martedì 19 giugno 2012

Monti: che aspetta ad andarsene?

di Aldo Giannuli
aldogiannuli.it

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Rare volte, in politica, è stato possibile assistere ad un fallimento più pieno, palese e veloce di quello che sta accadendo al governo Monti.

Doveva essere il governo dei tecnici puri, insensibili alle ragioni politiche e si è dimostrato in tutto (non solo in economia, ma anche in materie come la giustizia o i diritti civili) un governo di destra. Doveva essere un governo dei “competenti”, la crema dell’intellighenzia manageriale, amministrativa, diplomatica e si sta dimostrando un governo di cialtroni incompetenti senza pari. Pensate alla figuraccia della Fornero sugli esodati che, per di più, anzicchè prendere il primo aereo per il Tibet, dove ritirarsi in solitaria  meditazione cercando di farsi dimenticare, si scaglia contro i dirigenti dell’Inps meditando di cacciarli perché hanno osato smentirla dati alla mano. Doveva essere il governo del risanamento dell’economia: lo spread è risalito poco sotto i 500 punti, la fracassata di tasse ha messo a terra famiglie e aziende inasprendo la recessione e, come beffa finale, l’aumento di 1 punto dell’Iva ha causato un introito complessivo di tasse inferiore di tre punti all’anno prossimo. Verrebbe da dire a Monti: ma dove hai studiato economia? Beninteso, non tutto è colpa sua ed, anzi, molto non è nella sua disponibilità: decidono i mercati finanziari qualsiasi cosa lui faccia, lo sappiamo. Ma lui ci mette del suo per peggiorare le cose, facendo l’esatto opposto di quanto andrebbe fatto. Come tecnico è solo una mezza cartuccia, ma come politico è una vera bestia.

In primo luogo, l’Italia è, insieme a Grecia, Portogallo, Spagna ed Irlanda, il principale bersaglio della speculazione finanziaria; questo avrebbe dovuto indurre il governo italiano a cercare una linea comunque con questi paesi per pesare rispetto all’Europa. Certo, la Spagna a novembre ha cambiato governo e la Grecia è in balia ad una ingovernabilità che dura da mesi. Ciò non di meno, l’Italia avrebbe dovuto cercare di farsi punto di riferimento dell’area mediterranea e trattare subito con la Francia un fronte comune nei confronti della Merkel. Niente di tutto questo: solo adesso una mezza intesa con Hollande. Vero è che Sarkozy non era meglio della Merkel e che Hollande è arrivato da poco più di un mese, ma anche qui occorreva avere una iniziativa verso gli Stati a prescindere dai governi.

In secondo luogo, la questione non va assolutamente posta in termini di “aiuti” dei paesi più forti (in sostanza la Germania) a quelli più poveri come se si trattasse di una elemosina, ma di un progetto comune e di una convenienza comune, offrendo contropartite politiche ed economiche precise.

In terzo luogo, sappiamo che la Merkel è una mediocrità collocata in un posto molto al di sopra delle sue capacità e della sua intelligenza (esattamente come accadeva a quel playboy da strapazzo di  Sarkozy) ma, ad essere sinceri, qualche ragione ce l’ha pure lei, povera donna: fra poco più di sei mesi deve affrontare elezioni difficilissime ed i tedeschi non vogliono sentir parlare di aiuti agli europei del club Med. Dunque, prima ancora che alla Merkel –la cui limitata velocità di comprensione è nota- occorre parlare ai tedeschi ai quali occorre spiegare che:

1-sin qui l’Euro ha molto avvantaggiato le esportazioni tedesche

2-non si tratta di aiuti ma di progetti e convenienze comuni come, ad esempio, allargare l’area della manifattura tedesca agli altri paesi europei con produzioni complementari o differenziate ma comunque inserite in un sistema industriale europeo da (ri)costruire

3- anche la Germania non sta messa bene come sembra, perché il suo debito vero non  è l’83% del pil ma il 105%, visto che si “dimenticano” sempre di considerare la cassa depositi e prestiti, senza della quale anche noi saremmo sotto il 100%

4-se anche l’euro dovesse saltare, sarebbe conveniente anche per la Germania mantenere una politica di cooperazione europea per non  essere spazzata via dalla crisi prima e dai processi di globalizzazione dopo

5- se l’Euro andasse a carte quarantotto, gli altri si spezzerebbero le ossa, ma anche i tedeschi non se la caverebbero mica con tre graffi: il conto sarebbe salatissimo anche per loro.

Ma bisogna anche saper accettare le ragioni dei tedeschi ed alcuni addebiti che ci fanno: Il direttore del Sole 24 Ore, Roberto Napoletano ha pubblicato un articolo che intimava “Schnell Frau Merkel” e lo ha messo anche in tedesco ed inglese sul sito del giornale on line: è arrivata una valanga di insulti da parte dei lettori tedeschi, però, tutto tutto sbagliato non era e dobbiamo riconoscere che gli insulti non erano tutti immeritati. Come si fa a dare loro torto quando scrivono che in questi anni i privati tedeschi hanno messo da parte una ricchezza pari al 125% del Pil mentre gli italiani, grazie all’evasione fiscale, hanno accumulato ricchezze pari al 175% del Pil? Come si fa a non accettare la lezione quando un lettore dice: ma non avete orgoglio voi europei del club Med? Insomma, qualcosa di cui vergognarci l’ abbiamo, non vi pare?

E, quindi è ragionevole intessere un dialogo in cui cercare di far valere le proprie ragioni ma anche accettare quelle degli altri. Dunque non vanno chieste elemosine, ma azioni comuni come la messa in comune di parte del debito, ma con precise garanzie reali, attraverso progetti di crescita comune che intreccino le aziende tedesche con quelle italiane o spagnole, regole precise di controllo bancario comune (e qui se spagnoli, francesi ed italiani hanno qualche mal di denti, la Commerzbank è in camera di rianimazione).

Certo questo dovrebbe essere fatto dai giornali italiani (un po’ come ha fatto il Sole 24 ore), dai partiti (a proposito: che fine ha fatto la Linke europea?) dai sindacati (a proposito che fanno i nullafacenti della Ces?) ecc, ma anche dal governo. Monti dovrebbe sapere che quando va ad un summit europeo e risponde alle domande dei giornalisti, parla non solo ai suoi colleghi capi di governo, ma anche all’opinione pubblica dei rispettivi paesi. Dunque, se si presenta con il cappello in mano facendo la figura dello straccione non è che disponga bene gli altri. Deve presentarsi con piani di crescita comune, di re-industrializzazione europea ecc. Ma come si fa ad affidarcisi ad uno come Monti che ha la vis comunicativa e la simpatia umana di un merluzzo surgelato?

Insomma direi che ormai il fallimento dell’esperimento dei “tecnici” non potrebbe essere più completo e che è il momento di trarne le dovute conseguenze. Quali? Votare ad ottobre.

Mi direte: “ma non è il momento, siamo in piena bufera finanziaria”. Verissimo, ma cosa vi fa pensare che in marzo saremo in piena bonaccia? Anzi, qui rischiamo una campagna elettorale di otto mesi, con un governo di nessuna rappresentatività e credibilità, per poi andare comunque a votare (con il conseguente inevitabile vuoto di potere) in marzo, quando magari ci sarà una tempesta ancora peggiore.

Non vi sembra il caso di darci un taglio?

Aldo Giannuli

Fonte: aldogiannuli.it 18 Giugno 2012

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