martedì 31 maggio 2011

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon dovrebbe essere licenziato. Rinnega le conclusioni di una Relazione del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite su Gaza

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon dovrebbe essere licenziato. Sostiene la violazione del diritto internazionale. Abusa del suo mandato alle Nazioni Unite. Rinnega le conclusioni di una Relazione del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite su Gaza

Prof. Michel Chossudovsky
Global Research

ban-ki-moon Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, ha preso l'insolita decisione di  fare pressione sui governi membri perchè rispettino i "canali legali del governo israeliano per il  flusso di merci e per gli aiuti alla Striscia di Gaza". A questo proposito, Ban Ki-moon ha invitato i governi ad impedire che la  prevista Freedom Flotilla prevista per giugno si diriga verso la Striscia di Gaza:


Il segretario generale ha inviato una lettera ai governi dei paesi intorno al Mar Mediterraneo. In queste lettere, il segretario generale ha rivelato che stava seguendo con preoccupazione gli articoli dei media su potenziali flottiglie dirette a Gaza. Egli ha espresso la sua convinzione che l'assistenza e i beni destinati a Gaza dovrebbero essere convogliati attraverso passaggi legittimi e canali prestabiliti [controllati da Israele]. ...

Il segretario generale ha invitato tutti i governi interessati ad utilizzare la loro influenza per scoraggiare  tali flottiglie, che possono degenerare in conflitti violenti. Egli ha inoltre chiesto a tutti, compreso il governo di Israele, di agire responsabilmente e con cautela per evitare qualsiasi episodio di violenza.

Il segretario generale ha ribadito che, poichè secondo la sua opinione le flottiglie non sono state utili a risolvere i problemi economici di Gaza, la situazione resta insostenibile. Egli ha esortato il governo di Israele ad adottare ulteriori passi significativi e profondi al fine di mettere fine alla chiusura del blocco di Gaza, nel quadro della risoluzione del Consiglio di Sicurezza 1860 (2009). In particolare, ha sottolineato che è essenziale per il funzionamento dei valichi legittimi soddisfare le esigenze della popolazione civile di Gaza. (Nazioni Unite, Portavoce del Segretario generale sulle Lettere del Segretario Generale su Possibili flotillas dirette a Gaza, 27 maggio 2011 enfasi aggiunta)

Riconoscendo i  "valichi legittimi" di Israele per Gaza attraverso il territorio israeliano, Ban Ki Moon sta perdonando, piuttosto che condannare le violazioni del diritto internazionale riguardo ai confini sovrani della Palestina.

La dichiarazione di Ban Ki Moon è arrivata mentre "viene varata la nuova flottiglia, nel primo anniversario dell'attacco mortale israeliano contro la Freedom Flotilla, quando nove attivisti furono uccisi dopo che la marina israeliana  salì violentemente a bordo della nave turca, provocando decine di feriti .... La nuova Freedom Flotilla si dirigerà verso Gaza, nella seconda metà del mese prossimo, e ne faranno parte almeno dieci navi da diversi paesi europei, e una dagli Stati Uniti ...."

Lo Spirito di Rachel Corrie e la Freedom Flotilla

Lo Spirito di Rachel Corrie attualmente bloccata nel porto egiziano di Al Arish è salpata dal Pireo l'11 maggio, precedendo la Freedom Flotilla che è prevista per giugno.
La nave è la prima, quest'anno, a sfidare il blocco israeliano. Il 16 maggio è penetrata nelle acque territoriali di Gaza senza essere scoperta, prima di essere attaccata dalla marina israeliana:

Lo Spirito di Rachel Corrie (ufficialmente nota come Finch) che trasportava un carico umanitario a Gaza è stata attaccata da una pattuglia della marina israeliana all'interno della cosiddetta zona di sicurezza palestinese, il 15 maggio.

Dopo una sparatoria con armi automatiche della marina israeliana, la nave ha cambiato corso ed è stata scortata da una pattuglia della marina egiziana nelle acque territoriali egiziane, a breve distanza dal porto di Al Arish.

.... Lo Spirito di Rachel Corrie trasporta 7,5 chilometri di tubazioni di scarico di UPVC (plastica) per contribuire a ripristinare il devastato sistema fognario di Gaza.

Le autorità egiziane sono ferme sulla loro decisione. Dal 16 maggio, lo Spirito di Rachel Corrie è ferma nelle acque territoriali egiziane al largo del porto di Al Arish.

Il governo egiziano è stato contattato attraverso i canali diplomatici. Il governo post-Mubarak, che afferma di essere impegnato nella "democrazia", ​​sta collaborando con Tel Aviv. La risoluzione del  Cairo è quella di servire gli interessi israeliani e far rispettare l'embargo su Gaza sia da terra che dal mare. ( Global Research, 19 maggio 2011 )

La decisione dell'Egitto di evitare che la barca attracchi nel porto e consenta alla missione di procedere via terra verso Gaza è stata presa previa consultazione con Tel Aviv.

Israele, le cui pattuglie navali hanno attaccato la Rachel Corrie, è ritratto come la vittima. Secondo il Jerusalem Post, Tel Aviv ha presentato una protesta al Consiglio di Sicurezza dell'Onu "riguardo ad una nave malese... che aveva tentato di rompere il blocco marittimo della Striscia di Gaza, Lunedi notte, ma era stata ricacciata indietro dalla marina".

La missione de Lo Spirito di Rachel Corrie è sponsorizzata dalla Perdana Global Peace Foundation della Malesia, guidata dall'ex primo ministro Mahathir Mohamad. Le autorità egiziane hanno rifiutato categoricamente che il suo carico procedesse attraverso il valico di Rafah, insistendo sul fatto che debba essere inviato attraverso un checkpoint israeliano controllato. Questa decisione dell'Egitto è in linea con l'insistenza di Ban Ki Moon secondo il quale il commercio e gli aiuti  devono essere incanalati attraverso i "legittimi" posti di blocco israeliani.

Ban Ki Moon viola le norme e le procedure delle Nazioni Unite

Ban Ki Moon prende palesemente i suoi ordini da Tel Aviv e Washington piuttosto che dall'Assemblea generale dell'ONU, in deroga al suo mandato.

La sua decisione viola non solo il diritto internazionale, ma disprezza anche le norme e procedure interne delle Nazioni Unite. Ban Ki Moon ha ignorato la relazione della missione d'inchiesta indipendente  del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, commissionata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Le conclusioni di questa relazione sono inequivocabili:

Le azioni delle Forze di Difesa israeliane (IDF)  intercettando e attaccando la Flottiglia per Gaza (maggio giugno 2010) in acque internazionali, hanno agito in violazione del diritto internazionale umanitario:

"La condotta dei  militari israeliani e di altro personale verso i passeggeri della flottiglia non era solo sproporzionata per l'occasione, ma ha dimostrato livelli di violenza del tutto inutile e inconcepibile. Ha rivelato un livello di brutalità inaccettabile. Un comportamento del genere non può essere giustificato né approvato per motivi di sicurezza o per qualsiasi altro motivo. Esso ha costituito una grave violazione dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario.

la Missione ritiene che sono stati commessi numerosi violazioni e reati ....Vi sono prove evidenti a sostegno delle azioni penali per i seguenti reati, ai sensi dell'articolo 147 della Quarta Convenzione di Ginevra:

Vi sono prove evidenti a sostegno delle azioni penali per i seguenti reati, ai sensi dell'articolo 147 della Quarta Convenzione di Ginevra:

• Omicidio volontario;

• tortura o trattamenti inumani;

• Causa volontaria di grandi sofferenze o gravi lesioni all'integrità fisica o alla salute.

La Missione ritiene inoltre che una serie di violazioni degli obblighi di Israele sotto il diritto internazionale per i diritti umani, hanno avuto luogo, tra cui:

• Diritto alla vita (art. 6, Patto internazionale sui diritti civili e politici);

• tortura e altri trattamenti crudeli, inumani o degradanti (art. 7 del Patto internazionale, Convenzione contro la tortura);

• Diritto alla libertà e alla sicurezza della persona e  libertà dagli arresti arbitrari o detenzione (art. 9, Patto internazionale);

• Diritto dei detenuti ad essere trattati con umanità e rispetto per la dignità della persona umana (art. 10, Patto internazionale);

• Libertà di espressione (art. 19 del Patto internazionale).

Il diritto ad un ricorso effettivo deve essere garantito a tutte le vittime. La missione non deve essere intesa come un elenco completo ad ogni modo.

266. La missione osserva che il mantenimento da parte delle autorità israeliane di beni illegalmente sequestrati rimane un reato permanente e Israele è chiamato a restituire immediatamente tale proprietà. (Par. 265
http://www2.ohchr.org/english/bodies/hrcouncil/docs/15session/A.HRC.15.21_en.pdf

La decisione del segretario generale delle Nazioni Unite che conferma la legittimità del blocco di Gaza da parte di Israele è in disprezzo dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

Ban Ki Moon fa riferimento ad "attraveramenti legittimi e canali stabiliti" verso Gaza attraverso il territorio israeliano e posti di blocco israeliani controllati, negando così alla Palestina il diritto più importante di una nazione sovrana, vale a dire il diritto di controllare le sue frontiere internazionali via terra e via mare.

La decisione di Ban Ki Moon nega il diritto della Palestina, al commercio e alle transazioni con l'estero. Essa obbliga la Palestina a chiedere l'autorità e il permesso di Israele a ricevere gli aiuti umanitari e a fare commercio di materie prime.

L'apertura della frontiera terrestre di Rafah il 28 maggio riguarda la circolazione delle persone. Essa permette alle persone di lasciare la Striscia di Gaza, che è diventata una prigione de facto, impedendo alla Palestina gli scambi commerciali con il mondo esterno.
Ban Ki Moon sostiene la giurisdizione di Israele sui confini della Palestina in violazione del diritto internazionale:

"... Sovranità significa in primo luogo e soprattutto controllo delle frontiere.

Uno stato sovrano senza confini di sovranità è una contraddizione in termini, un non-senso.


