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venerdì 22 marzo 2013

Orlov a Cipro: Putin può invertire 300 anni di errori russi nel Mediterraneo

Bollettino Aurora
John Helmer, Mosca 20 marzo 2013

Cyprus bank

Gli Stati Uniti, la Germania, la Turchia e gli alleati della NATO pensano di avere quasi tutte le munizioni necessarie per produrre un cambio di regime in Siria, come avevano fatto in Libia. Ma  non sembrano avere i 5miliardi di euro richiesti per compiere il trucco a Cipro, dopo che il regime  è stato modificato dai ciprioti stessi, che avevano votato il partito al potere un mese fa. La mossa per raccogliere questo denaro dai depositanti russi e dalle altre banche di Cipro, appariva una scommessa sicura a Bruxelles, perché i russi apparentemente più influenti, come il Primo Viceprimo Ministro Igor Shuvalov e il ministro delle Finanze Anton Siluanov, avevano segnalato la loro volontà di andare avanti. Ma Shuvalov e Siluanov sono impiegati, non contano politicamente. Il russo che conta oggi, si vede presentare dall’alleanza occidentale la possibilità di effettuare un potente cambiamento strategico nel Mediterraneo, a un costo minimo e con poco rischio. E’ una lezione sul maggiore valore del denaro sulle armi, nella grande strategia. E’ anche un cambiamento che le potenze occidentali e l’impero ottomano hanno contrastato per tre secoli. Ci sono riusciti con l’imperatrice Caterina II e la flotta del conte Aleksej Orlov nel 1770, che vinse la battaglia di Chesme*, tradendo poi la rivolta di Daskalogiannis (Ioannis Vlachos) contro i Turchi a Creta e, in ultima analisi, perdendo la guerra nel Mediterraneo. Gli alleati ci riuscirono con Stalin tra il 1945 e il 1949 perché le sue priorità erano più a nord. Nel 1974 la NATO incoraggiò e sostenne l’occupazione turca della parte settentrionale di Cipro, perché il Politburo di Leonid Breznev [1] non era in grado di risolvere le proprie differenze interne, per paura di offendere la Turchia, compiendo errori di valutazione d’intelligence uno dopo l’altro.

Il modo in cui viene raccontata questa vicenda della storia greca, gli elleni la ricordano, e ricordano abbastanza spesso, che nei momenti più atroci, le promesse di aiuto russo contro gli infedeli non si materializzarono. C’è anche una parola russa per questo tradimento greco. L’incapacità di arrivare in tempo a Creta per evitare le sanguinose rappresaglie turche del 1770, è conosciuto in greco con il nome di Orlov. Vediamo quanto di meglio Putin potrebbe fare: i neo-ottomani gli hanno presentato l’opportunità di contrattaccare e vincere. Ma quali sono i concreti interessi russi ora in gioco, e sono grandi abbastanza per puntare su una grande strategia che sparigli il quadro?

I media russi sono stati insolitamente lenti nel valutare le notizie da Cipro, e il Cremlino è stato insolitamente silenzioso. Quest’ultimo aspetto spiega il primo [2]. Il primo ministro Dmitrij Medvedev non ha permesso di far passare respiro sul tema, fino da quando Putin ha espresso [3] la sua condanna, l’unico capo di governo o di Stato a farlo in tutto il mondo. Dopo l’incontro con il Consiglio della Vnesheconombank (VEB) Medvedev ha detto: “Sembra che si confisca il denaro altrui. Non so a chi sia venuta questa idea, ma si tratta di questo, come sembra. Purtroppo, conoscevamo questa pratica durante l’epoca sovietica, quando il denaro veniva scambiato con un coefficiente e non totalmente restituito alle persone. Ma Cipro è un Paese con un’economia di mercato e si suppone che sia membro dell’Unione europea. Naturalmente, dovremo trarre alcune conclusioni da ciò, perché abbiamo le nostre relazioni con Cipro e continueremo le consultazioni.  Ma dovremo apportare alcune modifiche alla nostra posizione, anche nella consapevolezza che, in generale, sarebbe meglio tenere i soldi nelle banche russe.

mercoledì 20 marzo 2013

Cipro boccia il prelievo sui depositi e chiede aiuti alla Russia

Il Parlamento rifiuta il piano di aiuti Ue e chiede a Mosca di intervenire, pena il default. Gli interessi in gioco sono molto più grandi di quello che si pensa

Investire Oggi

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Salvataggio di Cipro con ricatto? No grazie. Senza andare tanto per il sottile, il Parlamento cipriota ha bocciato la proposta vessatoria di Berlino sul prelievo forzoso dei conti correnti bancari elaborato dai ministri delle finanze dell’eurogruppo e dai tecnici del Fmi in cambio di aiuti per oltre 10 miliardi di euro. Uno schiaffo al rigore tedesco, alla politica del bastone e la carota della Merkel o un gioco di tattica e strategia politica per costringere la Russia a pagare dazio per aver sfruttato un paradiso fiscale all’interno della Ue? (Cipro verso un prelievo forzoso più leggero, la paura resta).

