di Bill Van Auken
Global Research
World Socialist Web Site
L'amministrazione Obama si appresta ad espandere il suo intervento nello Yemen, ponendo unità militari USA sotto il controllo della CIA, per facilitare l'aumento di attacchi drone e le uccisioni degli squadroni della morte.
Citando alcuni anonimi funzionari di governo, il Wall Street Journal ha riferito lunedì che l'amministrazione ha risposto al presunto attentato con una bomba via posta aerea, rafforzando la sua considerazione di "opzioni militari" all'interno dello Yemen.
Secondo il rapporto, questi piani includerebbero l'immissione di "squadroni scelti di cacciatori-killer statunitensi che agiscono segretamente nel paese sotto l'autorità della CIA." Il Journal ha aggiunto, "La Casa Bianca sta già valutando l'aggiunta di droni armati CIA all'arsenale contro i militanti nello Yemen, riproducendo la campagna dell'Agenzia contro il Pakistan."
Lo scopo dell'intervento statunitense nello Yemen (ora ampiamente condotto dalle forze militari statunitensi per operazioni speciali) sotto il comando della CIA, afferma il rapporto, sarebbe quello di "snellire il processo decisionale degli Stati Uniti, dando alla Casa Bianca un controllo più diretto sulle operazioni quotidiane."
Ciò significa in pratica che, rendere l'intervento nello Yemen sempre più un'operazione della CIA consentirebbe all'amministrazione Obama di mantenere ancora più segreta la sua escalation su un altro fronte nella "guerra globale al terrorismo". Sarebbe in grado di operare con una minore supervisione del Congresso, nascondendo le sue azioni al popolo americano.
Cosa altrettanto importante, porre l'operazione sotto il comando dell'Agenzia di spionaggio USA eluderebbe la necessità di un'approvazione esplicita del governo dello Yemen. Anche se tale autorizzazione è richiesta per il dispiegamento delle forze armate statunitensi, al di fuori di una vera e propria guerra, il carattere occulto delle attività della CIA fornirebbe sia a Washington che al regime corrotto e autocratico del Presidente Ali Abdullah Saleh la possibilità di "smentire"
L'ostilità popolare dello Yemen alle operazioni degli Stati Uniti è travolgente, e ha costretto Saleh a dichiarare pubblicamente la sua opposizione all'intervento militare straniero e a negare l'autorizzazione per alcuni attacchi missilistici degli Stati Uniti.
Washington mira a creare un accordo simile a quello creato con il governo in Pakistan, che ha tacitamente accettato attacchi missilistici drone — permettendo alle forze statunitensi di operare dal territorio pakistano — mentre li condannava pubblicamente.
L'amministrazione Obama ha ordinato un aumento degli attacchi Usa in Yemen dopo il fallito attentato terroristico del giorno di Natale, su un jet passeggeri degli Stati Uniti a Detroit, lo scorso dicembre. Ora invoca la segnalazione della scoperta di esplosivi all'interno di pacchetti inviati dallo Yemen a bordo di vettori aerei internazionali, per giustificare un'ulteriore escalation.
Di entrambi i presunti complotti è stata accusata pubblicamente una base in Yemen del gruppo Al Qaeda della penisola arabica. Eppure entrambi sono circondati da interrogativi senza risposta e anomalie.
Nell'ultimo incidente di Natale, allo studente nigeriano Umar Farouk Abdulmutallab è stato consentito di salire a bordo del volo degli Stati Uniti anche dopo che era stato segnalato alla CIA da suo padre, ben noto all'Agenzia, che ha avvertito che suo figlio stava lavorando con elementi di Al Qaeda in Yemen e costituiva una minaccia. Intercettazioni di comunicazioni di Al Qaeda dallo Yemen includevano la discussione sull'utilizzo di un nigeriano denominato "Umar Farouk" per un'imminente operazione e indicavano il 25 dicembre come data prevista per l'attacco.
Successivamente, il sottosegretario del Dipartimento di Stato Patrick F. Kennedy ammise, nel corso di un'audizione al Congresso, che le autorità statunitensi non avevano revocato il visto di Abdulmutallab perché questo avrebbe potuto interferire con una più ampia operazione di intelligence in corso.
Nell'incidente più recente, al quale è stata data un'ampia copertura dai media americani, i dispositivi inviati dallo Yemen furono inizialmente descritti come grezzi e amatoriali, per essere poi, solo più tardi, definiti "altamente sofisticati." Mentre apparentemente erano progettati per esplodere in aria, i pacchetti erano indirizzati a sinagoghe di Chicago, cosa che, provenendo dallo Yemen, era equivalente a sollevare una bandiera rossa per gli agenti di sicurezza.
Ciò che viene suggerito in entrambi i casi, è che questi presunti tentativi terroristici erano organizzati o autorizzati a svolgersi per promuovere sia gli obiettivi di Washington che di un altro regime nella regione. Israele e l'Arabia Saudita, ciascuno per i propri scopi, vogliono vedere un maggiore intervento militare statunitense nello Yemen.
In termini di interessi strategici americani, l'importanza dello Yemen risiede nella sua geografia, confinando sia con l'Arabia Saudita, l'esportatore di petrolio numero uno, che con lo stretto di Bab-al-Mandab, attraverso il quale passano ogni giorno tre milioni di barili di petrolio del Medio Oriente, collegato all'Europa attraverso il canale di Suez.