Israele può decidere di ritirare l'esercito, la sua amministrazione e i suoi coloni da tutta la West Bank - come ha fatto dalla Striscia di Gaza, Israele può consentire la formazione di un governo (o anche due), una bandiera, un inno nazionale e anche un seggio all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite - e fintanto che non riconosce la sovranità palestinese sui confini, la West Bank rimane un territorio occupato e non un'entità sovrana, la stessa Striscia di Gaza è ancora, secondo il diritto internazionale, un territorio occupato. "(Alternative News, Uno Stato Palestinese sovrano richiede la sovranità sui Confini, 25 Aprile 2010

La decisione di Ki Moon  sostiene anche il sionismo, in deroga alla risoluzione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 1975 dal titolo 'Il sionismo è razzismo' (risoluzione 337)

Il Segretario generale è nominato dall'Assemblea Generale", su raccomandazione del Consiglio di Sicurezza".

Ban Ki Moon agisce in violazione del suo mandato. Egli dovrebbe essere licenziato dal suo lavoro da parte dell'Assemblea Generale.

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ASSEMBLEA GENERALE DELLE NAZIONI UNITE

Consiglio per i diritti dell'uomo

Quindicesima sessione

Agenda voce 1

Questioni organizzative e  procedurali

Relazione della missione d'inchiesta internazionale per indagare sulle violazioni del diritto internazionale, compresi i diritti umani internazionali e i diritti umani, risultanti dagli attacchi di navi israeliane contro la flottiglia che trasportava aiuti umanitari (pdf)

Di seguito sono elencate le conclusioni della relazione dell'UNHRC

http://www2.ohchr.org/english/bodies/hrcouncil/docs/15session/A.HRC.15.21_en.pdf

260. L'attacco contro la flotta deve essere considerato nel contesto dei problemi in corso tra il governo di Israele e l'Autorità e il popolo palestinese. Nello svolgimento dei suoi compiti, la Missione è stata soggetta alla profondità della convinzione, da entrambe le parti, della correttezza delle loro rispettive posizioni. Catastrofi simili si potrebbero ripresentare a meno che non vi sia un radicale cambiamento nel paradigma esistente. Si deve ricordare che la forza e la potenza sono rafforzate se seguite da un senso di giustizia e fair play. La pace e il rispetto devono essere guadagnati, non ottenuti per costrizione da qualsiasi avversario.  Non si è mai saputo che una vittoria sleale abbia portato una pace duratura.

261. La Missione è giunta alla conclusione certa che una crisi umanitaria esisteva il 31 maggio 2010 a Gaza. La preponderanza di prove da fonti impeccabili è troppo schiacciante per giungere ad un parere contrario. Qualsiasi negazione di questo non può essere supportata da alcun motivo razionale. Una delle conseguenze derivanti da questo è che per questa sola ragione il blocco è illegittimo e non può essere sostenuto per legge. E' così a prescindere dalle motivazioni con cui si cerca di giustificare la legittimità del blocco.

262. Alcuni risultati sono derivati da questa conclusione. Principalmente, l'azione della Forza di Difesa d'Israele di intercettazione della Mavi Marmara in ​​alto mare, nei casi e per i motivi esposti, era chiaramente illegittima. In particolare, l'azione non può essere giustificata dalle circostanze, anche ai sensi dell'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite.

263. Israele cerca di giustificare il blocco per motivi di sicurezza. Lo Stato di Israele ha il diritto alla pace e alla sicurezza come tutti gli altri. Il lancio di razzi e altre munizioni di guerra in territorio israeliano da parte di Gaza costituisce una grave violazione del diritto internazionale e del diritto umanitario internazionale. Ma ogni azione in risposta, che costituisce una punizione collettiva della popolazione civile a Gaza, non è lecita in qualsiasi circostanza.

264. La condotta dei  militari israeliani e di altro personale verso i passeggeri della flottiglia non era solo sproporzionata per l'occasione, ma ha dimostrato livelli di violenza del tutto inutile e inconcepibile. Ha rivelato un livello di brutalità inaccettabile. Un comportamento del genere non può essere giustificato né approvato per motivi di sicurezza o per qualsiasi altro motivo. Esso ha costituito una grave violazione dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario.

265. La Missione ritiene che sono stati commessi numerosi violazioni e reati.  Non è certo che, nel tempo a disposizione, sia stata  in grado di compilare un elenco completo di tutti i reati. Tuttavia, vi sono prove evidenti a sostegno delle azioni penali per i seguenti reati, ai sensi dell'articolo 147 della Quarta Convenzione di Ginevra:

• Omicidio volontario;

• tortura o trattamenti inumani;

• Causa volontaria di grandi sofferenze o gravi lesioni all'integrità fisica o alla salute.

La Missione ritiene inoltre che una serie di violazioni degli obblighi di Israele sotto il diritto internazionale per i diritti umani hanno avuto luogo, tra cui:

• Diritto alla vita (art. 6, Patto internazionale sui diritti civili e politici);

• tortura e altri trattamenti crudeli, inumani o degradanti (art. 7 del Patto internazionale, Convenzione contro la tortura);

• Diritto alla libertà e alla sicurezza della persona e  libertà dagli arresti arbitrari o detenzione (art. 9, Patto internazionale);

• Diritto dei detenuti ad essere trattati con umanità e rispetto per la dignità della persona umana (art. 10, Patto internazionale);

• Libertà di espressione (art. 19 del Patto internazionale).

Il diritto a un ricorso effettivo deve essere garantito a tutte le vittime. La missione non deve essere affatto considerata come un elenco completo.

266. La missione osserva che il mantenimento da parte delle autorità israeliane di beni illegalmente sequestrati rimane un reato permanente e Israele è chiamato a restituire immediatamente tale proprietà.

267. Gli autori dei crimini più gravi, essendo mascherati, non possono essere identificati senza l'assistenza delle autorità israeliane. Hanno reagito in modo violento quando pensavano che nessuno stesse cercando di identificarli. La Missione si augura sinceramente che ci sarà collaborazione da parte del governo di Israele per aiutare nella loro identificazione, al fine di perseguire i colpevoli e metterre fine alla situazione.

268. La Missione è consapevole che questa non è la prima volta che il Governo di Israele si rifiuta di cooperare ad un'inchiesta su eventi in cui è stato coinvolto  ​​personale militare. In questa occasione la Missione accetta le rassicurazioni del Rappresentante Permanente di Israele che la posizione che era indirizzato a difendere non era in alcun modo diretta verso i membri della Missione a titolo personale. E' tuttavia deplorevole che, in un'altra occasione di un'indagine condotta su eventi che coinvolgono la perdita della vita per mano dei militari israeliani, il governo di Israele abbia rifiutato di collaborare in un'indagine non stabilita da esso o in cui era rappresentato in modo significativo.

269. La Missione si rammarica che le sue richieste di informazioni al Rappresentante Permanente d'Israele non sono state prese in considerazione. Il motivo inizialmente addotto era che il Governo di Israele aveva stabilito la sua commissione indipendente di persone distinte per indagare sull'incidente flottiglia. Alla Missione è stato detto che per tale ragione, e anche perché il Segretario Generale ha annunciato la creazione di un'altra commissione distinta con un mandato simile, che "un'ulteriore iniziativa del Consiglio per i Diritti Umani a questo proposito [è] inutile e improduttiva".

270. La Missione non era d'accordo con questa posizione e per questa ragione ha suggerito al Rappresentante Permanente d'Israele che egli dovrebbe indirizzare al Consiglio e non alla Missione una richiesta di rinviare la  presentazione della sua relazione, per permettere ad altre richieste di completare i loro compiti. La Missione non ha ricevuto alcuna direttiva da parte del Consiglio, ad oggi, e ritiene che sarebbe stata obbligata a rispondere positivamente ad ogni siffatta direttiva del Consiglio.

271. Alla luce del fatto che la Commissione Turkel e la commissione del Segretario Generale non hanno concluso le loro sedute, la Missione si asterrà da qualsiasi commento che possa essere interpretato come divieto a tali organi  di completare i loro compiti "liberi da eventi esterni" . La Missione si limita ad osservare che la fiducia del pubblico in qualsiasi processo di indagine, in un caso come quello attuale, non aumenta quando il soggetto investiga su se stesso, o gioca un ruolo centrale nel processo.

272. Altrove in questo rapporto, la Missione ha fatto riferimento al fatto che essa ha ritenuto necessario reinterpretare il suo mandato a causa del modo in cui la risoluzione di nomina è stata redatta. E 'importante, nella redazione di questioni del genere, che non sia data l'impressione della comparsa di qualsiasi pregiudizio. La Missione ha avuto particolare cura, alla prima occasione, nell'indicare di aver interpretato il suo mandato come richiesta di avvicinarsi al suo compito senza preconcetti o pregiudizi. Essa intende assicurare a tutti gli interessati che ha tenuto quella posizione scrupolosamente.

273. Tutti i passeggeri a bordo delle navi che costituiscono la flottiglia comparsi davanti alla Missione, hanno dato ai membri l'impressione di essere persone  effettivamente impegnate con spirito umanitario e intrise di una profonda e genuina  preoccupazione per il benessere degli abitanti di Gaza. La Missione non può che esprimere l'auspicio che le divergenze saranno risolte a breve, piuttosto che a lungo termine in modo che la pace e l'armonia possano risiedere nella zona.

274. Nove esseri umani hanno perso la vita e molti altri sono stati gravemente feriti. Secondo le osservazioni della Missione, profonde cicatrici psicologiche sono state inflitte da quella che dev'essere stata un'esperienza molto traumatica  non solo per i passeggeri, ma anche per i soldati che hanno riportato ferite. I membri della Missione simpatizzano con tutti gli interessati e in particolare con le famiglie dei deceduti.

275. La Missione non è la sola a ritenere che a Gaza esista una situazione deplorevole. E' stata descritta come "insostenibile". Questo è assolutamente intollerabile e inaccettabile nel XXI secolo. E' incredibile che qualcuno possa descrivere la condizione del popolo come non corrispondente alle norme più elementari. Le parti e la comunità internazionale sono invitate a trovare la soluzione che rispetti tutti i legittimi interessi di sicurezza, sia di Israele che del popolo della Palestina, entrambi i quali hanno ugualmente diritto al "loro posto sotto il cielo". L'apparente dicotomia in questo caso tra i diritti alla sicurezza e  ad una vita decente, può essere risolta solo se i vecchi antagonismi saranno subordinati ad un senso di giustizia e di fair play. Si deve trovare la forza di strappare i dolori radicati nella memoria e di andare avanti.