Già, perché il prelievo forzoso andrebbe a colpire soprattutto i depositi degli oligarchi russi (e non solo) che da sempre depositano capitali di dubbia provenienza nelle banche di Cipro (Cipro il falso problema, Europa e diritti cancellati le verità dei fatti).

Interessi russi a Cipro: una zona offshore nel cuore del Mediterraneo

Ma se questo è lo stato dell’arte, la situazione finanziaria dell’isola è sull’orlo del baratro con le banche che hanno bisogno di essere ricapitalizzate e il Tesoro che rischia la bancarotta con un debito/pil al 145%. In ballo c’è soprattutto un titolo di stato da 1,5 miliardi di euro, in mano soprattutto a banche tedesche e francesi, che dovrà essere rimborsato il 3 giugno e non può essere ristrutturato come avvenuto per la Grecia (essendo stato emesso sotto la legislazione inglese) e per il quale il Tesoro cipriota non ha soldi sufficienti da metter sul piatto. Bruxelles vorrebbe che a rifinanziare il debito fosse anche la Russia che dovrebbe intervenire per salvaguardare i depositi dei propri concittadini sottratti dalle casse di Mosca. Ma la Russia, d’altro canto, ritiene di non dover contribuire poiché anche le banche europee hanno tratto enormi vantaggi dalla posizione offshore di Cipro. Insomma, un braccio di ferro fra Berlino e Mosca che rischia di acuirsi se presto non si troverà una soluzione per Cipro che, a questo punto, potrebbe anche dire addio all’euro. Sacrificio che, sul piano economico, costerebbe all’Europa lo 0,2% del Pil, ma sul piano geopolitico e strategico avrebbe risvolti ben più pesanti.

sabato 13 ottobre 2012

MiG-31 in difesa della regione artica russa!

Bollettino Aurora

Zebra Station Polaire RIA Novosti, Mosca, 25 settembre 2012

mig31

Questo potrebbe essere il titolo di una nuova avventura di Buck Danny, ma sarà una realtà strategica, proprio per gli Stati Uniti, tra un paio di settimane: la Russia schiererà dei MiG-31 per colmare il vuoto nello strategico fronte artico, in attesa dell’entrata in servizio dei nuovi radar di allarme antimissile Voronezh-M e Voronezh-DM. L’annuncio arriva al termine di un’importante esercitazione combinata tra la marina e la difesa costiera russe.

La Russia schiererà entro il 2013, un gruppo di caccia-intercettori a grande raggio MiG-31 nell’arcipelago della Novaja Zemlja, nel Mar Glaciale Artico della Russia, per proteggere il territorio contro un possibile attacco da Nord, informa il quotidiano Izvestia facendo riferimento al Ministero della Difesa. “Si prevede che questo gruppo sia una componente della difesa aerea e  missilistica russa in via di realizzazione. Il MiG-31 è in grado di intercettare non solo aerei nemici, ma anche missili da crociera a testata nucleare nello spazio tra il Mar di Barents e il Mar di Laptev“, riferiva una fonte del Ministero della Difesa russo. Il su citato giornale ha, inoltre, spiegato che nel nord della Russia la rete radar non è abbastanza densa. Lo schieramento nel settore dei MiG-31, in grado di individuare un bersaglio a una distanza di 200 km, è quindi di grande attualità. Il gruppo aereo in questione sarà schierato sulla base aerea di Rogachevo, in Novaja Zemlja.

venerdì 30 marzo 2012

Una politica di distruzione di massa

GilGuySparks
University of Cambridge

Un nuovo studio rivela come una politica economica radicale messa a punto da economisti occidentali abbia messo gli ex stati sovietici sulla strada della bancarotta e della corruzione.

Czech-privatisation-voucher-credit-Rios-via-Wikimedia-Commons-560x315Questo studio dimostra che il programma di privatizzazione più radicale della storia ha fatto fallire i paesi che si riprometteva di aiutare. Le lezioni delle conseguenze non volute in Russia suggeriscono che dovremmo procedere con grande cautela in sede di attuazione di riforme economiche non testate“  – Lawrence King

E’ stata divulgata da ricercatori una nuova analisi che mostra come le politiche radicali sostenute dagli economisti occidentali hanno contribuito a mandare in bancarotta la Russia e gli altri paesi ex sovietici dopo la guerra fredda.

