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sabato 12 gennaio 2013

Iperliberismo, vera causa del declino economico dell’Unione europea

Uno studio realizzato per conto della Commissione Ue rivela il divario economico crescente tra gli Stati membri, provocato dalle misure di vera e propria macelleria sociale richieste dalla troika

di Andrea Perrone
Rinascita

homeless

La Commissione europea lancia l’allarme: I popoli europei sono sempre più poveri e cresce il divario economico tra gli Stati membri dell’Ue. La crisi economica, che ha evidenziato come la distruzione dei diritti sociali di milioni di persone, sta contribuendo ad una povertà crescente e ad un divario tra gli Stati membri, come hanno confermato i Soloni europei.

I più colpiti sono i giovani, le donne e le madri disoccupate dei singoli Stati membri prevalentemente situati a est e a sud dell’Unione. “La maggior parte dei sistemi assistenziali ha perso la capacità di proteggere i redditi delle famiglie dagli effetti della crisi”, ha commentato il commissario Ue all’Occupazione Laszlo Andor ai giornalisti presenti a Bruxelles. Una verità inoppugnabile provocata dalle scelte della stessa Commissione Ue e dai diktat della Bce, che insieme al Fondo monetario internazionale hanno imposto misure da vera e propria macelleria sociale ai Paesi in crisi in cambio di prestiti a tassi d’usura. Ma questo il commissario europeo non ha avuto il coraggio di denunciare, preferendo rimanere nel vago, piuttosto ha chiesto l’adozione di misure contro la disoccupazione e a favore dei non abbienti, il cui numero è ormai in crescita esponenziale.

mercoledì 2 maggio 2012

I disoccupati nel 2012 saranno 200 milioni

Da coriintempesta

unemploymentdi: Patrick Martin

L’Organizzazione Internazionale del Lavoro, nel suo rapporto annuale sulla situazione del mercato del lavoro nel mondo,  rilasciato lunedi, prevede che saranno oltre 200 milioni i  disoccupati nel 2012. L’agenzia delle Nazioni Unite ha stimato che sono stati 50 milioni i posti di lavoro spazzati via dalla crisi finanziaria del 2008, prevedendo poi nessun tipo di ripresa, per almeno altri cinque anni in tutto il mondo, per quanto riguarda l’occupazione e i redditi.

Il World of Work Report 2012 prevede un tasso globale di disoccupazione del 6,1 per cento nel 2012, con un aumento della disoccupazione totale nel mondo da 196 milioni nel 2011 a 202 milioni nel 2012.

venerdì 13 aprile 2012

UNICREDIT: ADDIO ALL’EURO. DISOCCUPAZIONE E DEBITO PUBBLICO ALLE STELLE

di Gianni Lannes
Su la testa!

unicreditE’ prossima la fine dell’euro? L’Italia potrebbe presto rispolverare le lire? Non è un’ipotesi fantascientifica o catastrofista. A certificare l’elevato rischio del crac, nero su bianco, è un rapporto della seconda banca italiana consegnato il 4 gennaio 2012 alla Consob. L’analisi emerge da un documento ufficiale: il prospettivo informativo che ha fissato il prezzo dell’aumento di capitale a 7,5 miliardi.

«Le preoccupazioni relative all’aggravarsi della situazione del debito sovrano dei paesi dell’area euro potrebbero portare alla reintroduzione, in uno o più paesi di valute nazionali o, in circostanze particolarmente gravi, all’abbandono dell’euro» si legge nel report. Inoltre, da pagina 66 in poi: «L’uscita o il rischio di uscita dell’euro da parte di uno o più paesi dell’area euro e/o l’abbandono dell’euro quale moneta, potrebbero avere effetti negativi rilevanti sia sui rapporti contrattuali in essere, sia sull’adempimento delle obbligazioni da parte del Gruppo UniCredit e/o dei clienti del Gruppo UniCredit, con conseguenti effetti negativi rilevanti sull’attività e sui risultati operativi e sulla situazione economica, patrimoniale e/o finanziaria del Gruppo UniCredit».

È la prima volta che un atto ufficiale di una potente banca italiana parla di una tale ipotesi decidendo di mettere in guardia i risparmiatori anche da una possibile dissoluzione della moneta unica. UniCredit poi lo fa proprio nel momento in cui ha chiesto denaro ai propri azionisti. L’Istituto bancario vale oggi la metà di quanto capitalizzava a fine ottobre 2011. Il valore della banca si aggira attualmente attorno a 8,6 miliardi. I tempi in cui l’UniCredit in Borsa valeva circa 100 miliardi (primavera 2007), sembrano appartenere ad un’epoca remota.