276. La Missione ha riflettuto sulla posizione delle organizzazioni umanitarie che intendono intervenire in situazioni di crisi umanitaria di lunga data in cui la comunità internazionale non è disposta per una qualsiasi ragione ad adottare azioni positive. Troppo spesso vengono accusati di essere indiscreti e nel peggiore dei casi come terroristi o agenti nemici.

277. Una distinzione deve essere fatta tra le attività intraprese per alleviare le crisi e le azioni per affrontare le cause che creano la crisi. Quest'ultima azione si caratterizza come azione politica e quindi inappropriata per gruppi che desiderano essere classificati come umanitari. Questo punto viene ribadito a causa delle prove che, mentre alcuni dei passeggeri erano unicamente interessati alla consegna delle forniture alla popolazione di Gaza, per altri lo scopo principale era la sensibilizzazione sul blocco in vista della sua rimozione, come unico modo per risolvere la crisi. Si dovrebbe fare un esame per definire con chiarezza l'umanitarismo, distinto dall'azione umanitaria, in modo che ci possa essere una forma di intervento concordato e di giurisdizione quando si verificano crisi umanitarie.

278. La Missione si augura sinceramente che nessun ostacolo sia posto al risarcimento adeguato e tempestivo di coloro che hanno sofferto perdite a causa delle azioni illegali dei militari israeliani. Si spera che ci sia un'azione rapida da parte del governo di Israele. Questo alla fine invertirà la reputazione deplorevole che questo paese ha a causa dell'impunità e dell'intransigenza negli affari internazionali. Essa inoltre assiste chi simpatizza  realmente con la loro situazione, per sostenerli senza biasimarli.

Fonte: Global Research  29 Maggio 2011
Traduzione: Dakota Jones

sabato 28 maggio 2011

I Gendarmi dello Stato del Golfo: l'Occidente appoggia la Santa Alleanza per il controllo del Mondo Arabo e del Golfo Persico

di Rick Rozoff
Stop NATO

Gli alfieri dell'imperialismo anglo-americano in epoca attuale, il presidente Barack Obama e il primo ministro David Cameron, si sono incontrati a Londra il 25 maggio per discutere delle due guerre di aggressione in corso nel mondo, quelle in Afghanistan e in Libia, entrambe sotto il comando della North Atlantic Treaty Organization dominata da Washington e Londra.

Come se partecipassero ad un barbecue per le truppe americane e britanniche nel ritrovo del primo ministro, nei giardini del Numero 10 di Downing Street, i due potentati hanno chiesto di continuare a bombardare la Libia risalente all'età paleolitica.

Esibendo quello che passa per sofisticato umorismo in questa intorpidita era contemporanea, Cameron ha detto alla stampa, "E' stata ... probabilmente la prima volta nella storia, mentre eravamo dietro quel barbecue, che si possa dire che un primo ministro britannico ha offerto ad un presidente americano un pezzo di grigliata."

I corrispondenti ridacchiavano mentre i civili libici, afghani e pakistani si contorcono nell'agonia per le bombe e i missili Hellfire liberati dagli aerei da guerra di Cameron e di Obama.

Diventando confidenziale come solo lui è capace di fare, il primo ministro britannico ha aggiunto:.. "Barack ed io abbiamo raggiunto la maggiore età negli anni '80 e '90.  Abbiamo visto la fine della guerra fredda e la vittoria sul comunismo. Abbiamo visto l'invasione del Kuwait da parte di Saddam Hussein e il mondo che si univa per liberare quel paese. Durante tutto questo, abbiamo visto presidenti e primi ministri schierarsi insieme per la libertà."

In piedi spalla a spalla in trionfalismo e sfrenato militarismo, diciamo.

Aerei da guerra inglesi, francesi, italiani, danesi, olandesi, norvegesi, del Qatar e degli Emirati Arabi Uniti hanno compiuto più di 8.000 missioni e oltre 3.000 missioni di combattimento contro la Libia da quando la NATO ha preso il controllo della guerra il 31 marzo, prima che Stati Uniti e Gran Bretagna sparassero almeno 160 missili da crociera all'interno della nazione. Poche ore prima che Cameron e Obama si godessero il loro barbecue, aerei da guerra NATO hanno sferrato un bombardamento di un'ora sulla capitale libica di Tripoli, l'attacco più feroce in più di due mesi, uccidendo 19 persone e ferendone più di altri 130.

Il terzo plenipotenziario dell'espansione della potenza globale anglo-americana, l'Alto Rappresentante per gli Affari Esteri e per le Politiche di Sicurezza dell'Unione europea, Catherine Ashton, Baronessa Ashton di  Upholland - che è subentrata all'ex Segretario generale della NATO Javier Solana - la scorsa settimana era a Washington per incontrare il Segretario di Stato Hillary Clinton e pianificare sanzioni comuni più onerose contro la Siria, con Clinton che ha affermato "abbiamo discusso di ulteriori passi che possiamo fare per aumentare la pressione e isolare ulteriormente il regime di Assad," dando un esempio dela finezza diplomatica che il mondo si aspetta dall'esecutrice della politica estera dell'unica superpotenza militare del mondo.

Una settimana prima, l'Unione Europea e il Gulf Cooperation Council (GCC), i cui sei Stati membri - Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Bahrain e Oman, tutte monarchie ereditarie, Emirati e teocrazie, ma che rappresentano il 45 per cento delle riserve accertate di petrolio al mondo - sono gli alleati principali  e i delegati dell'Occidente  nel mondo arabo e nel Golfo Persico, hanno rilasciato una dichiarazione congiunta chiedendo che il leader libico Muammar Gheddafi rinunci al potere a favore del ribelle Consiglio Nazionale di Transizione finanziato e armato dalla NATO e dalle nazioni del GCC e sostenendo l'uscita del  presidente Ali Abdullah Saleh dello Yemen a favore di un committente più flessibile e affidabile.

L'UE e il CCG, non senza un briciolo di ironia apparente alla luce di quanto sopra, hanno anche chiesto che l'Iran "svolga un ruolo costruttivo e smetta di interferire negli affari interni degli stati membri del GCC e di altri paesi della regione". Il 14 marzo, il primo di 1.500 uomini dall'Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti ed altri stati del GCC è entrato nel Bahrain, due giorni dopo che il segretario della Difesa degli Stati Uniti, Robert Gates, ha lasciato il Regno Unito, per spalleggiare la dinastia Al-Khalifa contro gli oppositori dell'autocratica minoranza religiosa.
La settimana seguente il Kuwait ha schierato le forze navali nel Golfo Persico "per proteggere le acque territoriali del regno" come parte dell'intervento  militare della Peninsula Shield Force del GCC.

Annunciando il penultimo round di sanzioni contro la Siria alla fine di aprile, il presidente Obama ha incluso l'Iran, sostenendo che "le azioni dell'Iran a sostegno del regime siriano sono in netto contrasto con la volontà del popolo siriano". La volontà del popolo del Bahrein è un'altra questione.

Dal mese di aprile il GCC, di cui lo Yemen non è membro, ha fatto pressioni sul governo yemenita perchè accettasse i suoi presunti sforzi di mediazione per  effettuare un cambiamento di regime, un'iniziativa sostenuta dagli Stati Uniti e dai loro alleati della NATO. Come ha recentemente detto alla stampa il portavoce del ministero degli Esteri tedesco, Andreas Peschke, "Chiediamo al presidente Saleh di non cercare di rimandare la questione, di prendere in seria considerazione e di accettare l'offerta di mediazione da parte del Gulf Cooperation Council". Ha aggiunto che "L'Unione europea potrebbe adottare nuove misure per aumentare  la pressione sul regime 'nel caso il Presidente Saleh dovesse ostinatamente resistere.'" [1]

Durante il suo incontro con il Primo Ministro Cameron, lo stesso giorno, il presidente Obama è intervenuto affermando: "Chiediamo al presidente Saleh di lasciare immediatamente la sua carica e trasferire il potere".

Il 23 maggio, i ministri degli Esteri dell'Unione europea hanno imposto sanzioni più severe contro Bielorussia, Iran, Libia e Siria, quattro nazioni - senza sorpresa - anch'essi presi di mira dagli Stati Uniti per il cambiamento di regime.

Né gli USA né i suoi alleati della NATO nell'Unione europea hanno detto una parola circa l'introduzione di sanzioni contro i re ed emiri degli stati del GCC.

Il Qatar e i suoi partners del GCC sono stati i principali promotori del ricorso da parte della Lega Araba, di cui costituiscono appena un quarto dei membri, per chiedere una risoluzione delle Nazioni Unite contro la Libia il 12 marzo. Una settimana dopo Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia ed i loro alleati della NATO hanno iniziato il bombardamento del paese.

Il minuscolo Qatar, una monarchia assoluta, con una popolazione sotto gli 1,7 milioni, è stato il primo paese a riconoscere il regime dei ribelli in Libia, il primo stato del Golfo Persico a partecipare ad una missione di combattimento della NATO, fornendo aerei da combattimento Mirage di  fabbricazione francese e C-17 Globemasters di origine statunitense, per lo sforzo bellico, e istituendo un canale televisivo satellitare - TV Ahrar - come portavoce del Consiglio nazionale di transizione, fornendo inoltre  lanciamissili MILAN di fabbricazione francese. Il Qatar gestisce anche le esportazioni di petrolio dalla Libia controllate dai ribelli.

Il 28 Marzo, una fonte di notizie in Azerbaigian ha pubblicato il seguente  resoconto, nove giorni dopo il lancio della guerra contro la Libia:

"L'operazione della NATO, del valore di circa 300-500 milioni di dollari al giorno, spazzando il cielo sopra la Libia apre una nuova epoca storica: l'inizio delle conquiste coloniali degli Stati del Golfo Persico. Allo stesso tempo la NATO agisce come un 'soldato di ventura' - un  mercenario professionista, assicurando la conquista coloniale stessa.

