di Stefano D’Andrea
Appello al Popolo
Ci libereremo dai vincoli dell'unione europea, propagandati come libertà: di circolazione delle persone, dei capitali, dei servizi e delle merci.
Ci libereremo dall’imposizione della diabolica concorrenza, che non è sana competizione, la quale, tra l'altro, deve talvolta lasciare il campo ora alla cooperazione ora al monopolio.
Ci libereremo dalla fiducia nichilistica nel mercato e dalla diffidenza verso l'umanistica programmazione.
Ci libereremo dal credito al consumo.
Ci libereremo dalla televisione commerciale nazionale, dalla soggezione alla pubblicità e dal desiderio di essere consumatori suscitato dal grande capitale e dal legislatore ad esso asservito.
Ci libereremo dalla dipendenza dai “mercati", ossia dai grandi intermediari finanziari.
Ci libereremo dal dominio dell’industria chimica e farmaceutica.
Ci libereremo dalla falsa credenza che il passato non possa mai offrirci la soluzione e che quest’ultima o debba essere ricercata presso altri popoli o debba essere una novità.
Ci libereremo dalla depressione che spinge a considerare soltanto gli elementi negativi dei diversi periodi della nostra storia.
Ci libereremo dal provincialismo che induce il nostro Stato e la nostra comunità scientifica ad attribuire un maggior valore ad un articolo scientifico scritto in una lingua straniera o a una tesi di laurea redatta e discussa in lingua inglese.
Ci libereremo dalla basi militari straniere sul nostro territorio.
Ci libereremo dalla stima di cui godono mostriciattoli che vedono nella desiderata nostra liberazione un pericoloso sogno da piccola patria.
Ci libereremo.
Fonte: Appello al Popolo 22 Aprile 2012
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