatto è anche rappresentata dalla possibilità che altri enti religiosi possano seguire le orme del Vaticano. La sovranità israeliana su Gerusalemme è illegale e un simile accordo annullerebbe il decennale e interminabile lavoro della comunità internazionale che giuridicamente considera Gerusalemme città sotto occupazione. “Così scegliendo il Vaticano contraddice le convenzioni internazionali, quella di Ginevra, e conferisce a Israele la libertà di continuare a violare qualunque accordo bilaterale raggiunto in passato con la parte palestinese”.

Fonte: italian.irib.ir 13 Giugno 2012

mercoledì 2 novembre 2011

Di nuovo in rotta verso Gaza

freedom flotilla A quattro mesi dal blocco delle navi della Freedom Flotilla 2 nei porti greci, altre due navi tentano di rompere il blocco criminale della Striscia di Gaza, nell’ambito della campagna non violenta Freedom Waves to Gaza.

Qui intendo rilanciare l’appello all’azione e al sostegno di questa iniziativa lanciato da Jewish Voice for Peace. E’ un appello rivolto, in prima battuta, ai cittadini Usa, ciò non toglie che anche per noi può essere un esercizio interessante inviare una email al Presidente Obama o telefonare all’ufficio di Hillary Clinton per chiedere, una buona volta, che si ponga fine alla punizione collettiva che, per i soliti motivi di “sicurezza”, umilia e punisce in modo immorale una popolazione di 1,6 milioni di persone.

Imbarcazioni in navigazione per rompere il blocco di Gaza, adesso

Questa notizia si sta diffondendo: in questo momento, due imbarcazioni si trovano in acque internazionali nel Mediterraneo dirette verso Gaza. Una barca, l’irlandese Saoirse, comprende tra i suoi passeggeri alcuni parlamentari. L'altra, il Tahrir, trasporta rappresentanti di Canada, Stati Uniti, Australia e Palestina.

Il rappresentante degli Stati Uniti sul Tahrir, Kit Kittredge, è stata un passeggero sull’imbarcazione Usa diretta a Gaza, la Audacity of Hope. Sul Tahrir è presente anche un giornalista di Democracy Now. Le organizzazioni della società civile a Gaza aspettano il loro arrivo, e attendono con impazienza la consegna delle lettere raccolte da migliaia di sostenitori negli Stati Uniti nella campagna To Gaza with Love.

Ci sono stati tre tentativi soltanto nell'ultimo anno e mezzo per rompere l'assedio di Gaza. Il mondo conosce l'esito terribile di quello del maggio 2010. All'inizio di questa estate, Jewish Voice for Peace ha atteso insieme a tutti gli altri che la barca Usa per Gaza iniziasse la navigazione, con molti dei nostri membri a bordo. E siamo rimasti costernati come tutti gli altri quando le imbarcazioni sono state fatte tornare indietro dalla Grecia su ordine di Israele e degli Stati Uniti. Ma sapevamo che il movimento avrebbe continuato, e oggi lo ha fatto!

Per favore, restate collegati in attesa del risultato di questa importante missione per i diritti umani.

Abbiamo bisogno del vostro aiuto per rendere questa missione un successo. Per favore mettete in atto immediatamente queste azioni.

Verificate gli aggiornamenti: www.ustogaza.org, www.tahrir.ca e guardate o ascoltate Democracy Now per la copertura dal Tahrir.

Chiamate il Dipartimento di Stato:
Segretario di Stato Hillary Clinton 202-647-5291
Ambasciatore USA in Israele Daniel Shapiro 011-972-3-519-7575
Ufficio per gli Affari Israeliani / Palestinesi Paul Sutphin 202-647-3672
Ufficio per gli Affari consolari Kim Richter 202-647-8308

e il Presidente Obama: 202-456-1414 oppure inviategli una email da qui

Argomenti per telefonate / email:
Gaza è sotto assedio dalla metà del 2006, privando della libertà e dei diritti umani fondamentali 1,6 milioni di persone. Sebbene l'assedio sia stato condannato dalle Nazioni Unite, dalla Croce Rossa, e da molti governi nazionali, poco è stato fatto per alleviare le sofferenze di questi civili. La società civile ha dovuto agire laddove i governi non hanno voluto. Due navi con 27 passeggeri provenienti da 5 paesi sono in navigazione verso Gaza per affrontare il blocco navale israeliano, e per portare forniture mediche e lettere di sostegno.