La sconfitta delle forze terrestri del colonnello Gheddafi ad opera dell'aviazione della Nato ha aperto possibilità per l'opposizione per il restauro delle esportazioni di petrolio dalla Libia. Di conseguenza, secondo un rappresentante per l'economia e il petrolio del 'governo di transizione' dell'opposizione, Ali Tarkhuni , l'opposizione ha già raggiunto un accordo sulle esportazioni di petrolio sotto la supervisione del Qatar." [2]

Il 14 aprile il presidente Obama ha ospitato l'emiro del Qatar, Sheikh Hamad bin Khalifa Al-Thani, alla Casa Bianca e ha elogiato il suo ospite per "la leadership" che ha dimostrato nel promuovere la "democrazia nel Medio Oriente", in particolare in Libia, aggiungendo:

"Il Qatar non solo ha supportato [la campagna contro la Libia] diplomaticamente, ma ha anche sostenuto militarmente e siamo molto grati per il lavoro straordinario che il Qatar ha fatto fianco a fianco con gli altri membri della coalizione internazionale". L'emiro ha risposto ringraziando Obama per "la posizione che gli Stati Uniti hanno preso a sostegno del processo di democratizzazione che ha avuto luogo in Tunisia e in Egitto e quello che sta cercando di realizzare in Libia."

Gli Emirati Arabi Uniti (EAU), che sono uno dei 49 fornitori ufficiali di truppe (Troop Contributing Nations) che fornisce forze all'International Security Assistance Force della NATO in Afghanistan (il Bahrain, anche se non in quella categoria, ha anch'esso personale militare assegnato alla NATO in zona di guerra), ha annunciato la scorsa settimana che sarà la prima nazione araba ad inviare un ambasciatore al quartier generale della NATO a Bruxelles. Gli EAU sono anche l'unico altro stato arabo che fornisce aerei militari per l'attacco contro la Libia che dura da 68 giorni.

Insieme con gli altri Stati membri del GCC , Qatar, Kuwait e Bahrain, gli Emirati Arabi Uniti sono un membro del partenariato militare Istanbul Cooperation Initiative della NATO istituito nel 2004. La NATO ha condotto conferenze, inviato importanti comandanti militari e distribuito navi da guerra a tutte le sei nazioni del GCC, compresa Arabia Saudita e Oman, non ancora membri a pieno titolo del Consiglio della Istanbul Cooperation Initiative. Il  ruolo sempre più importante dell'Alleanza nel Golfo Persico è stato progettato per contenere e, all'occasione, confrontarsi con l'Iran.

Due anni fa il presidente francese Nicolas Sarkozy si è recato negli Emirati Arabi Uniti per aprire la prima base militare della sua nazione in Medio Oriente, nell'emirato di Abu Dhabi, dove ha dichiarato al suo ospite: "Siate certi che la Francia sarà al vostro fianco in caso la vostra sicurezza fosse a rischio ".

A metà di aprile, a partire dal giorno in cui Obama si è incontrato con Hamad bin Khalifa al-Thani del Qatar, i ministri degli esteri della NATO si sono riuniti a Berlino per pianificare l'intensificazione della guerra contro la Libia, con Hillary Clinton che ha precisato che i membri del blocco stavano "condividendo lo stesso obiettivo, che è quello di vedere la fine del regime di Gheddafi in Libia. " I ministri degli esteri della NATO hanno firmato una dichiarazione, che promette la continuazione della guerra, sottoscritta anche dai rappresentanti di Giordania, Qatar, Marocco, Svezia, Ucraina ed Emirati Arabi Uniti, tutti membri dei programmi di partenariato della NATO: il Dialogo Mediterraneo, il Partenariato per la pace e la Istanbul Cooperation Initiative.

Dieci giorni fa il ministro degli Esteri marocchino, Taieb Fassi Fihri, ha annunciato che il suo paese intende aderire al Gulf Cooperation Council, e il GCC ha ricambiato confermando che si trattava di esaminare la richiesta insieme ad una richiesta parallela della Giordania. Nessuno dei due paesi è vicino al Golfo Persico, ma entrambi sono monarchie.

Al Congresso di Vienna del 1815, dopo la definitiva sconfitta di Napoleone Bonaparte a Waterloo, le monarchie di Russia, Austria e Prussia crearono quella che divenne nota come la Santa Alleanza per unire il continente europeo in una coalizione di re, zar e imperatori, sfruttando una patina di religiosità per difendersi per sempre dalla ricomparsa del repubblicanesimo. Di forze che loro  non potevano controllare.

Gli auto-proclamatisi campioni dei valori Euro-Atlantici, raccolti sotto la bandiera della NATO, hanno trovato il loro giusto complemento: i regni e gli Emirati del Bahrain, Giordania, Kuwait, Marocco, Oman, Qatar, Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti. Un legame esiste davvero, visto che la maggioranza delle nazioni che partecipano ai bombardamenti sulla Libia su entrambi i lati sono monarchie: Belgio, Gran Bretagna, Danimarca, Paesi Bassi, Norvegia, Spagna, Qatar ed Emirati Arabi Uniti, così come la Svezia, partner della NATO, che ha fornito otto aerei da guerra Gripen per la guerra, e il Canada, una volta rimosso.

Lo scorso settembre il Financial Times ha riferito che Washington prevede di vendere  armi per il valore di 123.000 milioni  di dollari ai paesi del GCC - 67,8 miliardi di dollari in Arabia Saudita, 35,6 miliardi di dollari negli Emirati Arabi Uniti, 12,3 miliardi di dollari in Oman e 7,1 miliardi di dollari in Kuwait - oltre ad incorporare Gli Stati  del Golfo nel sistema globale dello scudo antimissili statunitense.

La Casa Bianca ha poi confermato un accordo per 60 miliardi di dollari in armi con l'Arabia Saudita, la più grande trnsazione estera di armi nella storia americana.

Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Italia ed i loro alleati della NATO hanno rivelato i loro piani per il controllo del Medio Oriente e del Golfo Persico: un'alleanza militare globale con le famiglie reali del mondo arabo.

Note:

1) Agence France-Presse, May 25, 2011
2) NATO conquered from Gaddafi control over Libyan oil for Qatar Azerbaijan Business Center, March 28, 2011
hhttp://abc.az/eng/news/main/52557.html

Fonte: Stop NATO  26 Maggio 2011
Traduzione: Dakota

giovedì 26 maggio 2011

Primavera Araba + Estate Europea = Inverno dello Scontento Mondiale

di Gerald Celente
Trends Journal

Kingston, NY, 25 maggio 2011 - La notizia più importante della scorsa settimana non è stata lo scandalo per l'accusa di stupro che ha coinvolto il capo del Fondo Monetario Internazionale, Dominique Strauss-Kahn. Non è stato il tanto sbandierato discorso sul medio Oriente del presidente Barack Obama, né le storiche  inondazioni  che hanno devastato la pianura alluvionale del Mississippi.

Ma queste sono le storie che hanno preoccupato la stampa statunitense. Considerando che tutte erano certamente degne di nota - e una tacca al di sopra della consueta ossessione per le notizie puramente eccitanti e violente - la storia di tendenza più significativa di tutte ha avuto una scarsa o nessuna copertura da parte dei media mainstream.

Sebbene la caduta di Strauss-Kahn abbia mandato in frantumi le sue speranze di correre per la Presidenza francese, le ripercussioni resterebbero principalmente confinate alla Francia. Le sue dimissioni dal FMI, tuttavia, avrebbero conseguenze limitate. Un nuovo capo sarà presto disponibile a sostituirlo, e indipendentemente dalla sentenza di stupro per Strauss-Kahn, l'FMI continuerà a violentare i paesi che sono costretti ad accettare il suo "aiuto".

Per quanto riguarda il discorso di Obama, era essenzialmente privo di senso; molte parole vuote e per la maggior parte vaghe, promesse irrealizzabili che non porteranno ad alcuna azione di rilievo.

Indubbiamente, la devastazione provocata dalle violente condizioni meteorologiche si faranno sentire pesantemente da tutti i soggetti direttamente interessati. Il tributo fisico ed emotivo delle decine di migliaia di persone le cui case, aziende e mezzi di sostentamento sono stati distrutti, è incalcolabile. Tuttavia, le conseguenze avranno un impatto soprattutto sulle persone direttamente colpite mentre le implicazioni che ne deriveranno interesseranno solo temporaneamente l'economia nazionale e, in misura minore, quella globale.

Previsione del Trend: Se le attuali condizioni meteo dovessero diventare più una norma che un'anomalia, le conseguenze socio-economiche si riveleranno, a lungo termine, di vasta portata e disastrose. L'agricoltura, la navigazione, i frutti di mare, le forniture alimentari e la raffinazione del petrolio saranno tra le vittime prevedibili, accompagnate da massicci spostamenti di popolazione. Ma la conseguente reazione a catena (inflazione, carenze, disoccupazione, ecc) reclameranno molte altre vittime, che, in questo momento, non sono quantificabili.

Gli 800 elefanti nella sala stampa Nonostante Strauss-Kahn, il discorso di Obama, i tornado e le  inondazioni, la notizia più importante con le maggiori implicazioni, è stata la storia che ha avuto la copertura più piccola. Se aveste guardato le notizie nella  notte di Domenica (ABC, CBS, NBC, ecc) non l'avreste trovata. Se aveste letto la prima pagina del New York Times, che si autodefinisce "Giornale Archivio" dell'America, non era nemmeno lì.

La storia messa più in evidenza con la foto più grande, che era ovviamente destinata a catturare l'attenzione del lettore dell'edizione di punta di Domenica, ha portato la testimonianza di quelle che il Times ha considerato le notizie più "adatte alla stampa":

La macchina del gossip, che stimola la fame continua di immondizia, alimenta una crescente Industria 24 ore su 24

Per soddisfare la propria insaziabile "Fame d'immondizia" il Times ha dedicato circa 4000 parole ad una imbecille, irrilevante, minima, scandalistica, notizia spazzatura sulla crescente industria del gossip sulle celebrità. Distribuita su tre pagine e sottolineata da undici superflue e insensate foto a colori, il Times ha fatto quello che tutti i media mainstream tipicamente fanno: volgarità a poco prezzo  giustificata con la motivazione: "Questo è ciò che la gente vuole".

Forse è stata questa brama di lussuria a rappresentare l'incapacità del "Giornale Archivio" di riconoscere un megatrend in atto che stava già ridisegnando il panorama geopolitico globale. A loro merito, tuttavia, a differenza delle reti che hanno ignorato la storia, il Times almeno l'ha pubblicata. Dedicandole meno di 500 parole e relegandola alla remota Pag. 12,  il suo titolo innocuo recita: "Nonostante il divieto, proseguono le proteste prima del voto spagnolo".