Per proteggere gli interessi degli Stati Uniti, Washington si è allineato con uno dei regimi più reazionari nella regione. Ampiamente odiato dal popolo Yemenita, il governo del Presidente Saleh conduce una guerra nel nord del paese contro le tribù di sciiti dissidenti in cui migliaia di civili sono stati uccisi e oltre 130.000 scacciati dalle loro case. L'Arabia Saudita, che ha sostenuto la campagna militare con attacchi aerei e finanziamenti, si è unito a Saleh nel fare affermazioni infondate secondo cui l'Iran è in qualche modo dietro la rivolta sciita.
Nel sud del paese, il governo sta conducendo una campagna altrettanto repressiva contro un movimento secessionista. Fino al 1990, lo Yemen era diviso in due paesi, con il Sud che godeva del sostegno di Mosca. Con il movimento della burocrazia stalinista per sciogliere l'Unione Sovietica, questo supporto è terminato, portando all'unificazione. La spietata repressione del governo Saleh delle proteste contro il licenziamento di funzionari governativi del sud e il personale militare ed altre forme di discriminazione regionale hanno provocato un'insurrezione armata.
È in gran parte per garantire il supporto per queste campagne repressive che Saleh ha collaborato con la "guerra al terrorismo" degli Stati Uniti, contro gli elementi islamici con cui il Presidente era precedentemente alleato. Il governo yemenita ha invocato il terrorismo come una giustificazione per la soppressione di tutte le opposizioni, con la reclusione, la tortura e la scomparsa di dissidenti politici, giornalisti, avvocati e sostenitori dei diritti umani.
Quando i lavoratori della raffineria di petrolio hanno scioperato il mese scorso per protestare su salari e condizioni di lavoro, quasi 50 di loro sono stati arrestati dalle truppe e sbattuti nella prigione di al-Qatta'a.
Violenti disordini sono alimentati dalla disperata povertà del paese. Quasi la metà della popolazione vive con meno di 2 dollari al giorno, mentre un quarto soffre di fame cronica.
A provocare opposizione e generare supporto per Al Qaeda nella Penisola Arabica è anche l'intervento USA nel paese. Centinaia di truppe per operazioni speciali degli Stati Uniti e operatori di intelligence sono schierati nello Yemen, per svolgere missioni omicide e formazione delle forze di sicurezza yemenita.
Gli attacchi missilistici americani, che apparentemente sono ora in aumento, hanno suscitato indignazione pubblica. Nel peggiore di questi, 41 civili, 14 donne e 21 dei loro figli, sono stati abbattuti il 17 dicembre scorso. Un missile Tomahawk della Marina degli Stati Uniti che trasportava bombe a grappolo ha sventrato le case delle vittime nel distretto meridionale di Abyan.
E' stato riferito che un successivo attacco missilistico drone, rivolto ad un presunto membro di Al Qaeda nella provincia di Marib nel maggio scorso, ha invece ucciso il vice governatore della provincia, lo sceicco Jaber al-Shabwani, e membri della sua famiglia, spingendo i membri della sua tribù di attaccare un oleodotto gestito dal governo.
In una dichiarazione rilasciata allo Yemen Observer giovedì scorso, lo sceicco Ibrahim al-Shabwani, fratello del vice governatore ucciso durante l'attacco drone Usa, ha riferito che i droni americani ora volano giornalmente sulla provincia di Marib.
"I droni sorvolano Marib ogni 24 ore e non c'è un giorno che passa che non li vediamo su Wadi Abida," ha detto al-Shabwani. "A volte volano a quote più basse, mentre in altri momenti volano ad una quota più elevata. C'è un'atmosfera di sospetto a causa della presenza di droni degli Stati Uniti e della paura che essi potrebbero colpire in qualsiasi momento."
Il New York Times lunedì ha citato anonimi funzionari statunitensi, secondo cui il gruppo di Al Qaeda in Yemen "potrebbe comportare la minaccia più immediata al suolo americano". Tali affermazioni sono il probabile precursore di un grande attacco militare degli Stati Uniti.
Da parte sua, la pagina editoriale del Wall Street Journal ha ripetuto le accuse al terrorismo yemenita per giustificare l'intenzione dichiarata dell'amministrazione Obama di effettuare l'"uccisione mirata" di un cittadino, Anwar al Awlaki.
Senza presentare alcun elemento di prova, l'amministrazione ha accusato il religioso musulmano nato nel New Mexico di coinvolgimento in trame terroristiche e ha ordinato la sua uccisione. E' la prima volta nella storia che il governo chiede pubblicamente l'assassinio di uno dei suoi cittadini.
L'editoriale del Journal ha denunciato una causa promossa dalla famiglia dell'uomo e dall'American Civil Liberties Union, che contesta il diritto di Obama di agire come giudice, giuria e boia, senza presentare eventuali oneri, tanto meno consentendo una difesa, per l'uomo che egli ha ordinato di uccidere. L'amministrazione di Obama ha insistito sul fatto che l'autorizzazione ad usare la forza militare approvata dal Congresso sulla scia degli attentati terroristici 2001 gli dà il diritto di uccidere sommariamente chiunque egli ritenga un terrorista, compresi i cittadini degli Stati Uniti.
Il tentativo di "contrastare questi attacchi in una causa legale potrebbe provocare l'uccisione di americani," avverte il Journal, ignorando il fatto ovvio che non riuscire a contrastare, certamente provocherà la morte di almeno un americano e potenzialmente di molti altri che dovessero entrare in collisione con Washington.
L'editoriale sostiene inoltre che la paura del terrorismo più recente "sottolinea quanto sia importante che l'intelligence americana sia in grado di intercettare conversazioni email e telefoniche" senza dover ottenere un mandato.
Fonte: Global Research 2 Novembre 2010
Traduzione: Dakota Jones
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