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mercoledì 6 febbraio 2013

Chi governa il mondo? La prova consistente che un gruppo ristretto di ricchi elitari tira le fila

di Michael Snyder
The Economic Collapse

novus-ordo

Esiste un gruppo oscuro di elitisti oscenamente ricchi che controllano il mondo? Uomini e donne con enormi somme di denaro governano davvero il mondo da dietro le quinte? La risposta potrebbe sorprendervi. La maggior parte di noi tende a pensare al denaro come ad un modo conveniente per effettuare transazioni, ma la verità è che esso rappresenta anche il potere e il controllo. E oggi viviamo in un sistema neo-feudale in cui i super ricchi tirano tutte le corde.

Quando parlo degli ultra-ricchi, non parlo di persone che hanno qualche milione di dollari. Come si vedrà più avanti in questo articolo, gli ultra-ricchi hanno abbastanza soldi, depositati in banche offshore, da acquistare tutti i beni e i servizi prodotti negli Stati Uniti nel corso di un intero anno ed essere ancora in grado di pagare tutto il debito nazionale degli Stati Uniti. E' una somma di denaro così grande da essere quasi inconcepibile.

In base a tale sistema neo-feudale, tutto il resto di noi siamo schiavi del debito, compresi i nostri governi. Basta guardarsi intorno - tutti stanno annegando nel debito, e tutto quel debito sta rendendo gli ultra-ricchi ancora più ricchi. Ma gli ultra-ricchi non stanno semplicemente seduti su tutta quella ricchezza. Ne usano una parte per dominare gli affari delle nazioni. Gli ultra-ricchi possiedono praticamente ogni grande banca e ogni grande società del pianeta. Usano una vasta rete di società segrete, think tank e organizzazioni di beneficenza per promuovere le loro agende e per mantenere in riga i loro membri.

Controllano il modo in cui vediamo il mondo attraverso i loro diritti di proprietà sui media e il loro dominio sul nostro sistema di istruzione. Finanziano le campagne della maggior parte dei nostri politici ed esercitano un'enorme influenza su organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite, il Fondo monetario internazionale, la Banca mondiale e il WTO. Se fate un passo indietro e date un'occhiata al quadro generale, non c'è dubbio su chi gestisce il mondo. E' solo che la maggior parte delle persone non vuole ammettere la verità.

Gli ultra-ricchi non vanno a depositare i loro soldi in una banca locale come voi e me. Al contrario, tendono a riporre le loro attività in luoghi in cui non saranno tassati, come le Isole Cayman. Secondo un rapporto che è stato rilasciato la scorsa estate, l'élite globale ha più di 32 trilioni di dollari nascosti in banche offshore in tutto il mondo.

Il PIL degli Stati Uniti nel 2011 era di circa 15.000 miliardi di dollari, e il debito nazionale degli Stati Uniti è arrivato a circa 16.000 miliardi di dollari, così che se anche li sommaste, insieme non raggiungerebbero 32.000 miliardi di dollari.

mercoledì 25 aprile 2012

Come le Nazioni Unite vorrebbero cambiare i connotati al mondo, attraverso il prelievo dalle popolazioni di oltre 1000 miliardi di dollari all'anno, una moneta unica e un governo globale

Le Nazioni Unite vogliono nuovi poteri al Summit Mondiale di Rio sulla sostenibilità per trasformare il mondo

Alex Newman
The New American


united nationsLe Nazioni Unite prevedono di utilizzare la prossima conferenza dell'ONU sul tema "Sviluppo sostenibile" (CSD o Rio +20) a Rio de Janeiro per accumulare una vasta gamma di nuovi poteri senza precedenti e riformare letteralmente la civiltà, l'economia globale, e anche i pensieri della gente, secondo documenti ufficiali. Tutto sarà fatto in nome della transizione verso una cosiddetta "economia verde".

Tra le nuove autorità richieste dall'agenzia mondiale ci sono le imposte globali sul carbonio, la redistribuzione della ricchezza pari a trilioni di dollari all'anno, e una serie di programmi che si occupano di tutto, dalla povertà ed educazione alla salute e allocazione delle risorse. Praticamente qualunque campo dell'attività umana sarà influenzato dal regime, che gli analisti hanno descritto come un "gigantesco esercizio di ingegneria sociale globale".

L'agenda per la trasformazione globale è stata resa nota in un rapporto pubblicato di recente dal titolo "Lavorare per un'Economia Verde Equilibrata e Totale: Una Prospettiva delle Nazioni Unite a livello globale." Il documento - elaborato da un gruppo di più di 35 agenzie e istituzioni internazionali di vario genere delle Nazioni Unite, sotto la bandiera del "Gruppo di Gestione Ambientale" (UNEMG) delle Nazioni Unite  - spiega gli obiettivi del prossimo summit dell'agenzia mondiale sulla "sostenibilità". La conferenza segna il 20° anniversario del Vertice sulla Terra delle delle Nazioni Unite del 1992, che adottò la molto controversa "Agenda 21".

mercoledì 7 dicembre 2011

Utilizzare terra arabile per i bio-combustibili: I carbon credits nella 'Valle della Morte'

I brutti effetti dello 'sviluppo pulito' sostenuto dalle Nazioni Unite in Honduras.

di Jeremy Kryt
Global Research
In These Times - 30 Novembre 2011

valleyofdeath  
Un ragazzo si trova vicino ad una capanna su una piantagione di palme nella Valle Aguan nel mese di agosto. Lo slogan recita "Area recuperata dal MUCA", che sta per "Movimento dei Contadini Uniti di Aguan". (Foto di Orlando Sierra/AFP/Getty Images)

VALLE di Aguan, HONDURAS- 3.000 chilometri quadrati, la valle del fiume Aguan nel nord-est dell'Honduras ha circa le stesse dimensioni della Death Valley in California. Ma pur essendo verde e fertile, il bacino dell'Aguan sta diventando famoso come "valle della morte." Dal gennaio 2010, almeno 45 contadini sfollati sono stati uccisi negli scontri per i diritti fondiari ad Aguan, e "il numero effettivo di omicidi è probabilmente molto più alto", secondo Annie Bird, co-direttore del gruppo di difesa dei diritti umani Rights Action (RA), che ha visitato l'Honduras nel mese di settembre.

Bird e altri critici dicono che la violenza ad Aguan è determinata dalla competizione per le risorse tra gli agricoltori locali e gli impianti di produzione di biocarburanti su larga scala. La valle è la patria di più di una dozzina di piantagioni di palma africana che forniscono energia "verde" in Europa e in Asia, così come di  un paio di impianti a biogas che funzionano come parte di una delle iniziative delle Nazioni Unite per la politica dei carbon credits.

"Le imprese agricole, dopo tutto, costituiscono il principale terreno agricolo ad Aguan," dice Bird. "Questo è quello che guida il conflitto qui".

Le piantagioni di palma africana sono state collegate anche alla violenza legata alla  terra in Indonesia, in Africa e altrove in America Latina, in quanto la domanda mondiale di biocarburanti è cresciuta a dismisura negli ultimi anni. Ma l'uso del terreno agricolo per i carburanti, invece che per la produzione alimentare, ha provocato un picco dei prezzi alimentari a livello mondiale. Nel mese di ottobre 2011, il Comitato delle Nazioni Unite per la  Sicurezza Alimentare ha pubblicato un rapporto che cita la produzione di biocarburanti come una delle principali cause di carenza di cibo in tutto il mondo.

Ignorando il rapporto della loro stessa commissione, le Nazioni Unite continuano a sostenere i due impianti a biogas collegati alle piantagioni di palma africana nella Valle di Aguan, come parte del loro controverso programma Meccanismo per lo Sviluppo Pulito (CDM). Prodotto del Protocollo di Kyoto, il CDM permette ai governi e alle imprese dei paesi occidentali, il commercio dei crediti di carbonio con le imprese dei paesi in via di sviluppo che utilizzano energie rinnovabili e altre tecniche per risparmiare carbonio. I critici del programma CDM puntano al dilemma cibo-vs-carburante, come pure alla questione dell'"addizionalità", cioè se, o meno, un dato CDM esisterebbe senza gli investimenti decisi dalle Nazioni Unite. Ma Bird dice che c'è anche una componente morale.

"Con l'approvazione di investimenti in questi progetti, l'ONU si è reso complice di una crisi dei diritti umani," dice Bird. "E' semplicemente vergognoso".

Uccisioni e sgomberi forzati

Entrambi i CDM ad Aguan utilizzano acque reflue ricche di batteri, derivate dall'estrazione di olio di palma, per la produzione di metano per il biogas. Ma il processo di cattura del metano è conveniente economicamente solo su larga scala e gli osservatori dicono che offre alle aziende locali un incentivo diretto a espandere le operazioni.

David Calix, portavoce del Movimento Campesino di Aguan (MCA), dice: "Negli ultimi due anni più di 1.500 famiglie contadine hanno perso le loro case, scuole e comunità a causa di sfratti forzati", tutti erano collegati agli sforzi per espandere la coltivazione di Palma Africana nella valle Aguan.

Nel mese di luglio, la Federazione Internazionale dei Diritti Umani (FIDH), ha pubblicato un rapporto sugli sfratti di Aguan e sugli attacchi armati contro le comunità locali, da parte delle "guardie di sicurezza della piantagione e milizie private", consentiti impunemente. Il documento FIDH ha costretto un paio di potenti investitori europei a recedere dal progetto CDM di Aguan e ha costretto il Parlamento europeo ad ordinare una missione d'inchiesta. Finora, tuttavia, queste misure non sembrano aver avuto alcun impatto sull'escalation della violenza.

Nel mese di agosto, più di due giorni di scaramucce tra le guardie e i contadini hanno provocato 11 morti. Pochi giorni dopo, altri due contadini sono stati assassinati, uno di loro, Pedro Salgado, è stato abbattuto nella sua casa insieme alla moglie. Un intero villaggio contadino è stato raso al suolo. La protesta internazionale è diventata così forte che ai primi di settembre, il governo honduregno ha inviato una forza di circa 1000 agenti speciali di polizia e soldati ad occupare la vallata.