Le proteste anti-austerità e contro il salvataggio delle grosse banche sono scoppiate sporadicamente  in tutta Europa per oltre un anno. Ma queste manifestazioni spagnole hanno segnato una svolta importante. E 'stata l'agitazione e il malcontento in Europa che ci ha portato a prevedere il nostro trend "Off With Their Heads", che avrebbe portato a rivolte e a rovesciare governi (Trends Journal, autunno 2010).

Ma i disordini europei sono stati messi in ombra dalle rivolte ben più violente che si sono diffuse in Medio Oriente e Nord Africa a fine 2010 e inizio 2011. A differenza degli europei che ancora credevano nel potere del loro voto, gli arabi, con solo autocrati, dittatori e sovrani al controllo, non avevano urne per distoglierli. Sapevano che se non fosse cambiato il sistema, nulla sarebbe cambiato.

Come avevo previsto nel Trends Journal e ripetuto nei media in tutto il mondo, sarebbe stata solo una questione di tempo prima che gli europei si svegliassero per realizzare la stessa idea: il sistema deve cambiare. Ciò che distingue questa ultima ondata spagnola di proteste da quelle precedenti in Europa è proprio questa percezione, non importa quanti voti sono stati raccolti nell'urna elettorale, il risultato sarebbe sostanzialmente lo stesso. Tutte le grida, le richieste, le marce e gli scioperi non servirebbero a niente senza un governo reattivo che li affronti - e questo non potrebbe essere realizzato attraverso l'attuale sistema nel quale, nonostante la retorica, c'è poca differenza tra i maggiori partiti.

Previsione del Trend: Gli imponenti salvataggi di Grecia e Irlanda si sono già dimostrati fallimentari, e il piano di salvataggio portoghese seguirà lo stesso percorso: più debito, aumento della disoccupazione, drastiche misure di austerità imposte al popolo e una svendita all'ingrosso di preziose risorse pubbliche.

Spagna, Regno Unito e Italia sono i prossimi in attesa di subire le conseguenze a lungo termine del "Panico economico del 2008" ... che è stata messo a tacere solo temporaneamente dalle migliaia di miliardi pompati dalle banche centrali per mantenere il sistema finanziario a galla.

Le condizioni economiche continueranno a deteriorarsi per la maggior parte delle nazioni europee. Più peggiorano, più forte e più accesa diventerà la protesta. I partiti politici trincerati, che non sono disposti a fare concessioni adeguate o a cedere il potere, intensificheranno i loro sforzi di repressione.

Le manifestazioni giovanili di ispirazione spagnola, sit-in e accampamenti all'aperto serviranno come modello per i giovani ugualmente diseredati di altri paesi. In assenza di un miracolo economico, un intervento divino ... o della realizzazione di una Profezia da giorno del giudizio  (nel qual caso nessuna previsione sarà valida), aspettatevi che le proteste aumentino per tutta l'estate del 2011, per proseguire nel 2012 e oltre.

Un jolly che potrebbe far deragliare le manifestazioni, calmare il malcontento e unire il popolo, sarebbe uno o più attacchi terroristici in diverse città europee. Tenuto conto delle azioni militari della NATO contro la Libia, gli attacchi di ritorsione sono una possibilità concreta.

Fonte: Prison Planet 25 Maggio 2011
Traduzione: Dakota Jones

mercoledì 25 maggio 2011

Invisibile nube di cenere vulcanica o Scie chimiche visibili?

Vedere per credere perchè il Pubblico ha bisogno di fare un respiro profondo e atterrare sulla reltà!

di Neil Foster 
The Sovereign Independent

I vulcani esistono più o meno dalla nascita del Pianeta Terra e hanno continuato ad eruttare in maniera regolare nel corso dei millenni, certamente ben prima e dopo l'invenzione dell'aereo.

Circa 50-60 sono attivi ogni mese con diverse eruzioni che durano da poche ore a pochi mesi o addirittura anni. Molti sono in un costante stato di attività, ed emettono cenere vulcanica nel corso dei decenni.

Così quando ho letto nei media mainstream che un vulcano in Islanda probabilmente sta per trattenere a terra aerei in tutta Europa, per la seconda volta in poco più di un anno, mi sono chiesto cosa succedeva quando i vulcani di tutto il mondo eruttavano in passato senza un tale calamitoso caos nei viaggi, imposto al viaggiatore stanco.

Certo, è un ottimo modo per studiare la reazione del pubblico ad un tale caos, in termini di tempo e abilità con cui alcune persone giungeranno a destinazione, nonostante le cancellazioni e i disservizi dei loro viaggi aerei. Indubbiamente in questo tempo di ingerenza del governo in ogni aspetto della nostra vita e di costante monitoraggio dei luoghi pubblici, non solo telecamere a circuito chiuso, ma anche tracciamento tramite RFID nei passaporti, telefoni cellulari, patenti di guida e persino tessere della biblioteca sono la norma.

L'ultima eruzione dall'Islanda ha provocato il caos nei viaggi in tutta l'Europa, quando è stato riferito che una nube di cenere invisibile, sì avete letto bene, una nube di cenere invisibile, ha mantenuto a terra gli aerei per giorni. Tuttavia, l'ex pilota di auto da corsa Niki Lauda ha decollato con il suo aereo personale per tornare tranquillamente a riferire che lì non c'era nulla  e che non c'era alcun motivo per mantenere a terra gli aerei.

Naturalmente, la messa a terra di TUTTI gli aerei, anche quelli che non volano ad altezze alle quali avrebbero potuto entrare in contatto con qualsiasi non-evento stesse avvenendo da qualche parte lassù, è avvenuta con gravi danni ai loro affari che subito dopo sono finiti nelle mani dei loro, più grandi e più aggressivi, concorrenti pro-Unione europea. Voi sapete chi siete Mr. O'Loudmouth!

Così abbiamo la minaccia di un altro caos nei viaggi, tirato fuori per mandare di nuovo nel panico il pubblico con la preoccupazione di dover annullare le vacanze etc che incombe all'orizzonte pieno di cenere,  anche se non si puo vedere.

Vi garantisco che non avrà conseguenze per Barry Soetoro, aka Barack O'Bama, a partire dal volo in Irlanda di questa settimana. Il caos dei viaggi è solo per la piccola gente, suppongo.

Solo  per spaventare il pubblico ancora di più, in particolare coloro che soffrono di problemi respiratori come l'asma, così come quelli con malattie cardiache, siamo stati avvertiti di portare con noi i nostri inalatori per tutto il tempo. Le persone che soffrono di malattie cardiache sono anche state informate che è particolarmente importante per loro, prendere precauzioni perché hanno bisogno anche di respirare correttamente. Hmm, ho pensato che avremmo tutti bisogno di respirare, ma credo che dovrebbero insegnare qualcosa di nuovo nelle scuole al giorno d'oggi.

Oh, si, la CO2 è un gas tossico così abbiamo avuto modo di smettere di espirare. Temo che questo significhi che tutti abbiamo  avuto modo di imparare a smettere di respirare per salvare il pianeta da noi stessi.

Tuttavia, una grave eruzione vulcanica espelle più CO2 di tutte le attività umane in un anno, così forse sarebbe meglio tassare i paesi con vulcani attivi che tassare gli esseri umani per la respirazione.

Tornando a chi soffre di asma e al collegamento con la  cenere vulcanica. Come mai è apparso improvvisamente il fenomeno in base al quale i vulcani sono diventati uno dei principali fattori legati all'asma?

Mi chiedo se durante questa farsesca storia allarmistica sulla cenere vulcanica vedremo intensificarsi le scie chimiche nei nostri cieli, per provocare una pandemia da asma, e se in questo caso avverrà tramite aerei invisibili, che si mimetizzano in nubi di cenere invisibile, se i voli resteranno a terra.

Fonte: The Sovereign Independent 24 Maggio 2011
Traduzione: Dakota Jones

domenica 22 maggio 2011

Quale percorso verso la Persia?: Redux

Siria, Libia, e non solo, i Globalisti si preparano per la seconda fase.

di Tony Cartalucci
Land Destroyer Report

BrookingsWhichPathtoPersia2010Cover Bangkok, Thailandia 18 maggio 2011 - Mentre le nazioni "più facili" Tunisia ed Egitto sono state messe da parte attraverso le rivoluzioni colorate finanziate dall'estero, l'oligarcha mondiale corporativa-finanziara sapeva bene in anticipo che per nazioni come la Libia, la Siria e l'Iran sarebbe stato fondamentalmente diverso . Nazioni tra cui Bielorussia, Pakistan , Myanmar, e Thailandia , arrivano dopo, ponendo ostacoli simili, e, naturalmente, la Russia e la Cina rimangono alla fine della strada e richiederanno la più vigorosa di tutte le campagne in vigore per il cambio di regime e per assimilarle alla "comunità internazionale" corporativa-finanziaria di  Wall Street/ Londra .

A tutti gli effetti questa è la battaglia finale tra stati-nazione e questa aberrante, illegittima "comunità internazionale". La battaglia si sta sviluppando verso ciò che molti analisti di geopolitica chiamano Terza Guerra Mondiale, ma con uno svolgimento insidioso . Si tratta di una battaglia in cui le corrotte reti imperiali che operano sotto le mentite spoglie di "società civile" e "ONG" stanno facendo ribellare le popolazioni contro i loro governi e servendo come impulso all'introduzione di uomini di paglia. Le istituzioni nazionali saranno soppiantate da questa rete globale della "società civile", che a sua volta si interfaccia con artificiose istituzioni internazionali  come il parassita FMI, la Banca Mondiale, e le sempre più farsesche Nazioni Unite.

Le rivoluzioni in Tunisia e in Egitto erano destinate a servire da sfondo morale e retorico per le campagne successive sempre più violente e costose contro la Libia, la Siria e l'Iran. Nel caso della Libia, quasi 30 anni di insurrezione armata intermittente, pienamente sostenuta da Stati Uniti, Regno Unito, e dalla legione straniera araba dell'America, Al Qaeda, hanno delineato la campagna contro Gheddafi. Quando il 17 febbraio c'è stato l'appello per una "Giornata della rabbia" da parte del leader libico in esilio a Londra, la guerra era la scontata conclusione completamente prestabilita . Lo sono anche le operazioni contro la Siria e l'Iran. Questi sono  i fatti ammessi apertamente all'interno degli stessi think-thanks dell'elite globale e ripetuti a pappagallo, testualmente, da questi irresponsabili burattini che costituiscono i governi dell'Occidente.

