venerdì 27 aprile 2012

Svolta nella 'guerra del debito': crollerà la trama speculativa?

Wall Street Italia
di Lidia Undiemi

Non è di eurobonds o di spread che ha bisogno l’Europa, occorrono scelte politiche mirate a proteggere l’economia reale e lo Stato sociale dall’aggressione finanziaria. Gli imprenditori non si suicidano per l’art. 18, decidono di farla finita perché la politica pretende che essi rimborsino allo Stato, con tasse insostenibili, un debito creato dagli speculatori e dai politici corrotti che hanno fatto scempio di risorse pubbliche. Opinione di Lidia Undiemi

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Occorre attuare una politica legislativa volta a far pagare il conto a coloro che lo hanno generato, i poteri forti.

Lidia Undiemi è l'economista di Wall Street Italia. E' in prima linea con WSI nella battaglia contro l'ESM e il Fiscal Compact.

"L’intera Europa, non solo l’area euro, è destinata a un decennio di bassa crescita", sostiene Carlo Bastasin in un articolo pubblicato in prima pagina su Il Sole 24 ore.

Se la politica continua a proteggere la finanza con l’austerity non c’è alcun dubbio che le cose vadano esattamente in questa direzione. E non c’è da stupirsi che basti il rischio di non entrata in vigore del Fiscal Compact per mettere in crisi i mercati finanziari, visto che l’unica concreta forma di integrazione economica europea è quella del debito pubblico e della finanza, un gioco ad "effetto domino" che fa tremare le tasche degli speculatori.

Non è di eurobonds o di spread che ha bisogno l’Europa, occorrono scelte politiche mirate a proteggere l’economia reale e lo Stato sociale dall’aggressione finanziaria. Gli imprenditori non si suicidano per l’art. 18, decidono di farla finita perché la politica pretende che essi rimborsino allo Stato, con tasse insostenibili, un debito creato dagli speculatori e dai politici corrotti che hanno fatto scempio di risorse pubbliche.

Vincolare gli Stati a rispettare precisi e rigidi parametri di contenimento della spesa pubblica togliendo risorse agli "incopevoli" non significa ridurre il debito pubblico. Per raggiungere tale obiettivo, favorendo contemporaneamente la crescita economica e occupazionale nel rispetto dei principi democratici, occorre attuare una politica legislativa volta a far pagare il conto a coloro che lo hanno generato, i poteri forti, e a creare delle barriere protettive in favore dell’economia reale dei conti pubblici contro il "governo della finanza".

ESM e Fiscal Compact sono misure di gestione e riduzione del debito pubblico che tendono ad attribuire il peso della crisi ai cittadini europei salvaguardando gli interessi della casta.

E’ su questo piano che si gioca la "guerra del debito pubblico". Opporsi alla ratifica dei suddetti trattati assume un preciso significato politico che in molti fingono di ignorare, ossia rifiutarsi di continuare ad alimentare il "buco nero" della finanza speculativa. Non si tratta dunque di ignorare l’esistenza di un problema, ma di spingere la politica a risolverlo mettendo al centro il rispetto della persona umana mediante la promozione di una economia sana e virtuosa.

Le recenti contestazioni contro l’asse franco-tedesco, si pensi al successo di "Hollande" in Francia, pare stiano spingendo verso un cambio di rotta rispetto all’attuale ruolo della politica europea nell’economia.

Senza prospettive di crescita e senza la possibilità di potere far gravare le proprie responsabilità sulle spalle degli altri la finanza rischia di fare i conti con se stessa e di polverizzarsi da un momento all’altro. Questa incertezza turba i mercati, qualcuno deve pur pagare, chi?

In questo contesto, anche la riduzione dei tassi di interesse si rivela uno strumento insufficiente per risollevare le sorti di una economia reale indifesa. Ciò è dimostrato anche dai deboli risultati prodotti dalla politica monetaria espansiva statunitense: liquidità non significa necessariamente crescita, perché? E’ la risposta a questa domanda che ci farà uscire dalla crisi.

Fonte: Wall Street Italia 26 Aprile 2012

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