Ma Bird  dice che invece di proteggere i diritti umani dei contadini, le forze di occupazione hanno dato una mano alla loro persecuzione. Sono emersi rapporti sul giro di vite sulle comunità contadine ,da parte di poliziotti e soldati che hanno anche preso parte degli sfratti. Gli attacchi  degli  "Squadroni della morte"  contro i contadini sono andati avanti quasi allo stesso ritmo che durante l'occupazione, con quattro omicidi nella stessa settimana all'inizio di ottobre. Nessun arresto è stato fatto per alcuna delle uccisioni, e nessun sospetto è stato rivelato.

Occupazione pericolosa

"Le truppe dicono di essere venute a portarci sicurezza, ma è una menzogna", dice il presidente dell'MCA Rodolfo Cruz. "Sono qui per servire gli interessi dei ricchi proprietari terrieri, gli stessi che controllano i politici nella lontana [capitale dell'Honduras] Tegucigalpa." Cruz è anche prosindaco di una piccola comunità contadina chiamata Rigores, che sostiene di essere stato minacciato di sfratto più volte, sia dalle guardie di sicurezza che dalle forze dell'ordine.

Cruz riferisce anche che i cittadini sono scelti in modo casuale, e che ci sono state retate di massa e arresti durante la caccia ai capi del movimento da parte delle autorità.

"Ci stanno accusando di avere armi, di formare una rivolta", dice Cruz, il cui figlio di 16 anni, Santos, sarebbe stato torturato per ottenere informazioni, mentre era in custodia della polizia, il 19 settembre. Cruz sostiene che l'MCA e altre organizzazioni sono movimenti pacifisti dediti alla resistenza non violenta.

Bird, che ha studiato il caso, ritiene che non vi è dubbio che il figlio di Cruz sia stato preso di mira dalle autorità perché suo padre è un portavoce di primo piano per la riforma agraria. "Fa tutto parte del loro modello di intimidazione", dice. "Non esiste un sistema giudiziario funzionante in Honduras". Come ulteriore prova della disfunzione legale, Bird fa notare che l'uomo d'affari con più partecipazioni ad Aguan, Miguel Facusse Barjum, secondo quanto rivelato recentemente da Wikileaks, ha forti legami con trafficanti di cocaina colombiani. "La polizia sta sfrattando i contadini dalla proprietà di un noto signore della droga", dice. "Questo dimostra quanto sia marcio il sistema."

Anche se a settembre ci sono stati accenni sulla stampa honduregna che la polizia ha catturato telefoni cellulari che dimostrano l'esistenza di un esercito ribelle forte di circa300 uomini, il capo della polizia honduregna Julio Benitez è molto più circospetto. "Noi veramente non sappiamo cosa sta succedendo ad Aguan", dice Avila. "Sappiamo che ci sono gruppi armati. Sappiamo che alcune persone sono state ferite in circostanze misteriose. Ma è molto complicato".

Quando è stato interrogato sulle accuse di brutalità della polizia, Avila ha rifiutato di rispondere, dicendo solo: "[La polizia dell'Honduras] è un' organizzazione professionale. Ci comportiamo in modo professionale. Stiamo lavorando duramente per proteggere i contadini di Aguan e per proteggerli da criminali violenti".

Spingere per la riforma

"La situazione in Honduras è, ovviamente, molto preoccupante per noi", dice il presidente del consiglio del CDM Martin Hession. "Non vogliamo essere associati a questo tipo di cose in alcun modo". Hession dice che, a seguito della violenza ad Aguan, il Consiglio del CDM ha "aumentato la sorveglianza" riguardo all'approvazione di nuovi progetti.

Ma Eva Filzmoser, direttore del programma dell'Osservatorio sul CDM, con sede a Bruxelles, ritiene che sia troppo poco e troppo tardi. "Siamo profondamente delusi ... che il progetto [Aguan] sia stato registrato nonostante le gravi preoccupazioni per presunte violazioni dei diritti umani", ha scritto Filzmoser in una e-mail.

Filzmoser denuncia il fatto che Hession e il resto del consiglio hanno scelto di ignorare i primi rapporti sulla violenza usciti dall'Honduras, quando hanno approvato il progetto nel luglio del 2011. Parte del problema è sistemico, scrive, derivante da una mancanza di controllo delle stesse parti interessate da parte dello stesso consiglio del CDM. "Il progetto [Aguan] non sarebbe mai dovuto essere registrato, se fossero in vigore le leggi appropriate", ha scritto Filzmoser.

Bird ravvisa anche un difetto nel programma CDM. "Se si porta via la terra alla povera gente per generare biocombustibili, in realtà  li si condanna a morte per fame", dice.

Hession dice che queste cose sono al di là della competenza del consiglio del CDM. "Non possiamo essere l'arbitro dei diritti umani in tutto il mondo." Al che Bird risponde: "Questo è l'unico, fondamentale mandato delle Nazioni Unite. I diritti umani sono ciò per la cui promozione l'Onu è stata creata. E il consiglio del CDM fa ancora parte delle Nazioni Unite"

Per Cruz, che è anche un contadino, la questione in gioco è più pratica che filosofica: "Vogliamo solo un posto per far crescere il nostro grano, far crescere i nostri fagioli," dice. "Tutto ciò che vogliamo è il diritto a lavorare la terra."

Jeremy Kryt è un laureato della Scuola di Giornalismo dell'Università dell'Indiana e del Writers' Workshop dell'Università dell'Iowa . E' inviato dall'Honduras dal mese di agosto 2009, e la sua cronaca della crisi è apparsa, o è in procinto di apparire, sull'Earth Island Journal, sull'Huffington Post, Alternet e sul Narco News Bulletin, tra le altre pubblicazioni.

Fonte: Global Research 6 Dicembre 2011
Traduzione: Anna Moffa per
ilupidieinstein.blogspot.com

martedì 1 novembre 2011

L'Onu lancia un avverimento sul brusco aumento dei Disordini Sociali

Mondo 'sull'orlo di una Nuova Recessione'

di Steve Watson
Prisonplanet.com

Un'agenzia di spicco delle Nazioni Unite ha emesso un avviso che la Terra è ormai sulla strada di una lunga recessione, una carenza di 40 milioni di posti di lavoro in tutto il mondo e un aumento dei disordini sociali su larga scala.

In un rapporto pubblicato oggi, l'Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) avverte che il mondo affronta un'imminente "crisi drammatica" nel mondo del lavoro ed esorta il G20 ad agire per "ammorbidire l'impatto".

Sottolineando che il mondo affronta una "nuova e più profonda recessione dei posti di lavoro", il rapporto, intitolato Rapporto 2011 sul Mondo del Lavoro: far funzionare i mercati per l'occupazione, avverte che la creazione di posti di lavoro sta rallentando e la disoccupazione in tutto il mondo si trova ad un record di oltre 200m.

"Stimiamo che per i prossimi due anni, l'economia mondiale avrebbe bisogno di 80 milioni di posti di lavoro per portare il tasso di disoccupazione fino al livello prima della crisi" nel 2007, ha dichiarato Raymond Torres, che dirige l'istituto di ricerca dell'OIL.

Aggiungendo che "l'economia mondiale creerebbe solo 40 milioni di posti di lavoro", in questo tempo, il rapporto stima che al livello attuale di tendenza ci vorranno almeno cinque anni per riportare l'occupazione nelle economie avanzate a livelli pre-crisi.

Di questi 40 milioni di nuovi posti di lavoro, l'OIL afferma che solo 2,5 milioni saranno creati nelle economie avanzate, lasciando una carenza di 24,7 milioni di posti di lavoro nei paesi industrializzati nel corso del 2012 e il 2013.

L'ILO ha inoltre avvertito che il numero di persone senza lavoro nella zona euro è salito a 16,2 milioni nel mese di settembre, il livello più alto dall'inizio delle rilevazioni nel 1998.

Il risultato di tale massiccia carenza di lavoro, secondo l'OIL, comporterà maggiori disordini sociali in 45 paesi diversi.

"Questo è particolarmente vero nelle economie avanzate, in particolare l'Unione europea, la regione araba e in misura minore, l'Asia", ha detto.

Il rapporto individua un maggior rischio di disordini sociali in Grecia, Portogallo, Spagna, Estonia, Francia, Slovenia e Irlanda.

Senza contromisure, la crisi potrebbe scatenare una recessione che potrebbe durare un decennio o più, aggiunge il rapporto.

Aumentare la spesa del mercato del lavoro di mezzo punto percentuale del prodotto interno lordo dovrebbe aumentare l'occupazione tra lo 0,4% e 0,8%, a seconda del paese, ha detto l'ILO .

"Abbiamo raggiunto il momento della verità. Abbiamo una breve finestra di opportunità per evitare una grande doppia recessione (recessione a W) nel mondo del lavoro", ha detto Torres.

Fonte: Prisonplanet.com 31  Ottobre 2011
Traduzione: Anna Moffa per ilupidieinstein.blogspot.com

sabato 29 ottobre 2011

Costruire un pretesto per muovere guerra alla Siria: L'Agenda nascosta dietro la Risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU

di Ronda Hauben
Global Research
blogs.taz.de/netizenblog - 27 Ottobre 2011

I - Introduzione

Martedì, 4 ottobre, il Consiglio di Sicurezza dell'ONU ha annunciato di voler riprendere un progetto di risoluzione sulla Siria. Questo incontro doveva essere un'occasione, nella quale le lezioni che alcuni membri del Consiglio di Sicurezza avevano tratto dall'esperienza con le risoluzioni sulla Libia, potevano riflettersi sul loro comportamento riguardo ad un progetto di risoluzione contro la Siria.

Diverse settimane prima, era stato detto ai giornalisti che c'erano due diverse bozze di risoluzione sulla Siria; presentate al Consiglio di Sicurezza.

Un progetto di risoluzione sulla Siria era stato proposto da Russia e Cina. Russia e Cina hanno dichiarato che la loro risoluzione era stata progettata per favorire un processo pacifico per aiutare il governo siriano, sia ad effettuare le riforme secondo il suo desiderio dichiarato, che con la violenza estremista contro il governo siriano che rendeva tali riforme difficili.

L'altro progetto di risoluzione è stato presentato da altri quattro membri europei del Consiglio di Sicurezza - Francia, Regno Unito, Germania e Portogallo. (1) Questo progetto condannava le azioni del governo siriano. Non si opponeva all'intervento straniero negli affari interni della Siria. Il progetto europeo invitava tutti gli Stati a negare armi al governo siriano, ma non faceva alcuna richiesta di negare armi all'opposizione armata.