Per abbandonare ogni dubbio sui progetti dell'élite globale riguardo ai rimanenti stati nazionali sovrani del mondo, c'è la relazione della Brookings Institution "Quale Percorso verso la Persia? ". Precedentemente segreta, la relazione ha senso ora più che mai, poichè definisce testualmente l'approccio, le tattiche e i risultati attesi nella prossima, decisamente più violenta fase di riordino geopolitico mondiale. Possiamo vedere come le astuzie e la metodologia definita all'interno di questa relazione hanno avuto un ruolo non solo in Iran, ma in Libia e Siria, con preparativi e atteggiamenti da tenere nei confronti degli obiettivi lungo la  "String of Pearls" della Cina "e lungo le vaste frontiere della Russia .

Riesaminando questa infida trama, finanziata da alcune delle più grandi società e interessi bancari sulla terra, possiamo vedere il playbook che l'elite globale sta chiaramente utilizzando, partendo dall'Iran, e strisciando verso Mosca e Pechino. La comprensione di questo rapporto, la sua diffusione, sia ai popoli sotto i governi da perseguire penalmente che a quelli che si stanno disperatamente difendendo da esso, può ostacolare quello che è forse il più grande riordino geopolitico mai tentato nella storia umana.

Quale percorso verso la Persia?

Quasi un manuale per rovesciare le nazioni, il rapporto di 156 Pagine si concentra sulla realizzazione di un cambiamento di regime in Iran. Tuttavia, è chiaro che si basa su un insieme di conoscenze derivate dalla lunga esperienza dell'impero anglo-americano nel fomentare disordini, divisioni, insurrezioni, colpi di stato, e cambi di regime in tutto il mondo. E' la prova inconfutabile che l'élite globale, non i nostri legislatori, sono gli arbitri della politica estera occidentale.

 BrookingsWhichPathtoPersia2010Cover
Quale percorso verso la Persia?. Pdf

E 'anche la prova inconfutabile che in effetti l'élite globale è in grado e disposta a fomentare le proteste di piazza popolare, utilizzare il terrorismo omicida contro stati nazionali sovrani, comprare legioni di traditori all'interno di forze militari straniere per effettuare colpi di stato, e usare la violenza delle sue stesse creazioni come  pretesto per intervenire con la completa forza militare.

Sanzioni

Le sanzioni, pagina 39 (pagina 52 del pdf): "Per coloro che sono a favore del cambiamento di regime o  di un attacco militare contro l'Iran (da parte degli Stati Uniti o di Israele), vi è un forte argomento che deve essere sostenuto per provare questa prima opzione. Per istigare un cambiamento in Iran sarebbe molto utile convincere il popolo iraniano che il loro governo è così ideologicamente cieco che si rifiuta di fare ciò che è meglio per il popolo e invece si aggrappa a una politica che non poteva che portare la rovina del paese. Lo scenario ideale in questo caso sarebbe che gli Stati Uniti e la comunità internazionale presentassero un pacchetto di incentivi positivi così allettante che i cittadini iraniani sosterrebbero l'affare, solo per ottenere il rifiuto del regime.

In modo analogo, qualsiasi operazione militare contro l'Iran sarà probabilmente molto impopolare in tutto il mondo e richiederà il corretto contesto internazionale, sia per assicurare il sostegno logistico che l'operazione richiede che per minimizzare il contraccolpo. Il modo migliore per ridurre al minimo la riprovazione internazionale e massimizzare il supporto (sebbene a denti stretti o dissimulato) è di colpire solo quando vi è una diffusa convinzione che gli iraniani hanno avuto, ma poi rifiutato, un'offerta superba — così buona che solo un regime determinato ad acquisire armi nucleari e ad acquisirle per le ragioni sbagliate la rifiuterebbe. In tali circostanze, gli Stati Uniti (o Israele) potrebbero dipingere le loro operazioni come intraprese con dolore, non rabbia e almeno alcuni nella comunità internazionale potrebbero concludere che gli iraniani "se la sono voluta" rifiutando un affare molto buono."


Si parla del cambio di regime e forse anche delle operazioni militari contro l'Iran  come di una conclusione scontata, e la Brookings usa il pretesto delle sanzioni come un semplice mezzo per portare sempre di più il mondo in punta di piedi  a supportare il cambio di regime, compresa la guerra con la nazione se necessario . Questo è esattamente quanto è stato fatto per quanto riguarda la Libia, con le finte preoccupazioni di ordine umanitario tradotte in una no fly zone , che gradualmente si è trasformata in attacchi alle forze di terra di Gheddafiomicidi mirati contro lo stesso Gheddafi, e ora si parla di distruzione di infrastrutture civili e di una completa invasione di terra .

La stessa sceneggiatura si sta replicando in Siria, dove la violenza finanziata dall'estero viene usata come mezzo per impegnarsi in un intervento più ampio . Mentre i governi occidentali fingono inerzia ed esitazione di fronte ad un bagno di sangue che loro stessi hanno istigato, in realtà stanno creando per la Siria la stessa sensazione che "se la sono voluta" come dice il Brookings per quanto riguarda l'Iran.

Invasione

Giustificare l'nvasione, pagina 65 (pagina 78 del PDF): "Se gli Stati Uniti dovessero decidere che per raccogliere un maggiore sostegno internazionale, galvanizzare il sostegno interno degli Stati Uniti e/o fornire una giustificazione legale per l'invasione, sarebbe meglio aspettare una provocazione iraniana, allora i tempi per l'invasione potrebbero allungarsi a tempo indeterminato. Con una sola vera eccezione, a partire dalla rivoluzione del 1978, la Repubblica islamica non ha mai volontariamente provocato una reazione militare americana, anche se sicuramente ha avviato delle azioni che avrebbero potuto farlo, se Washington fosse stata in cerca di una lotta.

Quindi, non è impossibile che Teheran potrebbe intraprendere qualche azione che giustificherebbe l'invasione americana, e come sempre se Washington andasse in cerca di una provocazione, potrebbe intraprendere azioni che potrebbero rendere più probabile una provocazione di Teheran (anche se è troppo evidente che questo potrebbe vanificare la provocazione stessa). Tuttavia, poiché spetterebbe all'Iran fare la mossa provocatoria, cosa che l'Iran ha evitato di fare più volte in passato, gli Stati Uniti non saprebbero mai con certezza quando potrebbero ottenere la necessaria provocazione iraniana. In realtà, potrebbe non arrivare mai."

Questi sono niente di meno che i responsabili politici degli Stati Uniti che parlando apertamente provocano di proposito una nazione, al fine di giustificare un'invasione su larga scala che altrimenti sarebbe insostenibile. Se di un tale tradimento a costo di migliaia di vite americane e forse milioni di vite iraniane si discute apertamente all'interno degli ambienti di questi think thanks finanziati dalle corporazioni, di cosa parlano, che non è nel documento? Per coloro che rifiutano su due piedi l'idea che l'11/9 sia stato un lavoro interno, perchè  i responsabili politici occidentali non sarebbero capaci di un simile orribile calcolo, la prova è qui, che spunta dalle pagine di questo rapporto della Brookings Institution che tutti possono vedere e con le quali fare i conti.

In Libia, le provocazioni per il bombardamento della NATO erano una valanga di segnalazioni non verificate provenienti dagli stessi ribelli e comprovate bugie  circa bombardamenti aerei sui manifestanti disarmati. Con l'assassinio mirato di Gheddafi che ha causato la morte di suo figlio e di tre dei suoi nipoti, la NATO sembra aver avviato "azioni che possono rendere più probabile" una provocazione a Gheddafi giustificando una sorta di ampia invasione di terra della NATO. Se la litania di bugie che sono alla base dell'attuale campagna della NATO indica in qualche modo, anche se Gheddafi non fa nulla, una provocazione, si costruirà una provocazione per lui. Con le operazioni contro la Siria ancora nelle loro fasi di apertura, possiamo essere certi che l'opzione militare sarà messa sul tavolo, così come anche opportune provocazioni, indotte o fabbricate.

Fronte unito contro l'Iran

Un 11/9  sponsorizzato dall'Iran e un cambio di leadership in tutto il Medio Oriente, pagina 66 (pagina 79 del pdf): "La maggior parte degli europei, asiatici e dei Medio Orientali  sono inflessibili contro qualsiasi azione militare americana contro l'Iran derivata dalle attuali differenze tra l'Iran e la comunità internazionale, per non parlare di Iran e Stati Uniti. Tranne un 11/9 sponsorizzato da Teheran, è difficile immaginare cosa potrebbe far loro cambiare idea. Per molte democrazie e alcune fragili autocrazie a cui Washington potrebbe guardare per un sostegno, questa antipatia del pubblico rischia di essere decisiva. Per esempio, l'Arabia Saudita è positivamente arrabbiata per il programma nucleare iraniano, così come per le loro marachelle in Libano, Iraq e nei territori palestinesi. Eppure, finora, Riyadh ha chiarito che non intende supportare le operazioni militari di qualsiasi tipo contro l'Iran. Certo che potrebbe cambiare, ma è difficile immaginare che cosa ci vorrebbe.

Dato che questa situazione non è stata sufficiente per spingere il Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC) a sostenere le operazioni militari contro l'Iran, che cosa lo sarebbe? Certamente l'Iran potrebbe testare un dispositivo nucleare, ma a quel punto, quasi certamente sarebbe troppo tardi: se gli Stati Uniti stessero per invadere l'Iran, cercherebbero di farlo prima che l'Iran ha messo a punto delle effettive armi nucleari, non dopo. E 'difficile sapere cos'altro potrebbe fare l'Iran che cambierebbe l'atteggiamento del GCC sull'uso della forza a meno che  nel Golfo non prendano il potere nuovi leaders,  molto più determinati a fermare l'Iran rispetto all'attuale dirigenza."