Come Americani, che danno 3 miliardi di dollari in aiuti militari ad Israele ogni anno, chiediamo che il nostro governo richieda con fermezza ad Israele di consentire il passaggio sicuro delle navi e di porre fine al blocco illegale di Gaza. Vi sono molte alternative per Israele per garantire la sua sicurezza senza sottoporre 1,6 milioni di persone a una punizione collettiva.

Per favore diffondete il più possibile queste notizie.

Per la Libertà,
Rebecca Vilkomerson, Direttore esecutivo di Jewish Voice for Peace

Fonte: Palestina Libera! 2 Novembre 2011

martedì 27 ottobre 2009

ISRAELE RAZIONA L’ACQUA AI PALESTINESI

COMUNICATO STAMPA AMNESTY INTERNATIONAL 
CS131-2009
ISRAELE-TERRITORI PALESTINESI OCCUPATI: ISRAELE RAZIONA L’ACQUA AI PALESTINESI

amnesty-palestina Amnesty International ha accusato oggi, martedi’ 27 ottobre, Israele di negare ai palestinesi il diritto a un adeguato accesso all’acqua, mantenendo il controllo totale delle risorse idriche comuni e mettendo in atto politiche discriminatorie, concepite per limitare la disponibilita’ di acqua e impedire lo sviluppo di infrastrutture idriche operative nei Territori palestinesi occupati.


‘Israele consente ai palestinesi di accedere solamente a una piccola parte delle risorse idriche comuni, che si trovano per la maggior parte nella Cisgiordania occupata, dove invece gli insediamenti illegali dei coloni ricevono forniture praticamente illimitate. A Gaza il blocco israeliano ha reso peggiore una situazione che era gia’ terribile’ - ha dichiarato
Donatella Rovera, ricercatrice di Amnesty International su Israele e i Territori palestinesi occupati.

In un nuovo approfondito rapporto, Amnesty International mostra fino a che punto le politiche e le pratiche israeliane negano ai palestinesi il loro diritto all’accesso all’acqua. Israele utilizza piu’ dell’80 per cento dell’acqua della falda montana, la maggiore riserva idrica del sottosuolo
dell’area, e limita l’accesso dei palestinesi al solo 20 per cento. La falda montana e’ l’unica risorsa per i palestinesi della Cisgiordania, mentre e’ solo una delle tante a disposizione d’Israele, che tiene per se’ tutta l’acqua disponibile del fiume Giordano.

Mentre il consumo giornaliero di acqua dei palestinesi raggiunge a malapena i 70 litri a persona, quello degli israeliani e’ superiore a 300 litri, quattro volte di piu’. In alcune aree rurali i palestinesi sopravvivono con solamente 20 litri al giorno, la quantita’ minima
raccomandata per uso domestico in situazioni di emergenza. Da 180.000 a 200.000 palestinesi che vivono in comunita’ rurali non hanno accesso all’acqua corrente e l’esercito israeliano spesso impedisce loro anche di raccogliere quella piovana. Al contrario, i coloni israeliani, che vivono in Cisgiordania in violazione del diritto internazionale, hanno fattorie
con irrigazioni intensive, giardini ben curati e piscine: 450.000 coloni israeliani utilizzano la stessa, se non una maggiore quantita’ d’acqua, rispetto a 2.300.000 palestinesi.

Nella Striscia di Gaza, il 90-95 per cento dell’acqua dell’unica risorsa idrica presente, la falda acquifera costiera, e’ contaminato e inutilizzabile per uso domestico. Inoltre, Israele non permette il trasferimento di acqua della falda acquifera montana della Cisgiordania verso Gaza. I rigorosi divieti, imposti negli ultimi anni da Israele all’ingresso a Gaza di materiali e apparecchiature necessari per lo sviluppo e la riparazione di infrastrutture, hanno causato un ulteriore deterioramento dell’acqua e della situazione sanitaria, che a Gaza ha raggiunto un livello drammatico.