La bozza del progetto europeo individuava il problema nel governo siriano, similmente a come la risoluzione 1973 individuava il problema in Libia nel governo guidato da Muammar Gheddafi.
Arrivando nella zona controllata dove erano riuniti i giornalisti, i quattro membri Europei del Consiglio di Sicurezza hanno informato i giornalisti che avevano chiesto un voto per la loro risoluzione, quella sera in una riunione programmata per le 6 pm.

II - Il voto del Consiglio di sicurezza sul progetto di risoluzione europea


Alle 18:20, l'ambasciatore nigeriano U. Gioia Ogwu come Presidente del Consiglio di Sicurezza per il mese di ottobre, ha aperto l'incontro. (2) Ai sensi dell'articolo 37 del regolamento provvisorio di procedura del Consiglio di Sicurezza, ha invitato l'ambasciatore siriano alle Nazioni Unite Bashar Ja'afari a partecipare alla riunione (3).

Il Presidente del Consiglio di Sicurezza ha chiesto un voto sul progetto di risoluzione europea. Nessun membro aveva parlato prima del voto.

Ci sono stati nove voti a favore della risoluzione, due voti contrari e quattro astensioni. Hanno votato a favore del progetto di risoluzione Bosnia-Erzegovina, Colombia, Francia, Gabon, Germania, Nigeria, Portogallo, Regno Unito, e Stati Uniti. Hanno votato contro Cina e Russia. Si sono asteuti  ​il Brasile, l'India, Libano e Sud Africa. Il  voto 'no' di Cina e Russia, come membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, ha rappresentato un doppio veto al progetto di risoluzione europea. Il progetto di risoluzione europeo non è riuscito a passare.

III - Commenti delle Nazioni che hanno votato 'No' alla risoluzione


Quello che c'era di diverso in questa situazione, rispetto al voto sulla risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza sulla Libia, è che i due membri permanenti Russia e Cina invece di  astenersi, come avevano fatto sulla risoluzione libica a marzo, questa volta hanno votato 'no'.

L'ambasciatore della Federazione russa alle Nazioni Unite Vitaly Churkin  ha spiegato il suo voto. Egli ha detto che in collaborazione con la Cina, la Russia aveva preparato un progetto di risoluzione sostenuto da Brasile, India e Sud Africa. La filosofia fondamentale del progetto di risoluzione che aveva elaborato, ha spiegato, era quello di sostenere il rispetto per la sovranità nazionale e l'integrità territoriale della Siria, e il principio di non intervento negli affari interni. Questi sono principi fondamentali della Carta delle Nazioni Unite. Tale sforzo, ha sostenuto, ha richiesto la necessità di astenersi dal confronto. Non ci dovrebbero essere minacce, ultimatum, o sanzioni contro il governo siriano.

"La situazione in Siria non può essere considerata nel Consiglio separatamente dall'esperienza libica", ha detto l'ambasciatore Churkin. (Trascrizione, p. 4) Ha fatto riferimento all'allarme espresso dalla comunità internazionale in seguito alle dichiarazioni della NATO secondo cui le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza sulla Libia hanno fornito un modello per le azioni future della NATO.

Churkin ha sottolineato in particolare come le parole delle Risoluzioni 1970 e 1973 sulla Libia siano state travisate da alcuni membri del Consiglio. La richiesta di un cessate il fuoco rapido, è stata trasformata nella richiesta di una vera e propria guerra civile. La fornitura di una no fly zone, ha spiegato, "si è trasformata nel bombardamento delle raffinerie di petrolio (libiche), delle stazioni televisive e di altri siti civili". (Trascrizione, p. 4) L'embargo sulle armi è stato usato come pretesto per un  blocco navale che ha influito sugli aiuti umanitari. La richiesta di evitare una tragedia a Bengasi ha portato a una tragedia a Sirte e Bani Walid, ha osservato l'ambasciatore.

Anche se Churkin non ha presentato una descrizione specifica di questa tragedia, campagne di bombardamenti della NATO venivano effettuate contro i civili a Bani Walid e Sirte, proprio mentre il Consiglio si riuniva. "Questi tipi di modelli devono essere esclusi dalle pratiche globali una volta per tutte", ha detto Churkin.

Una delle ragoni che Churkin ha addotto per ll voto contrario al progetto europeo, è che coloro che avevano scritto la risoluzione si erano rifiutati di accettare la formulazione di un divieto contro l'intervento straniero nel conflitto siriano. "Le nostre proposte per la formulazione della non accettabilità di un intervento straniero non sono state prese in considerazione e, sulla base dei noti eventi in Nord Africa, questo può solo metterci in guardia", Churkin ha detto al Consiglio.

Mentre l'Ambasciatore Russo ha condannato la repressione di manifestazioni non violente da parte del Governo Siriano, ha anche sottolineato la necessità di condannare le azioni violente degli estremisti contro il governo siriano, adottate illegalmente e volte a guadagnare sponsor stranieri per le loro azioni. Churkin si è offerto di continuare a lavorare sulla bozza di risoluzione russo-cinese per supportare un processo verso una risoluzione pacifica del conflitto interno siriano.

L'ambasciatore della Cina alle Nazioni Unite Li Baodong, spiegando il suo voto proprio contro il progetto di risoluzione europea, ha invitato tutte le parti in Siria ad evitare la violenza. Un ulteriore  intervento del Consiglio di Sicurezza sulla questione della Siria, ha detto, dovrebbe dipendere dal fatto che tale azione faciliterebbe l'allentamento della tensione in Siria, contribuendo a disinnescare le differenze attraverso il dialogo politico, e contribuendo al mantenimento della pace e della stabilità nella Medio Oriente.

Per la Cina era importante che gli sforzi del Consiglio di Sicurezza  rispettassero la Carta delle Nazioni Unite e il principio di non ingerenza negli affari interni degli stati, "che ha un impatto sulla sicurezza e la sopravvivenza dei paesi in via di sviluppo, in particolare i paesi di piccole e medie dimensioni", ha detto l'ambasciatore Li al Consiglio di Sicurezza.

L'ambasciatore cinese ha ricordato al Consiglio che vi erano due progetti di risoluzione, uno dei quali  supportato dalla Cina perché "sostiene il rispetto della sovranità della Siria e la risoluzione della crisi attraverso il dialogo politico." L'altro progetto, quello che è stato bocciato, si concentrava "esclusivamente sull'esercizio di pressioni sulla Siria, anche minacce di sanzioni ", ha spiegato.

IV - Le Nazioni che si sono Astenute Spiegano il loro voto

Anche le quattro nazioni che si sono astenute hanno parlato al Consiglio sui motivi dei loro voti.

L'ambasciatore indiano Hardeep Singh Puri, ha spiegato che gli stati hanno l'obbligo "di rispettare le aspirazioni fondamentali e rispondere alle lamentele" del loro popolo. (Trascrizione, p. 6) "Allo stesso tempo", ha detto, "gli stati hanno anche l'obbligo di proteggere i loro cittadini dai gruppi armati e militanti." Per chiarire la sua preoccupazione, ha detto, "Mentre il diritto delle persone a protestare pacificamente deve essere rispettata, gli stati non possono non prendere i provvedimenti opportuni, quando i gruppi militanti - armati -ricorrono alla violenza contro l'autorità e le infrastrutture dello Stato"

Ha ravvisato la necessità per la "comunità internazionale" di dare "tempo e spazio al governo siriano per implementare le misure di vasta portata della riforma annunciata." Perché questo accada, ha proposto, è necessario "che le forze di opposizione in Siria abbandonino il percorso di insurrezione armata e si impegnino in modo costruttivo con le autorità."

L'ambasciatore indiano ha avvertito che la comunità internazionale dovrebbe "non complicare la situazione con minacce di sanzioni,  cambio di regime, eccetera."

L'ambasciatore del Sud Africa Basu Sagqu ha spiegato l'astensione del suo paese. Egli ha osservato: "Abbiamo visto di recente che le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza sono state abusate, e che la loro attuazione è andata ben oltre il mandato di ciò che era nelle intenzioni." (Trascrizione, p. 11)

Ha chiesto se i piani degli sponsor europei del progetto di risoluzione non facessero parte di un'"agenda nascosta, destinata ancora una volta a istituire un cambiamento di regime che è stato un obiettivo chiaramente espresso da alcuni." Si riferiva al rifiuto da parte dei membri europei del Consiglio di Sicurezza di utilizzare un "formulazione che escludesse chiaramente  la possibilità di un intervento militare nella risoluzione ...." Egli ha proposto che "il Consiglio di Sicurezza dovesse procedere con cautela sulla Siria per non esacerbare una situazione già esplosiva".

L'Ambasciatore del Libano Nawwaf Salam ha detto che il suo paese si è astenuto per difendere il diritto alla sovranità della Siria e "l'integrità della sua gente e del suo territorio" e per proteggere l'unità e la stabilità. della Siria(Trascrizione, p. 9)

Spiegando perché la nazione si era astenuta dal voto per il progetto di risoluzione, l'Ambasciatore del Brasile Maria Luiza Ribeiro Viotti ha detto che il progetto di risoluzione europea era stata corsa al voto, piuttosto che lasciare il tempo necessario per esprimere le preoccupazioni sollevate dai membri al riguardo. (Trascrizione, p. 11-12)

V - Voti delle Nazioni che Sponsorizzano il progetto di risoluzione

Spiegando il loro voto a favore della risoluzione, Francia, Regno Unito, Germania e Portogallo hanno descritto ciò che sta accadendo in Siria, soprattutto come un movimento per la "libertà e democrazia" essenzialmente negando che ci sono stati violenti attacchi contro il governo siriano o un intervento straniero che incoraggia questi attacchi. La loro risposta alle preoccupazioni espresse da Russia e Cina e da altri membri del Consiglio è stata quella di respingere le questioni che avevano sollevato. I quattro membri europei hanno portato il loro progetto di risoluzione al voto senza risolvere le divergenze. Anche se probabilmente avevano previsto un veto, hanno affermato di essere sorpresi dai risultati del voto.

