giovedì 16 febbraio 2012

Il futuro dell'Europa è già scritto, basta saperlo leggere

Quinto Potere

Se la vostra casa stesse bruciando e qualcuno si avvicinasse a voi sussurrandovi che il dramma a cui state assistendo non è niente in confronto alla perdita del vostro intero patrimonio da qui ai prossimi quattro anni, come reagireste?

La crisi del debito che ha colpito l'Eurozona non è affatto un evento imprevedibile, un fulmine a ciel sereno o un evento fortuito . Se ne discute pubblicamente dagli inizi del 2008, ovvero appena dopo l'esplosione della bolla speculativa americana dei mutui subprime. A parlarne allora è stato, tra gli altri, l'ex ministro dell'economia Giulio Tremonti il quale, proprio in questi giorni, ha pubblicato l'ennesimo libro profetico (di cui accenneremo in seguito). Tralasciando il giudizio sul politico ed il personaggio pubblico, l'aspetto più sorprendente è la precisione chirurgica con cui Tremonti disegna il quadro internazionale attuale con ben 4 anni di anticipo e, per la precisione, proprio alla vigilia di quella che sarebbe poi divenuta la più grande crisi finanziaria della storia dopo la crisi del 1929.

E' quantomeno curioso che nel bel mezzo dello scandalo dei derivati e della finanza creativa, il primo pensiero di Giulio Tremonti fosse rivolto non tanto agli aspetti contigenti, quanto ai risvolti futuri. Si potrebbe obiettare che Tremonti sia un uomo dotato di una acuta visione storica, se non fosse che il libro del 2008 riveli e svisceri con dovizia di particolari scenari futuri, meglio di Nostradamus ed i Maya messi insieme. Libro, per inciso, il cui sottotitolo "la crisi che si avvicina" è un inequivocabile messaggio che prefigura l'avvento di un dramma ben più profondo di quello già grave in atto all'epoca. L'impossibilità nel comprendere la portata delle dichiarazioni di Tremonti in quel particolare contesto storico, è sintetizzata nella trasmissione finanziaria watchdog sul canale tematico Class Cnbc, dove la presentatrice in più occasioni cerca goffamente di riassumere il Tremonti-pensiero cadendo in una serie di storture, dovute essenzialmente all'ingenuo e spontaneo tentativo di ricollegare concetti ad ampio respiro del libro con fatti di cronaca di quel momento; un tentativo talmente inefficace da ridicolizzare quasi la professionalità della giornalista e suscitare in Tremonti atteggiamenti di profonda impazienza.

Illuminati_eyebeam

Proprio in concomitanza con la partecipazione alle varie trasmissioni televisive per pubblicizzare il libro (i cui ricavati sono stati devoluti interamente in beneficienza), l'ex ministro ha iniziato a sdoganare al grande pubblico l'esistenza di una lobby di potere universalmente riconosciuta con il nome di "illuminati" a cui appartenevano per l'Italia, sempre secondo l'ex ministro, Prodi, Ciampi Padoa Schioppa e Veltroni. Sembrava quasi di ascoltare David Icke, scrittore brittannico, famoso per le sue teorie cospiratorie sull'esistenza di un gruppo di pazzi alla ricerca del modo di ottenere il controllo totale sul mondo. Come mai Giulio Tremonti ha accusato pubblicamente gli illuminati di aver accelerato criminalmete il processo di globalizzazione, essendo lui stesso membro della potentissima congrega di tecnocrati del Bildenberg, club esclusivo di 130 partecipanti, che si riunisce una volta l'anno a porte chiuse per decidere, a quanto si dice, delle sorti del mondo? Citanto le sue stesse parole parole "gli illuminati hanno governato il mondo negli anni '90...". Essendo fermamente convinti che le parole abbiano un significato ben preciso non si può trascurare il tempo del verbo utilizzato: gli illuminati, ai quali appartiene per esplicita ammissione lo stesso Tremonti, evidentemente oggi non governano più o quanto meno non sono più un problema, pertanto è possibile parlarne, poiché qualsiasi reazione sarebbe ormai inefficace.

Tornando alle dichiarazioni del 2008 del giurista italiano, esistono due correnti di pensiero in contrasto tra loro: "E' un conflitto tra Londra, il luogo del mercato che non vuole l'Europa politica e Roma che è il simbolo della tradizione culturale, morale dell'Europa" che, prosegue Tremonti, "se vuole evitare il declino demografico, il declino economico, deve spostare il suo asse di interesse dai valori secondi dell'economia ai valori primi della morale e si incorcia con la grande questione delle radici giudaico cristiane. Chi è a favore delle radici giudaico cristiane ha un'idea politica dell'Europa, chi è contro ha un'idea commerciale dell'Europa". A proposito di radici, non più tardi del 26 Gennaio 2012 il Senato approva una mozione di maggioranza sulla politica europea dell’Italia, introducendo il riferimento alle radici giudaico-cristiane nella premessa del documento, oltre alle comuni radici culturali già indicate nel testo originale. Commenta tale posizione il Prof.Diotallevi dell'Università Roma Tre: "Il rischio che noi corriamo non è di un’identità economica, ma di un’identità laicistica fondata sul potere dello Stato. Ecco perché il richiamo delle radici giudaico-cristiane è importante: relativizzando la politica introduce l’unico meccanismo di correzione dello strapotere economico, che è il meccanismo del mercato, come insegna la Centesimus annus (ndr. Enciclica di Giovanni Paolo II). Per questo, nella Caritas in veritate Benedetto XVI dice che la governance deve essere poliarchica  (ndr. si riferisce alla separazione dei poteri economico/politico/religioso) e per questo a Westminster ha sottolineato l’importanza della convergenza tra le istituzioni della cultura politica britannica e la Dottrina sociale della Chiesa".

In altre parole, Tremonti stava dicendo la verità: esiste effettivamente un conflitto tra cultura politica britannica e Dottrina sociale della Chiesa e questo conflitto va ben oltre l'identità delle due istituzioni, rappresentando distintamente due scuole di pensiero e due visioni della società, con implicazioni dirette sulla vita di tutti noi cittadini. Solo per la cronaca, un anno dopo il discorso a Westminster e per la precisione il 30/12/2011 viene scritto un report in cui si preannuncia la morte del Papa entro un anno (ovvero entro il 30/11/2012).

Fonte: Quinto Potere 15 febbraio 2012

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