Lo studio, condotto da accademici dell’Università di Cambridge, è il primo a tracciare un legame diretto tra i programmi di privatizzazione di massa, adottati da diversi Stati dell’ex Unione Sovietica, e il fallimento economico e la corruzione che ne seguì.

Ideata principalmente da economisti occidentali, la privatizzazione massiccia era una politica radicale per privatizzare rapidamente gran parte delle economie di paesi come la Russia durante i primi anni 1990. Tale politica fu spinta fortemente dal Fondo Monetario Internazionale, dalla Banca Mondiale e dalla Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS). Il suo scopo era quello di garantire una rapida transizione verso il capitalismo, prima che simpatizzanti dei soviet potessero riprendere le redini del potere.

martedì 21 febbraio 2012

Mosca e la formazione del Nuovo Sistema Mondiale

di Imad Fawzi Shueibi
Rete Voltaire

Imad Fawzi Shueibi esamina le ragioni e le conseguenze della recente posizione presa dalla Russia al Consiglio di Sicurezza. L’appoggio di Mosca alla Siria non è una posa ma il risultato di un’analisi approfondita dei mutevoli equilibri dei potere globali. La crisi in corso darà vita ad una nuova configurazione mondiale che dal modello unipolare, ereditato dopo il crollo dell’URSS, si evolverà gradualmente verso un sistema multipolare. Inevitabilmente, questa transizione coinvolgerà il mondo in un periodo di turbolenza geopolitica le cui ripercussioni vengono vagliate dall’autore.

1-3321-c1232Alcuni scommettono che, come d’abitudine, avverrà un cambiamento nella posizione russa verso la regione araba, simile a quello che avvenne nel caso iracheno e in quello libico. Tuttavia, quest’ipotesi può essere esclusa da una profonda analisi della posizione russa, per le considerazioni che seguono. Sembra che la regressione russa non sia possibile nel mondo d’oggi, dato che Mosca vede negli attuali eventi, e nel confronto con l’Occidente, ossia con gli europei e gli statunitensi, un’opportunità per formare un nuovo ordine mondiale, che superi quello che ha prevalso nel periodo post-Guerra Fredda e dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Quest’ultimo, rappresentato dall’unipolarismo, ha si è spostato verso il non-polarismo dopo la guerra in Libano del 2006.

domenica 19 febbraio 2012

Corridoi umanitari in Siria: la via d'uscita dalla crisi o la via di entrata per gli invasori?

RT

syria humanitarian corridorsL'Europa cerca di portare sollievo al popolo siriano con la creazione di corridoi umanitari, un'idea apparentemente nobile con lo scopo di conquistarsi il sostegno russo e cinese nel Consiglio di sicurezza dell'ONU. Ma qualcuno ha chiamato il piano un lupo travestito da agnello.

La richiesta di rotte di approvvigionamento per portare aiuti umanitari alle città siriane è emersa per la prima volta lo scorso novembre, ed è tornata sul tavolo a partire da questa settimana.

"L'idea di corridoi umanitari che ho proposto in precedenza, per consentire alle ONG di raggiungere le zone in cui sono in corso massacri scandalosi, dovrebbe essere discussa nel Consiglio di Sicurezza," ha detto Mercoledì il ministro degli Esteri francese Alain Juppé.

Parigi ha suggerito la creazione di un passaggio sicuro per le organizzazioni di soccorso, sia con l'approvazione siriana che in virtù di un mandato internazionale - da qui la necessità dell'approvazione del Consiglio di sicurezza.

venerdì 17 febbraio 2012

‘Il potere globale è finito’

Aurora-Bollettino d’informazione internazionalista

Il progetto di Zbigniew Brzezinski per rilanciare lo status globale degli USA  e promuovere una roadmap geopolitica meno pericolosa.

Arnaud de Borchgrave, UPI, 13 febbraio 2012

n7316

WASHINGTON, 13 feb (UPI) – Dalla polvere alla polvere, il potere globale non c’è più. Così dice Zbigniew Brzezinski, l’unico rivale di Henry Kissinger nel tempio della fama della geopolitica contemporanea americana.

Per secoli, gran parte del panorama globale terrestre e marino è stato dominato da una sola potenza – ad esempio, Portogallo, Spagna, Gran Bretagna, Stati Uniti – e i recenti aspiranti padroni dell’universo non durarono a lungo.

L’impero tedesco millenario di Hitler è stato costruito in sei anni – e schiacciato in sei anni (1939-45 Seconda Guerra Mondiale). Il sanguinoso impero di Stalin è durato un po’ più a lungo sull’orologio della storia. Dopo, il Cremlino ha ammesso la sconfitta e si è ritirato dall’Afghanistan nel febbraio 1989, la cortina di ferro è crollata e le colonie dell’Europa dell’Est recuperato la propria libertà.