Ovviamente, ora "nuovi leaders" stanno prendendo il potere in tutto il Golfo tramite la "primavera araba" creata dagli Stati Uniti ", con l'Arabia Saudita  tacitamente minacciata di destabilizzazione in Bahrain e nello Yemen, mentre l'asse di influenza dell'Iran  attraverso la Siria e in Libano viene destabilizzato. Egitto e Nord Africa sono stati gettati nel caos politico precario, nonché, con i burattini globalisti pronti a prendere il sopravvento e a svolgere con entusiasmo qualunque dettato provenga da Washington. Ciò conferma i peggiori timori degli analisti geopolitici come il dottor Webster Tarpley che aveva previsto fin dal metà di febbraio 2011 che la "Primavera araba" creata dagli Stati Uniti è stato un tentativo di riordino del Medio Oriente contro l'Iran e, infine, contro la Cina e la Russia.

Fabbricare Provocazioni

Sollecitare provocazioni per un attacco aereo, pagina 84-85 (pag. 97-98 del pdf): ... sarebbe molto più preferibile se gli Stati Uniti potessero citare  una provocazione iraniana come giustificazione per gli attacchi aerei, prima di lanciarli. "Chiaramente , più scandalosa, più mortale, e più non provocata sarebbe l'azione iraniana, meglio sarebbe per gli Stati Uniti . Certo, sarebbe molto difficile per gli Stati Uniti pungolare l'Iran ad una tale provocazione senza che il resto del mondo, riconoscendo questo tranello, lo renda inutile. (Un metodo che avrebbe qualche possibilità di successo sarebbe aumentare gli sforzi sotto copertura per un cambiamento di regime a Teheran con la speranza che ci siano ritorsioni apertamente, o anche semi-apertamente, che potrebbero poi essere presentate come un atto di aggressione iraniano non provocato).

Questo suggerisce che questa opzione sarebbe più efficace se tenuta in sospeso fino a quando gli iraniani faranno una mossa adeguatamente provocatoria, come fanno di tanto in tanto. In tal caso, sarebbe una politica meno determinata ad impiegare attacchi aerei e invece più di una speranza opportunistica che l'Iran fornirebbe agli Stati Uniti  il tipo di provocazione che giustifichi i bombardamenti aerei. Tuttavia, ciò significherebbe che l'uso di attacchi aerei non potrebbe essere la politica primaria degli Stati Uniti  verso l'Iran (anche se  sarebbe una fervente preferenza di Washington), ma semplicemente un'eventualità ausiliaria ad un'altra opzione che sarebbe il criterio primario, a meno che e fino a quando l'Iran non fornisce il pretesto necessario."

Qui vediamo ancora una volta, il tracciato di una mossa  ingannevole per spingere una nazione sovrana in guerra, una nazione che, come nota la Brookings più e più volte, non ha alcun interesse ad un conflitto armato con gli Stati Uniti. Da notare anche la prima menzione di "sforzi per un cambiamento di regime sotto copertura" usati come mezzo per esercitare una pressione sufficiente per ottenere una particolare reazione utilizzata per un'ulteriore escalation politica e successivi interventi militari.

Tale mossa è stata recentemente utilizzata in Libia e ora in Siria dove il supporto estero ha creato violenza, alla quale i regimi sono stati costretti a reagire - le violenze successive poi sono servite da impulso per l'espansione dell'intervento degli Stati Uniti. La Brookings rileva che un tale incitamento deve essere fatto in modo tale da non destare sospetti sul "tranello" in tutto il mondo. Si spera che, non appena la gente leggerà questa confessione scritta e firmata della cospirazione criminale, non cadranno di nuovo in questo "tranello".

Rivoluzione Colorata Finanziata dall'Estero

Trovare e costruire Gonzi per una rivoluzione colorata, pagina 105 (pagina 118 del PDF): Gli Stati Uniti potrebbero svolgere più ruoli nel facilitare una rivoluzione." Finanziando e aiutando l'organizzazione dei rivali interni del regime, gli Stati Uniti potrebbero creare una leadership alternativa per impadronirsi del potere. Come sostiene Raymond Tanter della Iran Policy Committee, studenti e altri gruppi "hanno bisogno di sostegno clandestino alle loro manifestazioni. Essi hanno bisogno di apparecchi fax. Hanno bisogno di accedere a Internet, di fondi per duplicare il materiale, e fondi per impedire ai vigilantes di picchiarli."

Al di là di questo, i media appoggiati dagli USA potrebbero evidenziare le carenze del regime e dare maggior rilievo a critiche altrimenti fumose. Gli Stati Uniti supportano già la televisione satellitare in lingua persiana (Voice of America persiana) e radio (Radio Farda) che portano notizie non filtrate agli iraniani (negli ultimi anni, queste hanno fatto la parte del Leone con i palesi finanziamenti degli Stati Uniti per la promozione della democrazia in Iran). La pressione economica degli Stati Uniti (e forse anche la pressione militare) può screditare il regime, rendendo la popolazione desiderosa di una leadership concorrente."

Qui Brookings fa apertamente appelli a  creare all'interno dell'Iran, o di qualsiasi altra nazione obiettivo, le condizioni che sono più favorevoli alla creazione di disordini. Poi invoca i  finanziamenti e l'organizzazione dei disordini  e l'utilizzo di  tutti i mezzi di comunicazione nazionali e  ovviamente stranieri, per manipolare la percezione pubblica e perpetuare la propaganda appoggiata dagli Stati Uniti. Lo vediamo in quasi ogni paese designato per la destabilizzazione, generalmente finanziata da organizzazioni come la National Endowment for Democracy (NED), i cosiddetti "media indipendenti", le organizzazioni e le ONG per i diritti umani  che "danno maggior rilievo a critiche altrimenti fumose".

Il Progetto per la Democrazia in Medio Oriente finanziato dal NED  è uno sbocco operativo per tale propaganda in tutto il Medio Oriente, che diffonde la narrativa ufficiale degli Stati Uniti riguardo ai disordini fomentati dall'Egitto alla Siria. Voice of America è apertamente citato da Brookings all'interno di questa relazione, mentre esempi in Europa orientale includono Radio Free Europe , una filiale di Voice of America sotto la Broadcasting Board of Governors  all'interno della quale il segretario di Stato Hillary Clinton siede come membro. Degno di nota anche il giornale del sudest asiatico Prachatai della Thailandia finanziato dal NED.

Insieme, questa nefasta rete globale  alimenta il mainstream, i media corporativi che trasmettono le istruzioni che vengono poi ripetute alla lettera o citati a titolo definitivo come fonti affidabili.  Va ricordato però, che nelle 156 pagine del rapporto "Quale Percorso verso la Persia?",  viene esplicitamente e spesso dichiarato che questi tranelli servono a : proteggere ed espandere gli interessi statunitensi in tutta la regione, e allo stesso tempo diminuire la capacità dell'Iran di sfidare tali interessi, in qualsiasi condizione, forma, o modo - non per promuovere la democrazia, proteggere la libertà, o anche proteggere l'America da un vero attacco alla sicurezza.

Uso della forza militare per sostenere le rivoluzioni popolari, pagina 109-110 (pagine 122-123 del pdf): "Di conseguenza, sempre che gli Stati Uniti riescano a suscitare una rivolta contro il regime in carica, Washington dovrebbe valutare se rifornirla di qualche forma di sostegno militare per evitare che Teheran la soffochi. "Questo requisito implica che una rivoluzione popolare in Iran non sembra adattarsi al modello delle "rivoluzioni di velluto" che si sono verificate altrove. Il punto è che il regime iraniano potrebbe non essere disposto a sparire dolcemente nella notte; invece, a differenza di tanti regimi dell'Est europeo, potrebbe scegliere di combattere fino alla morte. Stando così le cose, se non c'è un sostegno militare esterno ai rivoluzionari, essi potrebbero non solo fallire, ma essere massacrati.

Di conseguenza, se gli Stati Uniti vogliono proseguire questa politica, Washington deve prendere in considerazione questa possibilità. Questo aggiunge alcuni requisiti molto importanti  alla lista: o la politica deve includere i modi per indebolire l'esercito iraniano, o indebolire la volontà del regime leader di far intervenire i militari, oppure gli Stati Uniti devono essere pronti ad intervenire per sconfiggerli".

Chiaramente, dopo aver precedentemente cospirato per attuare agitazioni finanziate dall'estero, la repressione prevedibile da parte delle forze di sicurezza iraniane per ristabilire l'ordine "richiede" una qualche forma di deterrente o di sostegno militare da utilizzare per evitare che il movimento venga schiacciato. Vediamo che questo preciso scenario si è svolto letteralmente in Libia, dove "i manifestanti" erano in realtà ribelli armati fin dall'inizio, destinatari di decenni di supporto degli Stati Uniti e del Regno Unito, e poco dopo l'inizio della loro ribellione,  le forze della NATO hano messo in scena  una serie di goffi pretesti  per impedire che l'insurrezione armata potesse essere intrappolata dalle forze di Gheddafi.

La conduzione dello stesso identico  scenario sta avvenendo in Siria, dove i politici fantoccio di Regno Unito e Stati Uniti stanno minacciando il governo siriano di intervento militare secondo il principio della  "Precedenza libica". Noi vediamo in realtà, che questa "precedenza" era stata chiaramente formulata in questo rapporto 2009, e si basa sulla ben nota metodologia  "problema, reazione, soluzione" utilizzata dagli imperialisti nel corso della storia umana.

Sia in Libia, Siria e Yemen, che in altre inamovibili nazioni obiettivo, come la Thailandia, i militanti armati sono guidati da gruppi di opposizione per aumentare le proteste di piazza. Spesso questi elementi armati sono guidati all'insaputa degli stessi manifestanti, e in alcuni casi, soprattutto in Siria e Yemen , sembra che gruppi di "misteriosi uomini armati" " si stiano scontrando sia con le forze di sicurezza che con i  manifestanti, al fine di aumentare ulteriormente violenza e disordini. Qualora l'escalation di violenza non riuscirà a far pendere l'ago della bilancia a favore dei manfestanti, la violenza stessa diventerà il pretesto per un intervento più manifesto degli Stati Uniti.

Il terrorismo sponsorizzato dagli Stati Uniti & insurrezione armata

Armare, finanziare, e usare organizzazioni terroristiche, pagina 113 (pagina 126 del PDF): "Gli Stati Uniti potrebbero collaborare con gruppi come il National Council of Resistance of Iran(NCRI) con base in Iraq e la sua ala militare, il Mujahedin-e Khalq (MEK), aiutando le migliaia di suoi membri che, sotto il regime di Saddam Husayn, erano armati e avevano condotto operazioni terroristiche e di guerriglia contro il regime dei mullah. Sebbene il NCRI oggi sia apparentemente disarmato, questo potrebbe rapidamente cambiare."