L'Ambasciatore britannico Sir Mark Lyall Grant ha dichiarato che il loro testo "non contiene nulla per cui ogni membro di questo Consiglio dovrebbe sentire il bisogno di opporsi." (Trascrizione, p. 7)

VI - Altri membri del Consiglio che hanno votato a Favore del Progetto di risoluzione


L'ambasciatore Usa Susan Rice ha detto che gli Stati Uniti sono "indignati" per l'azione del Consiglio. (Trascrizione p. 8). Gli Stati Uniti non hanno offerto risposte concrete alle preoccupazioni sollevate da altri membri del Consiglio sulla risoluzione, come la preoccupazione dell'ambasciatore Churkin su come le parole della risoluzione libica sono state travisate, o la preoccupazione del Sud Africa che il progetto di risoluzione europea sulla Siria potesse essere utilizzato per azioni al di là di ogni mandato previsto da tutti i membri del Consiglio. L'Ambasciatore Rice semplicemente ha detto che la risoluzione contro la Siria non riguardava "un intervento militare" o la Libia.

In nessuna parte delle sue osservazioni, c'era una risposta al problema sollevato da altri membri del Consiglio per i presunti interventi stranieri, come quello di Turchia e altri Stati che stanno ripetendo con la Siria lo stesso modello che le nazioni NATO avevano seguito nel caso della Libia. Colombia e Bosnia hanno espresso il loro sostegno alla risoluzione di condanna del governo siriano. Gabon e Nigeria non hanno parlato per spiegare perché hanno votato a favore della risoluzione europea.

VII - Commento siriano al Consiglio

Dopo che a tutti i membri del Consiglio che avevano chiesto di parlare, è stata data la parola, l'ambasciatore siriano Ja'afari è stato invitato a presentare i suoi commenti al Consiglio. E' la solita prassi del Consiglio di Sicurezza per consentire a un membro delle Nazioni Unite con un interesse effettivo in una questione presa in considerazione, di presentare la sua posizione, ma solo dopo una votazione.

L'ambasciatore siriano ha suggerito che la ragione per cui i paesi della NATO stanno prendendo di mira il suo paese per un'azione ostile non è a causa di preoccupazioni umanitarie. La base per le loro azioni ostili, ha detto, è "dovuta alla nostra posizione politica indipendente, che non è conforme alle agende di quelle capitaliste." (Trascrizione, p. 12)

Indicando i massacri e le violazioni dei diritti umani da parte degli USA e di altre nazioni occidentali in Vietnam, Laos, Cambogia, Algeria, molti paesi africani, Iraq, Afghanistan e Libia, Ja'afari ha detto di non capire come li si potesse ignorare. Il sottinteso era che le nazioni che hanno presentato la bozza di risoluzione al Consiglio hanno avuto un doppio standard sulle violazioni dei diritti umani che hanno chiesto al Consiglio di condannare. Riconoscendo la necessità e il desiderio del popolo siriano e il desiderio del governo di attuare riforme economiche, politiche e sociali, ha denunciato l'uso improprio di tali richieste per cercare "di facilitare l'opposizione esterna" e "aprire la strada a un intervento esterno."

Egli ha avanzato l'idea che, "incoraggiare le richieste radicali dell'opposizione in Siria di rovesciare il governo con la forza delle armi, violenza e terrorismo, equivale ad un colpo di stato sostenuto da potenze esterne ...." (Trascrizione, p. 14)

Ha sostenuto che "l'intervento del Consiglio di sicurezza negli affari interni siriani aggrava ulteriormente la situazione e manda un messaggio agli estremisti e terroristi. - Che i loro atti di sabotaggio e di violenza ... sono incoraggiati e sostenuti dal Consiglio di sicurezza" (Trascrizione, p . 14)

Concludendo i suoi commenti, ha espresso il suo apprezzamento agli Stati che avevano respinto quello che ha definito come un abuso del Consiglio. "Se siamo ottimisti riguardo al Consiglio", ha detto, "è perché noi continuiamo a sentire l'eco della voce dei saggi nella Camera".

La riunione del Consiglio di Sicurezza si è conclusa alle 7:45 pm.

VIII - Alcuni esempi di commenti dei Cittadini della Rete sulla risoluzione

Mentre gran parte dei media occidentali ha descritto la riunione del Consiglio di Sicurezza del 4 Ottobre nei termini proposti dai membri statunitensi ed europei del Consiglio, molte risposte postate su Internet hanno dimostrato che ci sono molte persone che si oppongono alle azioni dei membri occidentali del Consiglio di sicurezza (4).

Per esempio, in una risposta alle notizie di stampa secondo cui l'ambasciatore Rice ha detto che gli Stati Uniti erano "indignati" dal veto russo e cinese al progetto di risoluzione europeo, una netizen ha chiesto: "Dov'è tutta l'indignazione contro gli Stati Uniti e la repressione dell'Europa contro i manifestanti ? Dov'è la risoluzione delle Nazioni Unite su tutto questo? "

Un certo numero di cittadini della rete ha applaudito il veto di Russia e Cina alla risoluzione europea contro la Siria.

Alcuni cittadini della rete hanno scritto che la Russia e la Cina "avrebbero dovuto porre un veto anche alla risoluzione libica." Un netizen ha espresso l'opinione che "loro (Russia e Cina) hanno consentito alla NATO di uccidere i libici, e distruggere il paese solo per poter fare un sacco di soldi con i contratti per la ricostruzione ."

Un netizen americano che ha espresso un'opinione simile, riferendosi al presidente degli Stati Uniti Obama, ha detto: "Suppongo che il nostro Premio Nobel per la Pace voglia diffondere altra pace nel mondo. Dovrà farlo in stile Bush senza l'approvazione dell'Onu ».

Un altro netizen ha detto che un veto come questo pochi mesi fa nella situazione libica avrebbe impedito il "genocidio attualmente in corso e la catastrofe che gli Stati Uniti, la Francia e il cosiddetto Regno Unito hanno portato nella nazione libica tramite bombardamenti NATO e l'evidente - spudorato sostegno alla rivolta armata. Forse c'è ancora una possibilità per la 'Nazioni Unite' di riabilitarsi dal punto di vista storico e recuperare la sua credibilità da lungo tempo perduta e una posizione onorevole. "

Esprimendo un punto di vista simile, un netizen ha concluso il suo commento, dicendo "Se una 'no-fly zone' viene interpretata da Obama e Sarkozy come 6 mesi di bombardamenti illimitati (della Libia), come potrebbero la Cina e la Russia azzardarsi a consentire un qualunque tipo di risoluzione su un altro Paese".

IX - Conclusione


Confrontando la riunione del Consiglio di Sicurezza del 4 ottobre, che ha respinto l'ostile progetto di risoluzione europeo contro la Siria, con l'incontro del 17 marzo che ha approvato la risoluzione 1973 contro la Libia, quello che emerge è che il 4 ottobre, alcuni membri del Consiglio di Sicurezza hanno riconosciuto le azioni violente di alcuni oppositori interni contro il governo siriano. In marzo il Consiglio non era riuscito a riconoscere l'insurrezione armata contro il governo libico.

Una lezione che molti membri del Consiglio sembrano aver tratto dall'azione del Consiglio di Sicurezza sulla Libia, è stata la necessità di evitare di approvare una risoluzione vaga o ostile che potrebbe essere abusata da nazioni potenti come pretesto per realizzare un programma segreto di cambio di regime.

L'opposizione nel Consiglio di Sicurezza al progetto europeo ha dimostrato una determinazione a impedire  un'intervento come quello della NATO contro la Siria, simile a quello che era stato effettuato dagli Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna contro la Libia, attraverso l'uso della NATO. L'esperienza libica ha dimostrato che questi potenti governi occidentali potrebbero fare quello che vogliono usando una risoluzione del Consiglio di Sicurezza come pretesto e il Consiglio di Sicurezza non avrebbe i mezzi per fermare tali abusi delle sue risoluzioni.

Il dovere del Consiglio di Sicurezza secondo la Carta delle Nazioni Unite è quello di lavorare per la risoluzione pacifica dei conflitti che interessano la pace e la sicurezza in ambito internazionale. La situazione in Siria, com'è accaduto in Libia, è un affare interno complicato da un intervento estero . Il fatto che molti civili libici sono stati e hanno continuato ad essere uccisi da missioni di bombardamento della Nato in Libia mentre il Consiglio prendeva in considerazione una risoluzione simile contro la Siria, ha offerto uno scenario grottesco, per il fatto che alcuni membri della NATO che sono membri del Consiglio di Sicurezza hanno continuato a tentare di utilizzare il Consiglio di Sicurezza per rivendicare l'autorità legale per il loro attacco, chiaramente illegale, alla sovranità delle nazioni membri delle Nazioni Unite (5).

I commenti dei Netizen in risposta ai resoconti dei media occidentali a sostegno di tali azioni illegali, dimostrano un rifiuto da parte di questi netizen del tipo di azione che la NATO ha intrapreso contro la Libia. Lo sforzo dei membri della NATO del Consiglio di Sicurezza per utilizzare la risoluzione Libia come modello per sostenere il loro attacco alla Siria, è stato accolto da un doppio veto e quattro astensioni nel Consiglio di Sicurezza. E' stato affrontato anche da netizen che hanno inviato articoli e commenti su Internet per contrastare le azioni della NATO e mostrare approvazione per i veti russo e cinese al progetto di risoluzione europea.

Ronda Hauben è stato un corrispondente presso l'ONU per gli ultimi 5 anni e ha scritto articoli sulle Nazioni Unite prima per l'edizione inglese di OhmyNews International, e più recentemente come editorialista del blog taz.de . E' co-autore del libro "Netizens:. Storia e impatto di Usenet e Internet"

Note
1) S/2011/612, Progetto di risoluzione del Consiglio di sicurezza (non approvato)
http://daccess-ods.un.org/TMP/8257293.10512543.html

2) Articolo 37 del "Regolamento provvisorio di procedura del Consiglio di Sicurezza"
http://www.un.org/Docs/sc/scrules.htm
"Ogni Membro delle Nazioni Unite che non sia un membro del Consiglio di Sicurezza può essere invitato, in seguito ad una decisione del Consiglio di Sicurezza, a partecipare, senza diritto di voto, alla discussione di qualsiasi questione sottoposta al Consiglio di Sicurezza, quando il Consiglio di Sicurezza ritiene che gli interessi di tale Membro siano particolarmente coinvolti, o quando un membro porta una questione all'attenzione del Consiglio di Sicurezza ai sensi dell'articolo 35 (1) della Carta ".

