di Lidia Baratta
Linkiesta
Nel Regno Unito la crisi economica sta colpendo anche i più piccoli, producendo la «silenziosa epidemia» della malnutrizione infantile. La School Food Trust sostiene che per molti bambini il pranzo «free» a scuola rappresenti l’unico pasto della giornata. Ecco i nuovi Oliwer Twist, quasi due secoli dopo.
9 aprile 2012
Trentaseimila bambini senza cibo. Non parliamo di un Paese del Terzo mondo, ma della Gran Bretagna. Lo riportava nei giorni scorsi The Independent, che racconta come in Inghilterra la crisi economica stia colpendo anche i più piccoli, producendo la «silenziosa epidemia» della malnutrizione infantile. Nuovi Oliwer Twist dickensiani, ma quasi due secoli dopo.
L’allarme arriva da Trussel Trust, "banca del cibo” che nel Regno Unito dà da mangiare a circa 120 mila persone. Secondo il presidente Chris Mould, negli ultimi mesi la richiesta di cibo sarebbe «molto aumentata». E tra i nuovi «affamati» ci sarebbero 36 mila bambini. Lo conferma anche la Kids Company, associazione che dal 1996 aiuta a Londra più di 17 mila minori in difficoltà. Secondo la fondatrice, Camila Batmanghelidjh, nella city si aggirano sempre più bambini in cerca di qualcosa da mangiare. Ogni settimana, dicono, 70 nuovi piccoli si presentano agli sportelli della fondazione per avere un pasto caldo, 40 in più della media dello scorso anno. E in cinque delle più grandi scuole di Londra, il 70-80 per cento degli studenti non avrebbe cibo sufficiente da mangiare a casa né saprebbe come e dove consumare il pasto successivo.
La School Food Trust, istituto nazionale di consulenza del governo inglese sulla nutrizione infantile, sostiene che per molti bambini il pranzo «free» a scuola rappresenti l’unico pasto della giornata. La situazione viene ribadita anche da Fareshare, charity che dal 2004 si occupa della redistribuzione degli scarti dei supermercati nel Regno Unito: da ottobre, dicono, la richiesta di cibo da parte di genitori e giovani «disperati» sarebbe aumentata del 42 per cento.
Ma la «silenziosa epidemia» non colpisce solo Londra. A Bristol, ad esempio, il Teen Center nato per offrire supporto psicologico ai teenager in difficoltà si è trasformato ben presto in un posto dove gli adolescenti vanno a consumare il pranzo o la cena gratuitamente. E secondo un sondaggio condotto lo scorso febbraio da Mumsnet, il più grande web forum per genitori, una madre inglese su cinque rinuncerebbe ai pasti per cederli ai propri figli.
Molti dei piccoli malnutriti provengono da famiglie di immigrati che non hanno diritto al lavoro e ai benefici statali. Ma anche i genitori lavoratori e le famiglie che usufruiscono dei sussidi combattono con il costo della vita crescente e un mercato del lavoro sempre più stagnante. Secondo l’Ocse, nel primo trimestre del 2012 l’economia nazionale si è contratta dello 0,4 per cento. Il tasso di disoccupazione ha superato l’8 per cento, con 2,57 milioni di inglesi senza lavoro. Di questi, i giovani fra i 16 e 24 anni senza occupazione a novembre hanno sfondato la soglia del milione (il 22 per cento del totale). Il 16,3 per cento, invece, è composto dai “neet”, ovvero ragazzi nullafacenti che non studiano né lavorano. L’inflazione, intanto, viaggia intorno al 5 per cento, facendo calare il valore dei salari.
Dell’«epidemia» della malnutrizione infantile si trova traccia anche nelle pagine del rapporto Unicef La condizione dell’infanzia nel mondo 2012. Nella Greater London, si legge, «le disparità sono nette e chiare». Nel sobborgo di Tower Hamlets, ad esempio, il 57 per cento dei bambini vive in condizioni di povertà. Per contro, Westminster presenta il livello di obesità infantile più alto del Paese. Così vicini, così lontani: come ai tempi di Dickens.
Fonte: Linkiesta 9 Aprile 2012
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