lunedì 28 maggio 2012

Germania ipocrita e opportunista

Fronte di Liberazione dai Banchieri

merkel-copia-1Gli interventi della Merkel mi richiamano il detto dei preti nostrani: fate quel che dico ma non fate quel che faccio…

Il richiamo continuo e ripetuto alla sacralità del pareggio di bilancio fino al suicidio italiota di inserire nella nostra bella Costituzione la costrizione del pareggio di bilancio mi ricorda i moniti dei nostri preti di campagna: fate quello che dico ma non fate quello che faccio. Quello che viene intimato agli altri non vale per la Germania. Agli altri paesi vengono imposti tagli allo stato sociale da un paese che ha un livello di assistenza sociale fra i più elevati di Europa. Ma allora da dove nasce questa richiesta di austerità per gli altri?

La Germania ha affrontato con Kohl uno dei più grossi indebitamenti della storia per la riunificazione della Germania dell’Est. Anche ammettendo che questo sforzo possa esser stato assorbito nel tempo, più recentemente la Germania è intervenuta con l’indebitamento pubblico a salvare le sue aziende, fra le quali quelle automobilistiche, pur continuando ad avere una notevole spesa sociale.

Da dove nasce allora questa voglia di bacchettare l’intervento pubblico degli altri paesi europei?

La favoletta di una sorta di complesso psicologico originale che renderebbe la Germania estremamente sensibile, fino alla schizofrenia, alla paura di innestare un processo inflattivo è troppo ripetuta dai cronisti e commentatori per essere vera. Di fatto la formula: “l’austerità uccide l’economia”, sta diventando patrimonio comune. Tanto che anche le destre la stanno facendo propria. Ci devono essere altre ragioni per un comportamento così ostinato.

Cominciamo col dire che la predica viene dalla parte sbagliata e che ci sono due aspetti che non sono stati presi in molta considerazione dalla narrativa economica.

Il primo è l’ipocrisia della proposta; il secondo, più subdolo, è che questa proposta politica viene fatta solo perché è nell’interesse della Germania.

Che cosa vuole salvare la Germania? Vuole salvare le banche tedesche.

I conti delle banche tedesche al netto dell’ondata dei derivati - stiamo parlando dei primi anni del 2000 - erano i conti peggiori fra le banche europee. La virtuosità tedesca era in vacanza sia in occasione del fallimento della Hypo Real Estate costata ai cittadini tedeschi 100 miliardi di euro nell’anno 2009 e con una successiva iniezione, altri 40 miliardi nell’anno successivo.

Ancora. Le banche regionali tedesche sono per la gran parte a maggioranza pubblica. Anche questo non è molto noto. Nell’anno 2009 l’ente di controllo e sorveglianza, il BaFin, calcolava un totale di 355 miliardi di euro a rischio di insolvenza del settore bancario pubblico. Lo ripeto: pubblico. Stiamo parlando di 15 fra le 20 maggiori banche della Germania. Non una rappresentanza periferica del settore bancario.

La Germania avrà anche i suoi conti a posto, avrà anche il vantaggio delle proprie esportazioni in eccedenza grazie alla contrazione delle esportazioni dei propri partner e concorrenti europei, ma se affondiamo l’analisi nei suoi bilanci possiamo avere delle sorprese. Forse i conti federali stanno in buone condizioni, ma quanta parte del deficit è nascosta nei bilanci delle banche a partecipazione pubblica?

Ma non basta. Tutta la politica tedesca nei confronti degli stati e per prima della Grecia è stata finalizzata al salvataggio del sistema bancario tedesco. In questa prospettiva è più leggibile il comportamento della Merkel. Per salvare il credito delle banche tedesche nei confronti del sistema paese Grecia è plausibile che la Cancelliera abbia fatto pagare il salvataggio (per ora) della Grecia con le risorse della banca centrale europea per salvare i crediti della banche pubbliche tedesche. Ipotesi che non sono in grado di quantificare perché nella letteratura e cronaca economica non ho trovato quanto credito greco ci sia nelle casse tedesche. Ma è una ipotesi che mi pare plausibile: far pagare a tutti il debito greco che altrimenti avrebbe dovuto essere pagato solo dalla perdite delle banche tedesche.A questa ondata di austerità si è accodato lo stesso partito democristiano tedesco, quello che ha realizzato nei decenni scorsi il piano sociale della Germania. Se facciamo un grossolano riferimento storico, dobbiamo ricordare che sono state le misure eccessivamente punitive di Versailles (1919) contro la Germania a portare al decennio di Weimar con l’epilogo che conosciamo sulla nostra pelle.

La perdita di sovranità del popolo, in Grecia come in Italia, con la formula del tecnicismo e del governo dei tecnici è una soluzione che ha portato a governi di destra. I tecnici in economia non esistono. Si fanno chiamare tecnici, ma sono dei politici che con la definizione di tecnici possono meglio realizzare il programma politico.

Il fatto grave è che anche la nostra sinistra, come il partito democristiano tedesco, si sta allineando alla formula dell’austerità. Dire che la crisi è strutturale può servire solo da alibi per giustificare la propria inettitudine a mettere in moto gli strumenti di ripresa economica. Ma se non riparte l’economia, qualsiasi contrazione di spesa potrà solo spostare nel tempo il nostro collasso.

Tutto il resto è chiacchiera.

Fonte: Marx21 - Scritto da: Mariano Leone

Fronte di Liberazione dai Banchieri 27 Maggio 2012

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