3) S/PV.6627, il Consiglio della sicurezza della riunione del 4 ottobre 2011. Mi riferisco a questo documento delle Nazioni Unite come "Trascrizione" nel testo dell'articolo. Un URL per il documento sul sito delle Nazioni Unite è la seguente:
http://daccess-dds-ny.un.org/doc/UNDOC/GEN/N11/529/74/PDF/N1152974.pdf?OpenElement

4) Osservazioni in risposta ad un articolo del Washington Post.
http://www.washingtonpost.com/world/national-security/russia-china-block-syria-resolution-at-un/2011/10/04/gIQArCFBML_allComments.html#comments

5) Si veda ad esempio un estratto di un discorso tenuto da John Pilger alla protesta dell'8 Ott 2011 in Trafalgar Square, UK.  http://mrzine.monthlyreview.org/2011/pilger101011.html
"Gli Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia stanno bombardando una città chiamata Sirte, in Libia. Ci sono 100.000 persone. Giorno e notte, edifici residenziali, cliniche, scuole sono stati colpiti con bombe a frammentazione e missili Hellfire. . . . I media si riferiscono a Sirte come ad una vera roccaforte di Gheddafi. Il reporter di Canale 4 in Libia descrive gli attacchi come "taglio della testa del serpente". Per tali eroici giornalisti, ci sono due tipi di umanità in guerra: ci sono vittime degne e vittime  indegne. Le persone di Sirte sono vittime indegne, e quindi sono sacrificabili sia come persone che come notizie. In Iraq anche le persone  di Fallujah erano vittime indegne. I Marines americani, aiutati dagli inglesi, hanno ucciso circa 5.000 persone. . . . Come direbbe Harold Pinter. . . niente di tutto ciò è accaduto. Non è successo anche se stava accadendo. Non aveva importanza. . . . Abbiamo avuto dieci anni di crimini che non sono accaduti, che non avevano importanza. . . . La guerra contro l'Afghanistan era una truffa fin dall'inizio, così come l'attacco all'Iraq era una frode e l'invasione della Libia è una frode ".

Questo articolo si trova sul mio blog  taz.de. L'indirizzo è:
http://blogs.taz.de/netizenblog/2011/10/27/security_council_veto_on_syria/

Fonte: Global Research 28  Ottobre 2011
Traduzione: Anna Moffa per ilupidieinstein.blogspot.com

giovedì 13 ottobre 2011

Lettera al Segretario Generale delle Nazioni Unite, riguardo alle accuse degli Stati Uniti contro la Repubblica islamica dell'Iran

di Mohammad Khazaee*

In nome di Dio, il Compassionevole, il Misericordioso

N ° 1110 11 ott 2011

SE Signor Ban Ki-moon
Segretario Generale
Nazioni Unite, New York

Eccellenza,

Le scrivo per esprimere la nostra indignazione per quanto riguarda le accuse mosse dai funzionari degli Stati Uniti contro la Repubblica islamica dell'Iran sul coinvolgimento del mio paese in un attentato diretto ad un diplomatico straniero a Washington.

La Repubblica islamica dell'Iran respinge fortemente e categoricamente le accuse false e senza fondamento, mosse in base alle attestazioni sospette di un individuo. Ogni paese potrebbe accusare gli altri paesi attraverso l'invenzione di storie simili. Tuttavia, questo creerebbe dei precedenti pericolosi nei rapporti fra gli Stati.

L'Iran ha sempre condannato il terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni. L'Iran è stato una vittima del terrorismo, un chiaro esempio recente è l'assassinio di un certo numero di scienziati nucleari iraniani negli ultimi due anni effettuata dal regime sionista e sostenuto dagli Stati Uniti.

La nazione iraniana vuole un mondo libero dal terrorismo e considera  l'attuale macchina della propaganda guerrafondaia degli Stati Uniti contro l'Iran come una minaccia non solo contro se stessa, ma per la pace e la stabilità nella regione del Golfo Persico. La Repubblica islamica dell'Iran mette in guardia contro le conseguenze di questo scenario orribile e sostiene che la continuazione di tali politiche divide et impera potrebbe avere ripercussioni negative sulla pace e la sicurezza.

L'affermazione degli Stati Uniti è, ovviamente, una mossa politicamente motivata e una dimostrazione della sua animosità di vecchia data verso la nazione iraniana. La Repubblica islamica dell'Iran categoricamente e nel modo più assoluto condanna questa vergognosa affermazione da parte delle autorità degli Stati Uniti e la biasima come un malvagio piano ben congegnato in linea con la loro politica anti-iraniana per distogliere l'attenzione dagli attuali problemi economici e sociali nazionali e dalle rivoluzioni popolari e proteste contro gli Stati Uniti che hanno sostenuto a lungo regimi dittatoriali all'estero.

La Repubblica islamica dell'Iran sottolinea la sua determinazione a mantenere le sue relazioni amichevoli con tutti i paesi regionali, in particolare con i suoi vicini musulmani, e invita tutti ad essere vigili contro le immorali campagne che mirano a colpire la stabilità e la pace e le relazioni amichevoli tra gli Stati nella nostra regione.

Come segretario generale delle Nazioni Unite Lei ha una responsabilità importante di illuminare l'opinione pubblica internazionale sulle pericolose conseguenze della politica guerrafondaia del Governo degli Stati Uniti contro la pace e la sicurezza internazionale.

Sto inviando lettere identiche al Presidente del Consiglio di Sicurezza e al Presidente dell'Assemblea Generale. Apprezzerei se  questa lettera fosse diffusa come un documento dell'Assemblea Generale sotto il punto 83 all'ordine del giorno e del Consiglio di sicurezza.

Voglia gradire, Eccellenza, i sensi della mia più alta considerazione.

Mohammad Khazaee
Ambasciatore
Rappresentante Permanente

cc: SE Signora Ogwu
Presidente del Consiglio di Sicurezza
Nazioni Unite

cc: SE Signor Nasser
Presidente dell'Assemblea Generale
Nazioni Unite, New York

Mohammad Khazaee's Letter to the Secretary General of the United Nations

*L'ambasciatore Mohammad Khazaee è Rappresentante Permanente della Repubblica Islamica dell'Iran alle Nazioni Unite. Per ulteriori informazioni, contattare la Missione Permanente della Repubblica Islamica dell'Iran alle Nazioni Unite di New York: <iran-un.org>

Fonte: Monthly Review
Traduzione: Anna Moffa per ilupidieinstein.blogspot.com

venerdì 7 ottobre 2011

Haiti, Paese Occupato

di Eduardo Galeano
Global Research
Haïti Liberté 5 Ottobre 2011

haiti Consultate qualsiasi enciclopedia. Chiedete qual'è stato il primo paese libero in America. Otterrete la stessa risposta: gli Stati Uniti.

Ma gli Stati Uniti dichiararono la loro indipendenza quando erano una nazione con 650.000 schiavi che restarono tali per un altro secolo, e la sua prima Costituzione dice che uno schiavo nero equivaleva a tre quinti di una persona.

Se cercate su una qualunque enciclopedia qual'è stato il primo paese ad abolire la schiavitù, ottenete la stessa risposta: l'Inghilterra.

Ma il primo paese che ha abolito la schiavitù non è stata l'Inghilterra, ma Haiti, che sta ancora espiando il peccato della sua dignità.

Gli schiavi neri di Haiti sconfissero il glorioso esercito di Napoleone Bonaparte, e l'Europa non ha mai perdonato l'umiliazione. Per oltre un secolo e mezzo, Haiti ha pagato alla Francia un risarcimento enorme per essere colpevole della sua libertà, ma nemmeno questo è bastato.
Questa insolenza nera fa ancora male ai padroni bianchi del mondo. Di tutto questo, sappiamo molto poco o niente.

Haiti è un paese invisibile. E' stato raggiunto dalla fama dopo il terremoto del gennaio 2010 che ha ucciso più di 200.000 haitiani. La tragedia ha posto il paese fugacemente sotto i riflettori dei media.

Haiti non è conosciuto per il talento dei suoi artisti: maghi dei rottami in grado di trasformare rifiuti in bellezza. Né è noto per le sue gesta storiche nella guerra contro la schiavitù e l'oppressione coloniale.

Vale la pena ripeterlo ancora una volta, in modo che i sordi possano sentire: Haiti è stato il Paese fondatore dell'indipendenza d'America e il primo che ha sconfitto la schiavitù in tutto il mondo. Merita molto di più della fama scaturita dalla sue disgrazie.

Allo stato attuale, gli eserciti di diversi paesi, compreso il mio, stanno occupando Haiti. Come viene giustificata questa invasione militare? Asserendo che Haiti mette in pericolo la sicurezza internazionale. Niente di più.

Per tutto il 19° secolo, l'esempio di Haiti era una minaccia per la sicurezza dei paesi che continuavano ancora a praticare la schiavitù. Thomas Jefferson disse: "Da Haiti venne la malattia della ribellione".

In South Carolina, per esempio, la legge consentiva la  detenzione di qualsiasi marinaio nero, mentre la sua nave era nel porto, per il rischio che potesse contaminare con la malattia dell'anti-schiavitù. E in Brasile, questa malattia era chiamata "Haitianismo".

Nel 20° secolo, Haiti è stata invasa dai marines americani perchè era un paese insicuro per i suoi creditori stranieri. Gli invasori iniziarono prendendo possesso degli uffici doganali e dando la Banca nazionale haitiana alla City Bank di New York. Dal momento che erano già lì, decisero di restarci per 19 anni.

L'attraversamento del confine dalla Repubblica Dominicana ad Haiti si chiama: "Il passo sbagliato".

Forse il nome è una chiamata alle armi: State per entrare nel mondo nero, magia nera, stregoneria ... Il  Vudù, la religione che gli schiavi portarono dall'Africa, è stato nazionalizzato ad Haiti, ma non ha il diritto di essere chiamato una religione. Dal punto di vista dei portatori di civiltà, il vudù è una cosa nera, ignoranza, arretratezza, superstizione pura. La Chiesa cattolica, con un sacco di seguaci capaci di vendere le unghie dei santi e le piume di Gabriele, ha permesso che questa superstizione fosse ufficialmente proibita nel 1845, 1860, 1896, 1915 e 1942, senza prestare attenzione alle persone.