"Potenziali bracci armati etnici", pagina 117-118 (pagine 130-131 del pdf): «Forse il più importante (e certamente il più controverso) gruppo di opposizione che ha attirato l'attenzione come un  potenziale braccio armato degli Stati Uniti è il NCRI (National Council of Resistance of Iran), il movimento politico istituito dal MEK (Mujaheddin-e Khalq). Alcuni critici ritengono che il gruppo sia antidemocratico e impopolare, anzi anti-americano.

Invece, i difensori del gruppo sostengono che  l'opposizione di lunga data del movimento al regime iraniano e il record di attacchi riusciti e di operazioni di raccolta informazioni contro il regime lo rendono meritevole del sostegno degli Stati Uniti. Essi sostengono anche che il gruppo non è più anti-americano e mettono in discussione il merito delle accuse precedenti. Raymond Tanter, uno del gruppo dei sostenitori negli Stati Uniti, sostiene che il MEK e il CNRI sono alleati per il cambio di regime a Teheran e che agiscono come  utili delegati per la raccolta di informazioni. La più grande mossa di  intelligence del MEK è stata la raccolta di informazioni nel 2002 che ha portato alla scoperta di un sito segreto in Iran per l'arricchimento dell'uranio.

Nonostante le affermazioni dei suoi difensori, il MEK rimane nell'elenco governativo delle organizzazioni terroristiche straniere degli Stati Uniti. Nel 1970, il gruppo ha ucciso tre ufficiali statunitensi e tre contractors civili in Iran. Durante la crisi degli ostaggi 1979-1980, il gruppo ha elogiato la decisione di prendere ostaggi americani e Elaine Sciolino ha riferito che mentre i leaders del gruppo condannavano pubblicamente gli attentati dell'11/9, all'interno del gruppo le celebrazioni erano molto diffuse.

Innegabilmente, il gruppo ha condotto attacchi terroristici - spesso giustificati dai sostenitori del MEK perchè diretti contro il governo iraniano. Ad esempio, nel 1981, il gruppo ha bombardato la sede del Partito della Repubblica Islamica, che allora era la  principale organizzazione politica della leadership clericale, uccidendo circa 70 alti funzionari. Più recentemente, il gruppo ha rivendicato  oltre una dozzina di attacchi di mortaio, omicidi, ed altri assalti su obiettivi civili e militari iraniani tra il 1998 e il 2001. Per collaborare più strettamente con il gruppo (almeno in modo palese), Washington avrebbe bisogno per lo meno di rimuoverlo dalla lista delle organizzazioni terroristiche straniere".

Certo, se gli Stati Uniti avessero armato e finanziato il MEK (ed a quanto pare l'hanno fatto), essi stessi sarebbero diventati "stati sponsor del terrorismo" - anche quando combattono una guerra lunga dieci anni proprio contro questo. Il MEK è inequivocabilmente un'organizzazione terroristica che uccide e mutila indiscriminatamente i civili insieme con i loro oppositori politici. Il MEK ha anche il primato di aver  mirato e ucciso americani. Eppure, per qualche ragione, essi sono considerati un potenziale braccio armato, e le considerazioni sulla loro rimozione dalla lista, apparentemente senza senso, delle "organizzazioni terroristiche straniere", si basano unicamente sulla loro utilità per l'avanzamento della politica estera degli Stati Uniti.

Con questo ci viene fornita la piena conoscenza delle profondità insondabili della depravazione con cui l'élite globale opera. Si scopre che i degenerati dietro il rapporto "Quale Percorso verso la Persia?" tra cui Kenneth Pollack, Daniel Byman, Martin Indyk, Susanne Maloney, Michael O'Hanlon, e Bruce Riedel, la maggior parte dei quali sono collaboratori regolari dei principali quotidiani degli Stati Uniti, vedrebbero i loro piani realizzati. Secondo l'articolo del New Yorker "Preparare il campo di battaglia di Seymour Hersh, "il MEK aveva già ricevuto armi e finanziamenti a partire dal 2008 per le finalità descritte nel rapporto della Brookings che sarebbe uscito un anno dopo.

Sembrerebbe anche che mentre "Quale Percorso verso la Persia?" veniva compilato, molte delle opzioni sul tavolo erano già diventate operative. I ribelli Baluchi che risiedono in Iran orientale e Pakistan occidentale sono stati citati sia nel rapporto della Brookings che nell'articolo di Hersh. Il sostegno degli Stati Uniti a questo gruppo è piuttosto ambizioso. Oltre al suo utilizzo in operazioni terroristiche contro Teheran, si stanno anche preparando e dirigendo verso la destabilizzare e balcanizzazione del Pakistan.

Fomentare un colpo di stato militare

Mettere in scena un colpo di stato, pagina 123-124 (pagine 136-137 del pdf): "Allestire un colpo di stato è un lavoro duro, specialmente se si è in uno stato di paranoia per l'influenza  e le interferenze straniere come l'Iran. Gli Stati Uniti dovrebbero prima entrare in contatto con i militari dell'Iran (e probabilmente anche con i suoi servizi di sicurezza). Questo di per sé è molto difficile. A causa dell'ipersensibilità iraniana agli americani, gli Stati Uniti dovrebbero probabilmente fare affidamento sui "ritagli"  - cittadini di terze parti che operano per conto degli Stati Uniti - cosa che invariabilmente introduce una notevole complessità. Poi gli Stati Uniti dovrebbero utilizzare quei contatti per cercare di individuare il personale militare iraniano disposto ed in grado di mettere in scena un colpo di stato, che sarebbe ancora più difficile; sarebbe già abbastanza difficile per gli americani prendere contatto con ufficiali militari iraniani, per non parlare di entrare in contatto con quegli individui specifici disposti a rischiare le loro vite e le loro famiglie in un tentativo di colpo di stato.

Naturalmente, è possibile che se Washington rende molto chiaro che si sta cercando di appoggiare un colpo di stato in Iran, i golpisti entreranno in contatto con gli Stati Uniti. Ma questo è molto raro: la storia dimostra che golpisti disposti a esporsi con un altro governo nazionale, di solito sono scoperti e uccisi, inoltre, la maggior parte di coloro che arrivano negli Stati Uniti per chiedere aiuto per rovesciare questo o quel governo tendono ad essere millantatori o addirittura agenti del controspionaggio del governo preso di mira".

Se i lettori si stanno chiedendo se esista o meno un precedente storico degli Stati Uniti riguardo all'"allestimento di un colpo di stato," il rapporto Brookings stesso fornisce l'Operazione Ajax come esempio significativo:

"Anche se molti colpi di stato sono fatti in casa, uno modello storico evidente di  colpo di stato assistito da stranieri in Iran è l'Operazione Ajax,  colpo di stato del 1953 che rovesciò il governo del primo ministro Mohammed Mossadeq e ripristinò il dominio di Shah Reza Pahlavi. Per effettuare il colpo di Stato, la CIA e i servizi britannici supportarono il generale Fazlollah Zahedi, fornendo a lui e ai suoi seguaci soldi e propaganda, e li aiutarono anche ad organizzare le loro attività."

Le rivolte in Tunisia ed Egitto sono state apparentemente assistite da membri delle forze armate, con defezioni simili ricercate in Libia e Siria per aiutare  il crollo dei regimi assediati. Nazioni di interesse occidentale potrebbero voler prendere tempo per rivalutare ufficiali militari che hanno avuto, storicamente, stretti legami con gli Stati Uniti o che abbiano ragione o  possibili motivazioni per infiammare la loro nazione con un'ondata di sommosse costruite.

Va osservato che il rapporto della Brookings suggerisce che tutte queste opzioni - rivoluzione popolare, rivolta, e colpo di stato - possano essere utilizzate simultaneamente con la speranza che almeno una possa riuscire. Essa suggerisce inoltre che "utili sinergie" potrebbero essere create tra di esse per infangare ulteriormente il regime mirato. (Pagina 150, pagina 163 del PDF.)

Conclusione

E 'inconcepibile che si possano leggere le pagine di "Quale Percorso per la Persia?" e non capire che l'attuale "comunità internazionale", è niente di meno che assolutamente illegittima. Essi escogitano una miriade di leggi con cui limitare ed eliminare la loro integrità, mentre restano completamente disinibiti nella loro palese criminalità. Capiamo anche che gli Stati Uniti non sono impegnati in relazioni diplomatiche con le nazioni del mondo come immaginato dai padri fondatori dell'America, ma piuttosto impegnati ad estorcere e costringere il mondo a conformarsi ai suoi "interessi".

Questo rapporto rappresenta una gamma completa di opzioni non solo per l'utilizzo in Iran, ma in tutto il mondo. Col senno di poi della "Primavera Araba" finanziata dagli Stati Uniti  è del tutto evidente che la metodologia definita nella relazione è stata redatta per destabilizzare e rovesciare i regimi ed anche per istigare guerre di aggressione. Studiando questa relazione, le sue implicazioni per l'Iran e la regione circostante, possiamo comprendere meglio i conflitti ancora da svolgere al di là del Nord Africa e del Golfo. E' essenziale che i rapporti di questo tipo siano resi pubblici, le loro metodologie esposte, e i veri architetti  dietro la politica estera occidentale rivelati. Come la stessa relazione afferma più volte, la stragrande maggioranza dei loro tranelli richiedono segretezza, "negazione plausibile", e che le loro azioni coperte devono essere compiute "senza che il resto del mondo riconosca questo gioco."

Il mondo deve rendersi conto chi sono i veri brokers del potere, e che comprendendo la loro agenda, possiamo respingerla completamente e perseguirne una nostra, a livello locale, in maniera autosufficiente, indipendente , e nella vera libertà.

Per i modi con i quali combattere i globalisti per raggiungere l'autosufficienza e la libertà attraverso l'indipendenza leggete anche:

Destroying the Globalists
Self-Sufficiency
Alternative Economics
The Lost Key to Real Revolution
Boycott the Globalists
Naming Names: Your Real Government

Fonte: Land Destroyer Report 18 Maggio 2011
Traduzione: Dakota Jones