Per far fronte alla carenza d’acqua e alla mancanza di impianti di distribuzione, molti palestinesi sono costretti ad acquistare acqua dalle cisterne mobili, spesso di dubbia qualita’ e a un prezzo maggiore. Altri ricorrono a varie misure per risparmiarla, pericolose per la salute loro e delle loro famiglie e che ostacolano lo sviluppo socio-economico.

‘In oltre 40 anni di occupazione, i divieti imposti da Israele all’accesso all’acqua dei palestinesi hanno impedito lo sviluppo di infrastrutture e di servizi idrici nei Territori palestinesi occupati, negando cosi’ a centinaia di migliaia di persone il diritto di vivere una vita normale, di
avere cibo a sufficienza, una casa, la salute e sviluppo economico’ - ha dichiarato Donatella Rovera.

Israele si e’ appropriato di vaste aree delle terre palestinesi ricche di acqua, occupandole e vietando l’accesso ai palestinesi. Ha inoltre imposto un complesso sistema di permessi che i palestinesi devono ottenere dalle forze armate e da altre autorita’ israeliane per portare avanti progetti idrici nei Territori palestinesi occupati. Tali richieste sono spesso
rifiutate o subiscono lunghi rinvii. I divieti imposti da Israele al movimento di persone e beni inaspriscono ulteriormente le difficolta’ che
i palestinesi devono affrontare quando cercano di portare a termine progetti idrici e sanitari o anche solo quando vogliono distribuire piccole quantita’ di acqua.

Il fatto che le cisterne siano costrette ad allungare il percorso per evitare i posti di blocco dell’esercito israeliano e le strade vietate ai palestinesi, determina un eccessivo aumento del prezzo dell’acqua. Nelle zone rurali, i contadini palestinesi lottano quotidianamente per
procurarsi abbastanza acqua per i loro bisogni primari, in quanto l’esercito israeliano spesso distrugge o confisca le cisterne per la raccolta dell’acqua piovana destinata all’irrigazione. Invece, nei vicini insediamenti israeliani, gli impianti irrigano i campi sotto il sole di
mezzogiorno, quando buona parte dell’acqua si perde evaporando persino prima di raggiungere il suolo.

In alcuni villaggi palestinesi, poiche’ non hanno accesso all’acqua, i contadini non riescono a coltivare la terra ne’ a produrre piccole quantita’ di cibo per il loro sostentamento o come mangime per gli animali e sono quindi costretti a ridurre la quantita’ dei capi bestiame.

‘L’acqua e’ un bene e un diritto fondamentale ma avere una quantita’ d’acqua anche minima e di cattiva qualita’ e’ diventato un lusso che molti palestinesi possono a malapena permettersi’ - ha commentato Rovera. ‘Israele deve porre fine alle sue politiche discriminatorie, abolire immediatamente tutti i divieti che impone ai palestinesi per l’accesso
all’acqua, assumersi la responsabilita’ di affrontare i problemi che ha creato e accordare ai palestinesi un’equa ripartizione delle risorse idriche comuni’.

Ulteriori informazioni
Questo nuovo rapporto fa parte della campagna globale ‘Io pretendo dignita’’, lanciata da Amnesty International nel maggio di quest’anno per chiedere la fine delle violazioni dei diritti umani che creano e acuiscono la poverta’. La campagna sta mobilitando persone di ogni parte del mondo per pretendere che i governi e le aziende ascoltino la voce di coloro che vivono in poverta’ e rispettino i loro diritti.

Roma, 27 ottobre 2009
Il rapporto Israel/Occupied Palestinian Territories: Demand Dignity:
Troubled waters - Palestinians denied fair access to water e’ disponibile
all’indirizzo:
http://www.amnesty.org/en/news-and-updates/report/israel-rations-palestinians-trickle-water-20091027

Appello rivolto al governo israeliano e all’autorita’ palestinese e’
disponibile al seguente indirizzo:
http://www.amnesty.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/2723

Visita la community http://www.iopretendodignita.it dedicata ai temi della
campagna ‘Io pretendo dignita’’

Fonte: Amnesty International