Ma per alcuni anni, alcune sette evangeliche sono state responsabili della guerra contro la superstizione ad Haiti. Quelle sette provengono dagli Stati Uniti, un paese che non ha una 13° piano nei suoi edifici, nessuna fila 13 sui suoi aerei, e che è abitata da cristiani civilizzati che credono che Dio creò il mondo in una settimana.

In quel paese, il predicatore evangelico Pat Robertson ha spiegato in televisione il terremoto del 2010. Questo pastore di anime ha rivelato che i neri haitiani avevano ottenuto la loro indipendenza dalla Francia, con una cerimonia vudù che invocò l'aiuto del Diavolo dal profondo della giungla haitiana. Il Diavolo, che diede loro la libertà, inviò il terremoto per riscuotere.

Per quanto tempo i soldati stranieri resteranno ad Haiti? Sono arrivati ​​per stabilizzare e aiutare, ma per sette anni, hanno fatto la prima colazione e destabilizzato questo paese che non li vuole.

L'occupazione militare di Haiti sta costando alle Nazioni Unite più di 800 milioni di dollari l'anno.
Se le Nazioni Unite dedicassero questi fondi per la cooperazione tecnica e la solidarietà sociale, gli haitiani potrebbero ottenere un buon impulso per sviluppare le loro energie creative. Allora potrebbero essere salvati dai loro salvatori armati che hanno una certa tendenza a violare, uccidere, e trasmettere malattie mortali.

Haiti non ha bisogno di nessuno che venga a moltiplicare le sue disgrazie. Né ha bisogno della carità di nessuno. O come dice un antico proverbio africano: "La mano che dà è sempre al di sopra della mano che riceve."

Ma Haiti ha bisogno di solidarietà, medici, scuole, ospedali, e di una vera collaborazione che renda possibile la rinascita della sua sovranità alimentare, uccisa dal Fondo Monetario Internazionale, dalla Banca Mondiale, e da altre società filantropiche.

Per noi, Latinoamericani, la solidarietà è un debito di riconoscenza: sarà il modo migliore per dire grazie a questa piccola grande nazione che nel 1804 ha aperto per noi, con il suo esempio contagioso, le porte della libertà.

(Questo articolo è dedicato a Guillermo Chifflet che è stato costretto a dimettersi dalla Camera dei Deputati dell'Uruguay quando ha votato contro l'invio dei soldati ad Haiti.)

Eduardo Galeano è un giornalista uruguaiano, scrittore e romanziere, le cui opere meglio conosciute sono "Memoria del Fuego" (Memoria del fuoco Trilogy, 1986) e "Las Venas abiertas de America Latina" (Le vene aperte dell'America Latina, 1971). Ha tenuto questo discorso il 27 SETTEMBRE 2011 presso la Biblioteca Nazionale di Montevideo in una tavola rotonda dal titolo Haiti e America Latina.

Fonte: Global Research 6 Ottobre 2011
Traduzione: Anna Moffa per ilupidieinstein.blogspot.com

martedì 31 maggio 2011

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon dovrebbe essere licenziato. Rinnega le conclusioni di una Relazione del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite su Gaza

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon dovrebbe essere licenziato. Sostiene la violazione del diritto internazionale. Abusa del suo mandato alle Nazioni Unite. Rinnega le conclusioni di una Relazione del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite su Gaza

Prof. Michel Chossudovsky
Global Research

ban-ki-moon Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, ha preso l'insolita decisione di  fare pressione sui governi membri perchè rispettino i "canali legali del governo israeliano per il  flusso di merci e per gli aiuti alla Striscia di Gaza". A questo proposito, Ban Ki-moon ha invitato i governi ad impedire che la  prevista Freedom Flotilla prevista per giugno si diriga verso la Striscia di Gaza:


Il segretario generale ha inviato una lettera ai governi dei paesi intorno al Mar Mediterraneo. In queste lettere, il segretario generale ha rivelato che stava seguendo con preoccupazione gli articoli dei media su potenziali flottiglie dirette a Gaza. Egli ha espresso la sua convinzione che l'assistenza e i beni destinati a Gaza dovrebbero essere convogliati attraverso passaggi legittimi e canali prestabiliti [controllati da Israele]. ...

Il segretario generale ha invitato tutti i governi interessati ad utilizzare la loro influenza per scoraggiare  tali flottiglie, che possono degenerare in conflitti violenti. Egli ha inoltre chiesto a tutti, compreso il governo di Israele, di agire responsabilmente e con cautela per evitare qualsiasi episodio di violenza.

Il segretario generale ha ribadito che, poichè secondo la sua opinione le flottiglie non sono state utili a risolvere i problemi economici di Gaza, la situazione resta insostenibile. Egli ha esortato il governo di Israele ad adottare ulteriori passi significativi e profondi al fine di mettere fine alla chiusura del blocco di Gaza, nel quadro della risoluzione del Consiglio di Sicurezza 1860 (2009). In particolare, ha sottolineato che è essenziale per il funzionamento dei valichi legittimi soddisfare le esigenze della popolazione civile di Gaza. (Nazioni Unite, Portavoce del Segretario generale sulle Lettere del Segretario Generale su Possibili flotillas dirette a Gaza, 27 maggio 2011 enfasi aggiunta)

Riconoscendo i  "valichi legittimi" di Israele per Gaza attraverso il territorio israeliano, Ban Ki Moon sta perdonando, piuttosto che condannare le violazioni del diritto internazionale riguardo ai confini sovrani della Palestina.

La dichiarazione di Ban Ki Moon è arrivata mentre "viene varata la nuova flottiglia, nel primo anniversario dell'attacco mortale israeliano contro la Freedom Flotilla, quando nove attivisti furono uccisi dopo che la marina israeliana  salì violentemente a bordo della nave turca, provocando decine di feriti .... La nuova Freedom Flotilla si dirigerà verso Gaza, nella seconda metà del mese prossimo, e ne faranno parte almeno dieci navi da diversi paesi europei, e una dagli Stati Uniti ...."

Lo Spirito di Rachel Corrie e la Freedom Flotilla

Lo Spirito di Rachel Corrie attualmente bloccata nel porto egiziano di Al Arish è salpata dal Pireo l'11 maggio, precedendo la Freedom Flotilla che è prevista per giugno.
La nave è la prima, quest'anno, a sfidare il blocco israeliano. Il 16 maggio è penetrata nelle acque territoriali di Gaza senza essere scoperta, prima di essere attaccata dalla marina israeliana:

Lo Spirito di Rachel Corrie (ufficialmente nota come Finch) che trasportava un carico umanitario a Gaza è stata attaccata da una pattuglia della marina israeliana all'interno della cosiddetta zona di sicurezza palestinese, il 15 maggio.

Dopo una sparatoria con armi automatiche della marina israeliana, la nave ha cambiato corso ed è stata scortata da una pattuglia della marina egiziana nelle acque territoriali egiziane, a breve distanza dal porto di Al Arish.

.... Lo Spirito di Rachel Corrie trasporta 7,5 chilometri di tubazioni di scarico di UPVC (plastica) per contribuire a ripristinare il devastato sistema fognario di Gaza.

Le autorità egiziane sono ferme sulla loro decisione. Dal 16 maggio, lo Spirito di Rachel Corrie è ferma nelle acque territoriali egiziane al largo del porto di Al Arish.

Il governo egiziano è stato contattato attraverso i canali diplomatici. Il governo post-Mubarak, che afferma di essere impegnato nella "democrazia", ​​sta collaborando con Tel Aviv. La risoluzione del  Cairo è quella di servire gli interessi israeliani e far rispettare l'embargo su Gaza sia da terra che dal mare. ( Global Research, 19 maggio 2011 )

La decisione dell'Egitto di evitare che la barca attracchi nel porto e consenta alla missione di procedere via terra verso Gaza è stata presa previa consultazione con Tel Aviv.

Israele, le cui pattuglie navali hanno attaccato la Rachel Corrie, è ritratto come la vittima. Secondo il Jerusalem Post, Tel Aviv ha presentato una protesta al Consiglio di Sicurezza dell'Onu "riguardo ad una nave malese... che aveva tentato di rompere il blocco marittimo della Striscia di Gaza, Lunedi notte, ma era stata ricacciata indietro dalla marina".

La missione de Lo Spirito di Rachel Corrie è sponsorizzata dalla Perdana Global Peace Foundation della Malesia, guidata dall'ex primo ministro Mahathir Mohamad. Le autorità egiziane hanno rifiutato categoricamente che il suo carico procedesse attraverso il valico di Rafah, insistendo sul fatto che debba essere inviato attraverso un checkpoint israeliano controllato. Questa decisione dell'Egitto è in linea con l'insistenza di Ban Ki Moon secondo il quale il commercio e gli aiuti  devono essere incanalati attraverso i "legittimi" posti di blocco israeliani.

Ban Ki Moon viola le norme e le procedure delle Nazioni Unite

Ban Ki Moon prende palesemente i suoi ordini da Tel Aviv e Washington piuttosto che dall'Assemblea generale dell'ONU, in deroga al suo mandato.

La sua decisione viola non solo il diritto internazionale, ma disprezza anche le norme e procedure interne delle Nazioni Unite. Ban Ki Moon ha ignorato la relazione della missione d'inchiesta indipendente  del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, commissionata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Le conclusioni di questa relazione sono inequivocabili:

Le azioni delle Forze di Difesa israeliane (IDF)  intercettando e attaccando la Flottiglia per Gaza (maggio giugno 2010) in acque internazionali, hanno agito in violazione del diritto internazionale umanitario:

"La condotta dei  militari israeliani e di altro personale verso i passeggeri della flottiglia non era solo sproporzionata per l'occasione, ma ha dimostrato livelli di violenza del tutto inutile e inconcepibile. Ha rivelato un livello di brutalità inaccettabile. Un comportamento del genere non può essere giustificato né approvato per motivi di sicurezza o per qualsiasi altro motivo. Esso ha costituito una grave violazione dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario.

la Missione ritiene che sono stati commessi numerosi violazioni e reati ....Vi sono prove evidenti a sostegno delle azioni penali per i seguenti reati, ai sensi dell'articolo 147 della Quarta Convenzione di Ginevra:

Vi sono prove evidenti a sostegno delle azioni penali per i seguenti reati, ai sensi dell'articolo 147 della Quarta Convenzione di Ginevra:

• Omicidio volontario;

• tortura o trattamenti inumani;

• Causa volontaria di grandi sofferenze o gravi lesioni all'integrità fisica o alla salute.

La Missione ritiene inoltre che una serie di violazioni degli obblighi di Israele sotto il diritto internazionale per i diritti umani, hanno avuto luogo, tra cui:

• Diritto alla vita (art. 6, Patto internazionale sui diritti civili e politici);

• tortura e altri trattamenti crudeli, inumani o degradanti (art. 7 del Patto internazionale, Convenzione contro la tortura);

• Diritto alla libertà e alla sicurezza della persona e  libertà dagli arresti arbitrari o detenzione (art. 9, Patto internazionale);

• Diritto dei detenuti ad essere trattati con umanità e rispetto per la dignità della persona umana (art. 10, Patto internazionale);

• Libertà di espressione (art. 19 del Patto internazionale).

Il diritto ad un ricorso effettivo deve essere garantito a tutte le vittime. La missione non deve essere intesa come un elenco completo ad ogni modo.

266. La missione osserva che il mantenimento da parte delle autorità israeliane di beni illegalmente sequestrati rimane un reato permanente e Israele è chiamato a restituire immediatamente tale proprietà. (Par. 265
http://www2.ohchr.org/english/bodies/hrcouncil/docs/15session/A.HRC.15.21_en.pdf

La decisione del segretario generale delle Nazioni Unite che conferma la legittimità del blocco di Gaza da parte di Israele è in disprezzo dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

Ban Ki Moon fa riferimento ad "attraveramenti legittimi e canali stabiliti" verso Gaza attraverso il territorio israeliano e posti di blocco israeliani controllati, negando così alla Palestina il diritto più importante di una nazione sovrana, vale a dire il diritto di controllare le sue frontiere internazionali via terra e via mare.

La decisione di Ban Ki Moon nega il diritto della Palestina, al commercio e alle transazioni con l'estero. Essa obbliga la Palestina a chiedere l'autorità e il permesso di Israele a ricevere gli aiuti umanitari e a fare commercio di materie prime.

L'apertura della frontiera terrestre di Rafah il 28 maggio riguarda la circolazione delle persone. Essa permette alle persone di lasciare la Striscia di Gaza, che è diventata una prigione de facto, impedendo alla Palestina gli scambi commerciali con il mondo esterno.
Ban Ki Moon sostiene la giurisdizione di Israele sui confini della Palestina in violazione del diritto internazionale:

"... Sovranità significa in primo luogo e soprattutto controllo delle frontiere.

Uno stato sovrano senza confini di sovranità è una contraddizione in termini, un non-senso.


Israele può decidere di ritirare l'esercito, la sua amministrazione e i suoi coloni da tutta la West Bank - come ha fatto dalla Striscia di Gaza, Israele può consentire la formazione di un governo (o anche due), una bandiera, un inno nazionale e anche un seggio all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite - e fintanto che non riconosce la sovranità palestinese sui confini, la West Bank rimane un territorio occupato e non un'entità sovrana, la stessa Striscia di Gaza è ancora, secondo il diritto internazionale, un territorio occupato. "(Alternative News, Uno Stato Palestinese sovrano richiede la sovranità sui Confini, 25 Aprile 2010

La decisione di Ki Moon  sostiene anche il sionismo, in deroga alla risoluzione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 1975 dal titolo 'Il sionismo è razzismo' (risoluzione 337)

Il Segretario generale è nominato dall'Assemblea Generale", su raccomandazione del Consiglio di Sicurezza".

Ban Ki Moon agisce in violazione del suo mandato. Egli dovrebbe essere licenziato dal suo lavoro da parte dell'Assemblea Generale.

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ASSEMBLEA GENERALE DELLE NAZIONI UNITE

Consiglio per i diritti dell'uomo

Quindicesima sessione

Agenda voce 1

Questioni organizzative e  procedurali

Relazione della missione d'inchiesta internazionale per indagare sulle violazioni del diritto internazionale, compresi i diritti umani internazionali e i diritti umani, risultanti dagli attacchi di navi israeliane contro la flottiglia che trasportava aiuti umanitari (pdf)

Di seguito sono elencate le conclusioni della relazione dell'UNHRC

http://www2.ohchr.org/english/bodies/hrcouncil/docs/15session/A.HRC.15.21_en.pdf

260. L'attacco contro la flotta deve essere considerato nel contesto dei problemi in corso tra il governo di Israele e l'Autorità e il popolo palestinese. Nello svolgimento dei suoi compiti, la Missione è stata soggetta alla profondità della convinzione, da entrambe le parti, della correttezza delle loro rispettive posizioni. Catastrofi simili si potrebbero ripresentare a meno che non vi sia un radicale cambiamento nel paradigma esistente. Si deve ricordare che la forza e la potenza sono rafforzate se seguite da un senso di giustizia e fair play. La pace e il rispetto devono essere guadagnati, non ottenuti per costrizione da qualsiasi avversario.  Non si è mai saputo che una vittoria sleale abbia portato una pace duratura.

261. La Missione è giunta alla conclusione certa che una crisi umanitaria esisteva il 31 maggio 2010 a Gaza. La preponderanza di prove da fonti impeccabili è troppo schiacciante per giungere ad un parere contrario. Qualsiasi negazione di questo non può essere supportata da alcun motivo razionale. Una delle conseguenze derivanti da questo è che per questa sola ragione il blocco è illegittimo e non può essere sostenuto per legge. E' così a prescindere dalle motivazioni con cui si cerca di giustificare la legittimità del blocco.

262. Alcuni risultati sono derivati da questa conclusione. Principalmente, l'azione della Forza di Difesa d'Israele di intercettazione della Mavi Marmara in ​​alto mare, nei casi e per i motivi esposti, era chiaramente illegittima. In particolare, l'azione non può essere giustificata dalle circostanze, anche ai sensi dell'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite.

263. Israele cerca di giustificare il blocco per motivi di sicurezza. Lo Stato di Israele ha il diritto alla pace e alla sicurezza come tutti gli altri. Il lancio di razzi e altre munizioni di guerra in territorio israeliano da parte di Gaza costituisce una grave violazione del diritto internazionale e del diritto umanitario internazionale. Ma ogni azione in risposta, che costituisce una punizione collettiva della popolazione civile a Gaza, non è lecita in qualsiasi circostanza.

264. La condotta dei  militari israeliani e di altro personale verso i passeggeri della flottiglia non era solo sproporzionata per l'occasione, ma ha dimostrato livelli di violenza del tutto inutile e inconcepibile. Ha rivelato un livello di brutalità inaccettabile. Un comportamento del genere non può essere giustificato né approvato per motivi di sicurezza o per qualsiasi altro motivo. Esso ha costituito una grave violazione dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario.

265. La Missione ritiene che sono stati commessi numerosi violazioni e reati.  Non è certo che, nel tempo a disposizione, sia stata  in grado di compilare un elenco completo di tutti i reati. Tuttavia, vi sono prove evidenti a sostegno delle azioni penali per i seguenti reati, ai sensi dell'articolo 147 della Quarta Convenzione di Ginevra:

• Omicidio volontario;

• tortura o trattamenti inumani;

• Causa volontaria di grandi sofferenze o gravi lesioni all'integrità fisica o alla salute.

La Missione ritiene inoltre che una serie di violazioni degli obblighi di Israele sotto il diritto internazionale per i diritti umani hanno avuto luogo, tra cui:

• Diritto alla vita (art. 6, Patto internazionale sui diritti civili e politici);

• tortura e altri trattamenti crudeli, inumani o degradanti (art. 7 del Patto internazionale, Convenzione contro la tortura);

• Diritto alla libertà e alla sicurezza della persona e  libertà dagli arresti arbitrari o detenzione (art. 9, Patto internazionale);

• Diritto dei detenuti ad essere trattati con umanità e rispetto per la dignità della persona umana (art. 10, Patto internazionale);

• Libertà di espressione (art. 19 del Patto internazionale).

Il diritto a un ricorso effettivo deve essere garantito a tutte le vittime. La missione non deve essere affatto considerata come un elenco completo.

266. La missione osserva che il mantenimento da parte delle autorità israeliane di beni illegalmente sequestrati rimane un reato permanente e Israele è chiamato a restituire immediatamente tale proprietà.

267. Gli autori dei crimini più gravi, essendo mascherati, non possono essere identificati senza l'assistenza delle autorità israeliane. Hanno reagito in modo violento quando pensavano che nessuno stesse cercando di identificarli. La Missione si augura sinceramente che ci sarà collaborazione da parte del governo di Israele per aiutare nella loro identificazione, al fine di perseguire i colpevoli e metterre fine alla situazione.

268. La Missione è consapevole che questa non è la prima volta che il Governo di Israele si rifiuta di cooperare ad un'inchiesta su eventi in cui è stato coinvolto  ​​personale militare. In questa occasione la Missione accetta le rassicurazioni del Rappresentante Permanente di Israele che la posizione che era indirizzato a difendere non era in alcun modo diretta verso i membri della Missione a titolo personale. E' tuttavia deplorevole che, in un'altra occasione di un'indagine condotta su eventi che coinvolgono la perdita della vita per mano dei militari israeliani, il governo di Israele abbia rifiutato di collaborare in un'indagine non stabilita da esso o in cui era rappresentato in modo significativo.

269. La Missione si rammarica che le sue richieste di informazioni al Rappresentante Permanente d'Israele non sono state prese in considerazione. Il motivo inizialmente addotto era che il Governo di Israele aveva stabilito la sua commissione indipendente di persone distinte per indagare sull'incidente flottiglia. Alla Missione è stato detto che per tale ragione, e anche perché il Segretario Generale ha annunciato la creazione di un'altra commissione distinta con un mandato simile, che "un'ulteriore iniziativa del Consiglio per i Diritti Umani a questo proposito [è] inutile e improduttiva".

270. La Missione non era d'accordo con questa posizione e per questa ragione ha suggerito al Rappresentante Permanente d'Israele che egli dovrebbe indirizzare al Consiglio e non alla Missione una richiesta di rinviare la  presentazione della sua relazione, per permettere ad altre richieste di completare i loro compiti. La Missione non ha ricevuto alcuna direttiva da parte del Consiglio, ad oggi, e ritiene che sarebbe stata obbligata a rispondere positivamente ad ogni siffatta direttiva del Consiglio.

271. Alla luce del fatto che la Commissione Turkel e la commissione del Segretario Generale non hanno concluso le loro sedute, la Missione si asterrà da qualsiasi commento che possa essere interpretato come divieto a tali organi  di completare i loro compiti "liberi da eventi esterni" . La Missione si limita ad osservare che la fiducia del pubblico in qualsiasi processo di indagine, in un caso come quello attuale, non aumenta quando il soggetto investiga su se stesso, o gioca un ruolo centrale nel processo.

272. Altrove in questo rapporto, la Missione ha fatto riferimento al fatto che essa ha ritenuto necessario reinterpretare il suo mandato a causa del modo in cui la risoluzione di nomina è stata redatta. E 'importante, nella redazione di questioni del genere, che non sia data l'impressione della comparsa di qualsiasi pregiudizio. La Missione ha avuto particolare cura, alla prima occasione, nell'indicare di aver interpretato il suo mandato come richiesta di avvicinarsi al suo compito senza preconcetti o pregiudizi. Essa intende assicurare a tutti gli interessati che ha tenuto quella posizione scrupolosamente.

273. Tutti i passeggeri a bordo delle navi che costituiscono la flottiglia comparsi davanti alla Missione, hanno dato ai membri l'impressione di essere persone  effettivamente impegnate con spirito umanitario e intrise di una profonda e genuina  preoccupazione per il benessere degli abitanti di Gaza. La Missione non può che esprimere l'auspicio che le divergenze saranno risolte a breve, piuttosto che a lungo termine in modo che la pace e l'armonia possano risiedere nella zona.

274. Nove esseri umani hanno perso la vita e molti altri sono stati gravemente feriti. Secondo le osservazioni della Missione, profonde cicatrici psicologiche sono state inflitte da quella che dev'essere stata un'esperienza molto traumatica  non solo per i passeggeri, ma anche per i soldati che hanno riportato ferite. I membri della Missione simpatizzano con tutti gli interessati e in particolare con le famiglie dei deceduti.

275. La Missione non è la sola a ritenere che a Gaza esista una situazione deplorevole. E' stata descritta come "insostenibile". Questo è assolutamente intollerabile e inaccettabile nel XXI secolo. E' incredibile che qualcuno possa descrivere la condizione del popolo come non corrispondente alle norme più elementari. Le parti e la comunità internazionale sono invitate a trovare la soluzione che rispetti tutti i legittimi interessi di sicurezza, sia di Israele che del popolo della Palestina, entrambi i quali hanno ugualmente diritto al "loro posto sotto il cielo". L'apparente dicotomia in questo caso tra i diritti alla sicurezza e  ad una vita decente, può essere risolta solo se i vecchi antagonismi saranno subordinati ad un senso di giustizia e di fair play. Si deve trovare la forza di strappare i dolori radicati nella memoria e di andare avanti.

276. La Missione ha riflettuto sulla posizione delle organizzazioni umanitarie che intendono intervenire in situazioni di crisi umanitaria di lunga data in cui la comunità internazionale non è disposta per una qualsiasi ragione ad adottare azioni positive. Troppo spesso vengono accusati di essere indiscreti e nel peggiore dei casi come terroristi o agenti nemici.

277. Una distinzione deve essere fatta tra le attività intraprese per alleviare le crisi e le azioni per affrontare le cause che creano la crisi. Quest'ultima azione si caratterizza come azione politica e quindi inappropriata per gruppi che desiderano essere classificati come umanitari. Questo punto viene ribadito a causa delle prove che, mentre alcuni dei passeggeri erano unicamente interessati alla consegna delle forniture alla popolazione di Gaza, per altri lo scopo principale era la sensibilizzazione sul blocco in vista della sua rimozione, come unico modo per risolvere la crisi. Si dovrebbe fare un esame per definire con chiarezza l'umanitarismo, distinto dall'azione umanitaria, in modo che ci possa essere una forma di intervento concordato e di giurisdizione quando si verificano crisi umanitarie.

278. La Missione si augura sinceramente che nessun ostacolo sia posto al risarcimento adeguato e tempestivo di coloro che hanno sofferto perdite a causa delle azioni illegali dei militari israeliani. Si spera che ci sia un'azione rapida da parte del governo di Israele. Questo alla fine invertirà la reputazione deplorevole che questo paese ha a causa dell'impunità e dell'intransigenza negli affari internazionali. Essa inoltre assiste chi simpatizza  realmente con la loro situazione, per sostenerli senza biasimarli.

Fonte: Global Research  29 Maggio 2011
Traduzione: Dakota Jones

domenica 5 dicembre 2010

Il Serraglio di Cancun: di serpenti, ratti e un cavallo di Troia

da JeffConant
Cross-posted from Global Exchange

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Alla COP 16  in questa settimana, il tono è stato teso e difficile, sia all'interno dei negoziati nell'opulento Moon Palace a Cancun, che ai margini, dove si sono riuniti movimenti sociali, ONG e gruppi di popoli indigeni per alzare la voce in opposizione alle decisioni sempre più schiaccianti delle elites globali. Dopo l'irritante incontro  dello scorso anno a Copenaghen, e con l'eco della disfatta del 2003 del WTO che ancora persiste, Cancun, all'inizio della settimana era un accampamento armato. Tra i veicoli corazzati che pattugliavano l'esterno e il complicato ed estenuante percorso per arrivare da qualche parte vicino al suo interno,  è stato fatto un chiaro tentativo di emarginare la società civile, se non di neutralizzarla del tutto. Il titolo di un articolo del quotidiano messicano La Jornada la scorsa settimana ha riassunto lo stato d'animo con un gioco sul significato letterale del nome dato a questo paradiso artificiale dei Caraibi: Cancun è davvero un nido di serpenti.

Dopo un anno di dispute contenziose tra un oggetto inamovibile ed una forza inarrestabile - l'Accordo del popolo di Cochabamba ratificato da 35.000 persone lo scorso aprile, e l'accordo di Copenaghen, speronato da Stati Uniti, Cina, e un piccolo gruppo di colossi economici lo scorso dicembre - e con paesi di destra e sinistra che minacciano di abbandonare il Protocollo di Kyoto come topi da una nave che affonda, è più che chiaro che nessun accordo significativo verrà fuori a Cancun la prossima settimana. Ma, data la natura di un eventuale accordo che potrebbe essere raggiunto, la domanda pertinente potrebbe essere: e allora?

Entrando a Cancun, il ritornello da parte dei governi del Nord e dei media è stato che ci sono scarse aspettative per la COP 16.  Dagli Stati Uniti, per esempio, l'amministrazione Obama invierà i segretari per l'energia e l'agricoltura, dando prova di mancanza di volontà di muoversi attraverso un alto livello diplomatico, anche se lo scandalo diplomatico delle comunicazioni pubblicate da Wikileaks mina qualunque restante traccia di fiducia possa essere stata presente nella comunità internazionale. In risposta alle dichiarate 'basse aspettative', Pablo Solone, ambasciatore della Bolivia alle Nazioni Unite ha sottolineato in un articolo del britannico Guardian, "mi chiedo di quali aspettative stanno parlando? La realtà è che parlare di 'basse aspettative' è una manovra di un piccolo gruppo di paesi industrializzati per nascondere i loro obblighi di agire."

Mentre gli Stati Uniti ed altre potenze sembrano fare 'non abbastanza' sui cambiamenti climatici, in realtà  stanno facendo anche troppo - il blocco degli accordi, il bullismo verso le altre Parti,  l'attuazione di politiche militariste anti-immigrazione al fine di reprimere ulteriormente chi è costretto a fuggire dal collasso ambientale e sociale nel Sud del mondo, e fingendosi disponibili per il clima attraverso false soluzioni, come i biocarburanti, gli alberi GE (Genetically Engineered), e politiche molto dubbie come il progetto REDD (Riduzione delle emissioni da deforestazione e degrado).

REDD - una delle proposte politiche sul tavolo di Cancun - è indicativo della differenza tra Copenaghen e Cochabamba. Troppo complesso da spiegare quì in poche frasi, il progetto REDD propone di attribuire un prezzo alle foreste in base al valore della CO2 che catturano, al fine di conservare gli alberi, attribuendo ad essi più valore come alberi che non come legname. Un approccio fondamentalmente  basato sul mercato  per mitigare la crisi climatica, molte popolazioni indigene e gruppi di contadini, tra cui Via Campesina e la Rete Ambientale Indigena, vedono REDD come un cavallo di Troia che nasconde potenzialmente, nelle sue viscere bizantine,  il più grande furto di terra di tutti i tempi. Infatti, molti dei delegati indigeni con i quali ho parlato lo vedono sia  come  una violazione del sacro, che come prossima fase del genocidio al quale hanno sopravvissuto per secoli.

Quando infatti, i negoziatori degli Stati Uniti, ieri hanno proposto che il termine "i popoli indigeni", fosse sostituito nel testo di negoziato con le parole "gruppi indigeni" - annullando con un tratto di penna,  decenni di lavoro per ottenere diritti collettivi proprio per quelle persone più colpite e meno responsabili per la crisi climatica - è come se avessero offerto coperte contagiate dal vaiolo per negoziare.

Con il linguaggio dell'Accordo di Cochabamba messo interamente fuori uso dal testo negoziale, lasciando sul tavolo poco, tranne il fondamentalismo di mercato, con il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici che sta ora rivolgendo l'attenzione alla geoingegneria, nonostante la moratoria recentemente invocata a livello mondiale, con la politica torbida e gli accordi sottobanco in piedi per "l'impegno e il compromesso" richiesti dall'UNFCCC, e con i Federali armati che pattugliano le strade per intimidire e criminalizzare il dissenso, è francamente difficile capire come faremo ad arrampicarci per uscire dalla fossa dei serpenti.

Fonte: JeffConant 4 Dicembre 2010
Traduzione: Dakota Jones